nocorridoio

Difesa del Territorio,Scritti da noi

Intervista a NoCorridoio

1 apr , 2014  

Pubblichiamo un’ intervista che abbiamo fatto a un collettivo che dal 1990 difende il territorio…

D: Quando e Perché è nato il vostro comitato?

R:Il comitato è nato nel 1990, quando l’allora Giunta, presieduta da Landi, lanciò il progetto dell’autostrada Fiumicino-Valmontone, ma la ferma protesta e la mancaza di risose economiche bloccò la devastazione. Dobbiamo arrivare al 2001, quando viene approvata la Legge Obiettivo e il Project Financing, per vedere la ripartenza dei progetti autostradali. Il progetto iniziale della Giunta Storace prevedeva addirittura che l’autostrada partendo da Roma giungesse a Formia con l’assurda e criminale pretesa di attraversare, tra gli altri, il parco nazionale del Circeo (unico in Italia per le sue caratteristiche ), oltre a devastare l’agro pontino, il quartiere Tor de Cenci, le aree golenali del Tevere. Non si poteva restare a guardare, un pugno di eco resistenti (alcuni militanti di varie organizzazioni politiche, altri semplici cittadini ) ha riattivato il comitato No Corridoio. Nel corso degli anni il comitato è cresciuto e si è opposto a tutte le Giunte che si sono succedute (Marrazzo, Polverini, Zingaretti), ha raccolto molte adesioni, ha sviluppato vari metodi di lotta, quali la contro-informazione casa per casa, i banchetti informativi, presidi e irruzioni nelle sedi del teatrino politico, presentato ricorsi e organizzato cortei di quartiere e cittadini.

D: Che forma di sviluppo o per meglio dire sfruttamento stanno sviluppando nella vostra zona?

R: La devastazione principale che lorsignori stanno cercando di attuare è un’autostrada a pedaggio dall’A12-Tor de Cenci fino a Latina, verrà costruita solo in parte sopra al tratto dell’ attuale strada pubblica SS148 Via Pontina fino a Borgo Piave. Inoltre sono previste 2 bretelle, una che collegherebbe l’autostrada alla A12 Roma-Civitavecchia, passando per i quartieri Tor De Cenci, Tre Pini, Torrino Mezzo cammino e Vitinia. L’altra partendo da Cisterna si innesterà all’A1 all’altezza di Valmontone. Nel progetto approvato dal CIPE c’è anche un visionario svincolo sulla Cristoforo Colombo (altezza Tre Pini). Questa inutile e grande opera andrebbe a posizionarsi in un territorio che già soffre di problemi relativi alla mobilità: per esempio il quartiere Spinaceto, molto popolato è raggiungibile solo con 2 autobus e nonostante disti solo 5 km dalla Metropolitana B, nelle ore di punta ci si può mettere anche un’ora per raggiungerla, oppure i vari agglomerati urbani lungo la attuale Pontina, dimora di migliaia di pendolari che ogni giorno rischiano la vita su una strada (la Pontina) tenuta volutamente priva di illuminazione, corsie e piazzole d’emergenza. Sempre a Spinaceto recentemente è stata aggredita con ruspe una valle ”urbana” con la scusa di un progetto di riqualificazione (centro fitness e 18 negozi, sigh!) ”punti verde qualità”, tristemente noti per la vicenda del nazista Mokbel: dopo alcuni mesi di deforestazione e sbancamenti l’imprenditore che gestiva l’operazione è stato arrestato e i cantieri sono stati abbandonati. L’agro pontino è pieno di piccole aziende che subiscono gli effetti della crisi, chiudendo e mandando a casa i lavoratori, così come nel polo industriale di Pomezia. La ferrovia che attraversa l’agro pontino è a un solo binario, sottodimensionata dal punto di vista delle corse quotidiane, e viene affettuosamente definita ”un carro bestiame” dai pendolari. A questo punto e con queste problematiche, un ‘autostrada a pedaggio al posto dell’attuale e gratuita pontina è uno schiaffo in faccia a chi vive e lavora in questi territori.

D: Quale è il motivo di quest’opera?

R: Il motivo di quest’opera è da ricercarsi nell’attuale fase storica che stanno vivendo le società capitaliste. Ci troviamo nella fase terminale della seconda crisi generale da sovrapproduzione assoluta di capitale. I gruppi capitalisti non riescono più a valorizzare il loro capitale nè tramite la produzione di merci (esse restano invendute nei magazzini) nè tramite le speculazioni finanziarie (le borse sono instabili e in continua perdita). A lorsignori non rimane altro che aggredire ciò che è pubblico, come stanno tentando di fare con la sanità, l’istruzione, l’acqua e ora anche con le strade. Un progetto analogo all’autostrada Roma Latina è la Orte-Mestre che trasformerà la E45, strada pubblica e gratuita, in un’autostrada a pagamento. Da aggiungere poi che, tipico della borghesia stracciona italiana, parte del costo dei lavori sarà a carico dei fondi pubblici, mentre i futuri incassi è facile immaginare chi se li aggiudicherà. Questa strategia criminale da parte della classe dominante e dei suoi politici galoppini porta a una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari: ogni anno sulla Pontina muoiono decine di pendolari, senza pensare ai feriti gravi e agli invalidi (è ritenuta una delle strade più pericolose d’Italia) perchè è tenuta volutamente in condizioni di degrado, con illuminazione inesistente, pavimentazione stradale fatiscente, assenza di piazzole d’emergenza. Tra i motivi di questa situazione c’è il preparare il terreno all’opinione pubblica, in quanto uno dei motivi sbandierati dai fautori dell’opera c’è quello del miglioramento delle condizioni di viaggio. Quindi decine di vite umane ogni anno, valgono la pubblicità di quest’opera inutile, dannosa e anti storica. Le tristemente note lobby di grandi costruttori (Impregilo/Salini) e partiti politici servi stanno cercando di sottrarre il diritto alla mobilità pubblica in nome del profitto, e nel farlo devasteranno il territorio dell’agro pontino sia fisicamente che socialmente.

