Verso Cop-15

Giovedì 3 dicembre dalle ore 19 | L.o.a. Acrobax Project

Come tutti ormai sanno dal 7 al 18 dicembre i padroni del mondo si riuniranno ancora una volta per (non) decidere delle sorti del pianeta nella Conferenza Onu sul Cambio Climatico. Dieci anni dopo Seattle, ancora una volta gli attivisti e le attiviste di tutto il mondo si ritroveranno per contestare questo vertice e proporre le alternative al neoliberismo inquinante e affamatore che i movimenti dal basso stanno sperimentando in tutte le parti del pianeta. I movimenti e i network globali hanno organizzato numerose mobilitazioni nelle giornate che vanno dall’11 al 18 dicembre: ci sarà Via Campesina che chiamerà ad una grande manifestazione contro le fabbriche della industria alimentare, ci saranno i no-borders che contesteranno le politiche antimigratorie che vorrebbero impedire la fuga da fame e guerre, in generale ci saranno le tantissime espressioni di un movimento che riconosce come causa del cambiamento climatico e dello sfruttamento delle risorse naturali al sistema capitalistico imperante.

Invitiamo quindi tutt@ coloro che sono interessati a comprendere la realtà della contestazione al vertice Cop-15 e tutt@ coloro che hanno deciso di partire per Copenhagen all’incontro informativo cui parteciperà un’attivista danese impegnata nell’organizzazione delle giornate di contestazione.

Saranno messi a disposizione materiali sul forum e info su logistica, alloggi e mobilitazioni. Tutto quello che occorre sapere prima della partenza insomma…

A seguire Trattoria sociale e wine bar

L.o.a. Acrobax Project | Ex-Cinodromo della Capitale | Via della vasca navale, 6 Roma | www.acrobax.org

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Canile occupato: ma il lavoro continua

[singlepic id=1233 w=320 h=240 float=left] 5 notti di occupazione del canile. 5 giorni di autogestione della strutture e del lavoro, al contrario di quanto sostengono i denigratori. Non si sa come andrà a finire questa vertenza ma oggi lunedi 30 novembre si avrà un primo importante riscontro in un incontro con l’assessore De Lillo e Giuntarelli, direttore del dipartimento X. Naturalmente l’esito dell’incontro sarà decisivo sugli sviluppi della mobilitazione. Ora è il comune che deve dare forti segnali di chiarezza. Il morale e l’entusiasmo, comunque, sono ancora alti, c’è molta determinazione.

Per la cronistoria di quello che è successo postiamo tutti i link sui siti di informazione, visto l’enorme riscontro mediatico che la vicenda ha avuto.

Corriere.it | Corriere.it (2) | Repubblica.it | Roma Today | Corriere Romano | Romanotizie | MetroNews | Informazione.it

Valle Vegan | Amici Cani

Fabrizio Santori | Falsità PDL

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Canile Comunale Occupato Autogestito

Pubblichiamo un comunicato del ComitatoLavoratoriDeiCaniliComunali:

I lavoratori dei canili Municipali del Comune di Roma a seguito della grave situazione venutasi a creare a causa del mancato pagamento della retribuzione e delle gravissime difficoltà che ne conseguono, preoccupati che la situazione si possa prolungare a tempo indeterminato e ribadendo che il salario è un diritto inalienabile, riuniti in assemblea permanente hanno deciso di autogestire il servizio garantendo solamente le attività strettamente essenziali al benessere animale.
si chiede l`immediato pagamento delle retribuzioni mancanti, lo sblocco della situazione di stallo riguardante il futuro dei lavoratori e le garanzie degli attuali livelli occupazionle e della attuale qualità del servzio dei canili comunali.
Si invitano il sindaco e il consiglio comunale tutto, i cittadini e le cittadine a partecipare all’assemblea che si terrà al canile della muratella a partire dalle ore 16 il giorno 25 novembre 2009.
Comunichiamo inoltre che dalle 16 del 24 novembre 2009 è iniziata l’assemblea permanente dei lavoratori e delle lavoratrici che rimarranno riuniti, occupando lo stabile del canile, fino a quando non saranno risolte le seguenti questioni:

-Pagamento immediato degli stipendi e delle retribuzioni arretrati
-Garanzie e certezze sul futuro occupazionale
-Internalizzazione del servizio
-Certezza e qualità della cura degli animali

ComitatoDeiLavoratoriCaniliComunali

Approvato l’Art. 15: acqua privata per tutti!

