I Punti San Precario sostengono i giornalisti precari del quotidiano Terra

Luca Bonaccorsi e il valzer dei fondi pubblici all’editoria

Dopo aver accolto l’invito a partecipare al presidio svoltosi il 9 novembre davanti alla sede del quotidiano, sabato 12 novembre i punti san precario hanno incontrato i redattori e i collaboratori precari di Terra  in una assemblea svoltasi al laboratorio Acrobax. Riteniamo inaccettabili il comportamento del direttore Luca Bonaccorsi (che è anche socio di maggioranza dell’azienda Undicidue srl)  capace di non rispettare nessuno degli accordi sottoscritti ma pronto ad intascare il finanziamento pubblico all’editoria.  L’azienda Undicidue srl usufruisce del contributo pubblico  pari a 2 milioni e mezzo di euro all’anno. Nulla di nuovo nel paese del quotidiano L’Avanti! diretto da Valter Lavitola, che nel 2010 ha ricevuto 2,530 milioni di euro. Il bravo editore se la spassa nei Caraibi . Oltre le responsabilità del direttore crediamo sia necessario chiarire che il titolare della testata Terra quotidiano ecologista è la Federazione dei Verdi . Il contratto fra la Undicidue s.r.l. che edita il quotidiano Terra come organo di stampa e la Federazione dei Verdi è stato sottoscritto  nel 2008 e scadrà nel 2013. Eventuali responsabilità saranno denunciate pubblicamente .

L’unico modo di trattare le aziende, sappiamo da tempo è trattarle male. Soprattutto se da oltre sei mesi i lavoratori sono senza stipedio, i contributi non sono stati versati e  gli accordi stipulati con il sindacato vengono puntualmente violati. Oltre alla redazione tutti i lavoratori della filiera, dalla stampa alla distribuzione, non percepiscono stipendi da mesi.  Da sabato, il quotidiano non è più in edicola,  facendo presagire un fallimento imminente dell’azienda che lo gestiva.

Nella giungla della precarietà, il mondo dell’informazione e dell’editoria, rappresentano sicuramente settori paradigmatici in cui i processi di esternalizzazione e precarizzazione degli ultimi 15 anni sono stati portati all’esasperazione.  Le redazioni dei giornali e delle case editrici (piccole, medie e grandi) vivono grazie al lavoro delle centinai di precari  che lavorano come interni  e alle decine di collaboratori esterni.

Di seguito trovate una cronistoria del quotidiano raccontata dai giornalisti della redazione ed alcuni comunicati che chiariscono la vicenda.  Presto comunicheremo le prossime iniziative da parte dei redattori e dei collaboratori precari di Terra.

Verso lo sciopero precario > la cospirazione continua!

Contenuti extra

Comunicato dei lavoratori di Terra

Cronistoria del quotidiano Terra

#GlobalRevolution in progress

Appello per un’assemblea universitaria a Bologna      

Accampate e rivolte, scioperi ed occupazioni, processi rivoluzionari e di democrazia diretta, da una parte; cricche finanziarie che dettano austerità e politici che predicano sacrifici dal chiuso dei loro palazzi, dall’altra. Questo lo scenario che si sta mettendo in forma dentro la crisi. Un tempo che vive di sussulti ed improvvise accelerazioni,   repentine precipitazioni ed aperture; uno spazio compiutamente globale costruito dai processi reali. Processi di soggettivazione interconnessi che iniziano a voler porre una decisione sulle proprie vite contro il capitalista collettivo che rilancia sul terreno del liberismo sfrenato per acuire ulteriormente le enormi diseguaglianze sociali.   Un quadro duro, complesso, ma che al contempo apre spazi inediti di immaginazione e sperimentazione politica su un a-venire per quella composizione di classe emergente su scala trasnazionale che nelle lotte   del precariato cognitivo, del giovane proletariato metropolitano e del  ceto medio attraversato da nuove forme di povertà sta costruendo la   propria espressione politica.      

Nell’Italia del decadimento del ventennio del berlusconismo uno dei primi momenti di reale messa in crisi del sistema istituzionale è stata quell’Onda che nel 2008 ha costruito il “Noi la crisi non la paghiamo”. Uno slogan che dentro la materialità dei conflitti ha avuto una torsione verso quel “Noi la crisi ve la creiamo” che nell’autunno passato ha fatto   dei blocchi metropolitani e delle facoltà e scuole occupate il proprio   segno distintivo. Un sommovimento esploso nel 14 Dicembre romano ma costruito città per città in settimane di mobilitazione e nella grande sperimentazione di sciopero moderno del 30 Novembre.  

