I “Magnifici 7″ ce l’hanno fatta dopo undici giorni sul tetto della Regione Lazio

Ventidue giorni dopo la grande manifestazione del 25 novembre, in cui i movimenti contro la crisi, contro ogni forma di precarietà (abitativa, lavorativa, ambientale, sanitaria) e contro le politiche e le scelte della Regione Lazio; dopo l’arrampicata di 7 precari che hanno passato undici giorni e notti al gelo sulle impalcature del palazzo della regione alla Garbatella, finalmente Renata Polverini si è degnata di concedere un incontro politico sulle questioni sollevate dai movimenti.

Una serie di quattro incontri: i primi due saranno lunedi 20 dicembre  incontro sulle politiche sulla casa, mentre il 23 sullo sblocco dei fondi per il Reddito Garantito che i beneficiari attendono da più di un anno.

La scorsa è stata dunque l’ultima notte sulle impalcature della Regione Lazio per i “Magnifici 7” dei Movimenti uniti contro la crisi che si sono arrampicati lo scorso 6 dicembre per ottenere un incontro con la presidente della Regione Lazio Renata Polverini che ha chiuso per settimane ogni spiraglio di dialogo, permettendo addirittura alla celere di caricare il presidio di sostegno ai 7 sul tetto.

Venerdì 10 dicembre, un secondo corteo molto partecipato ha continuato a chiedere un incontro politico agli assessori della Regione. La data per un tavolo tra movimenti e istituzioni sembrava vicina. Ma dopo il rifiuto della Polverini ad ogni incontro, offesa da una contestazione in contemporanea ad Ostia, i movimenti hanno occupato simbolicamente la Cristoforo Colombo.

Alcuni dei 7 precari arrampicati da 11 giorni sulle impalcature della regione lazio oggi hanno accusato principi di congelamento. Dal presidio sottostante si è avanzata la richiesta di far salire un medico che potesse valutarne le condizioni fisiche ma la Polverini aveva negato l’autorizzazione.
Intanto la prossima settimana ulteriore manifestazione unitaria dei movimenti uniti contro la crisi per lunedì 20 dicembre presso la sede del consiglio regionale della pisana in occasione della discussione del bilancio “lacrime e sangue”.

17 dicembre. Comunicato dei “Movimenti uniti contro la crisi, le nocività e le devastazioni ambientali”

Dai Ponteggi alla Pisana. La lotta continua nelle strade, nelle piazze, nei territori.

Dopo quasi un mese di mobilitazioni continue e undici giorni trascorsi da sette precari sui ponteggi della sede della Giunta regionale, ieri pomeriggio intorno alle 16.30 si è svolto un incontro tra una delegazione dei movimenti e dei sindacati di base con l’assessore al Bilancio Cetica, con il dott. Ronghi e il dott. Zoroddu.

In questa prima interlocuzione si sono affrontati i temi dei quattro tavoli tematici sulle questioni sollevate con la manifestazione del 25 novembre e con le iniziative successive. La comunicazione ufficiale del primo di questi tavoli, sul lavoro, sul precariato, sul reddito e la formazione, è stata consegnata dall’assessore Cetica tramite una lettera firmata dalla governatrice Poverini. Il confronto è convocato per il 23 dicembre alle ore 15 e sarà coordinato dall’assessore Zezza.

Un tema ampiamente dibattuto ha riguardato l’emergenza abitativa. Il confronto su questo deve essere urgente e contestuale alla discussione del bilancio in consiglio regionale. Come movimenti abbiamo chiesto che il tavolo sulla casa venga fissato anch’esso per il 23 dicembre. L’assessore Cetica si è impegnato a comunicare data e ora lunedì prossimo.

Gli altri due momenti di confronto con data da stabilire riguarderanno uno, rifiuti, ambiente e territorio e l’altro sanità, consultori e diritto alla salute.

Sulla questione abitativa si è concordato sulla necessità di arrivare ad un protocollo regione-comune per definire con chiarezza risorse disponibili, aree e tipologia abitativa. Più volte i movimenti hanno ribadito la necessità che dal bilancio non vengano tolti i soldi destinati all’edilizia sovvenzionata, come invece adesso sta avvenendo.

Considerando l’incontro finalmente politicamente autorevole e i segnali indubbiamente importanti, pur sapendo che concretamente il confronto inizia adesso e che sui risultati bisognerà ancora battagliare, i movimenti e i sindacati di base decidono, condividendo il giudizio positivo con i/le sette arrampicati/e da undici notti sui ponteggi, di lasciare le impalcature e concentrarsi sulla mobilitazione di lunedì 20 dicembre alle ore 10 presso il consiglio regionale in via della Pisana.

Grazie alla resistenza e al coraggio di chi ha passato quasi trecento ore consecutive al freddo dei ponteggi, alla generosità di chi si è dato il cambio giorno e notte nel presidio sotto la Regione, la manifestazione di lunedì 20 dicembre assume una valenza importantissima per tutti e tutte. Invitiamo coloro che si sono mobilitati in questi giorni a non far mancare la loro presenza e a non abbassare l’incredibile livello tenuto finora sia qualitativamente che numericamente. Durante la giornata è previsto un confronto con la conferenza dei capigruppo e la delegazione dei movimenti e dei sindacati dovrà rappresentare tutta la ricchezza fin qui mostrata.

Al freddo e al gelo

Non è l’inizio di una canzoncina natalizia, ma è la situazione in cui si trovano da undici giorni 7 tra precari
e lavoratori al tredicesimo piano della sede della Giunta regionale sopra un ponteggio e senza le minime
condizioni di sicurezza. Le condizioni fisiche degli occupanti peggiorano di ora in ora, ma dalla Regione
non arriva alcun segnale di disponibilità. Una sensibilità, quella della Polverini, pari allo zero come le
temperature che si stanno registrando a Roma in queste notti.

