Abitare-Comunità,Scritti da noi
Questo articolo nasce da una riflessione che il percorso politico del nostro collettivo TerraRivolta sta facendo: tessere reti fra chi nel territorio del lazio e non solo, difende i territori, pratica l’autorganizzazione e costruisce pratiche di resistenza alla razzia selvaggia che l’economia sta facendo delle nostre terre e quindi delle nostre vite.
Chiaccherate, interviste, co-spirazioni…tessendo prospettive di lotte che uniscano per la riappropiazione delle “terre” in cui vivere… urbane o di campagna, nei barrios e nei piccoli comuni. Per riprendersi gli spazi di vita, dell’abitare, del lavorare e sopratutto del desiderare, è necessario che l’intera terra sia in rivolta … quindi in nostro agire spinge verso e con chi tesse reti di autonomie e indipendenza.
Questa breve intervista è un ri-scoperta e ri-incontro con una delle realtà che sul territorio laziale è stata in grado di proporre politicamente e praticare nel concreto, sistemi alternativi e indipendenti di produzione di prodotti della terra e distribuzione nel contesto urbano. Dal loro sito si legge: “terraTERRA è la sperimentazione di un modello di economia che impegna reciprocamente produttori e consumatori per sovvertire le catene di distribuzione, ridurre la distanza alimentare, valorizzare le relazioni sociali, sensoriali e gustative”.
-Perché è nato il vostro progetto? Attorno all’esperienza romana di Terra e Libertà/Critical Wine, svoltasi all’interno del C.S.O.A. Forte Prenestino ad ottobre 2004, e dai dibattiti scaturiti in quei giorni, è nata l’esigenza di avere un luogo dove lo scambio d’informazioni, idee, esperienze tra piccoli produttori agricoli, artigiani e consumatori critici dell’area urbana potesse strutturarsi e sviluppare modelli alternativi di mercato e di economia (equonomi).
Dalla sensibilità di queste persone e dal loro impegno nascono i mercatini terra/Terra al Forte Prenestino (Mercato senza mercanti): chi lavora la terra e produce cibo deve poter essere protagonista della filiera, in accordo con i consumatori. Scendere in piazza con i propri prodotti è quindi il modo più semplice, che i contadini hanno, per incontrare i consumatori in modo diretto, aggirando le maglie della distribuzione e costruendo una rete di scambio alternativa.
-Quale è la situazione economico-lavorativa in cui versa il piccolo contadino in italia e non solo? Il piccolo contadino non è previsto dai programmi agricoli mondiali, è una figura accantonata perché giudicata incongrua con l’obiettivo di sfamare il pianeta. La storia dell’uomo e gli studi sull’impoverimento dei terreni (a seguito di programmi agricoli intensivi) dimostra invece che l’agricoltura contadina/familiare è l’unico sistema di produzione eco-sostenibile.
Le PAC (Piani Agricoli Comunitari) basati sulle teorie “sistemiche” finanziano solo chi ha grandi estensioni di terreno, chi si rifornisce di sementi standard (prodotte e commercializzate da multinazionali) che omologano i prodotti, perdendo le varietà tradizioni/regionali.
Il piccolo contadino oggi non può:
- Vendere i propri prodotti fuori dal terreno che lavora
- Scambiare i semi (che riproduce) fuori dal terreno che lavora
- Non può trasformare i suoi prodotti (torte, torte rustiche, marmellate) senza un laboratorio a norma (costo di circa 30.000-80.000 euro)
L’accesso al mercato è previsto solo attraverso intermediari (con compensi ridottissimi), gruppi di acquisto informali (cerchie di amici, GAS, spacci informali), mercatini illegali (rischio di multe tra i 1.000 ed 20.000 euro).
Secondo terraTERRA quello dell’agricoltura contadina/familiare è un percorso di resistenza quotidiana, di salvaguardia diretta della terra, è un percorso che potrebbe dare economie di sussistenza se si riesce a creare una sana sinergia tra campagna e città.
-Quali prospettive stanno scavando all’agricoltura? L’agricolutra mondiale va’ nelle seguenti direzioni:
– OGM per tutti (per sfamare il mondo dicono…)
– Omologazione dell’immagine del prodotto agricolo
– Omologazione dei “non-sapori” (difficile che un prodotto fuori stagione e da agricoltura intensiva abbia un sapore degno di un prodotto naturale)
– Rinforzamento del latifondo e della concentrazione delle aziende già in italia Le aziende agricole diminuiscono del 32,2% cresce del 44,4% la loro dimensione media.
– Il cibo deve essere una merce che soddisfa un bisogno aumentando i fattori di rischio per la salute (come tutti i prodotti commerciali)
– Il piccolo contadino non fa’ parte del piano agricolo mondiale
-Cosa pensate della difesa del territorio e delle pratiche di riappropriazioni? La terra è sotto attacco da vari fronti. Le ragioni per cui viene presa sono le più svariate: per coltivare cibo o agrocombustibili su scala industriale, per installarvi impianti estrattivi, produttivi o di smaltimento, per costruire dighe o altre infrastrutture, per sviluppare turisticamente una zona, per espandere città, per occuparla militarmente con scopi geopolitici o semplicemente per possederla a garanzia di altri rischi.
Indipendentemente dagli obiettivi, le comunità a cui è impedito l’accesso alla terra vengono private dei loro mezzi di sostentamento, oltre che della sovranità sui propri territori e quindi del diritto di gestire autonomamente le risorse da cui dipendono. Di conseguenza, le economie locali vengono compromesse, il tessuto socio-culturale e la stessa identità di un territorio sono messe a repentaglio: attraverso la cessione di una risorsa vitale alla speculazione l’interesse privato finisce con l’essere messo al di sopra del bene comune.
Il nostro obiettivo è contribuire alla nascita/crescita di comunità che creino autosufficenza alimentare, sostenibilità delle colture, rideterminazione dei territori e salvaguardia degli stessi da speculazioni e minacce.
Le pratiche di riappropriazione fanno parte degli strumenti di cui una comunità in costruzione può fare uso, per una rideterminazione sostenibile dei territori
-Quale prospettive state portando avanti? La volontà è di creare una rete di mutuo appoggio tra le realtà contadine, soprattutto per quelle realtà che riescono a portare avanti progettualità di creazione di comunità/comunità contadine (vedi le esperienze di Mondeggi, Firenze e di Caicocci, Umbertide, http://terrabenecomune.noblogs.org/post/category/campagna-terra-bene-comune/).
Siamo pronti ad ascoltare, scambiare pratiche, raccontare la nostra esperienza a chiunque voglia partecipare a percorsi di salvaguardia dei territori attraverso progettualità di agricoltura di contadina.
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