25 Gennaio, un anno da piazza Tahrir

il prossimo 25 Gennaio, anniversario della caduta di Mubarak e inizio della rivoluzione egiziana, dalle 17.00 saremo in piazzale Ostiense, in contemporanea con piazza Tahrir, con interventi al microfono, incursioni comunicative e proiezioni resistenti proprio intorno alla Piramide!

dalle 21.00 in poi ad Acrobax cena e dibattito aperto, proiezioni e collegamento con la piazza del Cairo.

 

il prossimo 25 Gennaio, anniversario della caduta di Mubarak e inizio della rivoluzione egiziana, dalle 17.00 saremo in piazzale Ostiense, in contemporanea con piazza Tahrir, con interventi al microfono, incursioni comunicative e proiezioni resistenti proprio intorno alla Piramide! e dove se no?!
dalle 21.00 in poi ad Acrobax cena e dibattito aperto, proiezioni e speriamo di riuscire a collegarci con la piazza del Cairo.
questo il link per entrambe le cose

Dalle ceneri di Alessandria. Su Anonymous e Megaupload

La rete negli ultimi 3 giorni ha vissuto un momento cruciale, come sempre succede quando deve difendere le sue liberta’ fondamentali , prima la serrata ad opera di numerosi siti, da Craiglist a Wikipedia, poi l’operazione da guerra fredda che porta in carcere il creatore e molti lavoratori della piattaforma Megaupload in tutto il mondo e infine la rabbiosa reazione di una rete gia’ in movimento con in testa Anonymous a dettare i bersagli, che gradualmente uno a uno cadono inesorabilmente.

Ma andiamo con ordine:

Il congresso sotto il ricatto delle grandi major editoriali elabora una legge (SOPA Stop Online Piracy Act) che di fatto e’ la summa di tutti i metodi possibili per censurare la rete, dal blocco degli ISP, al blocco dei DNS alla blocco dei motori di ricerca, misure che vengono applicate normalmente nei paesi arabi in rivolta nel tentativo di spegnere la comunicazione online o che vengono utilizzate in Cina e in Russia per censurare l’informazione.

A questa proposta la rete ha risposto massicciamente sia in termini di semplici cittadini sia con la presa di posizione di grandi gruppi commerciali e di informazione come Wikipedia (che ha serrato il sito per un giorno intero), Facebook (che ha preso parola per bocca del suo creatore) e Google (che ha esposto un banner di protesta antiSOPA su google.com); si calcola che oltre 200 milioni di visitatori unici in tutto il mondo nella sola giornata del 18/01 abbiano visto e si siano informati riguardo alla protesta e congiuntamente a un’opera di pressione sul congresso USA ha portato al ritiro di numerosi membri del congresso dal supportare la legge e alla conseguente procrastinazione in data da definirsi.

La reazione a questa ennesima (ma in ogni caso momentanea) sconfitta e’ stata evidentemente scomposta, l’FBI infatti per il giorno 19/01 lancia una fitta campagna di arresti indirizzati al proprietario della piattaforma di Megaupload e a diversi suoi dipendenti sparsi per il mondo con accuse che superano i 50 anni di carcere e che vanno dal riciclaggio all’estorsione. Megaupload e Megavideo vengono oscurati.

Oltre la solidarietà per persone che stanno rischiando decenni di galera e che vengono arrestate con mandati internazionali dalla Nuova Zelanda alla Lettonia semplicemente perché avevano un sito di hosting, non c’è particolare simpatia per Kim “dotcom” Schmidzt, ultramilionario e fanatico delle macchine, il punto è un altro ed è quello che farà scattare la rappresaglia della rete.

Il punto è che le piattaforme di hosting per quanto private, per quanto speculative, per quanto eticamente meno giustificabili per lo sharing (non sono p2p sono in direct download) sono dei magazzini, dei magazzini dove gli utenti mettono quello che vogliono, dalle foto del compleanno della nonna all’ultima puntata del dottor House sottotitolata in ceceno.

