Strategie referendarie ed esigenze della lotta di classe

(20 Gennaio 2017)

Dopo la vittoria referendaria del “NO” di Dicembre, molti a sinistra, sull’onda di un miope, quanto ingiustificato, entusiasmo, puntavano sui tre referendum della CGIL per ripeterne il “successo”. Sono, perciò, rimasti gelati dalla sentenza della Corte Costituzionale di Mercoledì 11, che ha bocciato quello principale: la modifica migliorativa del “Jobs act” sulla “giusta causa”. Del resto, la presenza nell’organismo decisionale di Giuliano Amato era la garanzia del fatto che l’esito sarebbe stato quello voluto espressamente da Confindustria, che ha preferito non rischiare. Anche se “i maligni” dicono che i rischi erano pochi già “in partenza”, dato che i giuristi della CGIL avevano formulato il quesito in direzione di un improbabile allargamento dei fruitori della giusta causa alle aziende con meno di 15 dipendenti, finora mai ricomprese…

E’ così che, in base alle decisioni della Consulta, tra il 15 Aprile ed il 15 Giugno sarebbero previsti, oltre alle elezioni amministrative in quasi mille Comuni in tutta Italia (tra cui i principali sono Genova, Palermo, L’Aquila, Catanzaro e Padova), per i quali la campagna elettorale è, di fatto, già iniziata da tempo, anche i referendum sui “voucher” e sulle responsabilità dell’appaltante. In realtà, appare improbabile il ricorso alle urne su tali tematiche, visto che, oltre a gongolare per la conferma del “Jobs act”, Poletti si sta impegnando a preparare delle modifiche tali da impedire il ricorso al voto anche sugli altri due quesiti.
In ogni caso, per “mettersi al vento” è tempestivamente iniziata una campagna di stampa, peraltro più che fondata, sulla CGIL che, pur avendone promosso l’abolizione, utilizza i “voucher” per pagare alcune prestazioni per conto dei pensionati dello SPI… La “arma”, già spuntata di per sè, del referendum diviene, così, una sorta di burla! Ed a completare il quadro, poco edificante, c’è che la “terribile” Segretaria CGIL, Susanna Camusso, contro la bocciatura del principale referendum sul “Jobs act” ha addirittura minacciato …il ricorso alla Corte della UE (quella stessa UE, che, com’è noto, per prima chiedeva a Renzi di fare “riforme” del genere!). E nei lavoratori aumenta ancor di più il senso di frustrazione per un altro fallimento preventivo!
Alla prima sconfitta della CGIL, in quanto sindacato che si affida allo strumento politico del referendum, senza nemmeno cercare di promuovere alcuna lotta, si aggiunge la sconfitta delle strategie referendarie, che non hanno mai funzionato, soprattutto in materia di lavoro (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 40 a pag. 2), e che, soprattutto nella situazione data, non risultano altro che strumenti in più forniti al nemico di classe. Vogliamo solo chiarire fin da ora che, nell’improbabile eventualità si arrivasse ad un voto referendario a primavera, che peraltro non auspichiamo per niente, non daremmo alcuna indicazione, né di voto e né di astensione, dato che il problema è soltanto sul piano delle mobilitazioni di lotta che si riesce ad organizzare ed attuare (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 48 a pag. 3), ed è di questo che ci dobbiamo occupare!

Sul piano istituzionale, le diverse voci, che chiedevano elezioni politiche anticipate, si sono affievolite, e verso lo stesso pronunciamento della Consulta del 24 Gennaio sul cosiddetto “Italicum” pare vi sia molta meno “attenzione”: il dubbio rimane, viste le stangate riservate alla prossima “Legge di bilancio” d’autunno, dopo della quale il voto politico non sarebbe “salutare” per chi governa, ma il clima elettorale permane comunque, viste anche le prossime amministrative, mentre il PD di Renzi sta per avviare il proprio percorso congressuale ed il Governo Gentiloni procede sulla strada tracciata dallo stesso Renzi, anche con l’aiuto di CGIL e CISL, che chiedono la “riapertura del confronto” su “riforma delle pensioni” e pensionamenti anticipati.
Proprio mentre l’attenzione di molti compagni era tutta per le decisioni della Consulta sui referendum, sempre Mercoledì 11 si è svolto il Comitato Centrale della FIOM, nelle cui conclusioni il Segretario M. Landini ha affermato che il contratto firmato, “una volta votato, è valido e va rispettato in ogni sua parte, da tutti”. E’ una frase che di per sé, decontestualizzata, parrebbe confermare la sua fama di duro, peraltro guadagnata nei “talk show” televisivi, contro i padroni; in realtà, invece, si tratta di una risposta a chi, come “Il sindacato è un’altra cosa – Opposizione CGIL”, nel confermare, anche a consultazione avvenuta, il proprio disaccordo sul contratto dei metalmeccanici firmato, aveva rivendicato per le RSU la normale possibilità, finora incontestata ed incontestabile, di rivendicare autonomamente dei miglioramenti a livello di base…
Che Landini si riferisse a quanto sopra lo dimostra anche il fatto che, nel suo intervento, ha portato come esempio proprio la variabilità dei premi di risultato, prevista dal nuovo contratto: la FIOM si vedrà perciò impegnata a non chiedere mai premi fissi.