Pubblichiamo un comunicato del forum per l’acqua dopo l’approvazione alla Camera del decreto governativo.

La battaglia non si ferma: andremo avanti nei territori e a livello nazionale

Oggi con il voto di fiducia alla Camera dei Deputati si è concluso l’esame del decreto 135/09 il cui Art. 15 sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia.
Il Governo impone per decreto che i cittadini e gli Enti Locali vengano espropriati di un diritto e di un bene comune com’è l’acqua per consegnarlo nelle mani dei privati e dei capitali finanziari. Ciò avviene sotto il falso pretesto di uniformare la gestione dei servizi pubblici locali alle richieste della Commissione Europa mentre non esiste nessun obbligo e le modifiche introdotte per sopprimere la gestione “in house” contrastano con i principi della giurisprudenza europea. Nonostante sia oramai sotto gli occhi di tutti che le gestioni del servizio idrico affidate in questi ultimi anni a soggetti privati, sperimentate in alcune Provincie Italiane o a livello europeo abbiano prodotto esclusivamente innalzamento delle tariffe, diminuzione degli investimenti e un aumento costante dei consumi, si continua a sostenere che mercato e privati siano sinonimi di efficienza e riduzioni dei costi.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è sceso da subito in campo per contrastare questo provvedimento con la campagna nazionale “Salva l’Acqua” verso la quale si è registrata un’elevatissima adesione.
Ad oggi abbiamo consegnato al Presidente della Camera 45.000 firme a sostegno dell’appello che chiedeva il ritiro delle norme che privatizzano l’acqua.
Inoltre, migliaia di persone hanno manifestato il proprio dissenso e contrarietà all’Art.15 in un presidio svoltosi lo scorso 12 Novembre a Piazza Montecitorio e in varie mobilitazioni territoriali, migliaia di persone hanno inviato mail ai parlamentari per chiedere di non convertire in legge il decreto 135/09, molte personalità hanno espresso da una parte la loro indignazione e dall’altra il loro sostegno alla campagna.
In questi giorni è cresciuta nella società la consapevolezza che consegnare l’acqua al mercato significa mettere a rischio la democrazia. Nonostante questa mobilitazione della società civile e degli stessi Enti locali, il Governo ha imposto il voto di fiducia e non accoglie le richieste e le preoccupazioni espresse anche molti Sindaci di amministrazioni governate da maggioranze di differenti colori politici.
Come Forum dei Movimenti per l’Acqua siamo indignati per la superficialità con cui il Governo, senza che esistessero i presupposti di urgenza, ha voluto accelerare la privatizzazione dell’acqua.
A questo punto siamo convinti che la contestazione dovrà essere ricondotta nei territori, per chiedere agli Enti Locali che si riapproprino della podestà sulla gestione dell’acqua tramite il riconoscimento dell’acqua come diritto umano e il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e nel contempo di sollecitare le Regioni ad attivare ricorsi di legittimità nei confronti del provvedimento.
Queste percorsi di mobilitazione sono percorribile così come dimostrano le delibere approvate dalla Giunta regionale pugliese, dalle tante delibere approvate dai consigli comunali siciliani e nel resto d’Italia, da ultimo quello di Venezia.
Il popolo dell’acqua continuerà la battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico assumendo iniziative territoriali e nazionali volte a superare l’Art. 15 del decreto legge.
Come Forum dei Movimenti, chiediamo a tutta la società civile di continuare la mobilitazione e far sentire il proprio dissenso anche dopo l’approvazione dell’art. 15 attraverso mobilitazioni sui territori ed invio di messaggi a tutti i partiti, ai consiglieri comunali provinciali e regionali, ai parlamentari locali
A Sindaci ed agli eletti chiediamo di dar vita nelle rispettive istituzioni a prese di posizioni chiare che respingano la legge e di dar vita a iniziative di protesta nelle istituzioni stesse.