Chi carica materiale protetto sa, forse a cuor leggero ma lo sa, che sta commettendo un’infrazione, che può essere perseguito e che il suo materiale se scoperto verrà cancellato; in ogni caso è intenzionato a poter condividere una sua distribuzione di un gioco, di un film appena uscito, di un crack per un programma costoso, i motivi di queste intenzioni sono molteplici vanno dall’autogratificazione alla coscienza che le opere di intelletto debbano essere libere e accessibili, quale che sia la motivazione, la loro utilita’ per chi non ha i soldi per andare al cinema 3 volte al mese, comprarsi sky per vedere un telefilm, comprare 10 giochi l’anno etc. e’ immensa .

Tornando a megaupload la sua piattaforma conteneva il 5% dei contenuti online dell’intera internet, era visitata da milioni di persone quotidianamente sia per motivi legali che per quelli considerati “illegali” e la sua messa offline per colpa di un governo asservito alle major discografiche, editoriali e cinematografiche priva il mondo di una biblioteca di contenuti globali frutto di 6 anni di accumulazione.

Tutto quel materiale oggi, dalle foto della tua vacanza all’ultimo football manager e’ nelle mani dell’FBI, tutto quel materiale è stato sequestrato dai magazzini personali e requisito aldilà di prove di illegalità. Non si tratta quindi di difendere l’investitore, il proprietario, o il pubblicitario che c’è dietro megaupload, si tratta come al solito di difendere i propri spazi di libertà nella rete, è quindi la solita vecchia guerra contro chi vorrebbe fare di internet strumenti di controllo e di commercio contro chi invece vuole che la rete diventi definitivamente quello per cui è nata cioè uno strumento di condivisione e di comunicazione libera.

Per questo 15 minuti dopo il comunicato di megaupload la rete ha risposto con il più grande attacco della sua storia, per questo il collettivo anonymous è riuscito con il solito successo a colpire più bersagli in poche ore.

Decine di migliaia di persone nel mondo hanno dato il loro supporto,in migliaia hanno azionato LOIC, in milioni hanno condiviso i bersagli twittandoli e hanno incitato alla rappresaglia esultando quando un sito dopo l’altro cadeva; i bersagli erano le industrie musicali (universalmusic.com) i consorzi editoriali (mpaa.org e riaa.com) e i siti governativi (copyright.gov, justice.gov) e infine l’odiata FBI (fbi.gov) che nel 2011 ha arrestato un numero di attivisti impressionante con accuse per centinaia di anni di carcere e con una condotta che non differisce troppo dalle polizie presidenziali dei paesi arabi in rivolta.

Oggi 20/01 l’operazione #OpMegaupload continua mentre scriviamo :

#Anonymous reports that justice.govt.nz and shop.mgm.com are Tango Down in continuing #OpMegaUpload

Ma un attacco ddos non basta e come giustamente dice Anonymous:

Questo non è solamente un richiamo collettivo di Anonymous a darci da fare. Cosa può mai risolvere un attacco DDoS? Che cosa può essere attaccare un sito rispetto i poteri corrotti del governo? No. Questo è un richiamo per una protesta di grandezza mondiale sia su internet che nella vita reale contro il potere. Diffondete questo messaggio ovunque. Non possiamo tollerare quello che sta succedendo. Ditelo ai vostri genitori, ai vostri vicini, ai vostri colleghi di lavoro, ai vostri insegnati e a tutti coloro con i quali venite in contatto.Tutto quello che stanno facendo riguarda chiunque desideri la libertà di navigare in forma anonima, parlare liberamente senza paura di ritorsioni, o protestare senza la paura di essere arrestati. Andate su ogni rete IRC, su tutti i social network, in ogni community on-line e dite a tutti l’atrocità che sta per essere commessa. Se protestare non sarà abbastanza, gli Stati Uniti dovranno vedere che siamo davvero una legione e noi dovremo unirci come una sola forza opponendoci a questo tentativo di censurare Internet ancora una volta, e nel frattempo scoraggiare tutti gli altri governi dal tentare ancora. Noi siamo Anonymous. Noi siamo una legione. Non perdoniamo la censura. Non dimentichiamo la negazione dei nostri diritti come esseri umani liberi. Questo è per il governo degli Stati Uniti. Dovevate aspettarvi la nostra reazione.”

http://www.youtube.com/watch?v=Smb-cFSDXrw

 

 

Il Natale nella crisi e le sue sorprese!

