Appello Volturno

DIFENDIAMO VOLTURNO:OCCUPATO

Sull’onda delle occupazioni di casa, dei movimenti studenteschi e degli scioperi precari dello scorso autunno la città si riappropria e recupera l’ex cinema Volturno dallo stato di abbandono e di degrado in cui si trovava da 15 anni.

Il 16 ottobre 2008 Volturno diventa un luogo liberato, spazio di movimento e reti cittadine.

In una città come Roma dove, negli ultimi mesi in particolare, è stato negato alla cittadinanza il diritto di vivere liberamente le strade e gli spazi della socialità, dove le piazze sono militarizzate e video-sorvegliate, si cominciano ad intravedere i primi risultati nefasti della nuova deriva securitaria di questo governo autoritario e razzista. Si vietano cortei di protesta, si rastrellano le persone in stato di clandestinità e si riempiono le galere e i C.I.E. (centri di identificazione ed espulsione).

Un attacco continuo al mondo dell’autogestione non è più sopportabile!

Mentre la città si accinge ad accogliere il summit del g8 sulla sicurezza e l’immigrazione e si prepara la contestazione del 30 maggio, è doverosa una riflessione sul ruolo di centralità di questo spazio nella città.

Volturno è attraversato da moltitudinarie forme di vita.

Studenti, precari, migranti, occupanti di casa, operatori tecnici, artigiani e lavoratori della conoscenza, tutti impiegati in una produzione immateriale fatta di servizi, assistenze, collaborazioni e consulenze. Questi soggetti hanno trovato un luogo fisico ed uno spazio di dibattito in cui raccontarsi e conoscersi creando reti, relazioni e percorsi di lotta che partono dal basso. Dalla critica di quelle vite precarie di lavori intrisi di asettico tecnicismo in cui non è concesso esprimere giudizi, a quelle forzatamente anonime che rinchiudono nella solitudine e nell’alienazione, si è costruita l’idea di una vita altra, liberata dal lavoro e dal consumo, di una città sostenibile e solidale, di una cultura vera ed indipendente. Volturno è stato animato dalle progettualità creative ed espositive di una città che libera uno spazio e lo apre alla partecipazione di tutti quei soggetti che non trovano o non aspirano alla legittimità negli spazi ufficiali della formazione e dell’arte. Nel Volturno, ex teatro dove un tempo si esibivano i grandi nomi dell’avanspettacolo e che il recente passato voleva violentare trasformandolo in una sala bingo, è stato creato un processo continuo che trasforma la frenesia in lentezza, la selezione in partecipazione, la competizione in condivisione e cospirazione. L’arte, il teatro, il cinema e la fotografia trovano il modo di esistere fuori dalle logiche di controllo e di mercato, dimostrando che le idee hanno bisogno di un luogo per prodursi e riprodursi.

Il 28 Maggio, a due anni dal primo tentativo di vendita, ritroviamo l’ex cinema Volturno nell’asta fallimentare del gruppo Cecchi Gori.

Per impedire che si speculi su un bene di tutti, per difendere i luoghi dei movimenti, per tutelare gli spazi di libera espressione, per rilanciare la nostra resistenza alla repressione,

SOSTENIAMO LA PRATICA DELL’AUTOGESTIONE

DIFENDIAMO VOLTURNO OCCUPATO!

LIBERO SPAZIO LIBERE IDEE!

26 Maggio h.22.00 @ p.zza Trilussa – FlashMob / Proiezioni Garantite ” iLVOstroTURNO”
27 Maggio h.17.30
@ Assemblea Cittadina  “la Riqualificazione dell’ex cinema Volturno” (Carovana Città Bene Comune)
28 Maggio –
Volturno all’Asta: Salta chi Zompa

