PSP. Punti San Precario

Partite Iva, lavoratori a progetto, consulenti, precari dell’abitare, senza casa, studenti, acrobati delle prestazioni occasionali, lavoratori in nero, precari senza pensione: non siete più soli. Da oggi avete anche voi un santo in paradiso: San Precario. Precarizzatori, attenti: i precari non sono più soli, e San Precario vi osserva…

Metterà in campo  dispositivi di agitazione e  di cospirazione contro i  precarizzatori.

Un innovativo spazio di relazione e conflitto contro la precarietà, una camera del lavoro e non lavoro di chi rivendica diritti sindacali e reclama un reddito garantito per tutti i precari.

I Punti San Precario sono aperti il martedi all’ex cinema volturno (via volturno 37) dalle 17 alle 20, il mercoledi ad  Acrobax Project (via della vasca navale 6) dalle 19 alle 21)

Contattaci a questo recapito: sanprecario@indipendenti.eu

Le 95 tesi di San Precario

Importante! Attenzione al “collegato lavoro”…

Il 9 novembre scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il cosiddetto “collegato lavoro”, una legge che, nei fatti, è una sorta di maxi-condono per le aziende che hanno (ab)usato dei contratti di lavoro “atipici”.

E’ stato introdotto l’obbligo di impugnazione entro 60 giorni di ogni forma di cessazione (scadenza, interruzione) di tutti i contratti atipici (contratti a termine, collaborazioni a progetto, somministrazione etc.). Tale obbligo è inoltre esteso nei casi di allontanamento verbale dal posto di lavoro.

Ogni lavoratore precario assunto con i contratti “atipici” vedrá vanificata la possibilitá di impugnare un passato contratto precario. Quindi non ci resta che impugnare tutti i contratti di lavoro siano essi a termine o a progetto, entro 60 giorni dalla loro scadenza. Per i contratti già scaduti alla data del 24 novembre, l’impugnazione dovrà essere comunicata al datore di lavoro entro e non oltre il 23 gennaio, pena la perdita di ogni diritto.

L’approvazione della legge 183 “collegato lavoro” garantisce quindi nuove tutele per le aziende ai danni dei precari: piú difficile vincere cause di lavoro, impugnare licenziamenti ingiusti, mancati rinnovi e ottenere legittimi risarcimenti. Un grave indebolimento dei diritti dei lavoratori.

I Punti San Precario sono a vostra completa disposizione per informazioni, consulenze e chiarimenti, non chiederemo tesseramenti, o compensi di sorta.

Spot contro il collegato lavoro (1).

Animal Precario from San Precario on Vimeo.

Spot contro il collegato lavoro (2).

Blues precario from San Precario on Vimeo.

San Precario.

San Precario, da anni il protettore dei flessibili e degli interinali, dei senza casa e dei senza denari, degli “a progetto” e degli autonomi, dei tassati e delle partite iva, ha deciso di raddoppiare il suo impegno: dopo il cielo, scende in campo anche in terra. Angeliche notizie lo danno particolarmente vicino alla causa delle domande dimenticate per il reddito garantito nella Regione Lazio.

Altri miracoli di San Precario e iniziative dei fedeli:

San Precario interviene a Rai3 versus la Camusso

16-25 novembre | Due apparizioni alla Regione Lazio

3 novembre | Aprono i Punti San Precario

San Precario gioca alla Lotteria: Win For Rights, Vinci i tuoi diritti!

29 marzo | Miracolo al Seggio: precari votano San Precario

10 marzo | Fedeli di San Precario chiedono soldi dei Monopoli

San Precario ama i bamboccioni

Primavera 2010 | Corsi Professione Precario

i Punti San Precario a Milano

SPQR. Sono Precari Questi Romani!

Il 19 Febbraio, a Roma, ci sarà un corteo per contestare gli Stati Generali  indetti da Alemanno.

Una delle ennesime vetrine organizzate da uno dei peggiori sindaci che questa città abbia avuto.

Una città che siamo abituati, da sempre, ad abbinare alla sigla SPQR, che nella nostra educazione dovrebbe rappresentare le origini della nostra città, la dicotomia del senato e del popolo e la sempre esistita contrapposizione ma fondamento della città.