Ci troviamo a rendere pubblico un episodio di carattere repressivo e intimidatorio messo in campo dalla Questura di Roma attraverso l’uso della legislazione speciale antiterrorismo, che ad opera di uomini della Digos si è voluto confezionare al Laboratorio Acrobax come dono per le feste del Santo Natale.

Un episodio grave che poteva degenerare così come tutte le volte che zelanti agenti armati con il colpo in canna dello loro pistole spianate possono, per paura o per singolare coraggio a servizio della Patria, esplodere il solito “colpo per errore”. Ma ripercorriamo i fatti: la sera del 21 Dicembre due nostri compagni che sostavano in auto insieme ad un loro amico davanti all’ingresso del Verano per un semplice e banale appuntamento, sono stati accerchiati da sei uomini in borghese che qualificandosi tutti come agenti della Digos, con armi in pugno hanno prima fatto uscire tutti rapidamente dal veicolo, e poi li hanno perquisiti personalmente una prima volta, cosa che verrà poi ripetuta una seconda volta circa un’ora dopo. La perquisizione è proseguita in forma quasi maniacale e ossessiva con le automobili coinvolte senza peraltro trovare alcunché. L’accusa provocatoria e paradossale è di traffico d’armi. Dal verbale risulta che l’operazione di polizia sia stata attuata usando l’art. 4 della L. 152 del 1975. Ovvero uno degli strumenti normativi previsti dalla legislazione speciale varata per affrontare la fase di emergenza politica e sociale che negli anni 70’ ha segnato la vita del nostro paese determinando manu militari l’annichilimento e la repressione dei  movimenti sociali più radicali.

Riteniamo gravissimo l’accaduto nelle sue forme e nei suoi malcelati obiettivi.  Non in ultimo perché colpisce in maniera vile e ambigua due compagni, attivisti del Laboratorio Acrobax, che hanno subito un’intimidazione mirata evidentemente alla loro struttura politica. La stessa che dal 15 Ottobre scorso viene messa alla berlina e ostinatamente accusata di essere nel “migliore” dei casi referente di un’area radicale dei movimenti contro l’austerity e la precarietà. E nella “peggiore” e più fantasiosa, di essere il perno organizzativo indicato come necessario per dar conto di tutte le violenze di quel giorno e per non rendere conto invece della violenza del potere – che le ha generate e che esse hanno disvelato. Anche nei mesi precedenti alla manifestazione del 15 Ottobre si erano manifestati segnali ed episodi inquietanti e provocatori che avevano già determinato intorno al nostro collettivo un clima di intimidazione e repressione preventiva. Come sempre però con umiltà e determinazione abbiamo proseguito sulla nostra strada senza curarci troppo delle intimidazioni, respingendo al mittente tutte le provocazioni e accuse paradossali, alternate dal linciaggio mediatico e dall’accanimento giudiziario.

Dopo questo gravissimo ed ultimo episodio riteniamo necessario prendere parola con un comunicato pubblico e ribadire ciò che da sempre diciamo e sosteniamo con forza. Rivendichiamo a pieno la nostra attività politica di base e indipendente, radicale e solidale, da sempre a fianco delle lotte sociali, sostenendo le vertenze dei precari, dei senza casa, dei comitati contro le grandi opere e le devastazioni ambientali. Convintamente abbiamo animato sin dal principio l’esperienza dei comitati referendari per l’acqua pubblica e attivamente partecipato alle iniziative nazionali promosse dai Notav in Val di Susa. Questo nello spirito aperto e inequivocabile di contribuire ai processi di conflitto sociale che riteniamo i veri dispositivi di democrazia, i veri spazi di alternativa, il vero motore costituzionale. A fronte di una crisi sistemica e terribilmente costruita e ricercata dalle politiche folli e suicide del neoliberismo, dal basso noi insieme a tante e tanti stiamo passo a passo resistendo alla miseria del presente, costruendo la ricchezza del possibile. Su questa strada crediamo sia necessario impegnarci e dare tutta la nostra energia. Forse è proprio questa passione e desiderio di trasformazione radicale dell’esistente ad essere oggi ancora una volta ingiustamente attaccato e denigrato. Forse è questo che fa paura perché mosso da sfere profonde e incorruttibili della vita comune che stiamo passo dopo passo costruendo. E allora se il 15 Ottobre come tutti sanno o possono verificare osservando la rivolta di piazza di quel giorno, si produce una generale, diffusa e spontanea degna rabbia, che resiste per ore alle cariche della polizia fatte con i caroselli dei blindati e le nubi tossiche dei gas CS , è più semplice per il potere e le autorità trovare il capro espiatorio, il mostro da sbattere in prima pagina, riempiendo editoriali, articoli e talk show di fantasiose menzogne e strumentali ricostruzioni. E’ sicuramente più facile così piuttosto che affrontare nel merito le questioni sollevate e le richieste non più rinviabili di maggiore diritti e democrazia nella crisi epocale che stiamo attraversando.