Il mondo della formazione in lotta, parlando un linguaggio generalizzante  e radicale, ha agito il terreno dell’opposizione alla riforma Gelmini eccedendolo dal primo momento, mostrando quanto la precarietà non sia una questione contrattuale quanto il nuovo paradigma dell’accumulazione capitalistica. In questo autunno scuole ed università continuano ad essere motori del conflitto sociale, pur dentro uno spazio politico dilatato che assume uno   sguardo globale nel rifiuto di pagare il debito e nell’individuazione di banche ed enti finanziari come controparti. E’ a partire dalle università   che si sono costruiti gli importantissimi momenti di connessione ed   organizzazione comune dell’Hub Meeting di Barcellona e del Reseau de  Luttes di Tunisi.

Le date di lotta transnazionale del 15 Ottobre e dell’11 Novembre sono state partecipate e agite da protagonista in primo luogo dalla componente studentesca e precaria. Il 17 Novembre, data storica di mobilitazione del mondo del sapere rilanciata quest’anno dal movimento statunitense #Occupy sarà un altro momento incisivo in cui si farà sentire   forte la voce del mondo della formazione in lotta.      

Nei mesi a venire qualsiasi formula di governo sarà impegnata nell’approvare i diktat della Bce e dell’Fmi. Le politiche di austerity sono una scelta strategica per il comando sociale, e dalle prime indicazioni appare evidente come la formazione tornerà nuovamente al  centro del mirino dei poteri politici e finanziari. Quel processo di riforma permanente avviatosi su scala europea col Bologna Process non potrà che proseguire nell’imporre forme di controllo, cattura e comando   sul sapere vivo che quotidianamente eccede e rompe i dispositivi di gerarchizzazione ed espropriazione.  

Dentro le università-azienda la crisi irreversibile del sapere organizzato in discipline, l’inasprimento dei modelli di inclusione differenziale, l’indebitamento sempre più massiccio ed il blocco della mobilità sociale configurano un campo in tensione che rimarrà uno dei terreni di battaglia  principali nei tempi a venire.  Ripartire dalla costruzione di istituti autonomi dentro e contro l’università nella consapevolezza che nulla vi è da difendere in essa, ripartire dall’autoformazione, dal rifiuto dell’indebitamento e del lavoro gratuito degli stage e dei tirocini, ripartire dalle facoltà con percorsi di lotta significa costruire processi costituenti in grado di acuire ulteriormente la crisi istituzionale e riappropriarsi della ricchezza   sociale.

 

A partire da queste considerazioni proponiamo ed invitiamo a partecipare ad una assemblea mercoledì 23 Novembre a Bologna alle 17, presso la facoltà di Lettere e Filosofia di via Zamboni 38, che sia momento di valutazione di questa prima parte di mobilitazione, di connessione e rilancio delle lotte del mondo del sapere a partire dall’indagare la   relazione fra debito, sistema bancario e formazione come nodo centrale sul quale orientare la conflittualità.

 