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Stefano Cucchi: la sicurezza è una vita spezzata

Stefano, ucciso dalla violenza della polizia in un giorno di ottobre

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ALTRI ARTICOLI: [14 nov] Loa Acrobax: Morire di stato [9 nov] Primi indagati [8 nov] Corteo per StefanoVideo del CorteoAgenzie stampa sul corteoLe foto di Stefano

Stefano aveva trent´ anni, lavorava in uno studio come geometra con il padre e la sorella, viveva con i suoi. La notte tra il 15 e il 16 ottobre viene fermato dagli uomini del commissariato di Torpignattara per detenzione di un piccolo quantitativo di droghe, perquisiscono la casa dei genitori ma non trovano niente. Stefano era solo un po´ spaventato, forse, ma stava bene.
La mattina dopo al processo per direttissima Stefano aveva il viso livido, gli occhi gonfi. Viene comunicato alla famiglia lo spostamento da Regina Caeli al settore carcerario dell´Ospedale Pertini. Stefano ha due vertebre rotte. I parenti non possono vederlo e le infermiere raccontano ai familiari che si rifiuta di mangiare, non si alza mai dal letto, resta sempre nascosto sotto al lenzuolo. Quando, finalmente, il Pm accorda alla famiglia il permesso di fargli visita è troppo tardi. Stefano è morto la notte tra il 21 e il 22 ottobre per insufficienza cardio-respiratoria, dicono. Ma dal vetro dell´obitorio la sorella può vedere il suo viso: sfigurato dalle botte, un occhio pesto, l´altro fuori dalle orbite, le ossa della mascella spostate. Non mangiava, dicevano le infermiere.

Questa la triste cronaca che si può ricostruire dai pochi articoli di giornale, dalle parole accorate dei suoi cari. Non è passata neanche una settimana da quando Stefano era libero di vivere la sua vita e ora quella vita gli è stata strappata via senza un perché, dalla violenza cieca delle forze dell´ordine. E la famiglia vuole verità e giustizia, come verità e giustizia hanno chiesto le famiglie, le madri di Aldo Bianzino, di Marcello Lonzi, di Federico Aldrovandi, e di molti altri, spesso invisibili come molti migranti, uccisi nelle strade, nelle carceri, nei CIE per mano della polizia.

Non si può fare finta di niente, girarsi dall´altra parte, continuare come se nulla fosse successo.
La storia delle forze dell´ordine in questo paese è macchiata di sangue e l´impunità di cui godono le guardie è confermata ogni giorno nei continui abusi di potere, nei rastrellamenti infami, negli sgomberi violenti, nelle perquisizioni, nelle cariche, nei fermi e nelle morti che continuiamo a contare. E la situazione può solo peggiorare, quando un governo decide di gestire la crisi economica e sociale in modo autoritario, quando un dispositivo come il Pacchetto Sicurezza limita ancora di più le libertà di tutt* noi, quando i decreti locali decidono se, come e quanto puoi vivere la tua città, quando la polizia e l´esercito pattugliano le nostre strade come se fosse guerra aperta…
Una guerra contro tutti noi, di cui continuiamo a contare i caduti.
Per questo noi siamo qui, per testimoniare la nostra solidarietà alla famiglia di Stefano, per raccontare la sua storia, per denunciare cosa succede in questa città vetrina.
E continueremo ad essere al loro fianco finchè non verranno rese pubbliche le responsabilità di chi ha strappato per sempre la vita di Stefano.
Busseremo alle porte di tutti i colpevoli. Ancora più forte.

Non un minuto di silenzio in più sulla storia di Stefano.

Roma in movimento

Link alle foto diffuse dalla famiglia di Stefano. Non ve le consigliamo

Dopo lo sgombero di Horus

Pubblichiamo un comunicato dell’Horus dopo lo sgombero subito.