Dopo gli scontri: agenzie stampa

BLOCCO STUDENTESCO,ANTONINI(CPI):«SARÀ CORTEO PACIFICO E GIOIOSO»
OMR0000 4 CRO,POL TXT Omniroma-BLOCCO STUDENTESCO,ANTONINI(CPI):«SARÀ CORTEO PACIFICO E GIOIOSO» (OMNIROMA) Roma, 20 apr – «In questo particolare momento di tensione politica, della quale noi siamo vittime, occorre sottolineare ruoli e responsabilità». Così in una nota Andrea Antonini, consigliere del gruppo misto in XX Municipio e coordinatore regionale di Casapound Italia, commenta le dichiarazioni rilasciate dal consigliere del Comune di Roma del PD Paolo Masini, che ha definito il corteo del Blocco Studentesco in programma il 7 maggio «una pericolosa carnevalata». «Proprio nel momento politico più caldo e pericoloso, quello che precede le elezioni universitarie del 12 e 13 maggio – prosegue la nota – c’è chi getta benzina sul fuoco incitando una parte della città a mobilitarsi contro l’opposta fazione politica». «Poco conta che la manifestazione del 7 maggio sia stata autorizzata, poco importa se si tratterà di un corteo studentesco pacifico e gioioso – continua Antonini – i mandanti ideologici delle aggressioni da noi subite con mazze e accette a Tor Vergata, o in cento contro quindici e con analogo armamento a Roma Tre, non cessano l’opera di incitamento all’odio politico». «Verificheremo -continua il comunicato – se esistano gli estremi per querelare questi signori ai sensi della legge Mancino e nel contempo continuiamo a stigmatizzare che, in un momento di contrasto politico spesso trasceso, esponenti delle istituzioni istigano alla caccia all’uomo sulla base di contrapposte visioni politiche». «Se poi a qualcuno interessasse veramente l’attività di Casapound Italia – conclude Antonini – a questo illuminato faremmo presente che, da ultimo, la provincia di Massa Carrara ha approvato all’unanimità il progetto di legge, da noi ideato e redatto, Tempo di Essere Madri. Rispondano questi signori con idee alternative ammesso che non abbiano già svenduto tutte le proprie convinzioni a banchieri, speculatori e multinazionali». red 201923 apr 10

BLOCCO STUDENTESCO, COCHI: «MASINI STIGMATIZZI INCIDENTI ROMA TRE»
OMR0000 4 POL TXT Omniroma-BLOCCO STUDENTESCO, COCHI: «MASINI STIGMATIZZI INCIDENTI ROMA TRE» (OMNIROMA) Roma, 20 apr – «Avremmo registrato molto più volentieri da parte dell’onorevole Paolo Masini la stigmatizzazione degli incidenti occorsi recentemente all’Ateneo di Roma Tre, piuttosto che leggere di discutibili posizioni sulla prossima manifestazione dei ragazzi di una parte della destra romana. Ricordiamo, tra l’altro, che gli organi preposti valutano con attenzione e sono bene attenti nel rilascio delle autorizzazioni a manifestare, come avvenuto nel caso specifico per l’appuntamento del 7 maggio». Lo dichiara in una nota Alessandro Cochi, consigliere Pdl del Comune di Roma. «Se, poi, da una parte è vero che facciamo riferimento a una specifica parte politica come il Pdl – continua Cochi – dall’altra non troviamo oggettivamente nulla di male in quell’esercizio di libertà che è implicito nel manifestare le proprie idee secondo le regole e gli strumenti messi a disposizione dalle istituzioni. Riteniamo, quindi, che le solite sterili polemiche siano solo deleterie e carichino di ingiustificato campanilismo la vicenda». red 201637 apr 10

BLOCCO STUDENTESCO, PECIOLA (SEL): CONDANNARE INSULTI A RENDINA
OMR0000 4 POL,CRO TXT Omniroma-BLOCCO STUDENTESCO, PECIOLA (SEL): CONDANNARE INSULTI A RENDINA (OMNIROMA) Roma, 20 apr – «Apprezziamo le parole della Polverini che nella giornata di ieri ha sciolto le riserve riguardo alla sua partecipazione alla manifestazione per le celebrazioni del 25 aprile. Tuttavia, riteniamo che sarebbe stato opportuno che la presidente della Regione Lazio entrasse anche nel merito del corteo organizzato per il 7 maggio da formazioni che si richiamano al fascismo, come sollecitato nella lettera inviata dall’Anpi. Una manifestazione, che come ha sottolineato l’associazione partigiana, costituirebbe un oltraggio a una città medaglia d’oro per la Resistenza. Su questo punto quale posizione intende esprimere il sindaco di Roma?». A dichiararlo in una nota è Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra, Ecologia e Libertà e coordinatore del Gruppo Federato della Sinistra in Provincia. «Da Alemanno e Polverini, poi, ci auguriamo – continua Peciola – che arrivi anche una ferma condanna dei pesanti insulti lanciati nei confronti del presidente dell’Anpi di Roma e Lazio, Massimo Rendina, da parte di alcuni esponenti di queste formazioni di estrema destra. A Rendina, va tutta la nostra vicinanza personale e politica». «Domenica saremo a fianco dell’Anpi e delle altre associazioni promotrici delle celebrazioni per il 25 aprile – conclude – in difesa dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale e per ribadire il messaggio che la Resistenza ha voluto affermare, che rimane per noi un riferimento politico e valoriale irrinunciabile». red 201658 apr 10