Ma l’appuntamento indetto dal sindaco Alemanno sarà una vetrina di finta collegialità dove si sancirà ancora una volta la condanna, già attuata dal precedente sindaco Veltroni, della metropoli di Roma: essere la capitale italiana della precarietà.
Per questo motivo pensiamo sia appropriato ridefinire il significato storico dell’acronimo e del blasone  che rappresentano il simbolo della città  per attualizzarlo al presente in: Sono Precari Questi Romani!

La condizione di precarietà generalizzata è il fondamento attuale della nostra città. Per chi non ha parenti illustri o ben inseriti nelle municipalizzate  il lavoro a chiamata diretta si trasforma in lavoro a progetto, occasionale, intremittente, precarietà.

Sancita nei numeri dei contratti precari, con condizioni di lavoro capestro; una città basata sulle esternalizzazioni, sul lavoro nero, sul lavoro nei servizi, nel ricatto quotidiano fatto a migliaia di precari.
Sancita da un disoccupazione giovanile altissima senza nessuna forma di tutela sociale, dove quelli che dovrebbero essere diritti vengono elargiti come regalie.
Sancita da una precarietà abitativa enorme basata sulla speculazione edilizia e lo sfruttamento del territorio. L’unica garanzia per il nostro futuro è il cemento che ci sommergerà!

Per questo,  attraverseremo la manifestazione per esprimere il punto di vista precario nel tempo della crisi, per gridare la nostra voglia di sciopero precario, per rivendicare un reddito incondizionato diretto ed indiretto e nuovi diritti di cittadinanza.

Segui gli Stati Generali della Precarietà>partecipa, attivati, cospira
Sabato 19 Febbraio
Roma capitale della crisi
S.P.Q.R.: Sono Precari Questi Romani!

Avanti a sinistra con lo sciopero politico

26/09/2010

Ilmanifesto

Tommaso De Berlanga

Avanti a sinistra con lo sciopero politico

Oskar Lafontaine è uno dei pochi «statisti» espressi dalla Sinistra europea. Ieri era a Roma, alla festa nazionale della Federazione della Sinistra, per il confronto con Paolo Ferrero.
Mercoledì sarà presentata la riforma del patto di Maastricht; cosa prevede?
È un trattato neoliberista fin dalle origini. Il suo scopo è la stabilità dei prezzi, e questo porta a una politica economica sbagliata. Avrà per conseguenza l’aumento della disoccupazione e delle condizioni di vita precarie. Se l’Unione europea prosegue su questa strada, i problemi si aggraveranno.
Quale configurazione dovrebbe avere la Ue per evitare che le popolazioni vedano l’Europa come un nemico?
In molti paesi si registra già una disaffezione verso le elezioni europee. In Germania vota solo il 40%. Si è persa fiducia. I popoli hanno tutte le ragioni visto che le misure europee finora hanno portato al dumping salariale, sociale e fiscale. E il rischio è che la destra aumenti i consensi.
C’è una responsabilità della sinistra?
Se la sinistra non propone politiche alternative, la gente si rivolge alla destra. In Germania, invece, la Linke raggiunge il 12% e non c’è un partito di estrema destra. In tutta Europa la sinistra si pone il problema del governo; la questione decisiva è la credibilità.
Dall’inizio del prossimo anno, il bilancio sarà europeo. I singoli stati avranno meno spazio per politiche nazionali. Cosa dovrebbe fare la sinistra?
Bisogna capire cosa significa una moneta unica. Quando c’è, scompare un importante strumento di politica monetaria come la svalutazione o la rivalutazione. Oggi, in Europa, serve una politica salariale coordinata, che segua i movimenti della produttività. In caso contrario, avremo le tensioni attuali. Per esempio, in Grecia i salari aumentano troppo, ma la moneta non può essere svalutata. Al contrario, in Germania sono fermi, ma non si può rivalutarla. Una soluzione, per esempio, sarebbe aumentare i salari in Germania, mentre in Grecia li si modera. Altrimenti si sgretola la Ue.
È una proposta?
Abbiamo bisogno di un salario minimo europeo, stabilito per contratto. Ma vale anche per le tasse e i servizi sociali. La terza proposta proposta riguarda il potere. Una risposta per facilitare la redistribuzione dal basso verso l’alto è lo sciopero generale. A lunga scadenza, la soluzione è la redistribuzione delle ricchezze create dai lavoratori nel loro complesso, a livello delle grandi imprese. È necessario un nuovo ordine economico. E che lo stato prenda in mano la circolazione del denaro. La circolazione in mano ai privati non ha funzionato. Queste sono le cinque nostre proposte.
Quanto pesa il potere economico?

