il babau è un mostro bianco per chi di vivere è ormai stanco il babau è un mostro nero finisci dritto al cimitero il babau è tutto rosso corri corri a più non posso il babau è tutto giallo tocca pure al maresciallo il babau è anche blu occhio il prossimo sei tu il babau è di tutti i color se lo incontri sicuro muori
 

‘La paura è un reality show, lo vince sempre chi è al potere

Pubblicato il 26.02.2009 in home page, letture || 1 Commento

Un articolo di qualche mese fa piuttosto interessante che riassume alcuni concetti del libro Paura liquida, di Zygmunt Bauman.

Tratto dall’Unita’

Bauman : ‘La paura è un reality show, lo vince sempre chi è al potere’

Sabato, 27 settembre 2008

«Le nostre paure sono liquide, si attaccano e si staccano a seconda di chi le vende: politica ed economia». È Zygmunt Bauman che al World social summit spiega la paura. Viviamo in un realty ad eliminazione. Se perdi è colpa tua e paghi. È un racconto, una storia, un excursus. La paura che va e che viene. Che si compra e si vende. E coincide con la lotta millenaria fra libertà e sicurezza.

Il pendolo si sposta ora verso l’una ora verso l’altra, entrambe esigenze primarie dell’uomo. La storia, il racconto, lo fa Zygmunt Bauman, nella sua lectio magistralis al World social summit di Roma. «È la storia delle paure viste dall’Europa – dall’altra parte dell’Atlantico il punto di vista è diverso», sottolinea il sociologo.

È la lunga storia che va dalle paure sociali dei secoli scorsi, dalla lotta tra sicurezza e libertà, dunque, alle paure del XXI secolo per cui si accetta anche l’umiliazione, il liberticidio pur di avere quella fantomatica sicurezza.

«Fantomatica perché non risolve il problema. Le nostre paure, infatti, – dice Bauman – sono liquide, non sono descrivibili, si attaccano a tutto, si staccano da tutto, sono facilmente alimentabili, ma difficilmente descrivibili». Eppure eccola spiegata in pochi minuti l’incertezza del secolo.

«Quella che non è più umana e sociale ma animale e individuale e che viene proprio da quella libertà, o meglio liberismo. Quello che non ci da più reti, protezioni sociali o tutele. Dobbiamo accettare il rischio, la vita dipende da noi. O ce la facciamo, o siamo esclusi».

Ma la paura che questa responsabilità illimitata genera non dipende solo dalla possibilità di essere esclusi, ma soprattutto dalla «frustrazione di doverci dire che non abbiamo saputo cogliere appieno ciò che la vita ci ha offerto, di non essere stati abbastanza abili.

Questa nuova paura si chiama inadeguatezza – continua Bauman. Viene da tutti gli angoli della società. Potrebbe sparire la società per cui lavoriamo, potrebbero non servire più le nostre competenze».

Ecco che per Bauman ci troviamo «in un reality». «Potremmo essere buttati fuori come succede per la legge della sopravvivenza. La nostra paura quotidiana viene generata dalla domanda conseguente e la domanda è: A chi toccherà essere fuori la prossima volta? Chi dovrà confessare il perché non è stato in grado di sfruttare tutte le possibilità per vincere».

Insomma, continua Bauman – abbiamo sempre paura di non essere in linea con gli standard e di non meritare il nostro destino fino a dover ammettere che la colpa è solo nostra.

Ed è qui che il mercato e la politica ci comprano – suggerisce il sociologo. «La paura è un guadagno perenne per i politici che sembrano accollarsi il compito di porre rimedio alla paura. Stessa cosa vale per le società commerciali che ci offrono un’auto blindata o una casa – fortezza. Entrambi i poteri sarebbero riluttanti a risolvere le nostre paure perché ogni paura genera nuovo reddito.

Ora si cercano protezioni contro i clandestini – entra nel vivo dell’attualità Bauman – contro potenziali terroristi e gli attentati kamikaze. Far passare lo stato come quello che sa riconoscere un kamikaze è una grande opportunità per ristabilire la sua credibilità e ripristinare la disciplina.

Questo ci dimostra che la paura è un capitale», conclude il sociologo della Modernità liquida.

Firenze – martedi’ 24 febbraio: Street Carnival!

