Lo sciame che trasforma la città

100126ciclofficinaRipostiamo da comune.info un articolo di JLC sui 20 anni della Critical Mass di San Francisco che cita il nostro articolo su critical mass e ciclofficine apparso nel libro “Shift happens” e la nostra “settimana di rivolta ciclistica“.

Quando camminano li riconosci perchè spesso hanno ancora una gamba dei pantaloni arrotolata. Probabilmente hanno appena legato la loro bici al primo palo disponibile. In questi giorni, invece, ci sono diverse buone ragioni perché siano riconosciuti dal loro buon umore: festeggiano vent’anni di Critical mass, a Roma come nelle città degli Stati Uniti e di altri paesi.

 

Di sicuro, quella del 28 settembre a San Francisco è la più grande Critical mass (Cm) di sempre nella città.
Ci sono ospiti da tutte le Cm del pianeta, Italia inclusa. La festa cominciata da qualche giorno è davvero grande, sia per strada sia attraverso inziative pubbliche, come la presentazione di un libro che è stato scritto in pieno stile Cm: ovvero collettivo. Per circa sei mesi Chris Carlsson, Lisa Ruth Elliott e Adriana Camarena – si legge in un lancio dell’Adn kronos – hanno chiesto a tutte le Cm che sono riusciti a contattare (diverse decine) contributi a piacere sulla loro visione dei vent’anni di massa critica. Ne è risultato Shift Happens – Critical Mass at 20 (Full Enjoyment Books), presentato il 26 settembre nella San Francisco Main Library-Latino Hispanic Room. Martedì 25, Chris Carlsson ha anche accompagnato per un paio di ore centinaia di cicloattivisti nel «Transit History tour», per raccontare su autostrade dimenticate e fantasmi di linee ferroviarie storie di scioperi che hanno caratterizzato il trasporto pubblico a San Francisco e negli Stati uniti: uno tour sociale, storico e critico. «Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico»: sono passati dunque esattamente vent’anni da quando per la prima volta questo slogan iniziò a ribaltare il predominio dell’automobile in città. La «non manifestazione» in bicicletta è seguita e copiata in quasi cinquecento città del mondo, ogni ultimo venerdì del mese.

Con la Cm si sono moltiplicate ovunque anche le ciclofficine popolari, dove riparare una bici e costruire nuove relazioni sociali L’ultimo venerdì del settembre 1992, sulla Market street, un gruppo di cinquanta ciclisti sfida il senso comune e vìola le regole della circolazione stradale, si impone al centro delle strade e pedala davanti alle macchine. Non è una manifestazione, si chiama «commute clot», un coagulo di cambiamento. La gran parte dei partecipanti si sono conosciuti promuvendo iniziative, spesso in bici, per difendere un parco oppure contro un nuovo parcheggio. Le «coincidenze organizzate» poco a poco crescono a San Francisco, dove raccolgono fino a diverse migliaia di partecipanti, e in altre città (il miglior libro sulla storia della Cm è stato scritto da Chris Carlsson, Critical mass, Feltrinelli 2003). La Cm è una dimostrazione «prefigurativa», spiega Carlsson (nella foto in basso, Carlsson alla Cm del 29 settembre 2012), e mette in pratica un nuovo bene comune, «creato e animato dalla convivialità umana: il tipo di vita solitamente promesso “dopo la rivoluzione”».
La Cm non solo fugge interamente la logica della mercificazione, ma ha sperimentato per prima la tattica politica del «network swarming», dello sciame, l’azione di massa spontanea fondata sui principi dello spazio aperto e a rete, sciame che rifiuta la politica delle richieste e della delega, preferendo il fare sociale, l’azione diretta creativa e cooperativa. In modo superficiale l’invenzione della Critical mass viene attribuita allo stesso Chris Carlsson, poligrafico, scrittore, artista, noto per aver diffuso il termine «Nowtopia», una versione statunitense e forse più ribelle della decrescita, riuscito gioco di parole tra utopia e «now», ora.

