No Tav in lotta anche dentro il carcere

da infoaut.org

La lettera che abbiamo ricevuto dai detenuti No Tav delle Vallette, oggi trasferiti d’urgenza in altre carceri, costituisce un importante segnale politico. Arrestati il 26 gennaio e da allora immersi nelle difficili condizioni del sovraffollamento carcerario, i nostri compagni non si sono dati per vinti. La soppressione dell’ora d’aria, le limitazioni inaccettabili delle ore di socialità (i 120 minuti in cui i prigionieri possono passeggiare nei corridoi interni e comunicare con gli altri detenuti) e l’indegno trattamento (con una temperatura che ha sfiorato i venti gradi sotto lo zero, la prigione non ha a tutt’oggi un riscaldamento degno di questo nome) non sono stati dati per scontati dai No Tav.

Come recita la loro lettera-comunicato, “i banchieri cercano di far pagare la crisi ai lavoratori, in carcere si cerca di far pagare il sovraffollamento ai detenuti”. Hanno messo in atto svariate proteste, l’ultima in concomitanza con il presidio-concerto sotto il carcere di martedì pomeriggio, rifiutandosi di tornare nelle loro celle. Più in generale, come denuncia anche l’infame sindacato della polizia penitenziaria, hanno in questi giorni discusso con gli altri detenuti del braccio C iniziative di lotta da portare avanti e, una volta convocati dal direttore della struttura, hanno avanzato rivendicazioni per tutti i detenuti rifiutando qualsiasi miglioramento o privilegio individuale.

Avevamo scritto fin dalla mattina degli arresti che sapevamo che i nostri compagni non avevano paura. Troppo facile immaginarlo, perché li conosciamo. Sono loro che ci insegnano che ogni luogo, ogni pezzo di città e di società – anche il più oscuro e oppressivo – è un campo di battaglia. Senza alcun eroismo, con la pazienza e la forza della gente ordinaria che ha dei valori, li difende e li afferma, li abbiamo visti negli anni rifiutare ogni compromesso con questo mondo che non accettiamo, e custodire gelosamente il senso della scelta militante: una scelta difficile a volte, ma per questo tanto più bella. Oggi sono stati puniti con il trasferimento coatto per il loro coraggio, per aver fatto tremare con un altro “No!” la fragile autorità di chi comanda un carcere pieno di sofferenza e, giustamente, di odio per chi la provoca.

I prigionieri No Tav hanno deciso di proseguire e lanciare un messaggio al mondo di fuori. “La lotta non si fermerà”, dichiarano a conclusione della loro lettera. Soltanto insistendo testardamente sulla strada dell’incompatibilità, della proposta, della condivisione politica e del conflitto sarà finalmente possibile svegliare questo paese; è questo che ci dicono. Queste azioni sono un invito a pensare a ciò che può fare ciascuno di noi, oggi, nelle condizioni e nel luogo in cui si trova, per far tremare le sbarre visibili e invisibili dell’Italia contemporanea, come stanno cercando di fare loro, dalle loro celle. Sembrano volerci dire che nulla è impossibile e che tutti possiamo compiere gesti importanti, se riusciamo ad evitare che abbia il sopravvento la paura che tutto pregiudica. E allora gridiamolo forte: in alto i pugni per i prigionieri No Tav in lotta… dovranno alzarsi anche nelle piazze italiane!

Redazione InfoAut
******************************

Continuiamo a scrivergli:
Giorgio Rossetto a Saluzzo
CASA RECLUSIONE loc.so Cascina Felicina, 12037 SALUZZO CN

Matteo Grieco (Mambo) ad Alessandria
Casa di Reclusione “San Michele” di Alessandria. Strada Statale, 31, Alessandria.

Tel.             0131-361785       fax: 0131-361785;

Luca Cientanni ad Ivrea
Casa Circondariale di IVREA. corso Vercelli, 165 -10015 IVREA (TO)

tel.             0125-614311      .

Tobia Imperato a Cuneo
CASA CIRCONDARIALE v. Roncata, 75 12100 CUNEO CN

Jacopo ad Alba
Casa Circondariale di Alba (CN) Via Toppino Sandro, 12051 Alba.

Tel:             0173-362228       Fax: 0173-363643

 

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/3944-no-tav-in-lotta-anche-dentro-il-carcere

 

Presentazione libro “Interminabili Disordini” // Interminabili Trash Tour 2012

INTERMINABILI TRASH TOUR 2012
NON è UNO SCHERZO!!!

L’ass. Culturale antifascista Dax16MArzo2003 sostiene:

– Presentazione del libro “INTERMINABILI DISORDINI” di ALEX ALESI

– Proieione del video  “VIVA DAX LIBERO E RIBELLE” della ASS.DAX16MARZO2003

A SEGUIRE SERATA ALLEGRIA E LOTTA CON:
INTERNAZIONALE TRASH RIBELLE E I SUOI DJ’S

IL TUTTO PER SOSTENERE 130MILA:
130mila volte… NON DIMENTICHIAMO IL 16 MARZO!

