#19A Roma Mobilitazione nazionale per il reddito

Dall’ingovernabilità al Reddito di garantito

Lo aveva detto chiaramente il risultato elettorale ma oggi quel messaggio si è perso nel vento. Ingovernabilità. Perché troppi sono i conflitti aperti o latenti nel nostro paese come negli altri a capitalismo avanzato. Non c’è più mediazione o riformismi possibili di fronte all’accaparramento progressivo dei beni comuni e del patrimonio pubblico, di fronte ai licenziamenti di massa con o senza articolo 18, di fronte ai miliardi che spariscono nella finanza globale attraverso gli interessi sul debito pubblico e i tagli al welfare con cui si pretende di appianare il deficit. Gli alfieri del buon governo si sbizzarriscono nel proporre nomi e personalità di rilievo con le quali lavare l’onta del malaffare diffuso e restituire un briciolo di credibilità alla politica. Ma la politica è l’arte della mediazione e qui non c’è più mediazione possibile tra chi paga tasse e contributi altissimi a fondo perduto: i nostri figli non trovano posto negli asili comunali, i nostri fratelli e sorelle non arrivano a pagare l’affitto tutti i mesi, i nostri genitori non trovano posto negli ospedali pubblici e a stento riescono a prendere una pensione da fame. Noi alla pensione non abbiamo neanche l’ardire di pensare. Nel giro di pochi anni si è portata avanti una massiccia opera di precarizzazione ed indebitamento delle nostre vite in un processo che, abbiamo visto bene in giro per il mondo, non ha certo il buon senso di fermarsi appena un metro prima del baratro, cliff. In altri paesi non molto lontano da noi i drammatici suicidi di chi si è trovato solo e disperato di fronte ad un potere sordo hanno innescato la miccia di rivolte dalle istanze profonde e radicali. Hanno innescato la liberazione dal senso di colpa su cui si fonda la società del debito. In colpa perché precario, perché studente fuori corso, povera o straniera, anziano o disoccupata. In colpa perché schizzinoso di fronte ai lavoretti che si trovano in giro, perché bisognoso di assistenza, aiuto e solidarietà, in colpa persino perché non voti e così facendo non ti schieri a favore del grande cambiamento. Non siamo in debito e tantomeno ci sentiamo in colpa. Abbiamo scelto di non suicidarci per l’ansia e lo stress che la crisi permanente produce sulle vite. Al contrario vogliamo avanzare nella consapevolezza dei nostri bisogni e dei nostri desideri, nella necessità di partire dal mettere in gioco le nostre vite dentro un processo di trasformazione che necessariamente deve porsi come indipendente e alternativo al modello capitalistico, né desiderabile né sostenibile. Con le occupazioni ci riprendiamo case, teatri, orti urbani, parchi e centri sportivi, sale musica, mense. Con le lotte vogliamo conquistare la dignità di ciò che ci spetta e la libertà di contro gli abusi di chi ci comanda. Per questo abbiamo deciso di partecipare e animare anche a Roma la giornata nazionale del 19 aprile che definisce il reddito esattamente come strumento di ricomposizione e conflitto. REDDITO-CASA-TRASPORTI-RIAPPROPRIAZIONE-DIGNITA’: non voto pretendo. #anzituttoredditopertutti #nondobbiamononpaghiamo

Volantino distribuito oggi presso Eataly #nondobbiamononpaghiamo

Questa crisi, più duratura persino di quella del ’29, la stiamo pagando tutti ogni giorno a caro prezzo. Capire di chi è la colpa non è semplice: probabilmente i primi responsabili sono i meccanismi del capitalismo finanziario globale che fanno il bello e il cattivo tempo con i tassi d’interesse sui debiti sovrani costringendoci attraverso le indiscutibili leggi della Troika a pesantissime misure di tagli ad un sistema di welfare già iniquo e martoriato e a nuove tasse in un paese come il nostro che contemporaneamente ha la più alta evasione e la più alta imposizione fiscale sui redditi da lavoro. Più facile, ma non scontato, è invece dire che noi non siamo in colpa né tantomeno in debito. Non vogliamo più sentirci in colpa per una crisi che non abbiamo creato, in colpa perché “choosy”, schizzinosi, se rifiutiamo un lavoro o un lavoretto di merda, magari al nero, in colpa perché “mammoni” che rimangono a casa di mamma e papà fino a 30 anni e oltre, in colpa perché figli di non italiani e quindi senza diritti, in colpa perché insolventi o protestati. L’unico welfare che abbiamo conosciuto è stato quello familiare ma ora i nostri genitori sono esodati, cassaintegrati, pensionati al minimo, inquilini morosi sotto sfratto, migranti che perdono il lavoro e con esso il permesso di soggiorno. E’ il momento per imporre la necessità di un reddito garantito per tutti e tutte: perché dobbiamo arrivare alla fine del mese, perché dobbiamo poter rifiutare i ricatti economici sul lavoro e nella vita, perché lavoriamo anche solo quando cerchiamo lavoro, quando studiamo, quando navighiamo su internet divenendo utenti da profilare, quando ci muoviamo per ore nel traffico di una città impazzita… persino quando facciamo la spesa! Noi precari, ultima ruota del perverso ingranaggio non siamo più disposti ad ingoiare menzogne e frustrazione: i soldi ci stanno ma non ce li danno. Siamo nati precari e precarie ma non ci vogliamo morire… Non pagare, lotta per rivendicare ciò che ti spetta! #nondobbiamonopaghiamo… istruzioni per l’uso: 1) Fai la tua spesa 2) Mettiti in fila alle casse 3) Mostra il volantino e chiedi lo sconto per te e per tutt@ Per oggi il 50% può bastare!

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