BLOCCO STUDENTESCO, MASINI (PD): «NO A PERICOLOSA CARNEVALATA»
OMR0000 4 POL TXT Omniroma-BLOCCO STUDENTESCO, MASINI (PD): «NO A PERICOLOSA CARNEVALATA» (OMNIROMA) Roma, 20 apr – «Vedo con mio rammarico che alcuni miei colleghi del Pdl in Consiglio Comunale fanno sponda con Casa Pound e le deliranti e offensive dichiarazioni di Gianluca Iannone e Francesco Polacchi il loro comportamento vanifica il duro lavoro che ogni giorno viene fatto in questa città per isolare le frange violente ed antidemocratiche che tentano di minare la pacifica convivenza e i percorsi di integrazione a Roma. Il 7 maggio andrà in scena una carnevalata, una pericolosa carnevalata a cui la parte migliore di questa città dirà di no». Lo dichiara in una nota il consigliere comunale Pd Paolo Masini. red 201542 apr 10

Una follia tedescaA german madness

L’aeroporto di tempelhof, nel cuore di berlino, è stato chiudo a ottobre scorso. il progetto del land berlino prevede una cementificazione tendente alla gentrificazione dell’area, da destinare all’economia creativa e della conoscenza, i compagni stanno invece lanciando una giornata di riappropriazione dello spazio, gigantesco, per il 20 giugno. in allegato l’appello in inglese e il link al blog che organizza. per indipendenti.eu sarebbe un buon passaggio, con simona che sta vivendo là al momento. un abbraccio http://tempelhof.blogsport.de/

— * S q u a t T e m p e l h o f ! Public mass occupation of the former Tempelhof Airport on 20th June, 2009
On October 31, 2008, Tempelhof Airport in Berlin was closed, leaving an open space of around 400 hectares (525 football fields) in the middle of the city. Something that sounded good at first, could instead be catastrophic for residents of the surrounding area. The Berlin Senate plans to build luxury apartments and room for the so-called creative industries on the land. Until their plans are realized, the whole land will remain fenced in and be increasingly heavily guarded. We have experienced such measures before. The Senate planned the large-scale development of the banks of the river Spree, attempting to attract investment and cooperations with media partners, in so doing changing dramaticaly the structure of the city. A widespread movement managed to prevent some of the building projects and created a public debate about the ongoing neo-liberal restructuring of the city. Various initiatives and actions continue to fight against this form of redevelopment. The plans for Tempelhof Airport are an important part of the Senate’s redevelopment strategy. Investors are being wooed and invited to put forward their town planning and development proposals, through which accessible space in the city is being privatised and made more exclusive. This brings about more comfortable living and working conditions for those who can afford it. However, for everyone else it means only increased rent, requiring many to leave the environment in which they feel they belong. The division of the city is not a phenomenon particular only to Berlin; all over the world cities and regions battle against each other to show their most attractive face to potential international investors. This situation is no accident of fate, but rather is intricately bound up with the capitalist economic and social order. In the case of Tempelhof we are at the beginning of such a process. We want to intercede at this early stage and set an example, to show that we will not accept the neo-liberal transformation of our city. We have many ideas about how the land could be put to uncommercial uses that reflect the needs of the local community. We want to decide over the new usage of the land for ourselves! Therefore we would like to invite one and all to the Occupation of the Tempelhof open space on 20.06.2009 There will be many of us, united in anger that we have not been given the chance to influence what happens in our immediate surroundings. We demand that the Senate removes the fences! If they do not, we will resort to civil disobedience to take the land. Our methods are as multifaceted as the members of our movement. We are the family from next door, the Neukölln crew, the autonomous, the punk, the illegalised, the unemployed, people with dogs, international activists, the fun fanatics and so on… There are countless ideas for uncommercial usage of the land: cheap living places, trailer parks, theatres, intercultural gardens and parks, barbecue areas, cultural centres, skate parks, adventure parks, museums, agricultural use…
Be creative! Go wild! Take the free space!