La vertenza dell’Horus non si ferma, dopo lo sgombero di giovedì 19 novembre. L’occupazione del IV municipio, come reazione allo sgombero, ha ottenuto la convocazione di un tavolo interistituzionale. Venerdì pomeriggio c’è stato il primo incontro tra gli attivisti, il Municipio, la Regione e la Provincia per riconoscere il diritto all’Horus di proseguire le attività che svolgeva nello stabile di piazza sempione. Oggetto della trattativa, “la destinazione a uso sociale e culturale dell’ ex Gil di Montesacro”, un immobile abbandonato da dieci anni, da più di un mese presidiato da precari, migranti e senza casa.
E’ questo lo spazio che vogliamo riconsegnare alla città come esito della lunga lotta condotta contro la speculazione.
Un percorso per nulla scontato, visto che anche venerdì abbiamo dovuto occupare gli uffici
del presidente Bonelli per costringerlo a un ruolo più attivo nella trattativa. Questa l’ipotesi di lavoro, immaginata sulla base della Delibera 26: la Regione Lazio, proprietaria dell’immobile, darebbe in concessione gli spazi al Comune, vincolando questo passaggio all’assegnazione degli stessi alla rete che ha promosso l’esperienza dell’Horus. I lavori di ristrutturazione sono a carico del Campidoglio, mentre la Provincia concorre all’istallazione di una struttura temporanea per garantire le attività svolte precedentemente a piazza Sempione.
Premesse positive, che inchiodano il Comune alle proprie responsabilità e che aprono la strada a un percorso di riappropriazione dal basso di un altro spazio nel quadrante nord est di Roma. Ma questa trattativa, ovviamente, non può vivere in una dimensione tecnico-burocratica. I nodi politici – congruità del nuovo spazio, finanziamenti, tempistica dei lavori, natura giuridica dell’assegnazione – possono essere affrontati soltanto con una mobilitazione ampia
Crediamo sia giunta l’ora di fermare la stagione di guerra contro i diritti e le libertà, inaugurata da Alemanno il primo settembre scorso con lo sgombero del Regina Elena. Occorre ricostruire un punto di resistenza diffuso e radicale, rompere l’inerzia di una città governata con la paura, in cui la politica coincide con gli interessi economici, finanziari e immobiliari. Dobbiamo riconquistare uno spazio di agibilità dei movimenti, per il presente e per il futuro.

Per queste ragioni, martedì 24 novembre, alle 18, a Strike spazio pubblico autogestito (via Partini angolo via di Portonaccio) si terrà un’assemblea pubblica che discuterà le forme, i contenuti e gli obiettivi della manifestazione cittadina di venerdi 4 dicembre.

La proposta di data non è casuale perché coincide con la giornata di mobilitazione nazionale contro gli sfratti, che vedrà iniziative diffuse in tutto il paese. Una connessione simbolica e materiale per esprimere la ricchezza e la molteplicità delle lotte che vivono negli spazi occupati e autogestiti.
Invitiamo le realtà di movimento ad allargare la partecipazione all’assemblea a tutte le reti, i progetti, le associazioni, i comitati che attraversano gli spazi sociali e le occupazioni.

Horus ovunque

Links
articolo repubblicaonline
http://roma.repubblica.it/dettaglio/sgomberato-il-centro-sociale-horus-e-gli-attivisti-protestano-al-municipio-iv/1783118

video occupazione municipio ed agente di polizia con la pistola in mano
http://roma.indymedia.org/node/14444

Take back the night!

Ecco il comunicato stampa della street parade notturna di sabato sera 21 novembre, partenza ore 18:30 da piazza vittorio.

«Dopo anni di politiche sempre più restrittive per la libertà di tutti ma soprattutto di tutte, abbiamo pensato di dover ribadire cosa vuol dire sicurezza per noi. Nell´immaginario comune, la notte è sempre stata associata all’insicurezza, alla violenza, alla paura e col tempo noi stesse abbiamo imparato a introiettare l´idea del pericolo del mondo esterno». comincia cosi l

’appello lanciato da un percorso di donne di vari movimenti di lotta cittadini: femministi, per il diritto all’abitare, lgbtq e udenteschi,  che vuole porre l‘autodeterminazione come propria risposta politica e culturale al cosi detto “problema sicurezza”. Tali soggettività, collettivi e movimenti hanno convocato la manifestazione «Take back the night» per il 21 novembre a Roma. L’appuntamento è alle 18,30 a pizza Vittorio, lungo il corteo che si concluderà in piazzale del Verano ci saranno diverse piazze tematiche.

