Alternanza scuola – lavoro: pillole di sfruttamento e adattamento alla precarietà

Nella foto, una lavoratrice di Mc Donald’s arrestata negli Usa, durante uno sciopero del movimento Fightfor15 (15 dollari l’ora)

Tra i motivi di grande contestazione della legge 107/2015 (La “Buonascuola”) spicca sicuramente l’alternanza scuola lavoro.

Il comma 33, art.1 della legge recita “Al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti, i percorsi di alternanza scuola-lavoro sono attuati, negli istituti tecnici e professionali, per una durata complessiva, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei licei, per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio”.

L’impianto della legge peggiora da un lato le condizioni lavorative dei docenti, con la chiamata diretta dal preside, in barba alle normali procedure di assunzione; dall’altro va a colpire la fruizione del diritto allo studio, perché gli studenti saranno costretti a dedicare una parte del proprio tempo extra – scolastico al lavoro, senza essere pagati e senza tutele sindacali.

In un periodo di crisi di sistema come quello che stiamo attraversando, il manovratore deve poter agire indisturbato e Renzi non poteva che tirar fuori dal cappello una misura che consentisse ai padroni di entrare a gamba tesa nella gestione scolastica. L’ultima azione siglata dal governo ne è un esempio: un patto di intesa con 16 multinazionali che prevede 27mila stage proprio per soddisfare l’alternanza scuola-lavoro.

Tra i 16 nomi non poteva certo mancare il colosso MC Donald‘s: sul sito della catena fastfood troneggia una pagina di benvenuto agli studenti e che benvenuto! Negli intenti si dichiara fin da subito che “gli studenti svolgeranno attività di accoglienza e relazione con il pubblico”, oltre, ovviamente, a poter godere di momenti di formazione in aula e di “training on the job”.

Come mascherare un espediente gretto per avere forza lavoro a costo zero e rendere efficace l’operazione di marketing? Senza neanche troppi sforzi di fantasia l’azienda dichiara che l’obiettivo è quello di implementare competenze di carattere relazionale e di comunicazione interpersonale fondamentali per approcciare al meglio il mondo del lavoro.

Una tale retorica traspare anche tra le parole della senatrice Puglisi del PD: “A questo serve l’alternanza scuola lavoro: capire sul campo se il lavoro che sognate oggi, può davvero piacervi, apprendere da subito a lavorare in gruppo e a capire il rispetto delle regole”. Per chi sa leggere tra le righe: vi prepariamo fin da subito allo sfruttamento in vista della futura precarietà.

Ad un’analisi più attenta, possiamo capire come le conseguenze di questa legge vadano ben oltre il mondo della scuola, ritorcendosi anche contro la forza lavoro delle imprese coinvolte. In termini di impiego, l’integrazione degli studenti sostituirà parte dei dipendenti in essere e la loro presenza a costo zero rappresenterà un vero e proprio ricatto per orari e salari al ribasso sul piano contrattuale.

Se è vero che le proteste hanno subito invaso il web, è anche opportuno fare chiarezza. Appare davvero debole il dissenso espresso da molti, a partire da Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc Cgil, che si limita a sottolineare la mancanza di coerenza tra un percorso liceale ed un tirocinio al fast food, rimarcando la necessità di un piano formativo che giustifichi l’esigenza degli stage.

A chiarire quali siano i reali interessi e l’atteggiamento del governo Renzi nei confronti di chi intende porre un freno agli attacchi sul piano sociale, bastano gli ultimi fatti di cronaca: nell’ultimo mese i movimenti d’opposizione che hanno subito interventi e cariche della polizia hanno avuto come protagonisti proprio gli studenti. E’ successo in occasione della mobilitazione studentesca a Firenze lo scorso 7 ottobre, durante le manifestazioni contro il premier in occasione dell’apertura dell’anno accademico a Palermo e Trapani il 22 ottobre e nelle manifestazioni contro il caro-mensa a Bologna.

Il piano del governo può venir attuato solo fintanto che le lotte saranno isolate e rimarranno in una dimensione locale. Per unire le forze dei lavoratori da un lato e degli studenti dall’altro, vanno superati gli ostacoli posti dalle burocrazie sindacali e la mancanza di una piattaforma politica di chi guida i movimenti. Il Governo va contestato nelle scuole, nelle piazze e nelle aziende e perché ciò avvenga è necessario un confronto dal basso, la ricostituzione del fronte studenti-lavoratori abbandonato purtroppo da anni.

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