Chris Carlsson. La rivoluzione comincia in strada

essere-pedoniRipostiamo da comune.info un ampio stralcio dello scritto di Chris Carlsson per i venti anni di Critical Mass. Sempre da comune.info vi suggeriamo la lettura di L’auto privata ha i giorni contati.

Critical Mass nasce grazie a decine di abitanti di San Francisco e si è diffusa in oltre 350 città in tutto il mondo. Dopo vent’anni, forse un po’ di euforia collettiva è venuta meno e ha preso altre forme, ma non per questo si è trasformata in qualcosa di meno potente nell’interazione delle persone comuni con la vita delle città. La Critical mass, spiega Chris Carlsson, scrittore e artista, uno dei promotori del movimento Cm, resta un modo unico, allegro e contagioso di resistere, un rifiuto creativo del dominio capitalistico perché non è un’organizzazione, non inoltra petizioni a politici delegati, non segue percorsi né tantomeno leader. «Rotoliamo ovunque, non ci fermiamo mai. Siamo uno spazio pubblico in movimento». di Chris Carlsson*

 

4605_1166078233465_672206_nConsapevoli dell’avvicinarsi del ventesimo anniversario di Critical Mass, alla fine dello scorso anno abbiamo lanciato un appello a livello internazionale per un’analisi approfondita del fenomeno, perché volevamo affrontare la questione in modo più ampio e attento di quanto non fosse stato fatto nel libro edito in occasione del decimo anniversario. Il risultato è Shift Happense siamo molto contenti per la qualità degli articoli ricevuti e la grande varietà dei temi trattati, cui hanno contribuito alcune decine di collaboratori e che riportavano una vasta gamma di esperienze riguardo l’universo di Critical Mass. […] Sono stato molto fortunato. Negli ultimi vent’anni ho partecipato a oltre 100 ciclo raduni di Critical Mass a San Francisco e sono stato invitato a più di una dozzina di eventi simili in tutto il mondo.

Durante i primi anni della comparsa del fenomeno ho scritto numerosi articoli che distribuivo, come una sorta di “xerocrazia”, ai ciclisti di San Francisco all’inizio delle nostre “pedalate”. Molti di questi pezzi hanno poi vissuto di vita propria e sono stati tradotti e ristampati molte volte in luoghi diversi. Mi è stato attribuito tanto merito da essere considerato il “fondatore” o comunque “l’artefice” di tutto questo, forse grazie al mio essere un collaboratore assiduo e molto esposto nel condividere i valori, le regole e il pensiero del movimento Critical Mass.La mia identificazione con il movimento si è ulteriormente consolidata a seguito della pubblicazione di Critical Mass: Celebrazione irriverente dell’andare in bicicletta, una sorta di antologia del movimento in occasione del suo decimo anniversario, dieci anni fa, che è stato un importante punto di riferimento per tutti i movimenti sociali paralleli, anarchici, innovativi a noi ispirati e che spesso si autodefinivano Critical Mass. Sono stato sempre felice e orgoglioso di girare il mondo in veste di Ambasciatore globale di Critical Mass e, per estensione, come artefice della radicale trasformazione del “ciclismo” come elemento in grado di incidere politicamente. Ma ci tengo a rinnegare la “favola” che mi attribuisce un così grande credito. Critical Mass è un fantastico esempio di azione collettiva, travalica i consueti schemi che pongono all’origine dei movimenti sociali “grandi uomini” o “brillanti ingegni”.