Realtà promotrici del Knowledge Liberation Front  

16 novembre a Roma3*Non ti pago, non mi vendo

Contro l’incontro tra aziende-studenti organizzato da Roma Tre

Gli studenti e le studentesse della facoltà di lettere e filosofia di Roma Tre, prendendo parola sull’incontro tra aziende e studenti organizzato dall’ateneo per il giorno 16 novembre, esprimono il loro totale dissenso e comunicano che verranno svolte, in quella giornata, iniziative ampie, pacifiche ma decise, al fine di impedire che la passerella – una vera e propria presa in giro ai danni degli studenti e delle studentesse – abbia luogo.
Nella giornata del 16, come soggetti che attraversano quotidianamente l’ università reale, leggiamo l’ ennesimo esempio di una tendenza più che decennale a piegare il luogo università alla privatizzazione e alle dinamiche di aziendalizzazione.
Nello stesso tempo, la permeabilità dell’ istituzione universitaria agli interessi del capitale viene connotata secondo alcuni termini che, a nostro avviso, segnalano in maniera evidente come, in questa fase di elevata conflittualità sociale, le autorità accademiche cerchino di appiattirsi sulla logica che vuole il sapere addomesticato alle esigenze di normalizzazione e controllo della società.
È l’idea di un’università  serbatoio di manovalanza, di precariato selvaggio, esercito di sfruttati e di sfruttabili a seconda delle esigenze del mercato.
La scelta di dialogare con imprese del settore gestionale\finanziario si pone, in quest’ ottica, come la volontà di legittimare contesti produttivi fondati su servizi di tecnica governamentale, che stanno caratterizzando questa fase di progressivo autoritarismo sui posti di lavoro e nella società tutta.
Di fronte a qualsiasi esempio di padronato ”responsabile” che sappia restituire la realtà ad un’ ipotetica ”normalità” post-berlusconiana, intendiamo ricordare al rettore che non esistono privati buoni a cui regalare le nostre vite. Esiste il sapere libero e l’autonomia dei soggetti sociali, e con essi la volontà di riprenderci il nostro presente aggredito da una crisi tutta interna agli interessi delle istituzioni globali e delle banche.
Non permetteremo che nelle nostre università venga elaborato teoricamente e legittimato intellettualmente il nucleo gestionale, apparentemente neutrale, di una futura Italia in cui il dissenso sia disattivato e il conflitto sociale annullato, in ragione di un potere cieco, reticolare e diffuso, di cui giornate come quella del 16 Novembre sono il laboratorio politico.

Retelettere
– Lettere Facoltà Aperta –
Roma Tre

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Bologna: Santa Insolvenza non si sgombera, giù le mani dall’ex cinema Arcobaleno

Comunicato di solidarietà attiva del Laboratorio Acrobax e dei Punti San Precario_Roma al movimento bolognese x la Santa Insolvenza!

 

La straordinaria giornata dell’11-11-2011 ha fatto emergere una molteplicità di iniziative che hanno attraversato la nostra penisola. Da Milano a Bari decine di migliaia di precari hanno dato vita ad azioni di comunicazione sociale contro la crisi in diretta connessione con i movimenti internazionali.

I devoti di Santa Insolvenza  nella giornata internazionale “Occupy everything” hanno occupato in migliaia l’ex cinema Arcobaleno, abbandonato da 6 anni nel pieno centro di Bologna,  per trasformarlo in uno spazio pubblico, un Community Center per i tanti soggetti che stanno pagando le politiche di austerity.
L’enorme partecipazione e il consenso avuto negli ultimi giorni è un segnale evidente di quanto l’ex cinema Arcobaleno sia diventato un laboratorio di attivazione culturale, sociale e politica.

Esprimiamo la nostra massima vicinanza ai compag@ che in queste ore vedono avvicinarsi intenzioni di sgombero da parte della Questura per ordine del Comune di Bologna.

Invitiamo tutti/e a sottoscrivere la petizione on-line PER DIFENDERE IL COMMUNITY CENTER SANTA INSOLVENZA.

Verso lo sciopero precario, la cospirazione continua!

Ex Arcobaleno: “Sgombero? Una follia!”

I devoti di Santa Insolvenza chiedono l’apertura d’un tavolo di trattativa, e rilanciano: un intervento delle fdo “non farebbe finire le ragioni di questo percorso, anzi le rafforzerebbe”. Partita petizione online, 150 firme in poche ore.

14 novembre 2011 – 17:24

“Alla Questura diciamo che ci sembra folle che un’esperienza di questo tipo possa concludersi con uno sgombero, che tra l’altro può diventare violento. Faremo di tutto per scongiurarlo. Al Comune invece diciamo che non è con uno sgombero che si risolvono i problemi che vengono posti da mesi dalle piazze di tutto il mondo. Di certo  anche un eventuale sgombero non farà finire le ragioni di questo spazio, anzi le rafforzerà”, spiega Giulia durante la conferenza stampa indetta oggi dagli occupanti dell’ex cinema Arcobaleno di Piazza Re Enzo, da venerdì “Community Center Santa Insolvenza”