Il potere economico è per la vita delle persone ancor più importante di quello politico. La proprietà dovrebbe essere delle maestranze che l’hanno creata. Se lo stato dà soldi a Opel o Fiat, siano i lavoratori ad avere il controllo, non il management. La Linke non ha proposto la partecipazione statale, come in Volkswagen, ma quella dei lavoratori.
Cosa deve fare la sinistra per riguadagnare consenso a livello europeo?
Noi abbiamo il 12% perché abbiamo proposto un programma credibile e alternativo rispetto agli altri partiti. Che non hanno potuto esagerare nel diventare neoliberisti proprio perché c’era la Linke. Noi avremmo preso i loto voti, insomma; e i rapporti sociali sono migliori di quanto sarebbero stati altrimenti. Anche da noi si discute se partecipare a un governo oppure no. Ma la risposta è «sì» solo quando ci sono le condizioni per realizzare i progressi sociali reali, visibili, tangibili per l’elettorato.
È accettabile, come in Siemens, la sicurezza del posto di lavoro in cambio di minor salario?
Se lo fa una sola impresa può funzionare, se lo fanno tutte, no. E il sindacato diventa inutile. Il modello neoliberista è stato assunto dai partiti socialdemocratici, ma anche dal sindacato. È necessario un rinnovamento anche a questo livello.
Cambia qualcosa sul piano delle forme di lotta?
Le grandi manifestazioni non bastano. Le imprese e i governi ci sono abituati. Sono parte integrante di un «teatro». Bisogna incidere sui rapporti di distribuzione. Se la produzione viene paralizzata, allora c’è una reazione anche da parte delle classi dirigenti. Per questo la Linke ha per la prima volta nel programma anche lo sciopero politico. La tradizione socialdemocratica è sempre stata contro questa forma, per esempio.

Più case nelle caserme. Incontro pubblico a Porto Fluviale

18 febbraio ore 17,30
presso la ex caserma di via del Porto Fluviale, 12

La delibera 8/2010 del Comune di Roma da il via ad un’operazione di vendita su larga scala di un patrimonio pubblico immenso e di grande valore come le 15 caserme presenti nel cuore del territorio metropolitano e dismesse dal ministero della difesa.
La scelta della privatizzazione che il Comune di Roma ha preso indica ancora una volta la volontà di questa amministrazione di abdicare al proprio ruolo di pianificazione, progettazione e decisione, possibilmente in accordo con i territori interessati, sulle trasformazioni urbane e il miglioramento della qualità della vita attraverso la creazione di nuovi servizi sempre troppo carenti. Il riutilizzo pubblico delle caserme permetterebbe di risparmiare soldi e tempo sulla realizzazione di servizi che altrimenti vedremmo solo con il cannocchiale e, rimanendo all’interno di territori già strutturati, ridurrebbe la necessità di nuove cementificazioni che ci sottraggono verde ed estendono a dismisura i confini di una città in cui diventa sempre più difficile muoversi da una parte all’altra.
Spetta ancora una volta a noi cittadini, alle associazioni attive nei quartieri, ai movimenti per i diritti sociali come quello ad un abitare dignitoso e accessibile mobilitarci per impedire che nei nostri quartieri si verifichino operazioni dal sapore meramente speculativo privandoci per sempre della possibilità di utilizzare questa immensa risorsa, di aree ed edifici già pubblici, che con pochissimi investimenti potrebbero essere recuperati per le esigenze sociali, in alcuni casi drammatiche, che attraversano questa città. Soluzioni in termini di accoglienza e assistenza alloggiativa da approntare in tempi brevi per rispondere alla grande richiesta abitativa che non trova risposte, ma anche nuovi spazi per le biblioteche comunali che non sono un lusso ma un servizio assolutamente indispensabile nei tanti quartieri dormitorio di questa città così come gli asili nido che non bastano mai e quant’altro. Dopo aver contestato duramente la delibera sulle caserme, strappando qualche lieve miglioramento che ancora non ci soddifa, siamo oggi pronti a rilanciare una battaglia sulla riqualificazione urbana basata sul recupero per fini pubblici del patrimonio in disuso all’interno di una contestazione più ampia contro i processi di privatizzazione e precarizzazione con cui il Sindaco sta governando la città di Roma al tempo della crisi.
Per questo parteciperemo alla mobilitazione del 19 febbraio prossimo contro gli Stati generali di Alemanno per una Roma bene comune.
L’assemblea sarà inoltre l’occasione per la presentazione delle iniziative che il neonato comitato cittadino per l’uso pubblico delle caserme intende portare avanti per far sì che in questa città non regni la speculazione e la logica dei profitti ma quella dell’attivazione dal basso e della partecipazione dei territori alle trasformazioni che li riguardano.

