Comunicato sulla sentenza di Bergamo del processo ai 14 imputati per la manifestazione anticarceraria del 12 novembre 2005

Dopo 11 lunghissimi mesi di udienze, 4 giorni di reclusione, 8 mesi di obblighi di dimora e 2 di arresti domiciliari, finalmente siamo arrivati alla sentenza di primo grado: 11 condanne e tre assoluzioni.
Condanne che vanno da 1 anno e 5 mesi a 3 mesi, con pena sospesa per tutti/e.

I reati contestati, non per tutti fortunatamente, sono: resistenza aggravata, lesioni, detenzione di abusiva di oggetti atti ad offendere, travisamento e radunata sediziosa.
Cadono: detenzione di materiale esplodente, danneggiamento.
Molto poco rispetto alle richieste del P.M. Carmen Pugliese, di cui 5 per 5 anni, 7 a 4 anni e 8 mesi, e 2 a 3 anni e 6 mesi. E, soprattutto il famigerato intento, come sta avvenendo troppo spesso ormai in Italia, di assegnare un concorso morale e materiale a tutti/e, è svanito nel nulla o, per meglio dire, nella gran bella magra figura da lei fatta.
Certo, bisogna anche dire che le 11 condanne sono state date senza una minima prova se non un filmato in cui non si vede nulla di determinante e con delle dichiarazioni, a volte strampalate e contraddittorie, dei 9 sbirri chiamati a deporre.
Tutto fa parte del gioco, non dimentichiamolo.
Come anche il clima di tensione imposto in città durante le varie udienze, nelle piazze e nelle vie adiacenti al tribunale, private di cestini e chiuse al traffico, come la partecipazione in aula limitata ad un massimo di 30 persone, come le camionette e gli sbirri in ogni dove, giornalisti chiamati a provocare, a fotografare e a filmare qualsiasi cosa…
Tutto fa parte del gioco.
Come la telecamera piazzata davanti la sede dell’ “Underground-Spazio Anarchico” la sera precedente al corteo, il camper parcheggiato a lato usato per le intercettazioni ambientali.
Tutto fa parte del gioco.
Come i 6 mesi passati con gli obblighi di dimora e le restrizioni dalle ore 20 alle 6 di mattina, poi 2 mesi di arresti domiciliari, il tutto inflitto a due compagni di Padova, poi assolti per non aver commesso il fatto…
Tutto fa parte del gioco.
Come le due denunce a carico dei testimoni della difesa. Un dipendente di una concessionaria d’auto che ha prestato soccorso a dei compagni feriti lì rifugiaticisi, denunciato per favoreggiamento. E un ragazzo, “beccato” la sera dell’ Underground dall’occhio indiscreto della già citata telecamera di fuori di tale sede, denunciato per falsa testimonianza nel momento in cui, chiamati a deporre, la P.M. tira fuori dal cappello magico una seconda inchiesta parallela in cui ne facevano parte, a loro insaputa! Come forse del resto, gli altri 12 fermati dopo il corteo e condotti in questura ed altri 20 forse identificati, di cui apparivano le loro iniziali, anni e residenze su tutti i giornali. Di questa seconda inchiesta nulla si sa, momentaneamente è ancora segreta.
Tutto fa parte del gioco.
Come 3 compagni di Bergamo, fermati nell’intento di strappare dei manifesti elettorali, condotti in questura, denunciati e addirittura schedati… o addirittura altri tre fermati e denunciati per aver riempito la città con delle “manine rosse” pitturate sui muri, campagna di protesta per chiedere la scarcerazione degli antifascisti arrestati a Milano l’11 marzo durante un corteo per impedire la marcia dei fascisti di fiamma tricolore.
Come il corteo contro la guerra ed il militarismo, la “Parata dei Disertori”, organizzato il 4 novembre dagli studenti autonomi, provocato continuamente dagli sbirri e in fine caricato in pieno centro città sotto gli occhi dei passanti.
Tutto fa parte del gioco.
Ma a che gioco stiamo giocando?
Nonostante la repressione asfissiante che attanaglia il “movimento” bergamasco ed italiano più in generale, stiamo cercando di trovare nuove pratiche, di abbandonare il cosiddetto “autoreferenzialismo”.
Nel bene e nel male qui a Bergamo continuiamo a tirar fuori nuove proposte, idee, ed anche a metterle in pratica, anche se, non dimentichiamocelo, la repressione c’è stata e forte; 2 arresti per l’anticarceraria a Bg, 3 per i fatti di Milano e 2 per le inchieste di Pisa.
Continuiamo a fare iniziative sotto il carcere, il banchetto con la “Biblioteca dell’Evasione”, il “GiùMuraGiùBox”, a raccogliere fondi di sostentamento per i compagni più bisognosi… insomma, andiamo avanti!
A testa alta, come sempre. Come quei compagni che davanti al giudice si sono rivendicati il corteo e la lotta contro il carcere, i C.P.T., il 270 bis e il 41 bis, come quei compagni che hanno rifiutato di lasciare dichiarazioni in aula.
Rivendichiamo la libera espressione delle idee, e di propaganda come l’azione diretta e l’autogestione degli spazi e delle nostre vite.
Come dimostrato, dopo la condanna dei compagni siamo scesi in strada per sfilare tra le vie lussuose del centro cittadino, portano i nostri striscioni, i nostri cori, l’autodeterminazione e la solidarietà diretta ai nostri fratelli migranti, continuamente repressi, rastrellati ed espulsi perché costretti per vivere a fare i venditori ambulanti di materiale contraffatto.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà nei riguardi dei compagni condannati a Bergamo ed invitiamo tutti/e a non abbassare la guardia in questo momento particolare. Anzi, contro la repressione, cioè contro lo Stato e il Capitale, si risponde organizzando l’autodifesa, contrattaccando, tenendo ben presente che questo terreno sociale sta franando ogni giorno sempre di più.
Ciò che oggi è ben poca cosa, domani potrebbe rappresentare un contributo per le lotte sovversive più ampie. Si tratta di rispondere colpo su colpo, e di reggere: gli anni a venire saranno colmi di conflitti sociali.

Libertà per tutti i compagni e le compagne incatenati/e, libertà per gli amici de “Il Silvestre” di Pisa… Fuoco alle carceri !
Liberi tutti !

I compagni e le compagne di Bergamo
…per un mondo senza galere !

Si rimprovera ai giovani l’uso della violenza. Ma non ci troviamo forse in un eterno stato di violenza? Dato che siamo nati e cresciuti in un carcere, non ci accorgiamo più di essere in gattabuia, con le mani e i piedi incatenati e un bavaglio sulla bocca. Cos’è che voi chiamate stato legale? Una legge che fa della gran massa dei cittadini un gregge asservito, per soddisfare i bisogni innaturali di una minoranza insignificante e corrotta?
Georg Büchner

Mar, 14/11/2006 – 18:09
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