Esce ora in italiano con il titolo Critica alla democrazia occidentale un breve testo di David Graeber scritto nel 2007 (eleuthera 2012, 119 pp, 10 euro). L’antropologo, considerato uno dei teorici del movimento statunitense Occupy, offre diverse considerazioni non scontate e ci aiuta a comprendere le idee che stanno alla base di un nuovo movimento, quello Occupy appunto, erede di tutte quelle mobilitazioni altermondialiste iniziate a Seattle nel 1999.
Graeber riflette sul concetto di democrazia, termine sul quale è sempre difficile mettersi d’accordo, e scrive che la democrazia non è quella occidentale, rappresentativa e caratterizzata dal sistema di produzione capitalista, ma è una modalità di autorganizzazione comunitaria caratterizzata dal consenso, opposta alla dinamica maggioranza/minoranza. La “vera” democrazia è democrazia diretta, è un processo di discussione pubblica aperto ed egualitario, è, in altri termini, anarchia; non a caso la stessa parola “democrazia” è stata per secoli sinonimo di caos e di sommossa: proprio come accade oggi al termine “anarchia”.
Graeber ci fa vedere come pratiche di autorganizzazione, di associazione volontaria, di mutuo appoggio, di rifiuto del potere statale – ovvero tutto ciò di cui si costituisce l’anarchia – esistono e sono esistite in diversi tempi e luoghi, spesso molto lontani dall’Occidente.
La tesi di Graeber deve qualcosa a quella del mutuo appoggio di Kropotkin. Il mutuo appoggio, scriveva il vecchio Pëtr, esiste affianco e nonostante il conflitto, pur esistente, tra animali (e tra persone). Allo stesso modo Graeber sostiene che comunità diverse tra loro per cultura e tradizione si danno forme democratiche (di democrazia diretta), nonostante la presenza dello Stato e del capitalismo. La democrazia esiste cioè non grazie allo Stato e al capitalismo ma contro di essi.
Oggi con l’odierna crisi dello Stato e della democrazia rappresentativa occidentale, può così prosperare la “vera” democrazia, l’anarchia.
Il movimento globale che, in forme plurali e asimmetriche, con più o meno consapevolezza, si rivolta contro questo distruttivo sistema, è democratico nel senso profondo del termine. Ha cioè metodi e obiettivi anarchici: ovvero la cooperazione tra individui e comunità autorganizzate (dice Graeber) e (aggiungiamo noi) la riappropriazione di tutta la ricchezza sociale e ambientale che l’1% della popolazione del pianeta detiene a discapito del restante 99%.
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