Critical Mass nasce vent’anni fa grazie a decine di abitanti di San Francisco e si è diffuso in oltre 350 città in tutto il mondo grazie all’impegno costante di migliaia di simpatizzanti. Spesso un gruppetto di persone cominciava a “pedalare” insieme e questo attirava altri a unirsi, poi aumentavano costantemente di numero fino a diventare un elemento di peso nel panorama politico e sociale della città. […] E, come ci dimostrano alcuni saggi contenuti in questa nuova collezione, le pedalate in massa non furono inventate nel 1992. Avevano già avuto luogo in diversi posti nel mondo, anni prima che noi iniziassimo a San Francisco, a Bilbao (Spagna) e Helsinki (Finlandia) dove i nostri autori individuano le prime “uscite”. In Cina le biciclette sono da decenni il principale mezzo di trasporto e invadono le città; osservando la configurazione del traffico dalla finestra del suo hotel di Shanghai, il newyorkese George Bliss notò come queste si ammassassero a lato di un flusso di traffico fino a che, raggiunta una “massa critica”, consistente fossero in grado di aprirsi un varco creando un proprio spazio sulla carreggiata, ed è da qui che ha origine il nostro nome. Non lontano dal posto in cui vivevo da ragazzo, nel Nord Oakland, i primi attivisti ecologisti avevano tenuto un raduno di massa di ciclisti denominato “Giornata del trasposto senza smog” che si svolse dal 1969 al 1971 lungo la Telegraph Avenue a Berkeley. Le pedalate di massa fanno parte della storia stessa di San Francisco, perché più di un secolo fa, nel 1896, 5.000-8.000 ciclisti inzaccherati invasero le strade, rivendicando il diritto a “strade agibili” e asfalto (agevolando inconsapevolmente il seguente simbolo di velocità, convenienza e autonomia personale: l’automobile). […] Critical Mass fu un nuovo inizio, ma si sviluppò in modo naturale grazie a un terreno fertile in cui diversi semi erano germogliati. [… ] La facilità con cui si è diffusa in tutto il pianeta è la prova evidente (e un rifiuto creativo) dell’esistenza di una strisciante monocultura che accomuna le città più disparate.

In qualità di Ambasciatore per caso, auto designato, ho avuto modo di conoscere in modo approfondito questo fenomeno dal suo esordio, attraverso il suo sviluppo fino, in taluni casi, alla sua scomparsa. A febbraio di quest’anno (2012), mentre ero a Porto Alegre e San Paolo (Brasile) mi sono reso conto di essere stato testimone del “ciclo vitale” di Critical Mass in diverse città. Nell’estate del 2003 sono stato a New York in occasione del Bikesummer e ho partecipato all’evento conclusivo, la Critical Mass di Luglio. È stato un evento fantastico in cui sono confluiti per la prima volta 1000 partecipanti che serpeggiando attraverso Manhattan hanno infilato il Ponte di Queensborough, fino a raggiungere lo Sculpture Park sull’East River. Il clima era perfetto e la felicità e l’euforia assolutamente contagiose. […] Nel 2002 sono stato a Milano e ho portato diverse copie del primo libro di Critical Mass, appena pubblicato. Io e Mona Caron abbiamo partecipato alla Critical Mass di Milano in giugno e ci siamo emozionati per la full immersion nella cultura italiana che ha abbracciato calorosamente la confisca delle strade da parte dei ciclisti. Naturalmente gli italiani hanno perfettamente chiaro il concetto di spazio comune, della discussione e della loro importanza politica. Nonostante lo storico declino della Sinistra che lì si patisce, Critical Mass è stata un grande incentivo per un gruppo di cittadini combattivi e appassionati nel trovare un nuovo modo di rapportarsi alla città. È stata una cosa magica. Almeno duemila ciclisti si sono riversati per strada quella notte, pedalando lungo il tortuoso percorso delle vie cittadine. Un anno dopo abbiamo saputo di una Critical Mass che ha fatto il giro delle fontane facendosi il bagno. Nel 2009 sono tornato a Milano per una lettura di Nowtopia presso una libreria del posto. Appena finita la lettura fui chiamato alla porta e invitato a uscire perché alcuni membri di Critical Mass Milano erano venuti a salutarmi. Sono abbastanza sicuro che ci fossero almeno 150 ciclisti mattacchioni per strada che mi salutarono suonando i campanelli in un trillante benvenuto. Mi piazzarono su una sedia montata su un triciclo e mi fecero fare un giro intorno all’edificio, trasformandomi in una sorta di Pifferaio Magico, sebbene non potessi far altro che sorridere e ondeggiare tentando di nascondere il mio imbarazzo. Amici del posto mi riferiscono che la Critical Mass di Milano si è considerevolmente assottigliata negli anni, e la maggioranza delle persone è molto meno entusiasta al riguardo di quanto lo fosse negli anni precedenti.