La tenacia con la quale si resiste sulle impalcature è eroica e non mostra cedimenti. Siamo molto
preoccupati per la salute dei nostri compagni e delle nostre compagne, che senza ottenere risultati tangibili
non vogliono mollare, per questo abbiamo deciso di chiedere che un medico di nostra fiducia possa salire
da loro per constatare la loro condizione fisica.

Alle ore 15 è convocata una conferenza stampa per dare le informazioni che ci fornirà il medico, sempre se
le forze dell’ordine consentiranno la sua salita dato che da ieri il controllo intorno al presidio sottostante
il ponteggio è notevolmente aumentato per impedire qualsiasi tentativo di dare il cambio a chi resiste da
dieci notti sulle impalcature.

Rimane inalterato il nostro convincimento. Il bilancio regionale deve essere messo in discussione perché
contiene una manovra finanziaria con tagli violenti sulle politiche abitative, con la cancellazione dei
finanziamenti per la legge sul reddito minimo garantito, l’azzeramento del sostegno ai consultori pubblici,
l’eliminazione di gran parte dei soldi per le borse di studio, l’abbassamento generalizzato delle misure di
welfare e degli ammortizzatori sociali. Per questo lunedì 20 dicembre ci mobiliteremo ancora, questa volta
presso la sede del Consiglio regionale in via della Pisana dalle ore 10 di mattina, durante la discussione del
Bilancio.

Roma, 16 dicembre 2010

Movimenti uniti contro la crisi, le nocività e le devastazioni ambientali

Articoli 10 dicembre [Repubblica Corriere Messaggero]

Video [manifestazione 10/121a notte2a notte3a nottecariche al presidio]

Le cariche del 6 dicembre.

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6 DICEMBRE 2010. Poco dopo le 16:00, i lavoratori e lavoratrici, i precari e le precarie, i senza casa, gli attivisti e cittadini contro le nocività e la distruzione ambientale, sono state caricate e malmenate dalle forze dell’ordine dopo l’ordine chiaro della fascista Polverini. La carica violenta, inspiegabile ed inaudita è partita e non ha risparmiato nessuno, uomini donne e bambini, malmenati e cacciati dalla Ragione Lazio, mentre 7 persone sono ancora sul tetto della regione.

E’ evidente che la paura di questi buffoni che governano il paese, la regione ed il comune li porta ad usare l’unica forma di politica che conoscono, il manganello. Al momento ci sono diverse persone ricoverate in ospedale, o in attesa di ambulanza sotto la Regione, nel mentre il resto del presidio non demorde e si è spostato a bloccare la Cristoforo Colombo, dove centinaia di persone sono sedute sulle strisce pedonali.

Oltre a ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma diamo appuntamento a tutti e tutte sotto la sede della giunta comunale del Lazio, in Via Cristoforo Colombo, per dare una solidarietà attiva alla lotta dei Movimenti Uniti contro la crisi, e per dire alla Polverini ed alla sua giunta di buffoni e palazzinari, che non ci fermeranno mai.

SENZA RISPOSTE DAL TETTO NON SCENDEREMO!

MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI

STAMPA

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_dicembre_6/regione-lazio-occupato-tetto-18120440359.shtml

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/12/06/news/emergenza_casa_blitz_regione-9879216/

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=129592&sez=HOME_ROMA

LEGGI ANCHE: I movimenti uniti contro la crisi e la Regione Lazio

CARICHE ALLA REGIONE LAZIO 6 DICEMBRE 2010

Da pochi minuti, erano passate da poche le 16:00, i lavoratori e
lavoratrici, i precari e le precarie, i senza casa, gli attivisti e
cittadini contro le nocività e la distruzione ambientale, sono state
caricate e malmenate dalle forze dell'ordine dopo l'ordine chiaro della
fascista Polverini. La carica violenta, inspiegabile ed inaudita è
partita e non ha risparmiato nessuno, uomini donne e bambini, malmenati
e cacciati dalla Ragione Lazio, mentre 7 persone sono ancora arrampicate
sul tetto della regione.
E' evidente che la paura di questi buffoni che governano il paese, la
regione ed il comune li porta ad usare l'unica forma di politica che
conoscono, il manganello.
Al momento ci sono diverse persone ricoverate in ospedale, o in attesa
di ambulanza sotto la Regione, nel mentre il resto del presidio non
demorde e si è spostato a bloccare la Cristoforo Colombo, dove centinaia
di persone sono sedute sulle strisce pedonali.
Oltre a ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma diamo
appuntamento a tutti e tutte sotto la sede della giunta comunale del
Lazio, in Via Cristoforo Colombo, per dare una solidarietà attiva alla
lotta dei Movimenti Uniti contro la crisi, e per dire alla Polverini ed
alla sua giunta di buffoni e palazzinari, che non ci fermeranno mai.
SENZA RISPOSTE DAL TETTO NON SCENDEREMO!
CARICHE ALLA REGIONE LAZIO 6 DICEMBRE 2010

Da pochi minuti, erano passate da poche le 16:00, i lavoratori e

lavoratrici, i precari e le precarie, i senza casa, gli attivisti e

cittadini contro le nocività e la distruzione ambientale, sono state

caricate e malmenate dalle forze dell'ordine dopo l'ordine chiaro della

fascista Polverini. La carica violenta, inspiegabile ed inaudita è

partita e non ha risparmiato nessuno, uomini donne e bambini, malmenati

e cacciati dalla Ragione Lazio, mentre 7 persone sono ancora arrampicate

sul tetto della regione.

E' evidente che la paura di questi buffoni che governano il paese, la

regione ed il comune li porta ad usare l'unica forma di politica che

conoscono, il manganello.

Al momento ci sono diverse persone ricoverate in ospedale, o in attesa

di ambulanza sotto la Regione, nel mentre il resto del presidio non

demorde e si è spostato a bloccare la Cristoforo Colombo, dove centinaia

di persone sono sedute sulle strisce pedonali.

