Aggiornamento sui prigionieri pisani/e

al 30/12/2006

Puntualmente respinte dalla GIP Cannizzaro le istanze per gli arresti domiciliari chiesti dalla difesa per Betta, Silvia e Federico che rimangono in regime EIV a Benevento, Bologna e Napoli (Costantino è invece a Voghera). Betta è stata separata dalla sua compagna di cella e sua migliore amica e messa in semisolamento subendo diverse perquisizioni giornaliere. Silvia si vede a tuttoggi tenuta in isolamento, unica prigioniera EIV nel carcere di Bologna li viene ancora impedito contatti con le altre detenute, Da ricordare che Betta, Silvia, Costantino, Federico, Francesco Gioia (recluso a Spoleto) e Mauro Rossetti Busa (recluso a Poggioreale) hanno partecipato allo sciopero internazionale della fame che si è svolto dal 15 al 18 dicembre in solidarietà con i prigionieri turchi che tale sciopero portano in molti casi fino alla morte.
Respinta anche la richiesta per i domiciliari dell’avvocato di Francesco Gioia, arrestato nel luglio 2004 a Pisa, evaso subito dai domiciliari, riarrestato a Barcellona nel maggio 2005 e estradato in Italia nel marzo 2006. E’ ormai un anno e sette mesi che Francesco è sequestrato dallo stato con a suo carico la sentenza di primo grado del processo COR che lo ha condannato a 5 anni e 2 mesi. E’ quindi ancora in carcerazione preventiva.
Il 17 dicembre scorso si sono svolti dei presidi in solidarietà ai nostri compagni in un clima piuttosto surreale rispetto ai precedenti appuntamenti, tutte le carceri sembravano disabitate… Che ci sia un motivo comune?
Conosciamo bene i limiti dei presidi sotto i carceri, il nostro voleva e vuole essere un gesto di complicità per una forma di protesta, quella dello sciopero della fame, che assume tra i/le prigionieri/e turchi nelle celle di tipo F e per i loro familiari i connotati tragici di portarlo fino alla morte. D’altronde la scelta è morire nelle celle d’isolamento nel silenzio assoluto o morire in una forma estrema di protesta.
E’ con il cuore che siamo andati sotto i carceri, è con il cuore che siamo con loro e con tutti coloro che non chiudono gli occhi, tutti coloro che a testa alta ribadiscono la loro identità e il loro desiderio di lottare.
Noi qua fuori non ci tiriamo indietro, continueremo a sostenerli e a portare avanti le lotte che abbiamo condiviso (ognuno nel proprio territorio, sui propri temi, con i propri metodi).
Certi attimi che le nostre vite ci hanno regalato, nella quotidianità, nella lotta, negli affetti, nella complicità, nei sorrisi come nella rabbia, nell’amore come nell’odio non ce li toglierà mai nessuno. Nessuna galera, nessuna lontananza, nessuna misura ci possono impedire di vivere una vita con il desiderio espresso in mille modi di sovvertire questo mondo. Nessuna galera, nessuna lontananza, nessuna misura ci ha impedito di tenere aperta la sede, di organizzare iniziative, di aver tessuto solidarietà e complicità per i nostri amici/che così duramente colpiti/e.
Per quelli fuori come per quelli dentro lo Stato ha come arma quella di cercare di fiaccare le idee e le tensioni. Ecco che uno degli ultimi rigetti della Gip sulla concessione dei domiciliari recita così: “mostra di non aver reciso i contatti con gli esponenti dell’area anarchica” (riferendosi alla corrispondenza!). Ecco che, previsti dal pacchetto Pisanu, arrivano i digossini nelle celle e nelle case dei ‘domiciliati’ per un ‘colloquio informale’, ‘dai su che non sei messa male…’, ‘due chiacchere’, ‘ah, questa vuole fare la dura…’. Solita storia, soliti metodi, solite carogne.
E ancora ecco che uno dei condannati al processo COR ha già ‘subìto’ un’udienza per ‘possibilità di reiterazione di reato’ con richiesta di obbligo di dimora e domiciliari notturni (ancora a distanza di due mesi non c’è stata risposta), e un altro, sempre condannato nello stesso processo, ‘subirà’ un’udienza a gennaio per l’applicazione dell’art. 1, cioè la sorveglianza speciale, con richiesta di tre anni di confino nel paesino di residenza e domiciliari notturni. I motivi sono analoghi e quello che spicca di più sono le frequentazioni di compagni e compagne.
Classica strategia dello stato quella di voler fare terra bruciata, di incutere paura, di offrire collaborazione. Ma questi loschi figuri si scontreranno sempre con la nostra determinazione e non ci sarà galera, né confino, né tortura che potranno spegnere il fuoco che ci brucia dentro e l’amore per i nostri compagn*.
E la nostra incondizionata solidarietà la esprimiamo ai compagn* di Lecce ancora sotto processo, a quelli di Roma che a gennaio avranno l’appello della Cervantes, ai torinesi che hanno occupato la sede della CRI, a Juan arrestato pochi giorni fa a Barcellona, a Carmelo in sciopero della fame, e a Marina, Marco, Mauro…

Un abbraccio infinito a Betta, Silvia, Alice, Federico, Costantino e Francesco, a Giuliano e Doriano ,a Mari, Erika, Chiara, Beppe, Daniele e Alessandro.

Libertà per tutte e tutti!
Anarchici/che di via del cuore - Pisa

Sab, 30/12/2006 – 20:45
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