Questo significa che tutte le gravi innovazioni negative che quel contratto introduce, e cioè l’incertezza degli aumenti salariali, la loro bassissima entità, la loro fruizione che non riguarda tutti i lavoratori, la maggiore flessibilizzazione del lavoro che è stata introdotta, e via di questo passo, dovranno essere accettati da delegati FIOM e lavoratori! Dopo l’assodato voltafaccia del Segretario FIOM verso la totale accettazione del Testo Unico sulla Rappresentanza e gli accordi Elettrolux e Fincantieri, che, tutti insieme, disegnano un nuovo modello di relazioni sindacali, è un ulteriore passo verso la totale “normalizzazione”; una normalizzazione, che, peraltro, risulta perfettamente funzionale anche alla candidatura di Landini alla prossima successione della Camusso al vertice della CGIL…

La consultazione nelle fabbriche di fine Dicembre sull’ipotesi di contratto è avvenuta ancora una volta con le vecchie regole, che non prevedono contraddittorii, e che, insieme al clima di passività, che regna in molti posti di lavoro, hanno prodotto il risultato del 80% di SI, anche se in diverse ed importanti grandi fabbriche ha prevalso il NO: vi sono stati in tutto circa 69mila NO. Ed è proprio da questo risultato e da quei posti di lavoro, che è partito l’appello di alcuni delegati FIOM per indire per Martedì 24, dopo l’appuntamento del 6 Dicembre scorso, sempre a Firenze, la “seconda assemblea nazionale dei delegati e delle delegate metalmeccaniche per il NO!”, intitolata “69000 buone ragioni per resistere e lottare”, un appuntamento importante ed in controtendenza, sul quale contare.
Certamente, però, non può bastare. Quella di Landini non è certo una uscita maldestra: va a completare un quadro che vuole una omologazione totale dei sindacati che accettano il Testo Unico sulla Rappresentanza, per il quale, non dimentichiamolo, non si può scioperare contro gli accordi firmati a maggioranza, ed è messo in questione lo stesso delegato che rifiuta di allinearsi alla struttura sindacale di appartenenza, mentre chi non accetta i dettami del Testo Unico, ancora in attesa di recepimento in Legge dello Stato, è fuori dalla possibilità di partecipare alle elezioni delle RSU!… E’ importante anche per questo il tentativo di Firenze, ma occorre tenere presente che questa vera e propria messa in discussione del ruolo del delegato (che si va a saldare con i documenti unitari tra sindacati confederali e Confindustria, indirizzati, fra l’altro, a “raffeddare la conflittualità”), nelle situazioni più deboli rappresenterà un forte deterrente contro l’avvio di mobilitazioni, peraltro sempre più necessarie!…

Mentre, poi, si fanno sempre più insidiose le posizioni del Movimento 5 Stelle, ma anche della stessa Forza Italia, ad esempio sul “Reddito di cittadinanza”, in quanto, pur perseguendo la “guerra tra poveri” a partire dai fondi di finanziamento, vanno a cogliere un problema reale (e perciò urge sempre più rivendicare, laddove occorre, forme di salario garantito, che sono altra cosa…), serve porre sempre più attenzione alle nuove forme organizzative che necessitano ai vari segmenti della classe, cogliendo, fra l’altro, anche le possibilità che offrono i sindacati di base che rifiutano il Testo Unico. E’ necessario, però, che tali sindacati maturino una disposizione di servizio alla classe, piuttosto che alimentare, ognuno per sè, le pretese settarie di essere “il vero sindacato che non sbaglia”!…

Alternativa di Classe

Leggi anche:

GIÙ LE MANI DAL COMPAGNO ALDO MILANI E DALLE LOTTE DEI LAVORATORI

LAVORATORI GDO ANCORA NELL’OCCHIO DEL CICLONE: DUE GIORNI DI SCIOPERO A CARREFOUR

Facebook

YouTube