Oltre a ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma diamo

appuntamento a tutti e tutte sotto la sede della giunta comunale del

Lazio, in Via Cristoforo Colombo, per dare una solidarietà attiva alla

lotta dei Movimenti Uniti contro la crisi, e per dire alla Polverini ed

alla sua giunta di buffoni e palazzinari, che non ci fermeranno mai.

SENZA RISPOSTE DAL TETTO NON SCENDEREMO!

MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI.

MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI.

Roma Tre, continua l’occupazione del Dams

Comunicato Dams Occupato a Roma Tre

Roma, 16 dicembre 2010

Il 14 dicembre gli studenti e le studentesse di Roma Tre hanno sfilato numerosissimi in corteo partendo da via Ostiense; arrivati davanti il Rettorato hanno sottolineato che, nonostante il rinvio della seduta del Senato Accademico in seguito alla mobilitazione degli studenti, la loro attenzione rimane alta nei confronti del progetto di creazione di una Fondazione di diritto privato nell’Ateneo, di una scuola di eccellenza e di una Agenzia di ricerca.

Il corteo ha poi proseguito, unendosi a Piramide con gli studenti dei Licei e con altre realtà sociali territoriali. La manifestazione ha avuto il suo culmine nel concentramento generale a Piazza del Popolo, che è stata teatro di scontri violenti tra l’esasperazione dei manifestanti e le azioni di stampo fortemente repressivo delle Forze dell’Ordine, che sin dalle prime ore della mattina hanno tentato di disperdere e dividere con la forza il corteo, mettendo in molti casi in pericolo l’incolumità della gente che sfilava per le strade. In particolare, duranti gli scontri in via del Corso, la folla presente a Piazza del Popolo ha subito una carica da parte delle camionette della Guardia di Finanza che hanno schiacciato la folla verso gli archi di Piazzale Flaminio, senza valutare la possibilità di vie di fuga per i manifestanti. La strada non era stata, infatti, chiusa al traffico.

Già dalla serata del 14, sono stati messi in atto tentativi di isolamento delle azioni violente rispetto alla totalità del corteo; si è cercato di manipolare la realtà emersa dalla piazza distinguendo tra buoni e cattivi. Noi ci teniamo a sottolineare come gli scontri nascano da una esasperazione e da una volontà di cambiamento condivisa da tutta la piazza. Il corteo non si è infatti disperso al momento degli scontri, la gente è rimasta a sostegno dei ragazzi che tentavano di oltrepassare i blocchi delle Forze dell’Ordine. Questo è un dato di analisi importantissimo per comprendere il livello di malcontento diffuso nel nostro Paese, siamo stanchi di subire inermi i giochi di potere che si svolgono nei corridoi dei palazzi istituzionali. Eravamo in piazza per sfiduciare dal basso questo governo e in generale tutta la classe politica di questo Paese.

Il Dams di Roma Tre è solidale con i giovani fermati durante gli scontri e ne chiede la LIBERAZIONE IMMEDIATA.

Il Dams di Roma Tre dichiara il proprio stato di OCCUPAZIONE a oltranza fino a:

· La liberazione dei ragazzi arrestati il 14 dicembre

· Il ritiro del DDL Gelmini

· Il ritiro del progetto di Fondazione, scuola di eccellenza e agenzia di ricerca a Roma Tre

· Avvio del processo di concertazione con i movimenti che partono dal basso in merito alle politiche sociali, formative e culturali del Paese

Studenti e studentesse del Dams occupato di Roma Tre

Generazioni Precarie: protesta alla sede Inps

L’Inps nasconde la verità.

Generazioni Precarie: escluse dagli ammortizzatori sociali e con un futuro non calcolabile.

13 dicembre. Questa mattina le Generazioni Precarie si sono presentate nella sede dell’Inps in via Ciro Il Grande n 21. Nell’ ottobre di quest’anno il presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori, affermando quanto segue: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. A quanto pare non solo non è previsto che i precari maturino una pensione ma si sa già che non arriveranno nemmeno alla minima. Di conseguenza i precari oltre a passare da un lavoro intemittente ad un altro pagano i contributi per una pensione che non vedranno mai.

Come è possibile che le generazioni precarie siano senza pensione e l’inps paga le pensioni pubbliche a dirigenti, parlamentari, ministri che percepiscono contemporaneamente ricchi onorari: Mario Draghi, pensionato a 58 anni con 14.853 euro al mese ma anche Governatore con 620 mila euro l’anno, Giuliano Amato oltre alle indennità varie percepisce una pensione lorda mensile di 22 mila euro che si traduce in un assegno netto di 12.518 euro. La lista è lunga.

Nell’attuale  contesto di crisi economica i precari nativi e migranti non solo sono esclusi da un sistema arretrato ed iniquio di ammortizzatori sociali ma non avranno diritto ad un futuro.
I lavoratori migranti pagano 7,5 miliardi di euro di contributi previdenziali. Questa la stima riportata nel dossier Caritas/Migrantes 2010 secondo il quale le entrate assicurate dagli immigrati sono 11 miliardi di euro (10,827) mentre le spese per servizi a loro destinati ammontano a neanche 10 miliardi.

