Bici bianche e uvetta contro stato e padroni

Bici bianche e uvetta contro stato e padroni
di Chiara Pazzaglia

Intervista a Roel van Duijn, tra i fondatori dei Provo olandesi, rivoluzionari irriverenti che avevano reso quel Paese tra i più «vivibili» d’Europa

Da “Alias”, Il manifesto, 3 novembre 2012, p. 14

Che cosa sarebbe successo in Italia se nel 1965, in pieno boom economico, aspettando lo sbarco sulla Luna, mentre ogni giorno si sfornavano 600 automobili Fiat 500, mentre si ricopriva la penisola di strisce di cemento chiamate autostrade (alcune ancora oggi incomplete), la famiglia Agnelli all’apice del successo, mentre i Caroselli raccontavano come sarebbe stata la nostra nuova vita; cosa sarebbe successo se qualcuno avesse detto: «La vita con una bicicletta è molto ma molto più sexy»?Erano olandesi, era appunto il 1965, erano ragazzi tra i 18 e i 20 anni e ci credevano veramente. Avevano solo una bicicletta come arma e a cavallo di una bicicletta, loro, i Provo, i provocatori, hanno cambiato la storia dell’Olanda e ridefinito la cultura olandese, trasformandola in quello che oggi conosciamo: una società fortemente attenta all’ecologia, aperta e tollerante. Sarebbe potuto succedere solo ad Amsterdam? Roel van Duijn era uno di quei ragazzini irriverenti, uno dei fondatori dei Provo; oggi è un politico, scrittore e consulente sentimentale per cuori infranti.

Pensa che quel tipo di cambiamento sia accaduto perché era il momento giusto o perché era il luogo giusto?
Amsterdam era un buon posto anche se c’erano città sicuramente migliori. Il 1965 era anche un buon momento ma c’era la guerra fredda con la paura dei comunisti, la paranoia e soprattutto la paura – questa volta fondata – della guerra. Quindi quando abbiamo cominciato con i Provo a fare happening e a proclamare Amsterdam un centro magico, non era perché il momento o il luogo anticipavano un successo. Anzi. All’inizio la repressione e l’odio contro di noi è stato massiccio: la gente chiedeva di rinchiuderci in campi di concentramento, i giornali ci chiamavano «ratti». È stato solo perché abbiamo usato ironia e provocazione come armi che in qualche modo siamo riusciti – e dopo ci siamo stupiti del nostro successo.

Qual è stata secondo te l’azione più «potente» dei Provo?
Distribuire uvetta nelle strade, in un momento in cui gli happening ad Amsterdam erano vietati. Abbiamo scelto l’uvetta perché in olandese si dice «krent» e viene da Corinto, il posto dove l’apostolo Paolo predicava l’amore come la più alta funzione dell’uomo. Quando abbiamo dato l’uvetta ai passanti per strada la polizia ci ha arrestato immediatamente: erano sicuri che questo fosse un happening, non capivano che era amore puro! Mentre eravamo in prigione con l’accusa di fare happening la gente di Amsterdam rideva un sacco di questa sciocca azione della polizia. Alla fine hanno dovuto liberarci. Allora il consiglio comunale ha stabilito che gli happening nella città di Amsterdam dovevano essere tollerati e che la polizia non doveva più intervenire!

Contro cosa vi scontravate?
Contro l’autoritarismo cieco. Contro il potere dello Stato e contro i padroni. Contro una cultura del consumo che non ha radici. Noi abbiamo lottato e messo in guardia contro un futuro da schiavi consumatori, gli uomini di domani.

Oggi in cosa riconosce un’evoluzione del suo metodo per provocare il cambiamento?
Oggi vedo, almeno in Olanda, più democrazia rispetto agli anni ’60, più libertà. Negli anni ’60 sono stato arrestato e messo in prigione molte volte. Perché «provocavo», anche se con i Provo non abbiamo mai praticato alcuna violenza. Noi eravamo anarchici senza essere violenti. Deploro vivamente l’uso della violenza, anche oggi per esempio da parte degli anarchici in Grecia. Noi lanciavamo solo fumogeni colorati, per fare una satira della violenza. Oggi vedo che le persone, molto più che in quegli anni, comprendono che la natura e l’ambiente sono in pericolo e che dobbiamo proteggerli cambiando il nostro stile di vita. Utilizzando le biciclette, come simbolo, e producendo cibo organico e meno carne. La gente capisce anche che l’energia nucleare e la bomba nucleare sono una minaccia per l’umanità e che dobbiamo combattere contro questi pericoli.

Di cosa ti occupi oggi?
Mi occupo di analizzare il lavoro dei servizi segreti. Oggi hanno più potere che mai. Noi dovremmo controllarli. Questo è ora il tema del mio lavoro politico, da quando ho scoperto che i servizi segreti olandesi mi stavano seguendo da circa trent’anni. Mi trattavano come un pericoloso violento, nonostante le mie reali azioni e parole. Ho scritto un’autobiografia basata sui circa 1500 dossier segreti scritti dalle spie su di me. Questi dossier li ho ottenuti dopo aver vinto un processo in tribunale, fatto proprio per ottenere tutti i documenti che mi riguardavano. La mia autobiografia si chiama Deepfreezefigure («Figura profondamente congelata») perché ho scoperto che i servizi segreti mi hanno messo nel 1967 in una lista di persone «da congelare» nel momento in cui si fosse scatenata una rivoluzione.