Terzo comunicato di Diego Ríos dalla clandestinità

Non conosco la prigione; non ci sono mai finito dentro e non riesco ad
immaginare gli odori che vi si respirano, né i soffocanti
passeggi nei suoi corridoi, né tanto meno la solitudine delle
celle. Oggi, cammino libero, prudente, senza tracce, posso godere del
vento, della notte, della pioggia (sempre un buon pretesto per
mascherare l'immagine), della compagnia di alcuni cani randagi, del
sapermi lontano dai miserabili pagati per ricercarmi. Oggi, corro
lontano dalla città, ma non è solo il generoso ossigeno
degli alberi a gonfiarmi il petto, ma anche l'orgoglio di sapere che
ho fratelli e sorelle che posso non conoscere, ma so che sono lì,
le azioni mi parlano di essi, essi sono azione.
I miei passi non
hanno la certezza di una direzione stabilita, ma quella di un
percorso verso la distruzione del potere,. Per questo i miei passi
son divenuti più leggeri ed imprevedibili. Ho con me tutto
l'odio e il disprezzo verso le loro leggi, la loro autorità,
la loro società; per questo in me non c'è posto per la
colpa né per la paura della punizione. Mi sono disfatto anche
dell'idea ingenua che la libertà sia il luogo che si sparge
fuori dalle mura del carcere. Per me la libertà non è
un luogo, né un permesso, è azione, è il
nervosismo che precede l'attacco, è l'espressione
incontrollata per un compagno/a, è sentirsi vivo, perché
sai che la tua vita non appartiene più al capitale, ma che si
scontra con esso.
Non importa più la destinazione alla
quale mi conduce in cammino che sto percorrendo, lì troverò
individui liberi e selvaggi, con i quali ci si darà alla
rivolta, con i quali affilare la solidarietà, con i quali
sostenere l'indomita volontà di far saltare in aria l'ordine
esistente, di distruggere ogni gabbia ed ogni cella. Non ho avuto
bisogno d'entrare in una prigione per sentire sulla mia pelle
l'angoscia della reclusione, per questo mi aspetto che ognuna di
queste parole giunga carica di tutta la forza e l'affetto con cui
vengono scritte ad ognuno dei compagni sequestrati dallo stato e dal
capitale, in qualsiasi parte del mondo. Sappiate anche siamo in tanti
che continuiamo a lottare contro il mostro che trattiene i vostri
corpi, che vi difendiamo dall'oblio, che le mura non potranno isolare
tutto il calore che vi inviamo, non importa quanto alte e quanto
spesse siano, noi troveremo qualcosa da far ardere.

Io
e molto compagni che facciamo una vita insorgente sappiamo che ogni
atto/azione ha le sue conseguenze, favorevoli o sfavorevoli, successi
ed errori, e ce ne facciamo carico perché siamo orgogliosi di
esser il più coerenti possibile. E' per questo che accetto ed
apprendo dai miei errori, e cerco di condividere e moltiplicare le
esperienze di attacco, non importa che cerchino di intimorirci con le
loro prigioni e con l'FBI dietro di noi. Noi non staremo zitti,
continueremo preoccupati e occupati a che i nostri fratelli e le
nostre sorelle sequestrati/e siano con noi, che sia conosciuta la
loro lotta e che si diffonda, continuando a condividere con essi
tutto il nostro affetto. Non dimentichiamo e viviamo con l'urgenza di
continuare ad impugnare la solidarietà contro questa società
di sottomissione e di apatia.
Ogni parola di questo comunicato
vuole distruggere tutto ciò che cerca di isolare i nostri
fratelli e le nostre sorelle sequestrati/e. Ma oltre le parole ci
sono delle esistenze che si impegnano. Per tutti i prigionieri, per
Axel, Cristian, Matías, Pablo, Flora, per Marco, Gabriel, per
tutti quelli che non si sottomettono e continuano sul piede di
guerra. In ogni vita, in ogni azione continuano ad esser presenti e
vivi anche quelli che la cui esistenza ha lasciato questo mondo,
tutti quelli che sono deceduti scontrandosi con il potere, non li
dimentichiamo. Matías e Jaime, per voi gli assassini non hanno
avuto nemmeno il coraggio per spararvi in faccia. Voglio ricordare
specialmente Jonny Cariqueo ed il punky Maury, che ho avuto l'onore
di conoscere, la gioia di condividere qualche gesto, qualche parola
ed oggi ho il piacere che le loro vite continuano a scontrarsi con il
potere. Grazie per averci insegnato che contro il potere l'unica
battaglia che si perde è quella che non viene fatta.

Mar, 24/11/2009 – 02:48
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