Tagli a stipendi, sussidi sociali, pensioni e borse di studio; i contratti scaduti non sono rinnovati, la disoccupazione dilaga. Con il pretesto della crisi i governi europei stanno procedendo a una macelleria sociale senza precedenti. In Grecia, come in Spagna, come in Portogallo, come in Italia questo è lo scenario presente e prossimo venturo. La risposta dei potenti alla crisi economica e finanziaria è la solita: lacrime e sangue per chi da sempre è sfruttato, a favore di quei pochi che la crisi l’hanno scatenata speculando sulle vite di quelli che considerano nel migliore dei casi “risorse umane” da impiegare nella folle corsa al profitto.
Le mobilitazione dei lavoratori, degli studenti e dei disoccupati vanno moltiplicandosi. In Grecia, Spagna e Portogallo centinaia di migliaia manifestano contro questa situazione che appare ormai irrecuperabile. Sono centinaia le mobilitazioni, grandi e meno grandi, che paiono scuotere alle fondamenta il sistema neo-liberista che è andato imponendosi negli ultimi decenni. La coscienza che il capitalismo non può essere discusso o mitigato ma solo distrutto sembra farsi strada prepotentemente.
Siamo coscienti che chi ci sfrutta, vedendosi alle strette, tenterà in ogni modo di rovinare il mondo lasciandosi solo macerie alle spalle; chi ha il potere non vi rinuncerà di certo facilmente. Ma questo non deve intimorirci; siamo noi, studenti e studentesse, stagisti, commessi, ricercatori e operaie, ovviamente precari e precarie ad avere le capacità e le conoscienze per costruire su quelle macerie una nuova società.
“Non abbiamo paura delle rovine, perché abbiamo un mondo nuovo nei nostri cuori … questo mondo sta crescendo in questo momento“
B. Durruti
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