Venerdì 16 maggio “i proletari del cibo” si sono dati appuntamento davanti al tempio dell’aristocrazia dell’alimentazione per dire basta alla precarietà “made in eataly” e per gridare a gran voce la rabbia per un modello economico che continua a sfruttare terre, semi e persone, nonostante i tentativi di riciclare sé stesso e la propria immagine. Insieme a noi di Terra Rivolta c’erano i compagni e le compagne di Genuino Clandestino, dei Neet Bloc, di IndiCom e del collettivo teatrale “TeatroDeMerode”, con le sue rappresentazioni “farinettiane” della vita.
La data e il luogo scelti non erano affatto casuali: Lo stesso giorno infatti prendeva il via l’incontro nazionale del movimento di resistenze contadine “Genuino Clandestino”, nato per denunciare un insieme di norme ingiuste che, equiparando i prodotti contadini trasformati a quelli delle grandi industrie alimentari, li rende fuorilegge. Un movimento che si pone in assoluta antitesi rispetto a quanto ci vuole propinare “Eataly”: l’azienda che commercializza cibo “di qualità” presso il cui centro commerciale romano il nostro collettivo si è dato appuntamento insieme a tante altre realtà cittadine e contadine, spesso divise da distanze fisiche, ma sempre unite nella lotta alla precarietà e nella resistenza per la difesa dei territori e il diritto all’abitare.
Ma perché proprio Eataly?
Innanzitutto perché Eataly sfrutta i lavoratori e le lavoratrici, rigenerando un sistema che fa della precarietà a vita il suo caposaldo. Lo stesso sistema cui si ispira la GDO, Expo 2015 e il “Jobs Act” a firma Poletti, che renderà ricattabilità e sfruttamento intensivo eterni paradigmi del mercato del lavoro italiano.
Poi perché Eataly, molto semplicemente, distrugge le piccole produzioni artigianali (per esempio ha acquistato moltissimi piccoli marchi di cui è rivenditore, creando di fatto dei monopoli) e produce un elevato impatto negativo sull’ambiente (volendo solo considerare gli spostamenti dei prodotti da una zona all’altra d’Italia e del mondo).
Poi ancora perché il “modello Eataly” altro non è che una nuova versione – aggiornata e ripulita magari, anche grazie al suo “ufficio marketing” che va sotto il nome di Slow Food – dello sfruttamento individualista e gerarchico tipico del sistema economico capitalistico mondiale. Un’evoluzione più recente delle strategie della grande distribuzione e dei potentati economici nazionali, che vedono il cibo come risorsa da sfruttare per il profitto dei soliti noti (e pochi).
E perché insieme a Genuino Clandestino?
Siamo scesi in strada a gridare la nostra rabbia insieme, perché riteniamo sempre più necessaria e urgente un’alleanza fra movimenti urbani e realtà rurali, per riconnettere le lotte cittadine con quelle contadine, per unire le (stesse) lotte contro la devastazione dei territori e per la riappropriazione degli spazi e la restituzione dei beni collettivi alla loro funzione sociale originale. Ma semplicemente per ridare la giusta dignità alle nostre vite.
Una nota a margine: Ad attenderci fuori c’erano un paio di dipendenti che, in un ribaltamento totale del binomio “amico-nemico”, “forte-debole”, “schiavo-padrone”, iniziano a chiedere a gran voce la rimozione di uno striscione che si interrogava sulla mancanza dei punti di pronto soccorso nei centri commerciali. Secondo questi due individui, lo striscione strumentalizzava,“facendo politica”, la recente morte di un giovane lavoratore precario di Eataly proprio negli spazi del centro commerciale della zona ostiense.
Come guardare il dito mentre si indica la luna….
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