“C’e’ una delibera del Consiglio comunale del 2007 che vincola questo immobile e vieta il cambio di destinazione d’uso – continua Giulia, entrando nello specifico della status dello  spazio – può essere riaperto solo se resta un cinema. Sappiamo che c’è un’idea della Cineteca per acquisirlo e riaprirlo come cinema, ma per un progetto del genere   ci vogliono soldi e quindi finché non ci saranno questo stabile rimarrà vuoto”. Al proprietario “abbiamo chiesto di accordarci su una data d’uscita, fra tre settimane o un mese – prosegue – ma ci ha risposto che ha messo tutto in mano alla Questura ed è per questo che ora chiediamo alla Questura di trattare”. Se dal comune arrivasse la proposta di un altro spazio? Gli occupanti sono disposti a ragionarne, “purché non sia un monolocale al Pilastro, la priorità è far proseguire questa esperienza”.

“Merola dice che abbiamo fatto danni alla città. Vorremmo proprio sapere in che modo – si chiedono i devoti di Santa Insolvenza – per noi invece si danneggia la città chiudendo questa esperienza. I Comuni non hanno piu’ soldi per nulla, qui ci sono 200 persone che gratuitamente e a costo zero fanno vivere un servizio e uno spazio, penso che dovrebbero apprezzare”.

Intanto da stamattina è partita una petizione online che in poche ore ha già superato le 150 adesioni

> Firma la petizione online: di seguito il testo

FIRMA PER DIFENDERE IL COMMUNITY CENTER SANTA INSOLVENZA

Siamo studenti e studentesse, precari e precarie, lavoratori sfruttati, artisti, migranti senza diritti, cassaintegrati, uomini, donne e trans, che venerdì sera sono entrati all’ex cinema Arcobaleno, di Piazza Re Enzo, nel pieno centro di Bologna. Questa occupazione è il risultato di un percorso nato da diverse assemblee in Sala Borsa, aperte e partecipate, continuato con azioni comunicative guidate da Santa Insolvenza, e culminato venerdì sera con un corteo di oltre mille persone, durante la giornata di mobilitazione internazionale dell’11-11-11.

L’ex cinema Arcobaleno, chiuso da cinque anni, è stato riaperto alla città e si è trasformato in una piazza coperta in cui sperimentare la costruzione del comune e nuove pratiche dello stare insieme, capaci di dare risposte concrete alle problematiche quotidiane imposte dalla crisi.

In questi primi 3 giorni il Community Center è stato attraversato da migliaia di persone che hanno dato vita ad assemblee e laboratori di discussione e di proposta su università, nuove pratiche comunicative, diritto all’insolvenza contro il debito delle banche e per un reddito di cittadinanza, e libero accesso a saperi, arte e cultura.

A sole quarantotto ore dalla riapertura, nella sala stracolma dell’ex cinema, è già stato proiettato il primo film, “Old Cinema – Bologna Melodrama”, un documentario di Davide Rizzo che racconta dei vecchi cinema dismessi di Bologna. Altre proiezioni gratuite sono previste per i prossimi giorni.

Ci arriva oggi la notizia che è stato predisposto un ordine di sgombero, decisione che evidenzia ancora una volta l’incapacità del comune e delle istituzioni nel riconoscere il valore di esperienze come questa. Consapevoli che non sarà un eventuale sgombero a fermare le potenzialità e la progettualità politica espresse da questo percorso, chiediamo a tutti e tutte voi di firmare l’appello per sostenere il Community Center Santa Insolvenza.

 

Le apparizioni e i miracoli di Santa Insolvenza

“Santa Insolvenza, piena di rabbia, frega per noi peccatori la ricchezza che noi produciamo ma altri detengono”

Santa Insolvenza non è un’idolo, non è un’icona religiosa. Santa Insolvenza è una guerriera, è l’incarnazione della nostra indignazione.

Santa Insolvenza all’oggi è l’unica protettrice di migliaia di precari e precarie messi in ginocchio dalla violenza di questa crisi.

Santa Insolvenza lotta contro un debito che banche e istituti finanziari hanno contratto.

In questi giorni è apparsa ben due volte: in Stazione Centrale dove ha urlato insieme a tanti e tante “dacci oggi il nostro reddito quotidiano”. In Università, al Recruiting day, dove ha detto no alla precarietà, agli stage e tirocini gratuiti, e sì allo sciopero precario.

#occupyeverywhere! Che succede negli States?

