Grecia - Campeggio contro la frontiera - Noborder Camp Lesvos 2009

Lesvos, 25 - 31 agosto 2009

Per migliaia di rifugiati e migranti, Lesvos rappresenta una delle principali porte di ingresso in Europa. Stipati sui gommoni, provano a passare la frontiera marittima tra la Turchia e la grecia. Alcuni non ci riusciranno mai. Almeno 1.100 rifugiati e migranti hanno infatti perso la vita nel mar Egeo negli ultimi vent’anni.

I mezzi impiegati dalla guardia costiera greca per impedire l’arrivo dei rifugiati violano i loro diritti e mettono in pericolo le loro vite. Queste operazioni sono sostenute da Frontex. A Lesvos, nel luglio del 2008 è entrata in funzione la prima motovedetta inviata nel quadro della missione di Frontex. Recentemente, funzionari di Frontex hanno proceduto a delle interrogazioni dei rifugiati e degli emigrati trattenuti nella prigione di Pagani, a Lesvos.

A Pagani (situata a 5 km dalla capitale dell’isola, Mitilini) si trova il centro di detenzione dove sono stati portati tutti i rifugiati e gli emigrati finora arrivati a Lesvos. Là sono rinchiusi per settimane, se non mesi interi. In questa prigione, i basilari diritti delle persone sono calpestati. La struttura, che non è stata concepita per il soggiorno di persone, manca del minimo indispensabile. Non sono autorizzati a comunicare con il mondo esterno, né a informarsi sui loro diritti. Non possono nemmeno prendere una boccata d'aria.

Una volta registrati nel sistema EURODAC, sono liberati, muniti di un ordine di espulsione con l’ordine di abbandonare il paese entro un mese. Alcuni di loro fanno richiesta d’asilo e si perdono nel labirinto delle procedure burocratiche, abbandonati alla violenza dello Stato (due immigrati sono morti nei locali dell’ufficio immigrazione di Atene nell’ultimo mese). E alla fine soltanto lo 0,6% delle domande d’asilo sono accettate.

Quelli che decidono di stare in Grecia e trovare un lavoro, devono sopportare numerose restrizioni, turni di lavoro massacranti, condizioni inumane, e tutto questo in cambio di una paga umiliante. Data la loro condizione precaria, non hanno diritto di associazionismo per conquistare migliori di lavoro. Un esempio di questo è il recente tentato assassinio (con vetriolo) di una donna straniera – una rappresentante commerciale – in Athene.

Chi prova a continuare il viaggio verso il resto dell’Europa (la maggior parte attraverso l’Italia) si ammassa nei porti dell’ovest della Grecia, come a Patrasso, dove la repressione della guardia costiera è un fenomeno giornaliero. E molto spesso i rifugiati vengono trovati morti nei camion dove si nascondono tentando di lasciare il paese. E quelli che provano a continuare il viaggio, se riacciuffati, sono rispediti in Grecia secondo il Regolamento Dublino II.

Dagli accordi di Schengen a quelli di Dublino, dal “Patto europeo sull’immigrazione e l'asilo” alla cosiddetta “direttiva della vergogna”, da Frontex all’IOM, dai campi di detenzione alle espulsioni e ai respingimenti in frontiera e fino alle pressioni esercitate nelle metropoli, l’Europa dimostra di considerare il fenomeno dell’immigrazione come un problema da gestire con la repressione e il controllo delle frontiere.

Qui a Lesvos, la costruzione della “Fortezza Europa” è chiaramente visibile.

E' per questo che vi invitiamo a venire a Lesvos dal 25 al 31 agosto 2009, per condividere con noi le esperienze di quello che succede alle frontiere, per discutere i problemi, per coordinare le nostre azioni, per combattere:

Contro la politica neo-imperialista e qualsiasi cosa crei rifugiati

Contro il regime delle frontiere e la pratica del controllo e della repressione

Contro la criminalizzazione dell’immigrazione

Contro i centri di detenzione e i maltrattamenti inflitti a rifugiati e migranti

Contro lo sfruttamento dei migranti

Abbasso le frontiere!

Nessuno è illegale!

No alla detenzione di migranti!

Stessi diritti per tutti!

http://lesvos09.antira.info/

<!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } -->

Call

Repression has no place on our boat…

In the last few years the island of Lesvos has represented one of the main entrance gate for thousands of refugees and migrants seeking to reach Europe. Packed in tiny plastic boats they try to cross the sea border between Turkey and Greece but some of them can’t make it. More than 1.100 migrants and refugees have lost their lives that way in Aegean sea in the last 20 years.

The Hellenic Coast Guard, following the european and greek policies of “prevention of entrance” violates the rights of the refugees and put their lives in danger. At the same time, though, its activities are supported by Frontex, whose first boat started operating on the island in July 2008. Recently Frontex’s officials started interviewing/investigating refugees and migrants in Pagani (Lesvos).

Pagani (5 kilometres outside Mitilini, the capital of the island) is where the detention centre is located, to which refugees and migrants are sent, as soon as they set foot on Lesvos. And where they are detained for weeks and months. It is a prison in which fundamental human rights are not respected. Besides, the building is not suitable to host human beings, since it lacks the basic infrastructure for that purpose. Moreover, the refugees are not given any possibility to communicate, are not informed about their rights and are not allowed access to fresh air.

Once registered in the Eurodac system, refugees are set free with an administrative deportation order requiring them to leave the country within a month. Some of them who lodge an asylum application end up in a bureaucratic chaos, go through state violence (there were two victims at the Athens Aliens Department in the last few months) and in the end only a 0,60% of the applications is accepted.

Those who decide to stay in Greece and find a job have to endure several constraints, hard working times, inhuman conditions and all this in exchange of an humiliating pay. Given their precarious situation they are not given the right of association in order to acquire better working conditions. An example of this is the recent assassination attempt (with vitriol) of a foreign woman - a trade representative - in Athens.

Those who try to set forth their journey, in order to reach (usually via Italy) other European countries, flock to the western ports, like Patra’s, where the Coast Guard’s repressive activities are an everyday phenomenon. And very often refugees are found dead inside the trucks with which they try to leave the country. And those who manage to continue their journey, if caught, are sent back to Greece in application of the Regulation Dublin II.

From the Schengen Agreement to the Dublin Regulation, from the European Pact on Immigration and Asylum to the so called “Directive of Shame”, from Frontex to the IOM, from the detention centres to the practices of expulsion and deterrence, from the borders to the capitals, Europe is clearly dealing with the phenomenon of immigration with measures of repression and border control. Here in Lesvos the building of the “Fortress Europe” is clearly visible. That’s why we would like to invite you to join us in August (25-31), to share with us the experience of what is going on at the borders, to discuss the problems, to coordinate our actions, to fight:

against new-imperialism policies and whatever create refugees

against border regime and the practices of control and repression

against criminalization of migration

against detention centres and violation of migrants and refugees

against exploitation of migrants’ labour

no borders, no one is illegal, no immigrants’ detention, equal rights for all!

http://lesvos09.antira.info/