Migliorare l’efficienza delle biciclette pieghevoli tipo Graziella

Siete tutti invitati a integrare quest’articolo con i vostri suggerimenti

La storia delle biciclette pieghevoli è lunga e articolata.[1] Senza scendere in dettagli, negli anni Sessanta in Europa fu avviata una produzione massiccia di questo genere di bici, quasi sempre a rapporto singolo – con ruote da 16, 18, 20, 22, 24 pollici e anche con qualche misura intermedia più criptica – adatto a percorsi pianeggianti, per esempio per andare in spiaggia o a comprare il giornale, e pensata per essere trasportata all’interno di una piccola automobile. Quindi una bicicletta fortemente limitata nella sua funzionalità, in una concezione che la rendeva succube del veicolo a motore, scarsamente versatile e meccanicamente poco efficiente. Uno strumento esclusivamente da diporto, buono solo per brevi tragitti da percorrere a velocità moderata. Alla Graziella (nata nel 1964)[2] fecero seguito numerose sorelle: Cinzia, Manuela, Sabrina, Aquiletta, Safari, Romeo, ecc. Negli anni successivi, con l’avvento della mountain bike, l’uso estensivo dello sgancio rapido e, poi, delle nuove pieghevoli (Dahon, Brompton, Bike Friday, Mouton, ecc.) la produzione di questi velocipedi cessò (anche se la Graziella è tornata recentemente sul mercato, in ottica di feticcio vintage). Ma le drammatiche trasformazioni intercorse sulle strade in questi decenni rendono le vecchie bici pieghevoli uno straordinario strumento di liberazione esistenziale. Anche se ripristinate nella loro veste originaria, sono utili agli spostamenti urbani e all’intermodalità, ma si può sentire l’esigenza di intervenire con una serie di modifiche, in modo da renderle più versatili ed efficienti.

Riassumiamo i problemi generalmente presentati da questo tipo di biciclette: una bici abbastanza pesante, con un solo rapporto (molto morbido), dotata di componenti pesanti, fragili e abbastanza scomodi, inadatta ai lunghi percorsi, con un telaio costruttivamente problematico. Lo spessore dei tubi e le tecniche di lavorazione, infatti, pur variando da modello a modello, sono accomunati da alcune criticità costruttive.

Tuttavia, la grande quantità di bici di questo tipo prodotte negli ultimi decenni, la simpatia che ispirano, i ricordi che suscitano e la possibilità di poter piegare la bici con relativa facilità hanno trasformato questo genere di ciclo in un oggetto di culto. Sui siti di compravendita specializzati non è difficile trovare una di queste biciclette in vendita a 50-70 euro e nelle ciclofficine popolari approdano esemplari in discrete condizioni, a volte tenuti da parte per motivi religiosi, basti pensare all’importanza che il culto di Santa Graziella Scatenata ormai riveste anche nelle menti più restìe ai fenomeni metafisici.

 

Il telaio

È il maggiore e il più invalicabile limite della tipologia Graziella. La piegatura del tubo metallico (ovvero il tubo sella che diventa tubo obliquo) in prossimità della scatola del movimento centrale è il più grande difetto delle pieghevoli d’antan. Un difetto a cui su alcuni modelli si è rimediato in vari modi, per es. con una maniglia o tubo di rinforzo, ma che in generale si presenta su tutti i modelli di questo tipo. La causa è dovuta al lavoro di piegatura a caldo del tubo, con conseguente stress del materiale[3]. Si può dire che la bici pieghevole di vecchia generazione esca dalla fabbrica con lo stress addosso. A questo solo un’opera di saldatura di rinforzo può tentare di porre rimedio (non ci soffermeremo su questo aspetto), ma più spesso si finisce a saldare per ricomporre. Non è bello pedalare su una bici che si spezza in due. Rispetto alle varie Dahon, Brompron, Mouton, Bike Friday, però, la bici tipo Graziella è molto più abbordabile e permettete di surfare nell’intermodalità metropolitana in maniera intelligente, nonostante il noto disinteresse delle istituzioni in questo settore. Si può prendere la metro, il treno, il pullman, a patto che si impari a impacchettare (o soltanto a celare) a dovere la nostra magica due ruote.