E’ dagli Stati Uniti che la parola d’ordine “occupy everywhere!” è partita, contagiando il lessico politico di questi ultimi mesi e rinforzando, con l’esperienza di Occupy Wall Street, i legami tra le varie componenti del nuovo movimento globale emerso il 15 ottobre con manifestazioni in tutto il mondo.

All’interno dell’occupazione di Lettere e Filosofia, #OccupyUnibo vuole discutere della situazione attuale negli Usa, tra il sempre più evidente declino del “sogno” obamiano, crisi finanziaria e ripresa di forza dei movimenti dal basso.

L’esperienza di Oakland, con lo sciopero generale cittadino autoconvocato da un’assemblea popolare, è un modello da osservare con attenzione per costruir e anche da noi nuove forme di sciopero metropolitano.

Ne parliamo con:

Felice Mometti (corrispondente Radio Onda d’urto da New York)
Paola Rudan (laboratorio S-connessioni precarie)

Martedì 15 novembre ore 21
Facoltà di Lettere e Filosofia occupata

#occupyunibo

 

La solidarietà è un’arma, liberare tutte e tutti. Presidio sabato 12 novembre a Regina Coeli

Nell’affollatissima assemblea di domenica 6 novembre tenutasi al CSOA Ex SNIA si sono incontrate numerose realtà romane provenienti da percorsi molteplici ed a volte distanti, almeno quattro generazioni di compagni e compagne a confronto. La volontà di andare oltre il 15 ottobre e rilanciare percorsi di lotta e autorganizzazione, capaci di connettersi, con la voglia di protagonismo dei giovanissimi, con le tante vertenze nei territori e nei posti di lavoro, con la difesa dei beni comuni e contro profitti e speculazioni. Un sentimento comune nelle dovute differenze senza rimozioni e non senza fare i conti con quanto è successo in quella giornata.

Tutti i presenti si sono espressi per il rifiuto della logica del capro espiatorio alla base del sistema penale e della dicotomia buoni/cattivi con la quale si è voluto criminalizzare da più parti la piazza del 15 ottobre. Un meccanismo che abbiamo subito all’indomani di Genova 2001 con il quale non si è saputo fare i conti. Dopo dieci anni è ancora il paradigma black bloc – infiltrato ad essere riproposto dall’apparato politico, dai pennivendoli e mezzobusti. Un immaginario talmente digerito socialmente da aver scatenato il fenomeno inedito della delazione di massa. Occorre prendere parola e re-agire fuori dai recinti identitari.

In questa direzione, come primo passo, si è deciso di impegnarsi collettivamente perché nessuno rimanga solo a fare i conti con procure e commissariati. Organizzare per questo una campagna per far fronte alla morsa repressiva che si sta impiantando per controllare il crescente disagio sociale e disinnescare il conflitto contro la riorganizzazione del capitale e le politiche europee di austerity. Costruire una rete di solidarietà che si doti come prima cosa di una cassa per le spese legali, l’attivazione di una mailing list per coordinarsi ( https://www.autistici.org/mailman/listinfo/liberta15ott ) e un blog (http://liberatutto.noblogs.org/) per aggiornare le informazioni sui processi e comunicare le varie iniziative.

Si è deciso di scendere questa settimana in piazza, di chiamare Roma a dare una risposta. Le stragi e i disastri colposi che si sono verificati in queste settimane in tutta Italia, a partire dalla nostra città, ci danno il vero parametro della distruzione e del saccheggio che subiamo nei nostri territori, giorno per giorno sulla nostra pelle, niente di paragonabile a dieci vetrine infrante.

L’assemblea si è aggiornata per mercoledì 9 alle ore 20:00 al CSOA Ex SNIA per continuare il dibattito e per organizzare un presidio per sabato 12 novembre in solidarietà con Giovanni Caputi, Fabrizio Filippi, Leonardo Vecchiolla e Carlo Seppia gli unici a cui le misure cautelari non sono state derubricate da carcere a obbligo di dimora fra i 14 arrestati durante e dopo i fatti del 15 ottobre. Un occasione per rompere il divieto di manifestare imposto da Alemanno e Maroni, per dare una risposta di massa alla criminalizzazione delle lotte, per la libertà di movimento, per la libertà di tutti gli arrestati e le arrestate.

