[Mi] Presidio sotto il carcere di Opera
Se fuori piove dentro diluvia
Dal 1° dicembre, in tutte le carceri d'Italia, comincerà uno sciopero della fame a staffetta per l'abolizione dell'ergastolo, il "fine pena mai", di cui riportiamo sul retro il calendario.
In questi ultimi anni, circa un migliaio tra ergastolani e altri detenuti si sono organizzati dando vita ad una lotta per l'abolizione dell'ergastolo. Sarà sicuramente una lotta lunga e difficile anche perché si pone in controtendenza rispetto all’attuale “emergenza sicurezza”, creata dallo stato e alimentata dai mass media. Ma a noi non sembra che la presenza di svariate divise nei quartieri popolari, l'aumento delle spese destinate all'ampliamento delle carceri e alla produzione di armi, il frequente ricorso a pene detentive, all'isolamento e alla tortura, le leggi anti-sciopero ed anti-immigrati stiano minimamente risolvendo le reali cause di un diffuso senso (questo si) di insicurezza sociale: lo sfruttamento, i morti sul lavoro, l'avvelenamento del pianeta, la guerra… ovvero tutte quelle cause che potrebbero determinare ciò che troppo sbrigativamente viene chiamato "criminalità". Una “sicurezza” dunque che serve ad imporci i costi di questa crisi e che mira a stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di opposizione sociale.
Una cosa è sicura: la crisi c'è e non è cominciata adesso. Gli attacchi alle condizioni generali di vita e di lavoro esistono da quando esiste lo sfruttamento, la differenza rispetto a prima è che oggi falliscono molte banche e importanti industrie. Il problema è che si produce troppo e non troppo poco: se anche solo la millesima parte dei profitti accumulati dai padroni fosse investito in attività produttive, il mondo esploderebbe ricoperto di merci invendute e di rifiuti (come già sta accadendo).
Qualunque ne sia la causa, le soluzioni decise e adottate comportano, tanto per cambiare, ulteriori tagli, privatizzazione dei servizi essenziali, ondate di licenziamenti e condizioni di vita ancor più infime.
Questa gran massa di denaro pubblico, sottratto perlopiù dalle tasche dei salariati – non potendo loro evadere il fisco – verrà data a banchieri e imprenditori amici, impestati dai debiti, per rilanciare l'economia con l'Alta Velocità, gli inceneritori, il nucleare, l'Expo.
Nonostante la martellante propaganda sui "fannulloni" e sugli sprechi, sono scelte che aumenteranno il conflitto sociale: e a questo lo stato si è preparato da tempo. Si è fatta largo proprio negli ultimi anni una vasta produzione legislativa, giustificata agli occhi dei più con l'emergenza del momento (gli ultras, la camorra, i clandestini, i terroristi, il bullismo e i fannulloni) ma che altro obiettivo non ha se non quello di istituire uno stato di polizia a tutela degli interessi padronali.
Chi paga insomma il prezzo di questa crisi? I proletari di ogni colore e nazione che hanno pagato fino ad ora… e se così dovrà continuare, vorrà dire che si approfondirà ancora di più il divario fra chi possiede tutto e chi non ha nulla. Saremo ancor più schiacciati fra la violenza padronale e quella dello stato che sanzionerà con la repressione ed il carcere sia l'emarginazione sociale che ogni forma di resistenza.
Gli studenti di Rivoli (TO), a seguito del crollo del tetto della loro scuola, hanno ragionevolmente affermato "come fate ad ucciderci in fabbrica se ci uccidete prima?" …noi vorremo aggiungere che lo stato, se non si accettano queste condizioni, offre sempre la possibilità di una morte più discreta tra le mura di una cella. Oggi che le contraddizioni di questo sistema sociale vengono a galla e che la repressione dello stato si intensifica, è più che mai necessario unire le lotte e sviluppare quella solidarietà che lo stato cerca costantemente di rompere in ogni modo con le politiche di differenziazione dentro e fuori dal carcere.
Per noi è giusto sostenere questa lotta perché, sebbene parta da una questione specifica come l'ergastolo, nasce direttamente all'interno delle carceri e proprio per questo può estendersi ad altri detenuti ed arricchirsi di contenuti e rivendicazioni anche nel rapporto con le mobilitazioni presenti all'esterno. A sostegno di questo sciopero stiamo preparando un presidio sotto il carcere di Opera a cui invitiamo a prendere parte innanzitutto i famigliari, sia nella preparazione che nella realizzazione, assieme a tutte le persone che non accettano di abbassare la testa.
Sabato 13 dicembre – dalle ore 14
Presidio sotto il carcere di Opera
via Camporgnago, 40 – Opera (Milano)
Milano, novembre 2008
per contatti: 331 8582461, olga2005@autistici.org
“Ampi Orizzonti” CP 10241 – 20122 Milano
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