— * S q u a t T e m p e l h o f ! Public mass occupation of the former Tempelhof Airport on 20th June, 2009
On October 31, 2008, Tempelhof Airport in Berlin was closed, leaving an open space of around 400 hectares (525 football fields) in the middle of the city. Something that sounded good at first, could instead be catastrophic for residents of the surrounding area. The Berlin Senate plans to build luxury apartments and room for the so-called creative industries on the land. Until their plans are realized, the whole land will remain fenced in and be increasingly heavily guarded. We have experienced such measures before. The Senate planned the large-scale development of the banks of the river Spree, attempting to attract investment and cooperations with media partners, in so doing changing dramaticaly the structure of the city. A widespread movement managed to prevent some of the building projects and created a public debate about the ongoing neo-liberal restructuring of the city. Various initiatives and actions continue to fight against this form of redevelopment. The plans for Tempelhof Airport are an important part of the Senate’s redevelopment strategy. Investors are being wooed and invited to put forward their town planning and development proposals, through which accessible space in the city is being privatised and made more exclusive. This brings about more comfortable living and working conditions for those who can afford it. However, for everyone else it means only increased rent, requiring many to leave the environment in which they feel they belong. The division of the city is not a phenomenon particular only to Berlin; all over the world cities and regions battle against each other to show their most attractive face to potential international investors. This situation is no accident of fate, but rather is intricately bound up with the capitalist economic and social order. In the case of Tempelhof we are at the beginning of such a process. We want to intercede at this early stage and set an example, to show that we will not accept the neo-liberal transformation of our city. We have many ideas about how the land could be put to uncommercial uses that reflect the needs of the local community. We want to decide over the new usage of the land for ourselves! Therefore we would like to invite one and all to the Occupation of the Tempelhof open space on 20.06.2009 There will be many of us, united in anger that we have not been given the chance to influence what happens in our immediate surroundings. We demand that the Senate removes the fences! If they do not, we will resort to civil disobedience to take the land. Our methods are as multifaceted as the members of our movement. We are the family from next door, the Neukölln crew, the autonomous, the punk, the illegalised, the unemployed, people with dogs, international activists, the fun fanatics and so on… There are countless ideas for uncommercial usage of the land: cheap living places, trailer parks, theatres, intercultural gardens and parks, barbecue areas, cultural centres, skate parks, adventure parks, museums, agricultural use…
Be creative! Go wild! Take the free space!