Ancora una volta quindi saremo a fianco dei più deboli, contro le ingiustizie e l’arroganza dello Stato e dei suoi sgherri, contro la peggiore classe politica che la Repubblica abbia mai conosciuto. A testa alta come sempre continueremo a lottare e a sognare, con amore e con furore. All’intimidazione, alle minacce, a questo clima di provocazioni intendiamo rispondere assieme a tutte quelle e tutti quelli che condividono il nostro spirito impegnandoci a costruire prossimamente un primo appuntamento di confronto sui dispositivi di interdizione delle lotte sociali come momento collettivo di condivisione per ri-costruire la libertà di movimento e il dibattito necessario per poterla affermare e praticare.

Merry Crisis and A Happy New Fear… Fight Back!

Laboratorio Acrobax

Conferenza stampa della cooperativa Inventare l’Abitare

Roma, Gruppi Consiliari, via delle Vergini 18, 3° piano

18 gennaio 2012 ore 12
Il Comune di Roma blocca gli autorecuperi

Approvata nel 1998 la legge regionale del Lazio che regolamenta l’autorecupero, nel 2001 il comune di roma, di intesa con la regione stessa e il ministero dei lavori pubblici, delibera sei progetti di autorecupero che si aggiungono alle prime due sperimentazioni (addirittura del 1996). Fiore all’occhiello dell’amministrazione capitolina in tema di recupero edilizio con tecniche di bioedilizia e di accesso al diritto all’abitare per tutti,  l’autorecupero è da anni la “buona pratica” per eccellenza di cui il Comune di Roma si vanta sul suo sito (http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?jp_pagecode=dip_pol_riq_per_aut.wp&ahew=jp_pagecode) e nei convegni di tutta Europa.
Ma dopo più di 10 anni siamo costretti a denunciare con forza le gravi inadempienze dell’amministrazione comunale che si traducono per noi in una forzosa ed ingiustificatamente prolungata emergenza abitativa.
Appalti vinti e lavori mai realizzati, aumenti dei costi per via di ritardi nei lavori, mancato utilizzo delle tecniche e dei materiali previsti dalla bioedilizia, ritardi non di mesi ma anni nell’allaccio delle utenze… e ora si aggiunge anche il problema con i mutui che le banche non rilasciano più per mancanza di adeguati impegni del Comune. Tutto ciò produce la drammatica situazione di emergenza abitativa che coinvolge tutti quegli aventi diritto che hanno rinunciato alla strada certa della casa popolare per investire le proprie energie anche economiche in una nuova opportunità: alcuni dei nostri soci pagano da 5 anni le rate di un mutuo per una casa in cui non vivono.
La cooperativa ha tentato con le varie amministrazioni che si sono succedute di risolvere i tanti problemi, anche quelli che non erano di sua competenza, ma adesso siamo veramente stufi: l’ultimo piano di consegna degli alloggi consegnatoci dall’assessore competente è stato, per l’ennesima volta disatteso, e su due cantieri i lavori non vanno avanti per l’impossibilità di accendere i mutui.
Come soci della cooperativa “inventare l’abitare” abbiamo deciso di dare immediatamente vita a varie forme di protesta e mobilitazione sino alla conclusione positiva dei nostri progetti, convinti come siamo che il diritto all’abitare, anche di qualità, sia diritto inalienabile per tutte e tutti.

