Il nostro odore è l'ultima tecnica di riconoscimento biometrico

fonte ZEUS News - 14-11-2008, le nuove frontiere del controllo sociale

Il nostro odore è l'ultima tecnica di riconoscimento biometrico

L'odore di una persona resta costante anche se si cambia la dieta e permette un'identificazione affidabile.
Dopo le impronte digitali e la scansione dell'iride, ecco il sistema di riconoscimento basato sull'odore corporeo.
Come qualunque cane sa bene, ogni persona ha un odore corporeo unico, proprio come uniche sono le impronte digitali, che può essere usato per identificarla: uno studio del Monell Chemichal Senses Centre di Filadelfia l'ha appena confermato.
In realtà il Centro ha condotto i propri test sui topi e ha scoperto che, anche cambiando dieta, l'odore di base resta costante e permette agli individui di riconoscersi tra loro.
Gli scienziati sono convinti che per gli esseri umani valga lo stesso principio, e che queste informazioni possano essere usate per creare dei dispositivi che identifichino in maniera affidabile gli individui partendo dal loro odore.

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Metodi già approdati ad applicazioni dirette durante la messa in sicurezza del meeting G8 di Heiligendamm-Rostock

fonte: il giornale - maggio 2007

Saranno gli odori del corpo umano la nuova arma della polizia tedesca contro i contestatori violenti che si sono dati appuntamento ad Heiligendamm, dove dal 6 all’8 giugno si terrà il vertice dei G8. Sudore, fiato, alito e tutto ciò che il nostro corpo emette e può essere percepito dall’olfatto contiene infatti una miniera inesauribile di informazioni preziose per la caccia agli elementi sospetti, più delle impronte digitali, più del sangue o dei dati biometrici. L’importante è immagazzinare preventivamente gli odori corporei per poi affidarli a chi in materia di olfatto ha una sensibilità di gran lunga superiore a quella dell’uomo, e cioè i cani.
Ci penseranno loro, i cani appositamente addestrati, una volta fiutato il campione olfattivo, a stabilire se gli odori degli elementi sospetti sono rintracciabili sul luogo di un attentato o, viceversa, a quale campione olfattivo sono collegabili gli odori presenti sul luogo del delitto.
È esattamente ciò che il Bka, la polizia criminale tedesca, sta facendo per prevenire disordini e violenze in occasione del vertice. Nelle ultime settimane gli agenti del Bka hanno visitato una quarantina di centri sociali ad Amburgo, Berlino e Brema, considerati covi della contestazione violenta no-global, costringendo gli elementi giudicati pericolosi a sottoporsi al prelievo degli odori tramite un tubetto metallico da stringere tra le mani per alcuni minuti e un rotolo fatto di una sostanza ovattata che viene strusciato lungo il corpo. Poi il tutto viene rinchiuso in contenitori di vetro sotto vuoto.
Ma non basta. Durante le perquisizioni, la polizia ha sequestrato insieme a schedari, cellulari e computer anche magliette, calzini e fazzoletti per meglio definire il profilo olfattivo degli elementi a rischio. Anche se è la prima volta che la polizia tedesca ricorre alla raccolta degli odori corporei, l’arma olfattiva non è nuova. È una delle tante diavolerie escogitate dalla Stasi, la polizia segreta della Germania comunista, che se ne serviva soprattutto per tenere sotto controllo i dissidenti.
Quando cadde il muro di Berlino, non solo si scoprì che nella Germania Est alberghi, uffici e persino abitazioni private erano infestate da microspie e telecamere nascoste, ma nei sotterranei della Stasi furono trovati milioni di campioni olfattivi. Il regime voleva sapere tutto dei suoi sudditi, anche che odore avevano.

Sab, 15/11/2008 – 13:10
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