Comitato cittadino per l’uso pubblico delle caserme e Movimenti per il diritto all’Abitare

Contro gli Stati Generali di Alemanno e Berlusconi

Cosa sono questi Stati Generali?
La vetrina che il sindaco Alemanno sta allestendo  per presentare in pompa magna alla presenza di Giulio Tremonti e  del sultano Berlusconi,  progetti improbabili e devastanti che nulla hanno a che fare con le reali necessità della nostra città. Nono sono idee sue ma dei costruttori e dei potenti che vogliono ancora una volta saccheggiare le risorse della città, facendo di Roma LA CAPITALE DEL CEMENTO, DELLA CRISI E DELLA PRECARIETA’.Si parlerà di radere al suolo Torbellamonaca invece che di riqualificarla; di realizzare “isole artificiali” e di altro cemento da rovesciare sul “Mare di Roma” per fare case ed alberghi di lusso; si parlerà delle speculazioni che già coinvolgono l’EUR come tanti altri quartieri della città; di come regalare le caserme ai privati; di come privatizzare ulteriormente servizi pubblici fondamentali come Acqua, Luce, Rifiuti, Asili e Scuole. Di come spacciare  il cosiddetto  housing sociale per una soluzione al problema della casa. Di come disegnare a colpi di razzismo una città ancora più fragile ed escludente. Si parlerà di come S/VENDERE ROMA e i suoi abitanti.
Facciamo i seri! Roviniamo la Vetrina di Alemanno e Berlusconi!
Siamo quelli in difesa dei territori e del verde dall’aggressione del cemento. Siamo quelli per l’acqua e per i servizi pubblici contro la privatizzazione di Acea, Ama, Atac, degli Asili.Siamo lavoratori ed utenti scontenti del trasporto pubblico sempre più insufficiente, sempre  meno pubblico. Siamo quelli che si sono veramente stancati di vedere quanti bambini/e rimangono fuori dagli asili pubblici.Siamo il mondo della cultura a cui si continuano a tagliare fondi e a chiudere spazi.Siamo quelli che non riescono a pagare affitti e mutui e reclamano case popolari.

Siamo precari e precarie che reclamano tariffe sociali e reddito garantito per tutti e tutte.

12 Febbraio. Contro la strumentalizzazione di Casa Pound

Comunicato del collettivo L’Officina

Ci risiamo: con il Giorno del Ricordo alle porte (il 10 Febbraio ), l’Italia torna a riscoprire le vittime delle foibe e a piangerne la memoria sotto il giogo delle solite strumentalizzazioni ideologiche che negli anni ne hanno ignobilmente infangato il nome e la credibilità.

In nome di una verità storica mai del tutto appurata e di un patriottismo a uso e consumo delle masse strumentalizzate, la retorica di regime (forse meglio semplicemente di destra) anche quest’anno si ripresenta con puntualità a speculare su una delle questioni italiane più sentite ma mai del tutto chiarite, ingigantendo i numeri e asservendo alle logiche partitiche la sofferenza di chi ha pagato la tragedia delle foibe direttamente sulla propria pelle, in un più ampio disegno di mistificazione e revisionismo storico montato su ad hoc per riabilitare il ricordo della dittatura mussoliniana e screditare allo stesso tempo il movimento partigiano e antifascista, baluardo della nostra Costituzione.