PRESIDIO DI FRONTE REGINA COELI

SABATO 12 NOVEMBRE DALLE ORE 15:00

LUNGOTEVERE GIANICOLENSE

Per far sentire la nostra solidarietà a chi è ancora in carcere possiamo scrivere agli indirizzi forniti su http://liberatutto.noblogs.org/

Per Sottoscrivere per le spese legali di tutti e tutte gli arrestati e le arrestate: venendo negli studi di ROR in Via dei Volsci 56 a Roma, tutti i giorni dalle 8 alle 21; oppure compilando un bollettino di conto corrente postale CCP n. 61804001 intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001, Via dei Volsci 56 – 00185 Roma. Causale: “15 ottobre”; effettuando un bonifico bancario intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001 Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001 Causale: “15 ottobre”.

Libera Tutto: il blog per gli arrestati del 15 ottobre

Questo è il nuovo blog online per azioni di sostegno agli arrestati e le arrestate del 15 ottobre.

http://liberatutto.noblogs.org

Uno strumento per raccogliere informazioni su presidi, benefit e altro, comunicati e approfondimenti su tutto ciò che ruota intorno alla giornata del 15 ottobre scorso. E’ diviso il blog in tre sezioni: azioni – comunicati – approfondimenti. Oltre agli indirizzi per scrivere ai detenuti e una mail di riferimento per raccogliere il materiale.

Invitiamo tutti e tutte a diffonderlo il più possibile.

 

 

Dal Chiapas: appello internazionale per la liberazione dei prigionieri politici

Ottobre 2011, Chiapas, Messico

Dal 29 settembre un gruppo di prigionieri indigeni, reclusi in diverse carceri del Chiapas e appartenenti alle organizzazioni la Voz del Amate, Solidarios de la Voz del Amate e Voces inocentes si sono dichiarati in sciopero della fame e digiuno.

I loro nomi sono: il professor Alberto Patishtán Gómez, Andrés Núñez Hernández, Alfredo López Jiménez, Alejandro Díaz Sántiz, José Díaz López, Pedro López Jiménez, Juan Díaz López, Rosario Díaz Méndez, Enrique Gómez Hernández, Juan Collazo Jiménez e la compagna Rosa López Díaz.

Tutti e tutte sono ingiustamente privati della loro libertà dato che i delitti di cui sono accusati e per i quali sono condannati a pene lunghissime sono stati prefabbricati ad arte. Tutti e tutte sono stati torturati fisicamente e psicologicamente al momento dell’arresto da personale in borghese e in case anonime che sono nei fatti dei centri di detenzione e tortura clandestini.

La loro degna lotta è per denunciare gli orrori e gli abusi che si vivono nelle carceri del Messico e per esigere la libertà immediata.

Intorno a loro si sono levate molte voci solidali, in Messico come nel mondo. Voci che dal basso rivendicano e praticano una giustizia diversa, lontana dai tribunali di stato e vicina ai popoli. Voci che rifiutano lo sfruttamento, il saccheggio dei beni comuni, la repressione, il disprezzo. Voci e persone che quotidianamente costruiscono migliaia di alternative al mondo marcio del capitale e delle sue barriere, materiali e immateriali che siano. Voci e persone che parlano lingue diverse ma allo stesso ritmo, quello del cuore, che batte in basso e a sinistra.

In questo grido di libertà si riflette, come in uno specchio, la rabbia di migliaia di prigionieri politici palestinesi in Israele; di migliaia di migranti che rifiutano il cibo e si ribellano contro i Centri di Identificazione ed Espulsione europei dove sono ingiustamente detenuti; dei mapuche che con il loro lunghissimo sciopero della fame rifiutano la Legge Anti-terrorismo; nella stessa rabbia si riconoscono i Curdi nelle prigioni turche, i baschi e le basche torturati nei FIES, i nigeriani e gli africani che si ribellano alle multinazionali del petrolio e sono arrestati e assassinati… tutti quelli e quelle dissidenti incarcerate in queste umide pareti in ogni angolo del mondo, dove cercano di schiacciare le idee.

Per questo lanciamo un appello alle organizzazioni indipendenti, ai gruppi di affinità, ai centri sociali, ai sindacati autonomi, ai media indipendenti, a tutti quelli e a tutte quelle che agiscono in forma autogestita e che sono complici e colpevoli, come tutti e tutte noi, di sognare un mondo senza barriere, frontiere o prigioni a unirsi e solidarizzare con questa degna lotta dei prigionieri e delle prigioniere politiche in sciopero della fame in Chiapas.