La struttura del welfare italiano risulta particolarmente restrittiva e orientata verso prestazioni previdenziali e servizi socio-sanitari rivolti agli “anziani”, di cui oggi precari migranti possono beneficiare solo in parte, sia per l’età media non elevata sia perché l’accesso al pensionamento, secondo la normativa vigente, non può avvenire prima  dei 65 anni. Attualmente è pensionato tra i migranti 1 residente ogni 30, mentre tra gli italiani 1 ogni 4.
Oggi siamo qui perchè vogliamo incontrare di persona il presidente dell’Inps per farci calcolare direttamente la nostra pensione e per reclamare il diritto a delle politiche di welfare adeguate. L’Italia, insieme alla Grecia e all’Ungheria, sono infatti gli unici stati membri dell’Unione Europea a non avere mai adottato significative misure contro la crisi istituendo come esiste da decenni nei paesi europei forme di protezione sociale attrevrso il reddito di cittadinanza. Inoltre dove esistevano importanti sperimentazioni l’irresponsabilità ha prevalso sui i bisogni degli oltre 115mila precari e disoccupati  che nella Regione Lazio hanno presentato domanda per accedere al reddito mino garantito. Infatti nel bilancio 2011 la Giunta Polverini ha azzerati i fondi previsti a copertura della legge regionale n.4/2009 che istituisce il reddito minimo garantito nella Regione Lazio. Siamo le stesse generezioni precarie che da lunedì 6 dicembre hanno occupato le impalcature del palazzo della
Regione Lazio, dove ormai da una settimana continuano a resistere i “magifici 7” precari/e non ottenendo nessuna risposta dalla giunta polverini.

La giornata di oggi apre la campagna del “Natale precario” nella città di Roma, uno spazio di relazione, comunicazione sociale contro la crisi e la precarietà. Non ci fermeremo finchè non saranno riconosciuti diritti e forme di protezione sociale a tutti i soggetti che nel nostro paese e nel territorio regionale stanno pagando la crisi.

Le Generazioni Precarie si ri-appropriano del proprio futuro!!

Articoli

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/12/13/news/precari_la_mobilitazione-10138982/

Agenzie

EUR, ATTIVISTI «GENERAZIONE PRECARIE» IN PROTESTA A SEDE INPS
OMR0000 4 CRO TXT Omniroma-EUR, ATTIVISTI «GENERAZIONE PRECARIE» IN PROTESTA A SEDE INPS (OMNIROMA) Roma, 13 dic – Una sessantina di attivisti di «Generazioni precarie» sta protestando presso la sede dell’Inps di via Ciro il Grande, all’Eur per chiedere «welfare e reddito garantito per i precari». «Abbiamo chiesto di incontrare il direttore generale dell’Inps per presentargli le nostre richieste – ha detto uno degli attivisti che insieme agli altri suoi compagni ha occupato l’androne della sede dell’istituto previdenziale – in particolare gli vogliamo chiedere il significato di una sua frase pronunciata ad ottobre scorso in cui disse che se si dovessero calcolare le contribuzioni per i precari in Italia accadrebbe un sommovimento sociale». Gli attivisti, che partecipano anche alla protesta in corso da una settimana sul tetto della regione Lazio, sono affiancati anche da un gruppo di lavoratori stranieri. «I loro contributi previdenziali ammontano a 7, 5 miliardi di euro – ha spiegato ancora l’attivista – tutto questo, per una pensione che probabilmente percepiranno in parte o forse mai». gca 131159 dic 10

PENSIONI: INPS; NEL 2037 ASSEGNI DIPENDENTI 47% SALARIO
ECO S0A QBXB PENSIONI: INPS; NEL 2037 ASSEGNI DIPENDENTI 47% SALARIO DOSSIER ANTICIPATO DAL ‘CORRIERÈ, PER AUTONOMI ANCORA PIÙBASSE (ANSA) – ROMA, 13 DIC – Nei prossimi anni gli importi medi di pensione diminuiranno rapidamente fino a scendere al di sotto della metà del salario con il quale si esce dal lavoro: è quanto si legge su un dossier dell’Inps che arriva al 2037 anticipato oggi dal «Corriere» secondo il quale il rapporto tra pensione e retribuzione per i lavoratori dipendenti che vanno in pensione con il metodo contributivo passa dal 54% attuale al 47% del 2037. I commercianti subiranno nel tempo un taglio medio degli importi più contenuto (dal 46% medio attuale al 44% nel 2037) mentre gli artigiani che escono nel 2010 con circa il 50,3% della pensione potranno contare solo sul 43,2% nel 2037. Sarà particolarmente difficile far quadrare i conti per i parasubordinati che rischieranno di uscire dal lavoro con solo il 14% della retribuzione (nel 2010 la pensione media è solo il 9% della retribuzione perchè la gestione separata è operativa solo dal 1996). Tra l’altro quest’ultimo dato – sottolinea il Corriere – è poco significativo perchè risente del fatto che si può chiedere la pensione con almeno 5 anni di contributi e spesso nella gestione separata sono iscritte persone con un’altra occupazione principale. Il dossier sottolinea anche il peggioramento dei conti per l’Istituto con il passaggio in rosso di 41 milioni nel 2015 che saliranno a 2,5 miliardi nel 2017. Fino al 2017 il patrimonio netto resterà in attivo grazie alla buona performance in questi anni della gestione dei parasubordinati e delle prestazioni temporanee (cassa integrazione ecc). (ANSA). TL 13-DIC-10 10:52 NNN

Apc-Inps/ Protesta ‘Generazioni precarie’ per futuro senza pensioni Manifestanti all’Eur, delegazione dal direttore generale Nori Roma, 13 dic. (Apcom) – Un gruppo di giovani precari della rete di ‘Generazioni precarie’ ha inscenato oggi una protesta all’Eur, presso la direzione generale dell’Inps, a nome dei lavoratori che hanno scarse prospettive di ottenere una pensione in futuro. In un comunicato, i manifestanti ricordano che nell’ottobre di quest’anno il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua aveva spiegato così la ragione per la quale l’Istituto non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della
pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. “A quanto pare – prosegue il comunicato – non solo non è previsto che i precari maturino una pensione, ma si sa già che non arriveranno nemmeno alla minima. Di conseguenza i precari oltre a passare da un lavoro intemittente ad un altro pagano i contributi per una pensione che non vedranno mai”. Mentre continuava la protesta davanti all`androne dell`Inps una delegazione, precisa la nota di Generazioni precarie – è stata ricevuta dal direttore generale Mauro Nori. Al dirigente è stata
presentata la campagna di comunicazione sociale ‘Inps per le Generazioni Precarie. Futuro non calcolabile’. “La delegazione – prosegue il comunicato – ha espresso le forti preoccupazioni dei precari nativi e migranti che non solo sono esclusi da un sistema arretrato ed iniquio di ammortizzatori sociali, ma non avranno diritto ad un futuro dignitoso. Mauro Nori ha risposto comprendendo il clima di preoccupazione perché effettivamente i lavoratori precari non avranno mai la pensione dei loro genitori ed in ogni caso chiunque faccia previsioni sui calcoli contributivi sta dando numeri al lotto. In ogni caso l`incontro si è chiuso con la possibilità di aprire un tavolo di confronto allargato oltre che ai tecnici dell’Inps anche ai decisori politici rispetto alla chiarezza della condizione contributiva dei precari e possibili interventi legislativi in merito”. Bar 131726 dic 10