tall-bikes-converse_1829Nel frattempo, nello stesso decennio, Critical Mass di Roma si è fatta notare ispirandosi alla grande “pedalata” organizzata a Milano agli inizi del 2000. Nel 2008 ho partecipato alla loro tre giorni di stravaganza, la Ciemmona (La Grande CM) e ancora una volta ho potuto sperimentare l’euforia scatenata che si prova tra centinaia di belle persone che si riuniscono per sequestrare le strade con le loro biciclette. La comunità romana è esplosa e continua a crescere vigorosamente anche ora (alcuni articoli in questo libro descrivono in dettaglio come Critical Mass abbia sviluppato e influenzato anche altre questioni a parte le scorribande in bici). […] A Porto Alegre nel sud del Brasile, Critical Mass (o Bicicletadacome viene chiamata lì) è iniziata soltanto nel 2009 con pochi partecipanti, ed è cresciuta costantemente fino a quando, nel febbraio 2011 un bancario si è lanciato con l’auto contro i 200 presenti alla Bicicletada, provocando decine di feriti ma non uccidendo, per miracolo, nessuno. Dopo questo fatto la partecipazione al movimento è esplosa e quando sono andato nel febbraio del 2012 per il loro Raduno Ciclistico Mondiale, ho pedalato con almeno 2.000 ciclisti in quella che è stata la loro più grande Bicicletada. […] Anche a San Francisco c’è stata una notevole crescita tra il 1992 e il 1997. […] Possiamo far risalire il cambiamento nell’organizzazione di Critical Mass a quel periodo, dopo i primi articoli passati tramite fotocopie, nessun soggetto o gruppo si è preso la responsabilità di far crescere il pensiero di Critical Mass, e si è andati avanti così per dodici anni ancora come se fosse un “giardino abbandonato”, come lo definisce Hugh D’Andrade nel suo saggio all’interno del libro.

Forse esiste un ciclo vitale di una Critical Mass, che varia nella durata, ma segue un percorso sempre uguale. In definitiva, sembra esserci una traiettoria comune per cui un gruppo parte con pochi partecipanti e lentamente guadagna adepti, mese dopo mese per anni, e finalmente esplode in una data città con migliaia di partecipanti, per la maggior parte dei casi avversato da stampa e autorità. L’euforia di un recupero collettivo e sereno dello spazio urbano è difficile da sostenere dopo un po’. L’eccitazione per la novità si logora in fretta e i primi seguaci che avevano abbracciato la nuova prospettiva e i cambiamenti che ne derivano, si annoiano e passano oltre; in questo modo l’esperienza si snatura. Certo si va avanti, come a San Francisco, anche per vent’anni ma non è più come è stato nei primi, notevoli anni. […] Non per questo Critical Mass si è trasformata in un fenomeno negativo, o in qualcosa di meno potente e importante nell’interazione con la vita della città. […]