Pubblicato il 20.02.2009 in home page, iniziative || Comments Off

street carnival


La paura è una marea torna indietro a chi la crea.

La paura è un sentimento molto facile da evocare. Gli umani sono esseri
tremendamente vulnerabili, per loro stessa natura timorosi. Un giorno
arriva un re e dice che i barbari d’Oriente mettono in pericolo la vita di
tutto il regno: verranno, deprederanno villaggi, uccideranno vecchi e
bambini. Bisognerà conquistarli e ucciderli tutti perché ciò non
avvenga.
Un altro giorno arriva un vescovo e dice che gli infedeli mettono in
pericolo la vita di tutta la comunità: per colpa delle loro bestemmie e
della loro dissolutezza rischieremo di bruciare tutti all’inferno.
Bisognerà torturarli e bruciarli tutti perché ciò non avvenga.
Un altro giorno ancora arrivano dei generali americani e dicono che l’asse
del male mette in pericolo la vita della democrazia: verranno,
annulleranno benessere e progresso, porteranno angoscia e disperazione.
Bisognerà costruire bombe atomiche e ucciderli tutti perché ciò non
avvenga.
Ogni guerra è figlia della paura, ogni paura serve a mantenere controllo e
potere.
Agli amministratori pubblici in questi anni è rimasto ben poco da
redistribuire ai sudditi. La torta è stata divisa tra grandi aziende,
banche, enti poco benefici, associazioni mafiose, imprenditori e massoni.
In fondo alla teglia da garantire sono rimaste solo le paure. Se a Firenze
un affitto costa metà di uno stipendio, le fabbriche chiudono una dopo
l’altra, gli spazi verdi e di socialità vengono ingoiati da cemento e
amianto, si dovrà agitare un anonimo mostro chiamato degrado, darsi un
gran da fare per neutralizzare pericolosissimi lavavetri, discutere del
terribile problema dei marciapiedi invasi dai mendicanti, proclamarsi
difensori del decoro e di altri vaghi concetti rispolverati per
l’occasione. Se i giornali dovessero parlare delle paure che rabbuiano il
nostro futuro, parlerebbero di un costo della vita sempre più alto, di
giornate passate a lavorare rischiando di morire per portare a casa due
lire di stipendio, di banche che ci rubano ogni mese un chilo di ossigeno,
del caporalato delle agenzie interinali, di una terra avvelenata da
multinazionali e grandi opere. Ma i giornali devono parlare di mostri, di
barbari, di streghe e del babau, altrimenti nessuno li comprerebbe.
La paura è un sentimento molto facile da evocare, dicevamo. Ma è
altrettanto facile che sfugga di mano all’apprendista stregone che l’ha
creato. Insegnare la paura del diverso non è una magia semplice da
controllare. Puoi ritrovarti con annoiati ragazzini che bruciano immigrati,
impiegati bancari ridotti a moderni taxi driver, pensionati lacerati dalla
paranoia, ometti di periferia organizzati in ronde fasciste. Probabilmente
nessuno farà più molto caso a tangenti, appalti truccati e nomine
garantite. Una società così, però, è una società sull’orlo di una
crisi di nervi
e quando ne saranno rimaste solo le macerie voltarsi
indietro a guardare il mostro che si è costruito sarà davvero ormai
inutile.
Noi che non abbiamo da spaventare nessuno
non vogliamo piu’ convivere con la paura
che ci stringe con i suoi tentacoli quotidiani.
Non aspettiamo re, vescovi e generali che ci difendano
da ciò che loro stessi creano.
Non abbiamo paura degli alieni e dei mostri,
affrontiamo paure e ansie vivendo le nostre città
e ricostruendo il nostro futuro.

Torino: Il fazzoletto rosso ha bisogno di te

Pubblicato il 10.02.2009 in home page, iniziative || Comments Off

Tratto da: Tuttosquat

Il fazzoletto rosso è un codice, un segnale d'allarme, uno sguardo d'intesa, un aiuto insperato nel momento del pericolo.

Il fazzoletto rosso non è la testimonianza simbolica della tua avversione al razzismo dilagante.  Ovvero, non è - tanto per intenderci - una di quelle centinaia di migliaia di "bandiere della pace" appese ai balconi contro la guerra, che la guerra non l'hanno minimamente disturbata, che nessuno hanno salvato dai bombardamenti.