La precarietà nel mondo dello spettacolo

Punti San Precario & Dams Occupato presentano:

Incontro: “La precarietà nel mondo dello spettacolo”

Sabato 11 dicembre 2010

ore 18.30 – Dams RomaTre


Un momento di confronto tra le reti studentesche e i precari del mondo dello spettacolo. Al centro dell’iniziativa ci sono gli effetti devastanti che stanno creando i tagli alla cultura effettuati da decreto Bondi. Al teatro dell’Opera di Roma nei mesi di novembre e dicembre circa 200 precari non hanno avuto il rinnovo del contratto di lavoro. Contestazioni e mobilitazioni sono state realizzate in tutta Italia: davanti all’Opera di Roma, alla Scala Milano, al San Carlo di Napoli. I protagonisti sono stati studenti, artisti e precari del mondo dello spettacolo che hanno espresso la propria rabbia contro la Riforma Gelmini e i tagli alla cultura.

Nelle ultime settimane, inoltre, le azioni di comunicazione sociale nei musei Maxi e Macro hanno posto la questione del diritto all’accesso libero e gratuito alla cultura.

Intervengono:

Precari del Teatro dell’Opera di Roma

Teatro del Lido di Ostia

Generazione P. Precaria

A seguire proiezione del contest di fotografia “Raccontare la crisi inizia da uno sguardo” dedicato ad Antonio Salerno Piccinino a cura del comitato contro le morti sul lavoro di Roma e Occhirossi festival.

Dove:

DAMS Università Roma Tre, via Ostiense 133 Roma

L’unica risposta possibile?

Nell’ottobre del 2008 una delle peggiori crisi della storia del sistema, come oggi lo conosciamo, si è abbattuta sull’economia globale e sulle nostre vite..

Ma cosa è successo? Improvvisamente si è inciampato su una buccia di banana? La sorte ha voluto segnare così questo decennio? Una questione di sfortuna?

Noi crediamo di no.

Migliai dì voci gridano che ci troviamo di fronte ad un collasso del sistema previsto da tempo; la crisi è la rappresentazione di un sistema socio-politico che non riesce più a sostenersi. A questo punto bisogna solo capire chi sta pagando i debiti, gli sbagli e le scelte di quelli che hanno sempre sostenuto tutto quello che ci ha portato fino a qui.

Questa la domanda centrale: come è possibile riproporre in modo ancora più radicale questo stesso modello? Come è possibile riproporre all’infinito le stesse ricette economiche? E soprattutto: perchè condannarci a questa continua indigestione?

La nostra condizione come uomini e donne, più o meno adulti, nativi o migranti, cittadini e cittadine, è di totale subordinazione al mercato. Non solo perchè siamo costretti a starne passivamente all’interno ma perchè le nostre vite vengono comunque dopo gli interessi e i profitti che ne rappresentano i cardini.

La precarietà che ci costringe a vite impossibili inizia ad essere una pressione troppo forte che difficilmente si riuscirà a comprimere. Ed infatti, in questi mesi, centinaia di persone si stanno mobilitando e pongono esigenze e bisogni, reclamando diritti che da tempo erano assodati e immaginando nuove possibilità e prospettive.

Lavoratori e cassaintegrati, precari di diverse parti del mondo, studenti medi ed universitari, precari e precarie, territori interi iniziano con costante e crescente frequenza a porre la loro difficoltà di vivere in questo paese.

Le menti pensanti e scriventi dei grandi media li trattano come animali allo zoo, oscurabili in qualunque momento e criticabili senza diritto di replica (non sono certo Maroni..); ma anche loro dovrebbero fare attenzione perchè nelle stesse redazioni stanno crescendo generazioni di stagisti, contrattisi e free lance che potrebbero metterli in discussione. Bisognerebbe avviare una serie riflessione culturale a partire dalla miseria in cui versa la nostra cultura e formazione.

E questo, ad oggi, lo stanno facendo studenti e ricercatori con imbarazzanti ed aristocratiche risposte dalla parte più reazionaria di questo paese; ricevendo lisciatine e mezzi sorrisi da parte di quella che dovrebbe essere la parte progressista. Diciamocelo, neanche loro sanno come rispondere perchè dovrebbero mettere in discussione le scelte fatte negli ultimi 20 anni, a partire dalle privatizzazioni dei beni primari come l’acqua fino all’apertura del mercato del lavoro a incredibili forme di precarietà, solo per fare due esempi dei più clamorosi.

E dunque, oggi, decine di persone manifestano in strada, qualcuno storce il naso finchè non si trova nella stessa condizione ed è costretto a combattere non solo per i propri diritti ma molto più banalmente per arrivare alla terza settimana del mese.

Dunque decine, centinaia di cittadine e cittadini pretendono di venire ascoltati, pongono questioni a chi governa le istituzioni, dai comuni alle regioni fino al governo di questo paese. Ma le risposte sono sempre più porte chiuse di stanze dove si decide con pochi ed interessati rappresentanti dei poteri forti. Gli altri fuori ad aspettare, briciole di risposte, di soldi e di speranze.