Cambiare scelte, cambiare abitudini di vita, cambiare strategie politiche
34441_1497427396987_8192347_nCritical Mass confonde le persone perché non è un’organizzazione e non ha obiettivi politici nel senso comune del termine. Sì, andiamo in bicicletta. E la prima motivazione tuttora valida di ogni ciclista è avere visibilità e sentirsi un fruitore delle strade cittadine come tutti gli altri. […] Quando uno di noi occasionalmente suggerisce una strada più veloce viene irriso da molti presenti in piazza, con l’accusa di non aver capito che Critical Mass non ha mai seguito strade prestabilite, punti di arrivo né tantomeno leader. Il tipo di pensiero cooperativo, creativo, che ha guidato le esperienze nei primi anni di vita del movimento e che lo ha diffuso in varie forme in tutto il mondo, ha avuto successo tra i ciclisti di San Francisco solo in parte. A volte sembra che San Francisco sia il buco al centro della ciambella di un fenomeno in continuo sviluppo, molto più creativo e avventuroso ovunque, a parte nella sua patria d’origine. […] Se non ci fosse stato il sequestro delle strade e il blocco delle auto qualche ora ogni mese, in modo regolare, da parte di Critical Mass, diciamoci la verità, la cultura della bicicletta qui non sarebbe diventata quella che è. […] E tutto ciò che ruota intorno al fenomeno “bici” – negozi autogestiti, gite turistiche, percorsi storici e culturali in bici, rodeo su due ruote, choppers, velocipedi, velodromi, passeggiate al chiaro di luna, il recente Bike Party e via dicendo – è la vera base del mutamento delle nostre città che è appena cominciato. In definitiva, Critical Mass è il recupero di uno spazio pubblico da una cultura tesa a privatizzare ogni cosa e a ridurre la vita umana a un insieme di transazioni commerciali. Critical Mass si è sempre posta al di fuori di questa logica commerciale, proponendosi come zona di libera associazione assolutamente avulsa da meccanismi di compravendita. Stiamo ripianificando le strade cittadine su nuove basi, reinventandole, almeno temporaneamente. Rotoliamo ovunque, non ci fermiamo mai, siamo uno spazio pubblico in movimento, in definitiva, che cambia in relazione alla geografia, al flusso e al deflusso dei partecipanti. Non inoltriamo petizioni al Governo, non chiediamo riforme, non facciamo domande, vogliamo solo poter realizzare un mondo che per il resto del mese ci limitiamo a sognare. In altri Paesi, soprattutto in Italia, Ungheria, Brasile, Messico e Spagna – come ben documentato in questo libro – Critical Mass è stata un’importante incubatrice per la fusione di nuove forze politiche, e ha messo in luce nuove e più ampie strategie di approccio a questioni relative alla sostenibilità della vita cittadina, in particolar modo riguardo la tutela ecologica delle città, l’uso dell’acqua, i cambiamenti climatici, l’agricoltura urbana e molto altro. Massa Critica è un fenomeno che va ben oltre il semplice “andare in bicicletta”. I nostri collaboratori Reboredo e Vazquez di A Coruna (Spagna) lo definiscono un “prototipo globale” e collegano l’uso della bici al venire alla luce di forme di organizzazione similari che si stanno diffondendo nel pianeta. Un insieme di autori provenienti da Budapest e Roma spiegano come il trasporto urbano, la pianificazione stradale, le scelte politiche siano state trasformate in modo sensibile dalle tattiche creative dei ciclisti che hanno sfruttato le pedalate di massa per rendere più profondi i cambiamenti. […] Il pensiero di Critical Mass è ora in profondo collegamento con le politiche e l’attivismo dell’area della Baia di San Francisco, così come in molte altre parti del mondo. Come ci mostra l’articolo di Ellie Blue nel presente volume, i recenti movimenti Occupynegli Stati Uniti annoverano al loro interno diversi veterani di Critical Mass. Il suo articolo mostra anche come “l’assembramento di biciclette” sia stata una delle tattiche usate nelle azioni dell’autunno 2011 a supporto dei movimenti Occupy. Guardando all’estero, gli indignados in Spagna e i centri sociali occupati in Italia spesso si mescolavano con i ciclisti di Critical Mass trasmettendosi reciprocamente idee e pensieri che si sviluppavano in nuove, affascinanti teorie. Resoconti da Pedal, biciclettata in Palestina e da Ecotopia ancora in corso in tutta Europa, mostrano come, nonostante le grandi distanze, le diverse comunità di Critical Mass siano connesse tra loro e sfruttino lo stile della “pedalata collettiva” per attirare nuovi simpatizzanti. Lo stesso tradizionale week end in bicicletta di Roma si è trasformato quando ha adottato la schema di auto organizzazione di Massa Critica come è esposto nell’articolo di Marco Pierfranceschi.

