Il fine non giustifica i mezzi

AutoLiberteEcco “L’amaca” di Michele Serra del 17 maggio 2012.

Autorevoli studi dicono che la velocità media di spostamento, nelle nostre città, è uguale a quella del diciottesimo secolo: sette chilometri all’ ora. L’ idea di Progresso è così malconcia (quasi quanto l’ idea di Politica) che non è il caso di maramaldeggiare. Anche perché, rispetto al Settecento, possiamo contare su qualche benefit non trascurabile: per esempio il numero delle malattie debellate o rese curabili, l’ aumento smisurato della vita media, delle condizioni igieniche, perfino delle libertà individuali e collettive. Però, anche se messo al riparo dal pregiudizio antiprogressista, il dato rimane quello che è: la prova schiacciante di quanto sia controproducente, mefiticoe ridicolo il traffico urbano,e quanto sia lenta e affannata la percezione politica della sua insopportabilità, della sua inciviltà, della sua obsolescenza. Se il fine è la velocità di spostamento, il traffico urbano è il classico caso in cui il fine non giustifica i mezzi. Tra qualche anno (spero non troppi), quando nei nostri centri urbani (come già ora nel Nord Europa) si potrà circolare solo con i trasporti pubblici o a piedi o in bicicletta o con scooter elettrici, diremo “ma ti ricordi quando milioni di auto private intasavano le città?” con lo stesso tono, lo stesso sgomento con il quale oggi diciamo “ma ti ricordi quando a cinema e a teatro si poteva fumare”?