E in questo clima di revisionismo e indottrinamento ideologico, l’associazione neofascista Casa Pound Ostia finisce con l’arrogarsi il diritto di commemorare il ricordo delle vittime delle foibe del Carso tingendole con i suoi vessilli infamanti nella più becera e meschina delle tradizioni autoritarie e insultandole con la sua dialettica di slogan e proclami a comando, nel vano tentativo di camuffare le colpe storiche di quella tirannia assassina e razzista di cui si considerano fiera discendenza ai giorni nostri.

Ma ora basta!

La storia non può e non deve essere riscritta dal primo nostalgico fascista di turno che pretenda di cambiare il nostro passato per stravolgerne il presente, basta con queste pratiche di mistificazione e convincimento forzoso che mascherano la verità in luogo dell’ideologia!

Basta con la storia dei 20000 infoibati e dell’esilio di 350000 italiani, numeri gonfiati all’inverosimile (circa cinquecento vittime, per lo più militari, forze dell’ordine, funzionari dell’Italia fascista occupante la Jugoslavia e poche migliaia di esuli secondo la risoluzione della Commissione Mista italo-slovena del luglio 2000 ) e privi di fondamento che ogni anno crescono a dismisura solamente per far più colpo sull’opinione pubblica ignara e tenuta colpevolmente all’oscuro!

Basta con la teoria (infondata, anche alla luce della recente risoluzione della Commissione Mista) della pulizia etnica da parte dei comunisti di Tito contro la popolazione italiana inerme!
E soprattutto basta strumentalizzare le morti di cittadini italiani traditi dal loro stesso credo fascista!

Di fronte allo schifo dell’incessante propaganda revisionista fascista, il Collettivo l’Officina si tira fuori da quest’assurda e vergognosa politica di rivendicazioni ideologiche per lasciare la parola agli studiosi e alle stesse vittime del dramma, lanciando una campagna di sensibilizzazione mediatica e d’informazione a disposizione della cittadinanza tutta.

Tutti gli ANTIFASCISTI sono invitati il 12 febbraio dalle ore 16 a presidiare con noi P.zza della Stazione Vecchia per non lasciare più spazi agli squadristi

Arcore: tutti a casa. Que se vayan todos.

da Arcore ar Core della questione… tutti a casa. Que se vayan todos.

Il velo d’ipocrisia che ancora in questo paese porta a condannare in modo indiscriminato e cerchiobottista ogni forma di ribellione chiamandola violenza, è ormai squarciato da un contesto internazionale che ha deciso di respingere con forza ogni forma di autoritarismo, di corruzione e arroganza nella gestione del potere e della crisi. Un potere politico che ha perso qualsiasi contatto con le problematiche della società e ancor di più ha perso, se mai l’ha avuta, ogni legittimazione nei termini di riconoscimento democratico e popolare.
Con un governo che porta avanti manovre eversive che minano alle fondamenta l’attuale assetto costituzionale, con le derive sempre più autoritarie e autocratiche sostenute da un personaggio a capo delle peggiori cricche del paese, quale sarebbe la violenza di chi a mani nude e volto scoperto si raduna sotto la reggia presidenziale di Arcore? Qual è la dignità di quelle forze dell’ordine che come nel resto del mondo si dimostrano ancora una volta supine sotto il comando di chi le usa come servizio taxi nelle lunghe serate di baldoria?
C’è qualcosa che richiama la presa di Versailles nello scatto di dignità che le manifestazioni di piazza stanno dando ai potenti di tutto il mondo.
Dopo il 14 dicembre, nonostante le manovre di un parlamento di servi, corrotti e voltagabbana, si è affermata in tutto il paese reale la volontà di esprimere la sfiducia totale nei confronti di questo governo e di tutta una classe politica troppo impegnata nella spartizione del potere e delle ricchezze che derivano dalla gestione della crisi economica (vedi grandi opere, cancellazione di ogni normativa contrattuale e di tutela del lavoro…).
Ieri eravamo impegnati nel supporto della manifestazione della comunità egiziana a Roma ed il filo che ci lega ai compagni e alle compagne del no Expo è molto più che ideale.
Da Roma a Milano solidarietà materiale nelle lotte contro le speculazioni, le cementificazioni, contro la precarizzazione delle nostre vite, per la difesa dei territori e dei diritti di sociali e di cittadinanza.

Berlusconi come Mubarak te ne devi andare!
Tutti liberi

L.o.a. Acrobax