Cooperativa “Inventare l’abitare”
Per contatti:
Bruno Papale 347/5161238,
Manfredo  Proietti mobile: 3337106393
Fax: 0623328553
E-mail: inventarelabitare@vodafone.it

Solidarietà con i compagn@ di Roma e di Brescia perquisiti dall’antiterrorismo!

Il clima intimidatorio e repressivo, da “ritorno al passato”, che stiamo respirando negli ultimi anni in Italia riporta alla mente un film già visto e che, ciclicamente, viene riproposto quando la posta in gioco
è alta.

Ed oggi la posta in gioco ha raggiunto un jackpot miliardario.
Sul piatto pesano la crisi mondiale e il futuro di diverse generazioni,
il salvataggio di un sistema politico e finanziario – giunto ormai al
collasso – e il sacrificio di intere popolazioni ormai indisponibili a rimetterci ancora. E difronte a questo scenario apocalittico il potere dispiega i suoi apparati repressivi contro chi si autorganizza e lotta dal basso, a volto scoperto, per riappropriarsi del presente e dei diritti negati e fronteggiare una crisi che non ha causato ma subisce quotidianamente.

Vengono rispolverati articoli e codici da guerra per intimidire ed
bloccare un movimento incompatibile con le ricette imposte dal
neoliberismo.

Ritornano le “solite buste” con proiettili di matrice terroristica preparando così l’immaginario collettivo ad una nuova
stagione da santa inquisizione. Ma gli unici terroristi che conosciamo sono quelli che in nome del neoliberismo affamano e bombardano intere popolazioni da più di quarantanni. Le loro intimidazioni non ci fermeranno. Solidarietà e complicità ai compagni di Acrobax e Brescia.

CPOA Rialzo – cosenza

TimeOut: Solidali e complici con i compagn@ perquisit@ a Roma e a Brescia

Il 21 dicembre alcuni/e attivisti/e del Laboratorio Acrobax sono stato circondati da diversi agenti della digos che, pistola alla mano, hanno compiuto una perquisizione durata più di un’ora. Si tratta dell’ultimo dei tanti momenti di intimidazione a cui il Laboratorio Acrobax è stato sottoposto nel corso dell’ultimo anno.

Apprendiamo questi fatti con amarezza e rabbia e ci sentiamo di esprimere non lo la nostra piena solidarietà alle compagne e ai compagni romani, ma anche la nostra complicita alle lotte che li/ci vedono partecipi da anni contro la precarieta’, lo sfruttamento, il razzismo, i tanti volti autoritari di questa lunga crisi.

Proprio in quei giorni, infatti, gli/le attivisti/e del Laboratorio Acrobax stavano preparando un’iniziativa chiamata #OccupyInps che avrebbe portato all’occupazione della sede centrale dell’Inps, ad una lettera indirizzata al Ministro Fornero sulla condizioni di precarietà nel nostro Paese e ad una proposta di incontro col Ministro stesso. Questa proposta è stata chiaramente respinta.

E non solo. Con questa operazione di digos e polizia, si e’ cercato prima che l’iniziativa si svolgesse di minacciare e dissaudere gli/le attivisti/e del Laboratorio Acrobax da quello che e’ un diritto: la possibilita’ di esprimersi e intervenire direttamente sulle questioni sociali che ci riguardano da vicino.
Non ci stupisce che la risposta dello Stato, ancor piu’ in tempo di crisi, sia contraddistinta dall’incapacita’ totale di recepire le questione politiche poste dai movimenti accompagnata poi dall’intimidazione e dalla minaccia pura e semplice.

Non è un caso che, il 4 gennaio, anche a Brescia siano state compiute delle perquisizioni nelle case di 5 attivisti che lo scorso 12 dicembre, durante lo sciopero generale, tentarono di entrare a Palazzo della Loggia, sede del Comune.

Questa è la gestione della crisi ai tempi dei governi tecnici, questi i miseri tentativi di reprimere e affossare le forme del dissenso.
Non ci fermerete!

Solidali e complici con i compagn@ perquisit@ a Roma e a Brescia

 

Rete TimeOut Bologna