E’ un paese che elemosina fuori palazzi blindati, sopra i tetti della disperazione, per le strade cupe delle metropoli italiane.

La risposta evidente sono le divise, contrapposte ai cittadini, l’uso della forza contrapposto alla parola. Manganelli e scudi si vedono troppo spesso come unico intermediario delle proteste. L’ordine pubblico come unico piano per affrontare le rivendicazioni della cittadinanza?

E allora la domanda è e rimane: perchè dovremmo accettare questa violenza strisciante, quotidiana e arrogante?

Appello per difendere e rilanciare la legge sul Reddito Minimo Garantito nel Lazio

a cura del Bin-Italy (Basic Income Network-Italia)

******

Questo appello vuole raccogliere la sensibilità delle associazioni, della società civile, delle personalità culturali ed accademiche, dei singoli cittadini per l’attuazione della legge regionale del Lazio sul Reddito Minimo Garantito come primo esperimento nazionale di costruzione di un sostegno al reddito per  contrastare la disoccupazione, la precarietà e le nuove povertà.

Il 4 marzo 2009 la Regione Lazio ha istituito una legge per il “reddito minimo garantito per precari, disoccupati ed inoccupati” come misura di sostegno al reddito per i cittadini nel Lazio che vivono al di sotto di 8mila euro annui. All’avvio della legge sono arrivate ben 115mila richieste, una cifra imponente tenuto conto che la Regione aveva
individuato, come avviamento della legge, solo nel target 30-44 anni coloro che potevano fare domanda. Questo numero cosi alto di domande ha attestato l’urgenza di un intervento come la garanzia di un reddito minimo nel nostro
paese a favore di soggetti che non godono di protezioni di altra natura, a cominciare dagli ammortizzatori sociali.

Riteniamo per questo, in tempi di crisi economica cosi acuta e pervasiva e nell’anno europeo di lotta alla povertà, che questa legge possa e debba essere sostenuta e rilanciata come sperimentazione utile alla realizzazione di una misura nazionale.

Rilevato che il diritto al reddito minimo garantito è riconosciuto dall’art. 34 terzo comma a  della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue che con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona è divenuta obbligatoria, come un fundamental
right di matrice europea, così come dalla Carta sociale europea del Consiglio d’europa ( artt. 30 e 31) e dalla Carta dei lavoratori e delle lavoratrici comunitari del 1989 (art. 10);

considerato che il Parlamento europeo con una recente Risoluzione ha invitato tutti i paesi membri ad adottare sistemi di garanzia di tale diritto, ritenendoli indispensabili per salvaguardare la dignità essenziale di ogni cittadino europeo;

atteso che la detta Strategia 20-20 prevede come obiettivo comune la riduzione del 20% del numero dei poveri in Ue e che lo strumento del sostegno al reddito per coloro che sono esposti al rischio di esclusione sociale  è  la misura più diretta ed efficace per combattere l’emarginazione sociale, soprattutto nei confronti di soggetti esclusi da tempo dal mercato del lavoro;

ricordato che nonostante la situazione di  colpevole inerzia del nostro paese stigmatizzata  più volte nelle sedi europee,  la Regione Lazio nel 2009 ha approvato una legge sul reddito minimo garantito che prevede un aiuto pari a 580 euro mensili ai soggetti con una capacità contributiva inferiore agli 8.000 euro annui;

ricordato che hanno fatto richiesta di tale aiuto oltre 115.000 persone e che, in relazione ai fondi stanziati, la Regione ha deciso di accogliere solo una percentuale di queste;

ritenuto che il ritardo nei pagamenti costituisce una violazione di un diritto sociale fondamentale e che appare del tutto ingiustificabile trattandosi di spese con carattere di urgenza indilazionabili visto lo scopo alimentare del sussidio per soggetti non coperti in alcun modo da altre protezioni come gli ammortizzatori sociali;

ritenuto che non attuando questa legge si cancellerebbe un’iniziativa che si distingue per la sua sensibilità sociale e per avere razionalmente risposto, in chiave di sussidiarietà e di tutela della  dignità essenziale della persona, alle indicazioni europee e alle necessità  di salvaguardare i bisogni sociali di carattere primario che proprio l’alto numero di richiedenti dimostra.

Invitiamo la Regione Lazio a provvedere all’immediato pagamento del sussidio dovuto ai soggetti già selezionati; a provvedere ad un nuovo e maggiore finanziamento della legge anche con il diretto coinvolgimento ed impegno del Governo italiano cosi da dare risposta a tutti coloro che ne faranno richiesta e che ne hanno necessità anche nella prospettiva dell’adozione di una legge statale in materia.

Per tutto ciò ti chiediamo di firmare questo appello inviando una mail a info@bin-italia.org :

Associazione Bin Italia

www.bin-italia.org

Roma Tre. Occupata facoltà architettura

Oggi, 9 dicembre 2010, l’Assemblea della Facoltà di Architettura Roma Tre, ex Mattatoio, Testaccio, ha occupato i locali dell’Università, a seguito di un partecipato momento di confronto.

All’ interno delle mobilitazioni degli ultimi mesi contro il ddl Gelmini, gli studenti e le studentesse di Architettura hanno deciso di utilizzare lo strumento dell’ occupazione come atto di forza per lanciare un messaggio chiaro e visibile alla città. La ripresa degli spazi dell’ ateneo significa riconquistare tempi e modalità di gestione del proprio presente e futuro, proponendo tale atto come strumento per portare avanti percorsi di opposizione e proposizione sempre presenti all’ interno della facoltà. La crisi dell’ università si inserisce all’ interno del sistema italiano che oggi dimostra palesemente il suo collasso. In quest’ ottica proponiamo un’ università altra, una rivoluzione di contenuti, modalità e tempestiche. Contro un sistema generalizzato che fa della democrazia la sua bandiera nascondendo dietro a tale sipario pratiche di repressione, controllo, autoritarismo, urliamo il nostro dissenso contro tali pratiche e rilanciamo l’autogestione del sapere e delle nostre vite, un’ università reale incontro di persone, teste e cuori che possano utilizzare le loro pratiche per una condivisione del sapere partecipata.