NowUtopia è anche il titolo di un libro/inchiesta brillante, edito in Italia da Shake: racconta come il ciclismo creativo, l’orticoltura comunitaria (orti e giardini urbani, guerrilla gardening), la permacoltura, l’universo del software libero abbiano cominciato a reinventare il presente, mettendo in discussione in modo nuovo la relazione capitale/lavoro. «Le teorie tradizionali tendono a congelare questi sforzi etichettandoli come semplici hobby, o scelte di vita – scrive Carlsson – trascurando la profonda traiettoria di esodo della società capitalista che tali “lavori” definiscono». Proprio il lavoro, il lavoro alienante salariato, è un altro oggetto dell’inchiesta di «NowUtopia». Sempre più «persone sono impegnate in attività che si sviluppano oltre il lavoro salariato – spiega ancora Carlsson –, nel cosiddetto “tempo libero”. Sono stagnini e fabbri al lavoro nel mare dei rifiuti e negli spazi lasciati liberi dal tardo capitalismo, che evocano nuove pratiche ridefinendo scopi di vita» (temi ripresi e approfonditi da John Holloway in Crack capitalism, Derive Approdi).
Allergico a qualsiasi filosofia e poltica «personalista» e «verticistica», Carlsson dice che la Cm non l’ha certo inventata lui, «semplicemente è iniziata all’interno di un gruppo di amici, tutti ciclisti di vario genere che discutevano di biciclette e politica da più di un anno – ha raccontato in una conversazione con il blogger Bicizen Carlsson – Da questo gruppo è emersa l’idea di andare insieme a casa una volta al mese tutti in gruppo in bici e così abbiamo cominciato a considerarla una ‘coincidenza organizzata’. I partecipanti alla Critical mass avevano ognuno motivazioni differenti; la mia motivazione è stata la morte dello spazio pubblico nella nostra società, il ridursi della vita umana al vendere e comprare e il bisogno di aprire un nuovo spazio politico e sociale». L’idea della Cm viene dalla semplice osservazione del metodo cinese dell’epoca di attraversare la strada agli incroci: quando il gruppo di persone è abbastanza folto all’improvviso, per istinto, si attraversa.

In Italia ha cominciato Milano, seguita a breve distanza da Roma, nel 2002, dove ogni anno a fine maggio la Cm diventa Ciemmona, ovvero grande Cm, con quasi diecimila ciclisti a scorazzare per tre giorni nella capitale. Osserva ancora Carlsson: «La forza della Cm è costituita dalle relazioni che sono cresciute in ogni città, il più grande movimento per la riorganizzazione della vita in città. Tra i partecipanti c’è un legame di consapevolezza: per questo non c’è un vero movimento nel senso politico tradizionale della parola, ma un movimento tra le persone che sono pronte a cambiare le loro vite e i ritmi di vita quotidiani delle città». «Liberare le città dalle automobili non significa tornare al passato, ma andare incontro al futuro, perchè nelle nostre città vogliamo vivere, respirare aria, spostarci, senza pericoli e senza stress», scrivono oggi quelli della Cm romana in un messaggio che rimbalza in rete per segnalare gli appuntamenti promossi per festeggiare i vent’anni di massa critica a Roma. A proposito della mobilità in bici (di cui ragiona Ivan Illich nel magnifico Elogio della bicicletta, Bollati Boringhieri) nell’invito, tra l’altro, si legge: «Quanto ci costa l’imposizione di uno sviluppo urbanistico basato sulle autombili? Quali costi sociali dovremo ancora sopportare prima di convincerti ad abbandonare la macchina per la bicicletta o per i mezzi pubblici (e a pretendere che questi ultimi funzionino!). In tanti, in tutto il mondo, hanno trovato nella Critical mass un piccolo grimaldelllo che fa leva sulla questione della mobilità e la porta a livello di critica sociale del sistema, un granello di sabbia capace di resistere alle manipolazioni politiche dei partiti e di creare intorno a sé una controcultura che si esprime nelle strade, sui muri, in libri, film e documentari, come anche nella creazione di grandi eventi internazionali totalmente autogestiti. Mentre San Francisco festeggia i suoi vent’anni di Critical Mass con una mobilitazione intercontinentale, Roma, con i suoi dieci anni di Cm e nove anni di Ciclofficine autogestite non è da meno, lancia una doppia Cm e una settimana di rivolta ciclistica».

A Roma, dunque, dopo il nono compleanno della ciclofficina Don Chisciotte di sabato 22 e la festa delle Ciclofficine in piazza di mercoledì 26, il cuore della rivolta ciclistica è la Cm di venerdì 28 (dalle 18, da piazza Vittorio, lato Via Napoleone III), al termine della quale ci sarà una grande cena collettiva e musica presso l’associazione Ciclonauti, al mercato rionale di via Baccina 36. Sabato, sempre alle 18 in piazza Vittorio, altra Cm; a seguire festa per l’apertura della Ciclofficina Fronte del Porto (via del Porto Fluviale 12). Domenica 30, infine, nuovo appuntamento con Ciclofficine in piazza: dalle 10 Ciclofficina centrale in piazza Madonna dei Monti vi aspetta per aggiustare insieme la vostra bicicletta (alla 16, asta delle bici). Le feste e gli incontri della Cm nutrono soprattutto un sogno: cosa accadrebbe se fossimo una massa davvero enorme di ciclisti? Il sogno ha cominciato ad avverarsi una volta al mese. Ma tutti ne sono convinti: è solo l’inizio.