«Siamo pronte a uscire nelle strade a ridosso del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne – spiegano le promotrici – per ribadire che non sono telecamere ed emarginazione, detenzione ed espulsione degli immigrati e delle immigrate a darci sicurezza, ma la nostra libertà e autodeterminazione dentro e fuori casa». «Vogliamo vivere le nostre strade anche di notte e vogliamo che sia questo a farci sentire sicure. Vogliamo non sentirci mai da sole. Vogliamo dire questo da donne alle donne, alle lesbiche, alle trans, ai gay perché non è sicurezza una città militarizzata, non è sicurezza una città fatta di ronde e lame, perché la nostra arma è la solidarietà», affermano le firmatarie dell’appello.

«Nel paese in cui escort e prostitute sono messe alla berlina, umiliando e denigrando la donna attraverso comportamenti di certi personaggi politici che vengono imposti come modello vincente, tra l´affanno dei giornali e dei politici preoccupati, anche noi vogliamo dire la nostra» conclude l’appello che invita donne, puttane, comunità glbtq, migranti e rom, gruppi e collettivi femministi e tutti coloro che vogliono riprendersi la notte a partecipare alla manifestazione del 21 novembre.

Per informazione:
takebackthenight(at)grrlz.net
tel: 3392109598

Loa Acrobax: morire di stato

Morire di Stato

Loa Acrobax: Morire di Stato, 14 novembre 2009 ore 17:30

Salutare un figlio. Rivederlo morto.
E’ il dramma di Patrizia, madre di Federico Aldovrandi, ucciso da quattro poliziotti durante un fermo.
E’ il dramma di Ornella madre di Nike Aprile Gatti, morto nel carcere di Sollicciano (Firenze),
E’ il dramma di Maria, madre di Manuel Eliantonio,morto nel carcere di Marassi a 22 anni.
E’ il dramma della mamma di Stefano Cucchi, morto in carcere a Roma dopo un arresto per pochi grammi di droga.
Uno stato che sottrae un figlio e  lo restituisce morto, negando ogni possibilità di avvicinarlo, di esercitare il diritto di ogni madre di constatare la salute e le condizioni del proprio figlio, anche di chi  si trovi in carcere.

In ricordo di Renato, accoltellato per odio e intolleranza nel 2006,  le Madri per Roma Città Aperta vogliono interrogarsi su questi eventi, su queste maternità negate che calpestano i  diritti dell’individuo e rappresentano un gravissimo segnale di  deriva della nostra democrazia.
Anche queste morti appartengono al tema della sicurezza.
Sicurezza anche dei cittadini quando hanno a che fare con le istituzioni  repressive e carcerarie. Per questo come madri non vogliamo dimenticare Nabruka Mimuni, la donna che si è tolta la vita nella notte tra il 6 e il 7 maggio di quest’anno nel lager di Ponte Galeria, alle porte di Roma.carcere
Abbiamo contestato ai vari sindaci  la risposta xenofoba e repressiva delle istituzioni a fenomeni di grave disagio e precarietà, che ha alimentato episodi di razzismo e violenza, opponendo, praticando  e sostenendo la cultura della diversità e del rispetto.
Vogliamo  affrontare  il tema della sicurezza portandolo anche dietro le mura di un carcere o  di un CIE. Vogliamo riproporre il tema dei diritti dentro la città  e soprattutto nei luoghi dove sembra che rappresentanti dello Stato possano esercitare un diritto di vita e di morte su cittadini italiani e stranieri.

Come le madri argentine di Plaza de Majo, le madri cinesi di Piazza Tien-a-men e le madri iraniane hanno chiesto giustizia e verità per i loro figli, le Madri per Roma Città Aperta vogliono sostenere e dar voce ad ogni madre che voglia rivendicare la dignità e i diritti dei suoi figli strappati alla vita.