Contro uno stato che ci reprime, contro l’ università dall’ lato, contro una città militarizzata in tutte le sue accezioni, gli studenti e le studentesse di Architettura portano avanti i loro progetti, ribadendo la formazione di Multiversity come multiversità, e occupano i loro spazi per organizzarsi per la data del 14 Dicembre in cui in piazza scenderanno studenti, precari, lavoratori e migranti che finalmente alzeranno la testa per reclamare i loro diritti. Gli studenti e le studentesse di Architettura parteciperanno alla mobilitazione del 14 su più fronti, sia come cittadini, sia come studenti di Roma Tre teatro di una manovra che determineranno i tempi e i modi del sapere. L’ ateneo di Roma Tre, tramite i progetti Astre e Cestia, porta avanti questo intento. Gli studenti fin da subito non sono stati a guardare e hanno contestato questo tipo di processo di privatizzazione e si opporranno in ogni modo all’ approvazione di tali progetti. All’ interno dello scenario internazionale, che vede gli studenti e i movimenti protagonisti in Grecia e a Londra, anche in tutta Italia i movimenti sociali hanno dimostrato di saper ancora esprimere una conflittualità diffusa. A Roma il 14 dicembre ribadiremo la volontà di pretendere un sapere libero e indipendente dalle logiche di profitto attraverso la partecipazione determinata al corteo che assedierà Monte Citorio con la parola d’ ordine “Que se vayan todos”.

“Crediamo che sia utile provare a dire quello che c’ è da dire su la nostra lotta, la battaglia che portiamo avanti ogni giorno, sull’ università per cui stiamo combattendo.

Che è un inizio.

Che sta arrivando.

Non se ne può parlare come di una cosa conclusa, definitiva, ma piuttosto come di un tentativo, una direzione, un sintomo.

E’ un frammento, è un’ architettura inquieta.

E’ uno schizzo materializzato, un abbozzo di architettura. Molto difficile definirlo con precisione. E’ allusivo come la parola detta: utile se se ne può intuire il significato. Prima dell’ idea è importante la posizione di partenza: l’ atteggiamento.

La lotta che portiamo avanti oggi è un esperimento di atteggiamento,è contro il buon gusto preconcetto; manca dello stile, in quanto lo stile è la sostanza del convenzionale, è rivoluzionario, forte, incisivo, diretto.

Quello che vogliamo costruire, il nostro campo di vita e sperimentazione, la nostra università è un edificio che non si può identificare a prima vista. E’ inelegante. E’ schiettamente anti-dottrinario. E’ un criterio di coerenza. Dimostra la continuità della teoria.

Ignora i confini.

Crea un campo di possibilità e esplorazione con curiosità.

E’ locale, nasce da stimoli locali. E’ scomodo: ha una sua personalità precisa.

A tratti è del tutto sperimentale: strutture e uno sviluppo di controstrutture che produce forma..

Qui oggi non stiamo proponendo nessuna generalizzazione, nessun tipo.

Quello che vogliamo costruire è un esperimento sul tema. Non ci si chiede perchè capitino i temi prima di aver visto che cosa comincia a nascere.

Noi qui oggi siamo un esempio di occupazione di spazio.

Proprio per la natura della forma di lotta non c’ è nessuna pretesa di tendere a qualche forma definitiva , non c’è un modo giusto per arrivarvi

Stiamo attuando un esperimento di annullamento dei limiti. La forma che continua a svolgersi da un tema; è una sequenza. La sequenzialità nasce quando finisce un tema e ne inizia un altro.

Le radici delle nostre pratiche affondano spontaneamente, in autonomia, in uno spirito di comunità, costruendo noi stessi.

L università che vogliamo è un centro di culto e di cultura,di politica e di socialità, di ribellione e rivoluzione, un forte contrappeso alle informazioni specializzate che caratterizzano l’ università che ci hanno propinato.

E’ un nuovo esperimento di servizio, di materiali; la forma strutturale deve essere giusta psicologicamente.

Le irregolarità si moltiplicano e riguadagnano terreno.

Esistono luoghi di consonanza matematica,luoghi in cui le cose diventano decisive; quest’ occupazione è uno di quelli”

Studenti e studentesse di Architettura

La Polverini azzera i fondi per il reddito garantito

Nel Lazio sono scomparse 130 mila persone nell’ultimo anno!

Nel bilancio 2011 la Giunta Polverini ha azzerati i fondi previsti a copertura della legge regionale n.4/2009 che istituisce il reddito minimo garantito nella Regione Lazio.

La giunta Polverini forse non ha nessuna considerazione delle 130mila domande, fatte da persone in carne ed ossa, pervenute nel mese di settembre 2009 e che esprimono solo una parte di bisogno di soggetti precari, disoccupati e inoccupati, tenendo conto che solo il target 30-44 anni poteva fare domanda. Inoltre coloro che hanno potuto fare domanda vivono al di sotto di 8mila euro annui. Un numero enorme che dovrebbe prevedere una presa in considerazione non solo di un impoverimento generale di una società, dei cittadini di una regione, ma della necessità di studiare forme, misure, interventi in grado innanzitutto di intervenire su un piano di sostegno al reddito. Non sarà un caso che in tutta Europa le misura di reddito minimo sono esistenti da decenni.