Intervista

«Il G8 alla Maddalena? Il conflitto vero in Italia si vedrà a ottobre»
Luca Casarini: «Da Londra e dalla Francia solo avvisaglie. In Italia
pensiamo a battaglie sociali contro una crisi epocale»
«La ribellione sociale si sta diffondendo. Londra e Strasburgo sono solo
le prime avvisaglie». Luca Casarini, volto noto del movimento no-global,
non ha dubbi. Vede nelle rivolte di questi giorni «l’inizio di un
percorso»: «C’è un sentimento diffuso di non rassegnazione e la volontà di farla pagare a chi ha generato questa crisi».
Anche in Italia arriverà questo vento?
In questo Paese le cose, storicamente, ci mettono di più a partire, ma
quando scoppiano hanno durata più lunga. In Francia, ad esempio, il ’68 è iniziato prima ma si è affievolito nell’arco di un mese; da noi, invece, è finito quasi dieci anni dopo. Inoltre il nodo è un altro. La crisi è epocale, non si può immaginare che questo sconvolgimento si giochi su tempi brevi. Parliamo di pezzi di storia dell’umanità, non di fasi.
Comunque sono convinto che assisteremo a un autunno caldo: a ottobre finiscono i soldi della cassa integrazione, molti lavoratori saranno disoccupati e poi si riproporrà il tema della scuola.
Prima ancora a luglio ci sarà il G8 alla Maddalena… Non è che
assisteremo a una riproposizione di Genova 2001?
A Genova abbiamo avuto l’intuizione di assediare i potenti, di rovinare lo spettacolo a quei criminali, seduti intorno allo stesso tavolo, che
proiettavano la potenza del capitalismo. Adesso è diverso: bisogna
trasformare le resistenze ai controvertici in battaglie sociali. I potenti
della Terra sono in difficoltà, non hanno le ricette necessarie per uscire
dalla crisi.
Quindi?
È anche giusto assediarli, ma dobbiamo esser consapevoli che le zone rosse da violare sono aumentate. Oggi sono rappresentate anche da una banca, un istituto finanziario o un territorio dove si lotta per i beni comuni. Con questo spirito potremmo guardare al G8 della Maddalena.
Il sanzionamento degli istituti finanziari con azioni dirette caratterizza
questo nuovo movimento.
Con un’ottica nuova però. Il punto non è più colpire i simboli del
capitalismo ma creare meccanismi di protesta contro i nodi della crisi.
Nell’azione diretta c’è un elemento concreto di lotta. Basta pensare ai
sequestri dei manager francesi. Nella stessa Londra – sorprendente per
l’eterogeneità dei soggetti che si sono riversati nella City – i 10mila
manifestanti sono riusciti a ottenere un incredibile consenso intorno alle loro pratiche.
Ma dietro alle barricate questo movimento nasconde una progettualità?
È sotto gli occhi di tutti. E non è il progetto politico della nuova
sinistra ma di un altro mondo, di una rivoluzione permanente che passa per la quotidiana costruzione di alterità sui territori. Di forme di vita indipendenti. L’obiettivo del movimento dev’essere stare dentro ad un conflitto che c’è e che ha una ragione per esistere e continuare.
Assumerà pratiche radicali simili a quelle viste in questi giorni o in
Grecia?
La radicalità non è esercizio estetico – e chi lo pensa sbaglia di grosso
– ma è un progetto politico. È andare alla radice della crisi perché in
questa fase non c’è riformismo possibile che può salvarci. Da
Franceschini a Tremonti vedono la crisi solo nella finanza cattiva ma
salvano il resto, senza capire che sistema finanziario e produzione vanno a braccetto. Il liberismo in toto sta collassando, non ci sono mediazioni possibili.

Aggiornamenti da Strasburgo

ieri sera abbiamo pubblicato sul sito della radio le corrispondenze di
apertura e chiusura della giornata di mobilitazione contro la nato a strabgurgo.
in queste ore hanno fermato più di 300 persone e convalidato 12 arresti. 9 processi domani per diretissima. il campeggio dove hanno dormito compagne e compagni la notte scorsa accerchiato dalla polizia; al legal team è impedito l'accesso. controlli personali e identificazioni di massa in tutta strasburgo  e alla frontiera con la germania.
notizie minuto per minuto su

http://linksunten.indymedia.org/en/ticker ( in tedesco ma traducibili in inglese su babel fish)

Approvata legge regionale per il reddito

Comunicato

NELLA REGIONE LAZIO IL REDDITO SOCIALE E’ LEGGE !

Nella tarda serata di ieri 4 aprile il Consiglio Regionale – tallonato dall’incalzare di un centinaio di attivisti in rappresentanza dei centri sociali e del Patto di Base –ha votato a maggioranza l’introduzione del “ reddito minimo garantito”.

Un evento importante e atteso , che a partire dal Lazio bisognerà estendere in tutte le regioni per farlo diventare legge nazionale, che dopo 50 anni sani la “ lacuna” dell’Italia maglia nera dell’Europa in campo sociale .

Un provvedimento che arriva con 2 anni di ritardo , dopo che il tavolo sollecitato dalla “rete per il reddito sociale e i diritti ” ed istituito presso la Regione Lazio aveva elaborato e approntato una bozza , che nonostante rimaggenamenti e cesure ha retto al voto.

Arriva dentro la crisi globale che falcidia milioni di posti lavoro e l’esistenza quotidiana , così che il centrosinistra regionale dopo reticenze e boicottaggi – dentro la sollecitazione del “ sussidio di disoccupazione” – ha rotto gli indugi , e dopo 2 mesi e 5 sedute in cui aveva attivato il giochino di “far mancare il numero legale “ , ha votato compatto la legge che istituisce il reddito sociale.

