#Fightfor15: negli Usa migliaia di lavoratori in sciopero

Il 29 novembre grande giornata di lotta per il salario negli States

Per il quarto anno consecutivo migliaia di lavoratori hanno scioperato per ribadire le motivazioni della campagna Fight for 15, ovvero il salario minimo di 15 dollari l’ora e la possibilità di organizzarsi sindacalmente.

Quest’anno, tra le parole d’ordine scandite, ci sono la fine delle violenze per mano della polizia, specialmente contro la popolazione di colore, e il no deciso alla deportazione dei lavoratori immigrati (soprattutto messicani). Lo sciopero è stato sostenuto dal sindacato Service Employees Union Internazionale (SEIU).

“Oggi è il quarto anniversario, e vogliamo mandare un messaggio forte: non torneremo indietro, indipendentemente da chi risiede alla Casa Bianca” ha dichiarato un operaio di Burger King a Kansas City, membro del comitato organizzatore di Fight for 15.

Diverse azioni si sono svolte sin dalle prime luci del mattino in 340 città e 20 aeroporti. A Manhattan centinaia di manifestanti, riuniti a Zuccotti Park in ricordo della nascita del movimento Occupy Wall Street, hanno marciato fino a Broadway dove hanno bloccato l’ingresso di un McDonald’s. Numerosi in tutto il Paese i punti vendita della multinazionale colpiti dalle proteste. A Detroit e Los Angeles i manifestanti hanno organizzato dei sit-in, tentando inoltre di bloccare alcuni incroci stradali. La polizia è intervenuta massicciamente con decine di arresti, anche nelle città di Los Angeles, Chicago e New York.

Già da tempo si sono uniti ai lavoratori dei fast food, la componente che ha dato vita al movimento, gli attivisti di Black Lives Matter, i precari degli aeroporti, gli operatori dell’assistenza sanitaria a domicilio e delle case di cura, i lavoratori della vendita al dettaglio.

Quest’anno hanno partecipato allo sciopero anche gli autisti di Uber, marciando con gli altri e interrompendo il servizio in importanti città come Denver, Boston, Miami, Chicago, Los Angeles, New York City, e San Francisco.

Forte anche la mobilitazione del personale degli aeroporti. A Chicago hanno incrociato le braccia davanti all’aeroporto internazionale O’Hare centinaia di lavoratori, tra cui custodi, addetti ai bagagli, dipendenti delle pulizie, assistenti ai disabili. Presidi anche agli aeroporti di Boston, Newark e Los Angeles.

Secondo il Reverendo William Barber, anch’egli tra gli arrestati, la campagna #Fightfor15 mira ad aiutare tutti gli americani che vivono al di sotto della soglia di povertà: negli Usa sono qualcosa come 50 milioni di lavoratori. Una forza reale che, organizzata, potrebbe dare del filo da torcere all’1%.

 da http://www.chicago86.org/index.php

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