Stiamo passando da un intervento destinato a precari e disoccupati che oggi sono annoverati dentro la fascia dei poveri. Parliamo di persone che vivono nella città di Roma fino al piccolo paese di provincia, cittadini scomparsi, resi invisibili, sconosciuti persone a quei centri per l’impiego che dovrebbero offrirgli opportunità di lavoro. L’assessore Zezza e il Presidente Polverini, rilanciano l’idea di sostenerli attraverso il lavoro. Meraviglioso, i miracoli di Berlusconi del milione di posti di lavoro di 20 anni fa, pare che ancora siano possibili. A quei 130mila cittadini che hanno fatto richiesta lo scorso anno di poter avere un sostegno al reddito, gli si vende il fumo del lavoro certo. Possiamo dire che nel Lazio la crisi è finalmente stata superata.

Il problema purtroppo è serio, cosi serio che rimaniamo sbigottiti che nell’anno europeo di lotta alla povertà a fronte di 130mila cittadini (e poi solo del target 30-44 anni) che non arrivano ad 8mila euro l’anno, si risponda prendendoli in giro, non pagando coloro che sono già in graduatoria da mesi, e peggio quando rivendicano un loro diritto, i loro soldi, vengano presi a manganellate. Ma d’altronde le questioni sociali non sono all’ordine del giorno della politica italica. Tanto che la giunta polverini definanzia la legge regionale cancellando il diritto ad un reddito garantito.

Abbiamo tentato di avere degli incontri, siamo andati alla Regione Lazio lo scorso 16 novembre per avere delle risposte politiche ma ci hanno chiuso le porte facendoci incontrare tecnici e funzionari di terz’ordine, il 25 insieme ad altre migliaia di persone di nuovo siamo andati a chiedere di poter interloquire con la Giunta Regionale. Anche in quell’occasione nessuno ci ha ricevuto se non, obbligati per lavoro, qualche tecnico e dirigente regionale. Forse che la Polverini si sia già dimessa lasciando ai tecnici della Regione di risolvere i problemi sociali?

Ma noi vogliamo avere ciò che ci spetta, ciò di cui abbiamo bisogno, non siamo e non vogliamo essere cittadini europei di Serie C, come negli altri paesi europei non vogliamo che esistano persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, perché 500 euro al mese sono già poca roba e se ci viene negata la recliamamo con ancora maggiore forza. Per avere un semplice incontro siamo stati costretti ad azioni eclatanti come l’occupazione della sala Liri per poi esserei sgomberati dalle forze dell’ordine. A quel punto cosi come in tutta Italia, per far sentire le nostri voci, siamo saliti sul punto più alto della Regione, cioè il tetto! E questo insieme ad altri perché alle 130mila persone che vogliono un reddito minimo ve ne sono altrettante che non hanno una casa, che non vogliono che i loro territori siano sommersi da macerie di mondezza e inquinamento, che lottano per i loro diritti sul lavoro, con coloro che non vogliono pagare la crisi.

La Polverini, dopo i tecnici ed i funzionari regionale, ci ha fatto incontrare altri funzionari, quelli delle forze dell’ordine che malgrado la pacifica manifestazione hanno fatto si che 7 persone finissero in ospedale.

Riteniamo gravissimo quello che sta accadendo sia per quanto riguarda il futuro di un diritto minimo come la legge sul reddito, sia per il modo con cui si intendono risolvere le questioni sociali, sia la risposta che si sta dando a 130mila persone che a questo non solo non vedranno il becco di un euro ma che addirittura sono presi in giro con promesse di miracoli e cotillons.

Riteniamo altrersi fondamentale che tutti coloro che presero parte attiva per la definizione e la realizzazione di questa legge prendano parola, siano Rpresenti alla protesta in atto in questi giorni sui tetti della Regione Lazio includendo in questo tutti i consiglieri regionali che l’hanno votata, anche a quei sindacati confederali che durante la scorsa giunta sembravano averla sostenuta e che oggi non sentiamo, ai movimenti sociali, gli studenti in lotta in questi giorni e che ne avrebbero diritto, i cittadini che hanno fatto domanda e sono stati inclusi o esclusi dalle graduatorie.

Riteniamo importantissimo non affossare questa legge, anzi chiediamo che questa diventi piattaforma per una legge nazionale, che vada oltre anche la Regione Lazio, che diventi uno strumento, come altrove in Europa, una base fondamentale, nuova, in grado di rispondere ai bisogni di questa contemporaneità, che sia base di una nuova idea di welfare. Berlusconi sostenne la Polverini dicendo che cosi ci sarebbe stato un filo diretto tra governo nazionale e Regione Lazio, bene, cara Renata vai a chiedere a Tremonti i soldi che ci devi e già che ci sei, chiedine altri perché 130mila persone sono solo una piccola parte. Nel Lazio a non arrivare ad 8mila euro l’anno sono molti di più! Compresi quegli studenti oggi in lotta per il diritto allo studio, che fanno parte, o ben presto ne faranno parte, di questo esercito che reclama reddito!

Vogliamo i nostri soldi! Continueremo la lotta per il riconoscimento di quello che ci spetta: un reddito garantito per tutti e per tutte !

Appuntamento 10 dicembre ore 16 manifestazione sotto la Regione Lazio

Coordinamento di lotta per il reddito garantito

Roma Tre, Scienze Politiche occupata: comunicato

Comunicato da Scienze Politiche Occupata.

Dopo un’assemblea partecipata, è stato deciso che la didattica nella facoltà di scienze politiche proseguirà normalmente nei prossimi giorni.

Allo stesso tempo l’assemblea ha manifestato l’esigenza di ottenere uno spazio fisso all’interno della facoltà per continuare la mobilitazione contro i progetti “Astre” e “Cestia” del rettore Fabiani. Per questo abbiamo deciso di prenderci l’aula A sita al piano terra della facoltà. Questo sarà uno spazio autogestito, giorno e notte, dagli studenti e dalle studentesse che lo attraverseranno.

Contro il governo, la Gelmini e il rettore Fabiani. DIMISSIONI SUBITO.

Verso il 14 dicembre e oltre.

Assemblea di Scienze Politiche Occupata