Abbattiamo i muri delle prigioni!

Liber@ tutt@!

Se toccano uno di noi toccano tutti noi!

Per aderire all’appello mandare una mail a: noestamostodxs@riseup.net

noestamostodxs.noblogs.org

Roma 03.11 *Occupy tiburtina_comunicato sulla giornata contro tagli e divieti

Quella di oggi è stata una grande giornata: la sfida lanciata si è trasformata in una grande vittoria grazie alla determinazione degli studenti che ancora una volta sono tornati ad invadere le strade di questa città!
Avevamo annunciato che avremmo attraversato in corteo il I Municipio, che ci saremmo ripresi le strade senza preavviso ne autorizzazione!
Avevamo annunciato che avremmo disobbedito al divieto, che avremmo praticato occupazioni simboliche.
Lo abbiamo fatto!
Oggi siamo tornati in piazza per ribadire la nostra opposizione al governo e le misure di austerity imposte dalla BCE.
Già da questa mattina ci siamo trovati davanti una classe politica che ha mostrato il suo volto più autoritario e repressivo nel tentativo di zittire la voce degli studenti.
Davanti a molte scuole la polizia ha messo in pratica quelli che hanno chiamato ‘presidi per tutelare la democrazia’, che si sono concretizzati in veri e propri blocchi nei quali venivano identificati tutti gli studenti che decidevano di non andare a lezione, come accaduto al mamiani ed al virgilio dove erano presenti persino blindati. In altre invece, la polizia ha chiesto ai dirigenti scolastici di poter visionare i registri per segnalare e identificare gli assenti, come al talete al lucrezio caro al morgagni al tasso ed al righi.
Nonostante tutto dalle nostre scuole sono riusciti a partire diversi cortei, in particolare dal liceo virgilio dal quale quasi quattrocento studenti hanno attraversato le strade del Municipio I, liberando di fatto il centro dal divieto.
Questi cortei sono poi confluiti nel concentramento di Tiburtina, dove  un imponente schieramento delle forze dell’ordine continuava l’opera iniziata qualche ora prima davanti le scuole: ancora identificazioni ed intimidazioni agli studenti che arrivavano nella piazza.
Abbiamo più volte provato a far partire il corteo, come il 7Ottobre, con i boockbloc  che ne caratterizzavano la testa. La risposta è stata un susseguirsi di violente cariche che hanno portato a decine tra feriti e  fermati tra gli studenti anche durante la breve e simbolica occupazione del cantiere alta velocità della stazione Tiburtina, oltre che nei diversi tentativi di muoversi, o solo allontanarsi.
Dalla polizia c’è stato più volte ribadito che la gestione della piazza era una scelta politica e non una questione di ordine pubblico.

La risposta che abbiamo dato è stata dunque politica: il corteo è partito attraversando le vie di questa città senza nessuna autorizzazione, abbiamo raggiunto l’Università de La Sapienza dove si è svolta un’ assemblea pubblica. Evidenziamo anche il paradosso espresso dal sindaco e dalla questura nel dichiarare che tutelare il traffico sarebbe stata la loro prerogativa principale, troviamo un po’ strano che per fare questo si scelga sequestrare un corteo per ore  chiudendo di fatto una stazione e uno snodo come Tiburtina.
Non abbiamo mai creduto che un divieto ci avrebbe impedito di manifestare, da oggi ne siamo ancora più convinti, la voce di una generazione che vuole continuare a esprimersi non si ferma così.
Questa crisi non siamo disposti a pagarla, questo debito non ci appartiene, per sanarlo non si può passare attraverso indiscriminati tagli alla cultura, non si può passare per le nostre vite. Lo abbiamo urlato nelle piazze di questo paese più volte, oggi abbiamo dimostrato che non abbiamo paura, che torneremo per le strade sempre più determinati.
Annunciamo fin da ora che il movimento ripartirà già da domani, nelle scuole e nelle facoltà, in questi mesi torneremo più volte in piazza, a cominciare dalla data transnazionale dell’11 novembre e dalla giornata mondiale dello studente del 17.

Studenti medi e universitari sulla manifestazione del #3nov