Ora tenterà di strombazzare ai quattro venti come suo il risultato, ma il successo è tutto del movimento contro la precarietà, che a partire dalla “ rete per il reddito sociale e i diritti” ha ostinatamente voluto un provvedimento di riferimento , aldilà di incomprensioni e ostilità con pazienza ricomposte, fino a far assumere questa e altre battaglie contro la precarietà a tutte le componenti sociali e al Patto di Base.

La dotazione economica di questa legge è oggi poca cosa,10 milioni di euro,ma in sede di assestamento di bilancio ( maggio 2009) il movimento pensa di poter conquistare almeno 100 milioni di euro per rendere il beneficio a 20.000 persone che ne hanno i requisiti.

Ovvero a “ disoccupati,inoccupati e precariamente occupati” , per l’importo diretto mensile di ca.580euro e altri contributi indiretti per l’affitto casa-bollette-trasporti-libri di testo, a coloro che : 1)hanno la residenza in Regione da almeno 2 anni ; 2)sono iscritti alle liste di collocamento ; 3)hanno un reddito inferiore a 7500 euro/anno.

Il provvedimento di legge è ha carattere universale, incondizionato , diretto alla persona.

Per renderlo efficace bisognerà fare in fretta – c’è un regolamento di attuazione e una graduatoria da compilare – per rompere pastoie burocratico-partitiche e voluti ritardi , attivando gli “ sportelli” presso le sedi dei centri sociali e del Patto di Base , per risolvere e accelerare la documentazione-certificazione , per incontrare la diffusa precarietà ed insieme attivare questa e altre politiche sociali.

AVANTI TUTTA ! Dopo questo brillante risultato, nel tempo della feroce crisi di sistema, vanno al più presto create le condizioni e il “ patto sociale”, per far si di non lasciare alcuno senza di che campare e di guadagnarsi un diverso futuro.

L’attivista italiano

«Siamo rinati nei territori E ora la rivolta»

«Alla crisi economica corrisponde un tracollo della politica e della sua rappresentanza formale. Così se il potere militarizza le strade e aumenta il controllo sociale, il movimento non può che radicalizzare la protesta. Qualsiasi mediazione è saltata». Rafael Di Maio, attivista della rete degli «indipendenti», è a Roma ma è in stretto contatto telefonico con alcuni manifestanti inglesi che in diretta gli stanno raccontando la giornata. «Il movimento è tornato ad assediare il tavolo dei grandi», dice soddisfatto.

Segnali di ripresa di un movimento semi- morto?
Senza alcun dubbio. Il popolo dei no-global, finita l’era dei controvertici, si è sedimentato sui territori portando avanti vertenze locali, come i beni comuni, e battaglie contro le grandi opere. Senza trascurare le tematiche sociali. Da questa declinazione è rinato l’attuale movimento che non si limita alla pura richiesta di voler un altro mondo possibile, come a Seattle, ma pratica l’alterità, l’autonomia e la cooperazione quotidianamente nei propri territori. Anche nelle pratiche ci sono differenze. Sono lontane le discussioni sulla non-violenza. Il popolo dei no-global era diventato politicista, ponendosi problemi relativi alla rappresentanza istituzionale più che al conflitto. Oggi, essendo crollati sindacati e partiti, non c’è nessuna mediazione nella rivolta: c’è solo un forte spontaneismo che punta sull’azione diretta. A
Londra c’erano quattro blocchi e ognuno ha espresso proprie forme: l’eterogeneità, la riproducibilità e la diffusione delle azioni sono il punto di forza di questo movimento.

E le banche gli obiettivi.
I banchieri hanno generato la crisi ed è giusto sanzionarli, come successe dieci anni fa in Argentina, dove la violenza diffusa era accompagnata dalla necessità di voler prendere in mano il proprio destino. Crollati i corpi intermedi, il movimento rappresenta l’unico elemento di partecipazione.

