Droni spia anche a Milano
MILANO — È silenziosa, quasi invisibile, viaggia anche di notte. E pure al buio, vede e registra. La chiamano elicottero- spia, ma in realtà assomiglia più a un disco volante. Le quattro eliche ronzano appena quando si alza in volo. E il profilo è talmente sottile che, già a trenta metri d'altezza, si confonde nel paesaggio. Ha una microtelecamera nella pancia. Scatta foto e incamera filmati: per controllare il traffico e, soprattutto, per missioni di sicurezza. Nelle prossime settimane la telecamera volante inizierà a gironzolare nel cielo sopra Milano. È la trovata più futuristica per i sistemi di sicurezza nelle metropoli. Dall'altra parte, incarna l'incubo di una città sotto controllo continuo.
La tecnologia è quella dei «droni» militari, velivoli senza pilota usati per operazioni di guerra o spionaggio. I due elicotteri- spia acquistati dal Comune di Milano andranno a integrare un sistema di videosorveglianza talmente esteso e capillare che, tra le metropoli europee, è paragonabile solo a quello di Londra. Le telecamere in volo si comandano come un videogame. Tanto che l'Air Force americana sta pensando di reclutare piloti della X-Box generation, ragazzini che abbiano passato anni e anni a smanettare con le consolle. È questo il primo problema per i tecnici milanesi: l'addestramento. Le esercitazioni sono in corso, a breve partiranno le prime operazioni. Obiettivo: sorveglianza e ricognizione su discariche abbandonate, cantieri abusivi, zone degradate delle periferie, strade e piazze. L'impiego durante le manifestazioni per il momento non è previsto. Sperimentazioni di velivoli spia in città sono partite lo scorso marzo anche a Liverpool, su indicazione della polizia inglese, che spera di impiegarli come strumento di indagine. Il produttore è lo stesso degli elicotteri milanesi, un'azienda tedesca. E anche i modelli sono identici: un profilo rotondo con diametro di 80 centimetri, un corpo centrale con la telecamera, mezz'ora di volo per ogni batteria.
Peso: un chilo e mezzo. Per montare e smontare il velivolo si impiegano dieci minuti e i pezzi si trasportano in una valigia che ingombra quanto un grosso zaino. Raggio d'azione: fino a 500 metri dal punto di comando e 150 metri in altezza. «Senza uomini non si fa nulla — spiega il vice sindaco, Riccardo De Corato — ma le nuove tecnologie sono fondamentali per fornire strumenti che vadano oltre le attività classiche di investigazione. In questo Milano è all'avanguardia». È anche la città più videosorvegliata d'Italia. Solo il Comune, con un investimento di 60 milioni di euro negli ultimi anni, ha installato e gestisce 700 telecamere. Tutte collegate con la centrale operativa dei vigili, a disposizione di polizia e carabinieri. Poi ci sono altri 1.300 occhi elettronici nelle 3 linee della metropolitana. Più gli impianti privati di banche, centri commerciali, gioiellerie. I due elicotteri spia andranno a integrarsi in questo sistema, trasmettendo le riprese in diretta sia a una postazione mobile (furgoni equipaggiati con pc e monitor), sia al cervellone centrale. Con un'ulteriore possibilità di impiego, il monitoraggio delle strade: «In una città complessa come Milano — spiega l'assessore alla Mobilità e ambiente, Edoardo Croci — abbiamo puntato sulle tecnologie avanzate per la gestione del traffico. Un esempio è l'area intorno allo stadio di San Siro, che in occasione di partite e concerti richiede di monitorare il deflusso di 80 mila persone».
Gli elicotteri spia sono radiocomandati, ma possono viaggiare anche grazie a un controllo satellitare. Percorsi precisi tra i palazzi. Appostamenti tra gli alberi dei parchi. «Indipendentemente dalle divise che vedono — conclude De Corato — i cittadini devono sapere che il controllo c'è». Dall'anno scorso, prima città al mondo, gli elicotteri spia sono impiegati a Los Angeles. Qualcuno ha sollevato dubbi sulla privacy contro le spy in the sky: «Che società sarà se la polizia potrà guardare in tutti i giardini delle nostre case?». Ha risposto il capo dell'ufficio dello sceriffo: «Già oggi non potete andare in alcun luogo, dall'ufficio al supermarket, senza che ci sia una telecamera ad osservarvi».
corriere.it
Gianni Santucci
04 giugno 2007
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