D: Quali costi sociali e ambientali?

R: La bretella A12/TordeCenci sarà tutta in sopraelevata, attreverserà il Tevere con un ponte lungo 1 km e con piloni alti fino a 25 m e infilati nel terreno fino a 30 m, passando sopra aree protette, parchi, siti archeologici di rilevanza e sfiorando abitazioni civili. La realizzazione dell’autostrada e della bretella cisterna-valmontone comporterà la chiusura e l’esproprio (con a seguito licenziamento dei lavoratori) di molte aziende agricole, altre ancora perderanno la qualifica del biologico.

Inoltre riteniamo che perseverare con il modello autostradale per muovere persone e merci sia antistorico (la rete autostradale costruita nel dopoguerra ha avuto una sua funzione di sviluppo, ancora non si era arrivati alla crisi petrolifera e la questione ambientale sull’inquinamento e sulla limitatezza delle risorse non era ancora chiara). I propagandisti dell’autostrada parlano di smaltimento del traffico mentre sappiamo bene che quest’opera non smaltirà un ben niente, poiché le code kilometriche che si hanno in entrata a Roma, sono causate dal semaforo di Via Oceano Atlantico, dove migliaia di macchine si incanalano a passo d’uomo. Quindi con l’autostrada non cambierà nulla, anzi, visto che asfalto chiama traffico e ci sarà un aumento dei flussi, la situazione molto probabilmente peggiorerà. Tutto questo con emissioni maggiori di inquinanti dovuti al traffico. Per quanto riguarda il costo economico l’opera è stimata in 3 miliardi d’euro, una parte con fondi Europei. Attualmente solo per progetti e consulenze sono stati spesi ben 180 milioni di euro! Consideriamo anche che l’autostrada sarà a pedaggio e questo svuoterà ancora di più le tasche dei pendolari e non dell’agro pontino.

 

D: Quale ruolo hanno le comunità locali nel determinare lo sviluppo e la difesa dei territori?

Pensiamo che siano i territori, a dover decidere quali infrastrutture realizzare e quali non, in base alle esigenze concrete di chi ci vive e di chi ci lavora e nel rispetto delle vocazioni socio-economiche dei territori stessi. Che siano i comitati di lotta e di quartiere ad amministrare i territori, non le lobby capitaliste e i politici a loro asserviti! Come comitato non siamo solo per il ‘no’, abbiamo delle proposte alternative, come la messa in sicurezza dell’attuale Pontina, il rafforzamento delle linee ferroviarie e una metropolitana leggera che colleghi Roma con Ardea. Esistono già dei progetti embrionali di queste opere alternative (un gruppo di tecnici ci ha affiancato in questo) e risulterebbero non solo adeguate dal punto di vista del rispetto dell’ambiente e dei territori, ma anche meno costose! Chiaramente finchè nelle stanze dei bottoni ci saranno politici collusi con le organizzazioni criminali degli speculatori questi progetti non vedranno luce.

 

D: Cosa pensate di pratiche di autodeterminazione delle popolazioni della valsusa?

R: La lotta del movimento contro la Tav è la lotta più avanzata nel paese. Ha saputo crescere nel tempo mobilitando grandi parti delle masse popolari, unendo le azioni militanti alle grandi manifestazioni di massa e inserendosi nelle contraddizioni burocratiche (mi riferisco ai terreni acquistati da centinaia di attivisti e alle lungaggini degli espropri), ha saputo uscire dal proprio territorio e coinvolgere l’intero paese. Il movimento NO TAV ha saputo resistere agli attacchi repressivi e diffamatori, rifiutando la divisione in ”buoni” manifestanti e ‘cattivi’ manifestanti, ritenendo che una lotta legittima non sempre deve rimanere arginata nei recinti della legalità del nemico. Inoltre ha messo in discussione non solo la necessità dell’inutile e dannosa linea alta velocità ma l’intero sistema di produzione capitalista che la richiede, sperimentando forme di una nuova governabilità dal basso e ciò rappresenta un’avanguardia nel panorama politico. Per noi è un modello da seguire e riprodurre, visto che in questa fase della nostra lotta abbiamo esaurito le vie legali (è stato presentato un ricorso al Tar, in attesa ora di essere giudicato) e gli innumerevoli incontri e presidi alla regione e al ministero dei trasporti sono stati sabotati o ignorati dalle istituzioni. Raccogliendo la disponibilità degli abitanti dei territori e di alcune organizzazioni politiche contiamo di acquistare collettivamente un terreno in modo da rallentare le procedure d’esproprio, di realizzare un presidio fisso sul tracciato e se necessario di opporci fisicamente alle ruspe. Tutti gli attivisti, i militanti, i cittadini e le organizzazioni politiche e popolari sono invitate a supportare questa battaglia contro l’autostrada, perchè non è solo la ”nostra” lotta ma soprattutto è una battaglia contro una cricca minoritaria di speculatori, per il diritto a vivere con dignità, rispetto dell’ambiente, e in maniera partecipata.

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