Non temi siano solo proteste sporadiche?
Le relazioni europee sono forti. Noi, come rete degli indipendenti, ad esempio, siamo in stretto contatto con attivisti greci, francesi, tedeschi, inglesi e spagnoli. L’obiettivo è allargare questo network per mettere in connessione le varie lotte sociali. Tra l’altro l’elemento drammatico della crisi deve ancora arrivare e la rivolta è solo all’inizio.
Una crisi economica che i no-global avevano previsto.
Questa crisi, che viene dagli anni ’70 ma è anche la prima nell’economia della conoscenza, è per noi una doppia occasione. Da un lato perché la verticale caduta del sistema ha messo in discussione il capitalismo mondiale e il principio del profitto. In pochi mesi persino governi nazionali e organismi internazionali, come il Fondo monetario, legittimano le critiche più radicali e l’insostenibilità del sistema con la crescita sostenibile delle economie locali. Dall’altra la profonda polarizzazione dei redditi dà spazio ad un nuovo processo costituente. Dove si ripensano la forma Stato e le politiche keynesiane a vantaggio di nuove pratiche come il decentramento, l’autogoverno e la decisionalità dal basso. Il movimento vuole mettere bocca sul destino delle risorse pubbliche e sulla loro redistribuzione.

Giacomo Russo Spena

Da Il Manifesto del 2 aprile 2009

Londra :: comunicato assemblea di SantsLondres :: Asamblea de Barrio de Sants

Giovedi 2 aprile,  alle ore 18, un altro assasinato di stato si aggiunge
alla lunga lista nera. In questo momento di rabbia vogliamo stare vicini ai
compagni di Ian morto nel corso di una corteo che denunciava l’attuale
sistema politico-economico capitalista e neoliberista, sostenuto da
sindacati, stato e banche, come la causa fondamentale della precarietà
delle nostre vite. Non vogliamo che questa morte sia decontestualizzada e
ri-iscritta di maniera che risulti compatibile e assumibile in un sistema
in cui l’abuso di potere è all’ordine del giorno.

In un contesto sociale, culturale e politico in cui é in vigore la legge
del più forte sotto la complicità culturale dei mezzi di comunicazione,
si rende necessario denunciare públicamente, diffondere e spiegare
públicamente la veritá e additare i veri colpevoli dei fatti. Ancor di
piú quando, giorno dopo giorno, constatiamo che la legge non è uguale per
tutti, quando vediamo che la giustizia è viziosa, vendicativa e che non
prevede nessun tipo di garanzia diviene fondamentale rompere il silenzio e
la impunità mediante la contro-informazione per ricordare alcune verità
molto scomode. Faremo responsabili tutti coloro che, praticando il silenzio
e / o diffamando non permetteranno far emergere il forte clima repressione
sociale che è stato imposto in questa società. La responsabilità di chi
è legittima e protegge l’abuso di potere da parte delle forze di polizia
con il solo scopo di controllo sociale.

Ci sono persone, che non dimenticano l’assassinio di Pedro Alvarez a
Hospitalet. Ci sono persone, che non dimenticano Bolan a Barcellona, o di
Carlo Giuliani, ucciso dalla polizia a Genova 2001. Ci sono persone, che
non dimenticano l’assassinio di Alexis in Athena. Ci sono persone che non
dimenticheranno Ian, una vittima in piú da aggiungere alla lunga lista
nera di assesinati eseguiti dalle forze armate dello Stato e della sua
presunta democrazia.

Assemblea de Barrio de Sants

El Jueves 2 de Abril, a las 18 horas, otro asesinado de estado se suma a la
larga lista negra. En este momento de rabia queremos estar juntos a los
compañeros de Ian muerto durante una mani que encausaba el vigente
sistema político-económico capitalista y neoliberal, sostenido por
sindicatos, estado, patronal y bancos, como el causante de la precariedad
de nuestras vidas. No queremos que esta muerte sea descontextualizada y
re-escrita de manera que resulte compatible y asumible en un sistema donde
el abuso de poder está a la orden del día.

En un contexto social, cultural y político en el que está en vigor la ley
del más fuerte y del odio bajo la complicidad cultural de los medios de
comunicación, se hace necesario denunciar, difundir y explicar
públicamente la realidad y apuntar a los culpables de los hechos. Más aun
cuando día a día constatamos que la ley no es igual para todos, que
están hechas por unos para protegerse de otros, cuando también
constatamos que la justicia es viciosa, vengativa y de la que no cabe
esperar garantía alguna, se hace indispensable romper la tenaza del
silencio y la impunidad ejerciendo la contra-información y recordando
algunas verdades incómodas. Haremos responsables a aquellos que,
practicando el silencio y/o peor la difamación, no permiten constatar el
fuerte clima de represión social que se ha impuesto en esta sociedad. La
responsabilidad es de quien legitima y protege el abuso de poder de las
fuerzas policiales con el único fin del control social.

