il babau è un mostro bianco per chi di vivere è ormai stanco il babau è un mostro nero finisci dritto al cimitero il babau è tutto rosso corri corri a più non posso il babau è tutto giallo tocca pure al maresciallo il babau è anche blu occhio il prossimo sei tu il babau è di tutti i color se lo incontri sicuro muori
 

Come costruire il nemico perfetto

Pubblicato il 27.01.2009 in cronache, home page || Nessun Commento

Riprendiamo da Indymedia Napoli un articolo sul processo di Ponticelli.

La settimana scorsa si è concluso il primo grado del processo ad A.V., la ragazza quindicenne accusata di aver tentato di “rubare” una neonata nel quartiere di Ponticelli a Napoli lo scorso maggio, vicenda che, amplificata e distorta a dovere dai media per alimentare un’atmosfera di tensione politicamente conveniente, ha scatenato pogrom contro i vicini campi rom e diversi episodi di violenza razzista in tutta Italia.

L’accusa alla ragazza è stata formulata sull’inverosimile racconto della madre della bambina “rapita”, cui l’avvocato della difesa non ha potuto porre ulteriori domande in merito allo svolgimento dei fatti, e, nonostante la donna avesse un precedente di polizia per falsità ideologica, il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha accolto la tesi della PM, fondata sull’idea che la madre della neonata non avrebbe avuto alcuna ragione o interesse ad accusare la ragazzina se il fatto non fosse realmente accaduto. Di conseguenza, nonostante studi accademici e operatori sociali confermino che l’idea della “zingara rapitrice” non è altro che una leggenda razzista, la ragazza accusata non solo si è vista negare diritti fondamentali come la traduzione degli atti nella sua lingua, ma ha anche subito una condanna per sequestro di persona. Se confermata in appello, questa iniqua sentenza stabilirebbe un precedente molto grave, non solo perché finora il mito dei rom che “rubano” i bambini non era avvalorato da nessuna condanna per sequestro (e semmai è vero il contrario, cioè che sono i bambini rom a essere rapiti), ma anche perché l’intero svolgimento del processo, condotto nel disprezzo dei diritti umani e della ricostruzione razionale dei fatti, si inserisce alla perfezione nell’atmosfera che sta generando l’orrore del pacchetto sicurezza in elaborazione proprio in questi giorni, pacchetto che sia la pm che la giudice hanno citato nei loro discorsi nonostante in quel momento non fosse stato ancora approvato (attendiamo la motivazione della sentenza per vedere il contesto in cui è citato).
Un altro passo, insomma, verso la criminalizzazione delle persone più deboli e di chi resiste all’integrazione a ogni costo in questa nostra società di produttori/consumatori omologati, ciechi, timorosi e sempre più impoveriti dagli interessi aziendali.

Leggi l’appello della Rete contro il pacchetto sicurezza per il corteo del 31 gennaio.

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