Inserire il divertimento nella politica
Quando Critical Mass partì nel 1992, circa un anno e mezzo dopo la dichiarazione di George Bush di un “nuovo ordine mondiale” (e il coinvolgimento del suo amico Saddam Hussein nell’invasione del Kuwait così da giustificare un intervento militare) erano passati solo pochi anni dalla caduta della Cortina di Ferro e solo un anno e mezzo dal crollo dell’Unione Sovietica. […] La Sinistra era già nei guai ben prima la caduta dell’Unione sovietica, e con il suo collasso si trovò spiazzata […] Critical Mass fu uno dei soggetti implicati nell’individuare strategie alternative di politica in quel periodo. Si opposero all’idea di una Sinistra severa e votata al sacrificio, ideali che avevano dominato il Novecento, ponendo l’accento sulla possibilità di godersi il piacere di andare in bicicletta tutti assieme. Si distaccarono anche da una scuola di pensiero che poneva l’accento sui problemi degli “altri” per rivalutare la necessità di una politica che fosse attenta alla vita quotidiana, basata sulle proprie esigenze. […] Strade e autostrade rappresentano anche arterie vitali di un’economia capitalistica globalizzata e l’obiettivo è tenerle aperte e che ci si possa muovere a maggior velocità possibile. Spesso sottovalutata, la conquista delle strade principali da parte di una massa di ciclisti con cadenza mensile regolare, si collega a tattiche attuate dalle popolazioni più distanti tra loro, gli indigeni di El Alto in Bolivia e i poveri dell’Argentina che attraverso il blocco delle strade hanno conquistato un mezzo di potere politico nel perseguire i propri obiettivi il decennio scorso. Quando i lavoratori precari, i tecnici professionisti, le cameriere, i pony express, i tirocinanti, ecc pedalano insieme sono in realtà uniti in modo molto più ampio e profondo in una rivolta politica di questo inizio del XXI secolo che vede nel capitalismo sfrenato la leva che scatena la rabbia. […] I ciclisti di Critical Mass, anche quelli che hanno partecipato una volta o due, devono avere questa consapevolezza infilata nel loro kit degli attrezzi. Il loro immaginario politico e sociale sarà mutato per sempre dopo aver partecipato a una Massa Critica, così come il loro senso della loro capacità di intervento storico e politico. Il dinamismo e le iniziative politiche innovative documentate dettagliatamente in questo libro, mostrano come lo spirito di Critical Mass sia in gran forma. Stimola le persone di città e nazioni diverse a salire insieme sulle biciclette per ostacolare la Marcia del (Stupido) Progresso. […] In un pianeta minacciato da una crisi senza precedenti – economica, ecologica, sociale e tecnologica – le strategie avviate da Critical Mass sono un laboratorio importante per ridefinire il nostro stile di vita.

 

critical mass*Chris Carlsson, scrittore da sempre impegnato con i movimenti sociali statunitensi, è stato tra i promotori della prima storica Critical mass a San Francisco e autore, tra le altre cose, dell’ottimo «Nowutopia», Shake edizioni. Questo articolo fa parte di «Critical mass. Noi siamo il traffico» (la versione completa è nel libro, con il titolo originario “Riflessioni di un ambasciatore per caso”) della casa editrice Memori (che ringraziamo). Il libro, curato da Chris Carlsson, Lisaruth Elliott e Adriana Camarena, con l’introduzione di Paolo Bellino e Beppe Piras, raccoglie una ventina di articoli sulla diffusione della Critical mass in diverse città di tutto il mondo.

da comune.info