Comitato Madri per Roma Città Aperta
madrixromacittaperta@libero.it

A seguire dalle ore 22:
Factory e LOA Acrobax presentano:

DE ROMA LI MEJO FIORI- Festival del rock indipendente

MIA WALLACE
ROCK MC’s
TRINITY
HOT DRUGS
SADE SIDE PROJECT
VONDELPARK

Primi indagati per l’omicidio di Stefano

Cucchi, primi indagati per omicidio

Primi nomi nei registri. Il sottosegretario Giovanardi: “Morto perché anoressico e drogato”. Sul web le sue cartelle cliniche

Omicidio preterintezionale. Questa l’accusa per la quale si indaga nel caso di Stefano Cucchi, il 31enne arrestato a Roma e morto il 22 ottobre, una settimana dopo l’arresto, in stato di detenzione, con spaventose ferite ed ecchimosi visibili sul corpo. I magistrati hanno iscritto i primi sospetti nel registro degli indagati. Il numero degli indagati – fra coloro che hanno arrestato, avuto in custodia e che sono stati a contatto in carcere con Cucchi, dunque carabinieri, polizia penitenziaria e detenuti – non è stato precisato. Si attendono invece le iscrizioni nell’ambito del secondo filone di indagine, che riguarda medici e infermieri che hanno avuto in cura il giovane e per cui i magistrati ipotizzano l’omicidio colposo.

“Morto perché drogato”.
Intanto monta la polemica, dopo che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi ha commentato che Cucchi è morto perché “drogato”. “Era in carcere perché era uno spacciatore abituale. La verità verrà fuori, e si capirà che è morto soprattutto perché era di 42 chili”, ha detto stamattina a Radio24 Giovanardi. Per il sottosegretario, a uccidere il giovane è stata la droga, “che ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi c’è il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l’hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così”. Per il sottosegretario non ci sarebbero dubbi, non si può parlare di giallo. Non dice nulla dei lividi e della fratture trovate sul suo corpo, neppure dell’ipotesi che le sue cartelle cliniche siano state manomesse.

La risposta della sorella. Parole molto pesanti alle quali segue la risposta della sorella del 31enne: “Queste parole si commentano da sole”. E aggiunge: “A Giovanardi che fa queste dichiarazioni a titolo gratuito, rispondo semplicemente che il fatto che Stefano avesse problemi di droga, noi non l’abbiamo mai negato, ma questo non giustifica il modo in cui è morto”.

Pubblicate le cartelle cliniche. Intanto Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto, dalle 13 di oggi, ha pubblicato sui siti abuondiritto.it, italiarazzismo.it e innocentievasioni.net, l’intera documentazione clinica a partire dal referto del medico del 118 delle 5.30 del 16 ottobre, fino ai diari sanitari del reparto detentivo del Pertini e al certificato di morte del 22 ottobre. Nelle carte non c’è alcuna firma di Cucchi per chiedere che la famiglia non venga a sapere delle sue condizioni di salute, come riportato invece dal ministro della Giustizia Alfano. Ci sono anche alcune frasi che, secondo i familiari, sono state aggiunte in seguito alla morte di Stefano, non prima. “Abbiamo deciso questo passo – si dice in una nota – perché da quella documentazione emerge come una moltitudine di operatori della polizia giudiziaria, del personale amministrativo e delle strutture sanitarie, abbiano assistito al declino fisico di Stefano Cucchi e fino alla morte”. “Ed emergono, con
cruda evidenza – prosegue il comunicato – le contraddizioni, ma anche le vere e proprie manipolazioni ai danni di Stefano Cucchi e dell’accertamento della verità. E risulta soprattutto che Stefano decide di non nutrirsi e di non assumere liquidi – causa della morte, secondo i sanitari – fino a quando non avesse parlato con il proprio avvocato (così ha scritto un medico). Non gli fu consentito”.

09 novembre 2009

fonte: http://city.corriere.it/2009/11/10/milano/documenti/caso-cucchi-giovanardi-morto-perche-anoressico-20580769344.shtml