Il fazzoletto rosso indica una retata in corso nei paraggi, e allo stesso tempo la tua disponibilità ad aiutare gli stranieri senza permesso di soggiorno a non essere fermati, controllati, arrestati, rinchiusi in un Centro per essere identificati e infine espulsi. Leggi il resto »

Milano 2009: cultura dove sei ?

Pubblicato il 09.02.2009 in cronache, home page || Nessun Commento

Anche se dal titolo non si capisce, l’articolo sopratutto nella prima parte mette in relazione le politiche di sicurezza attuate nella capitale nordica con il grigiore e la passivita’ che la segna cosi’ profondamente in questi anni.

tratto da: http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1352

Milano è una città avara. Questo si sa e si è sempre saputo. Capitale dell’industria, dei dané, della produttività. Ma per lungo tempo Milano è stata anche qualcos’altro.
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Tutti gli orrori del «pacchetto sicurezza»

Pubblicato il 09.02.2009 in cronache || Nessun Commento

Carta sul pacchetto sicurezza e la questione denunce del personale medico, da http://www.carta.org/campagne/diritti+civili/16453
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733 – 50 bis – parte II

Pubblicato il 09.02.2009 in cronache, home page || Nessun Commento

da http://punto-informatico.it/2543670/PI/News/italia-liberta-filtrate.aspx

Roma – La sicurezza pubblica passa dalla rete: in caso di apologia di reato, in caso di istigazione a delinquere, i provider potrebbero trovarsi costretti a innescare misure per filtrare le pagine sotto indagine. Dietro l’angolo, in caso di inottemperanza, c’è la minaccia della corresponsabilità. Nelle mani dei provider ci potrebbe essere l’onere di percorrere il crinale che divide la libertà di espressione e il reato di opinione.

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decreto 733 – 50 bis – parte I

Pubblicato il 09.02.2009 in cronache, home page || Nessun Commento

da http://www.banknoise.com/2009/02/mentre-eravate-distratti-in-italia-si.html

Andiamo “off-topic”, ma credo per un buon motivo. Mentre le prime pagine dei giornali e telegiornali sono concentrati a discutere sul “caso di Eluana” (vicenda drammatica su cui non esprimo giudizi, anche se “economicamente” ci si potrebbe domandare quanti bambini africani si potrebbero vaccinare con i soldi che servono per mantenerla “in vita” una settimana…), meriterebbe molta più attenzione di quella che ha avuto un emendamento al disegno di legge 773 sulla sicurezza, che in pratica vorrebbe istituire una censura dei contenuti di Internet.

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Torino. Una settimana antirazzista

Pubblicato il 09.02.2009 in home page, iniziative || Comments Off

Tratto da Tuttosquat Pane e farina in circoscrizione Il primo febbraio il presidente dell’ottava circoscrizione, Mario Cornelio Levi, scrive ai vigili urbani chiedendo “provvedimenti urgenti” contro lo smercio abusivo di pane sotto ai portici di via Nizza, “intollerabile” attacco ai negozianti della zona. A S. Salvario, come in altre zone della città, sono molte le persone che comperano il pane – buono e poco costoso – dai maghrebini che lo vendono per la strada. In maggioranza anziani e anziane, infagottati in cappottoni e sciarpe per difendersi dal freddo pungente dell’inverno, si piazzano in un angolo di passaggio: un trolley, qualche sacchetto, una cassetta di plastica ed ecco pronta la bancarella del pane: in questi tempi duri per tutti c’è chi arrotonda le entrate e chi risparmia sulla spesa. Leggi il resto »

Sole

Pubblicato il 07.02.2009 in cronache || Comments Off

8 febbraio. Una giornata di sole, a Torino. Un po’ perché in effetti fa caldo e si sta bene a spasso per la città (in particolar modo in mezzo al mercato abusivo di piazza della Repubblica). Un po’ perché tutti - medici, paramedici e affini che lavorano in giro per gli ospedali torinesi - dicono [...]

Torino: No al pacchetto sicurezza

Pubblicato il 07.02.2009 in home page, iniziative || Comments Off

Iniziative torinesi contro il pacchetto sicurezza (Tratto da Tuttosquat) Leggi il resto »

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