Hay personas, pero, que no olvidan el asesinado de Pedro Alvarez en
Hospitalet. Hay personas, pero, que no olvidan ni a Bolan de Barcelona, ni
a Carlo Giuliani asesinado por un policia en Genova 2001. Hay personas,
pero, que no olvidan el asesinado de Alexis en Athena. Hay personas que no
olvidan Ian, una víctima más a sumar en la negra lista de las agresiones
y ejecuciones impunes perpetradas por las fuerzas armadas del estado y de
su supuesta democracia. 

Asamblea de Barrio de Sants

Ancora un G8 di morte

In queste ore in occasione del summit del G20 ed in seguito alle
manifestazioni ed iniziative, peraltro annuciate pubblicamente nel corso
degli ultimi mesi, si è scatenata con un crescendo progressivo la
repressione e le cariche della polizia che hanno causato la morte di una
persona che coinvolta ieri durante gli scontri davanti alla Royal Bank è
rimasta esanime al suolo, pare dalle prime informazioni, per arresto
cardiaco.
E si susseguono nelle ultime ore le notizie drammatiche delle sempre più
dure iniziative della polizia che nella mattina di oggi hanno determinato
lo sgombero manu militari del centro sociale RampARTs, con gli arresti
collettivi delle attiviste e degli attivisti, e il simultaneo raid della
polizia all’Earl St Convergence Centre, dove sono stati arrestati persino
gli osservatori legali, mentre il luogo del summit del G20 è stato
completamente blindato e davanti alla Bank of England è stata
violentemente impedita ogni iniziativa di denuncia della repressione di
ieri e di rivendicazione della verità sulla morte del compagno.
Intanto il presidente del consiglio dei ministri italiano, Silvio
Berlusconi, ha commentato: “Questo purtroppo è il lato negativo di questi vertici, che però sono indispensabili”… Come a dire che morire durante le contestazioni è realtà ordinaria, scritta dal destino e naturale.
Morire soffocati dalle cariche e dai gas, oppure anche colpiti in testa da una pallottola di Stato. La stessa ordinarietà del morire di lavoro e
sfruttamento, di carcere, di alienazione, di disperazione per la privazione di reddito e di futuro, di violenza maschile e patriarcale sulle donne. La stessa ordinarietà del morire, a migliaia, nelle acque del Mediterraneo, di frontiere armate e di Europa fortezza. O del morire dopo essere sopravvissuti a quelle acque, qui fra noi, di razzismo e di fascismo.
Eppure come su questo ordinario morire poggiano le basi della società del profitto e del controllo di Stato, così sull’ordinario morire nelle
contestazioni ai vertici dei Grandi deve poggiare l’autorità dei Grandi
medesimi. E infatti se di contestazione si muore, la speranza allora deve restare affidata solo al “capitolo sociale” che un Berlusconi magnanimo suggerisce di inserire nel documento del G20. E’ in questo modo che le cose debbono restare al loro posto.
Ogni cosa al suo posto? Questa vita, cioè questa morte, per noi? No. Noi non restiamo al posto assegnatoci. Come le compagne e i compagni, le nostre sorelle e i nostri fratelli di Londra, di Atene, delle banlieues francesi, dalla Germania alla Catalogna, noi non ci stiamo. Lo abbiamo già fatto sapere, riprendedoci le strade e la nostra indignazione contro i padroni della crisi, il 28 marzo. Non aspettiamo un secondo, adesso, a fare sentire la nostra solidarietà a chi si batte anche per noi in faccia ai 20 Grandi.
Non aspettiamo un secondo a dare il segnale che la nostra lotta cresce e continua.

London Calling!

APPUNTAMENTO X TUTTE E TUTTI ALLE H 18:30 PRESSO LA METRO CASTRO PRETORIO [FOTO (eidonpress)]

organizza la tua rabbia,
la libertà non cade dal cielo