Un altro aspetto che presenta problemi è la parte posteriore, dove spesso vi è un portapacchi, che assume un’importanza strutturale per la tenuta del telaio. La parte posteriore (i foderi) può essere dotata di rinforzi di vario genere: verticali nel caso della Graziella originale, oppure obliqui. In altri casi i rinforzi sono assenti e il portapacchi e i foderi orizzontali sono saldati al tubo sella. Inutile dire che in questo caso le sollecitazioni di buche e altre asperità del terreno vengono trasmesse con maggior forza. Questo aspetto costituisce il problema centrale del telaio di queste bici pieghevoli, rendendole inopportune e pericolose per percorsi accidentati, specie se il peso del ciclista non è proprio basso. La mancanza di un tubo orizzontale fa sì che il telaio vibri costantemente e si usuri, in particolare in prossimità della curva di cui abbiamo parlato e del punto di saldatura del portapacchi al tubo sella.

Detto questo, le bici pieghevoli di vecchio tipo sono ottime per gli spostamenti btrevi, sono vintage, cool, hot, e con i loro vivaci colori originali ravvivano le CM di mezza Europa. La pieghevole nell’immaginario collettivo, ha fatto entrare in circolo la bici in molte persone. Fa simpatia. Piace a tutti. Puoi piegarla e portartela a casa, senza il rischio di vedertela sparire dal palo a cui l’hai legata.

 

Possibili miglioramenti

Sugli aspetti anzidetti si può intervenire poco, soltanto con oculate operazioni di rinforzo mediante saldatura. Tralasciando questo aspetto, che lasciamo volentieri agli specialisti in materia, ci concentriamo in questo articolo sulle possibili modifiche a cui tutti possiamo mettere mano in una ciclofficina popolare mediamente attrezzata e con poca spesa. Si può lavorare in più direzioni. Il peso complessivo della bici, con un telaio mediamente abbastanza pesante, può essere ridotto; il rapporto può essere reso più “pesante” sostituendo la guarnitura, per permettere una maggior velocità su percorsi pianeggianti, senza impedire la salita, almeno fino a un’inclinazione del 5% (ovviamente dipende molto dal ciclista); il movimento centrale a chiavelle può essere sostituito da uno quadro, più robusto, soprattutto se si pesa più di 65-70 Kg. I cerchioni di ferro cromato e i mozzi di qualità abbastanza scadente possono essere sostituiti da cerchi e mozzi in alluminio. I cerchi o addirittura – se ci entrano nel telaio – le ruote intere, possono essere scovati su bici da bambino, per esempio bmx, oppure acquistati nuovi. Si sostituiranno ovviamente anche i copertoni. Da preferire quelli più stretti e di migliore qualità che si trovano ormai facilmente anche per diametri come il 20”.

L’attacco manubrio e il manubrio, notoriamente fragili nella versione originaria, possono essere sostituiti da modelli più robusti, compensando almeno parzialmente il peso dell’attacco manubrio con un manubrio in alluminio.

Il tubo sella in ferro cromato è in genere troppo corto per le persone di una certa altezza e può essere profittevolmente sostituito da un tubo in alluminio di pari diametro più alto e più leggero. L’inclinazione del tubo sella, quasi sempre eccessivamente arretrata, è un altro aspetto problematico del telaio e si manifesta soprattutto quando la quota del canotto sale parecchio. Non dimenticate comunque la buona vecchia regola di lasciare all’interno del tubo sella almeno un terzo della lunghezza del canotto, onde evitare spiacevoli rotture.

La sostituzione della sella, che nei modelli originali è di solito a molle, fa risparmiare un discreto peso, anche a vantaggio della comodità.

 

Doctor Hub

 


[1] Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Folding_bicycle; http://www.fmvmag.com/graziella/

[2] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Graziella_%28bicicletta%29.

[3] Adriano Maccarana, comunicazione personale.