NON PERDONIAMO IL SAN PAOLO!

130mila e’ la moneta che due compagni devono dare allo Stato per la notte del 16 marzo 2003.
Quella notte è morto Davide, assassinato da lame fasciste, mentre ai suoi compagni ed amici accorsi al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo toccarono le cariche di polizia e carabinieri.
130mila rappresenta la condanna con cui la Cassazione conferma l’impunità per le forze dell’ordine e le condanne per i compagni: lo Stato da marzo 2011 affonda il colpo, mirando alle possibilità di vita di uno dei compagni attraverso il prelievo diretto di 1/5 dello stipendio.

130mila è la campagna in sostegno attivo a chi è stato colpito a seguito della notte nera di Milano e per riportare alla luce la reale dinamica dei fatti di quella notte con le responsabilità in campo.
130mila sostiene economicamente questa persecuzione e promuove una rete di solidarietà con serate musicali, cene senza sfruttamento animale, presentazione di libri e ogni tipo di iniziativa che ricordi Davide e diffonda con video e dibattiti quanto successo. 130mila vuole inserire i fatti del 16 marzo in una visione più ampia di criminalizzazione dei movimenti e del disagio sociale, politiche repressive attuate attraverso una precisa e sistematica articolazione della pressione giudiziaria connessa con il controllo securitario, oltre le aule di Tribunale.
130mila ha quindi due proposte immediate:
– diffondere il materiale che stiamo producendo, come per esempio adesivi, spille o magliette con questi loghi, ecc.
– raccogliere autoproduzioni artistiche (fumetti, adesivi, disegni, banner, foto, graffiti, ecc) dedicate espressamente alla campagna 130mila, da poter usare per mostre o altre iniziative benefit.
Per le serate benefit organizzate nei Vostri spazi preferiti, possiamo contribuire con il materiale d’informazione dell’Associazione Dax 16Marzo2003, con il video “Viva Dax libero e ribelle” e con un nostro intervento.
Il processo San Paolo in breve:
Il 7 maggio 2009 si chiude il capitolo giudiziario per i fatti del 16 marzo 2003. Quella notte è morto Davide, assassinato da lame fasciste, mentre ai suoi compagni ed amici accorsi al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo toccarono le cariche di polizia e carabinieri.
Le indagini avevano portato alla sbarra quattro compagni e tre esponenti delle forze dell’ordine. Il 15 febbraio 2008 la sentenza d’appello aveva stabilito da una parte la condanna ad un anno ed otto mesi per due compagni e il risarcimento complessivo di oltre 130.000 euro e dall’altra l’assoluzione delle forze dell’ordine che in primo grado erano state condannate: un poliziotto a quattro mesi per abuso d’ufficio (ripreso da un video amatoriale mentre manganellava una persona a terra) e un carabiniere a sette mesi per il possesso di una mazza da baseball (reato caduto in prescrizione).
La Cassazione conferma l’impunità per le forze dell’ordine e le condanne per i compagni. Si tratta di una prassi consolidata in cui Stato e Magistratura colpiscono chi si ribella attraverso capi d’imputazione gravissimi, fondati su accuse fragili e prive di fondamenta, mentre chi indossa la divisa ha la piena certezza di non essere toccato. Da marzo 2011, con il prelievo diretto di 1/5 dello stipendio, lo Stato affonda il colpo, mirando alle possibilità di vita di uno dei condannati.

CON IL SANGUE AGLI OCCHI E LA RABBIA NEL CUORE, DAX VIVE!

ACROBAX ROMA VIA DELLA VASCA NAVALE
XM24 BOLOGNA VIA FIORAVANTI24

www.daxresiste.org
www.djbrega.it

Sulla sostenibilità, costo e finanziamento di un reddito di base incondizionato in Italia.

Questa relazione si divide in due parti. La prima stima il costo dell’introduzione di un reddito di base incondizionato (RBI) pari a 7200, a 8640 euro e 10.000 euro l’anno, utilizzando sia i dati Istat che i dati Caritas. La seconda parte analizza le fonti dei possibili finanziamenti. Seguirà una breve conclusione. Da leggere con cura e maneggiare prima dell’uso. Materiale copy-left: Quaderni San Precario, Bin-Italia. Andrea Fumagalli

Apri la relazione completa in formato PDF

Intervista a Stefano Giusi, presidente Atdal

Il 20 Gennaio L’Associazione ATDAL OVER40 ha organizzato un presidio di fronte alla sede centrale del Ministero del Lavoro, in Via Veneto 56, per consegnare una lettera al Ministro con la richiesta di incontro.

– Quali sono le richieste che volevate porre al Ministro?
La nostra richiesta di incontro voleva portare alla luce la condizione di tante persone che perdono il lavoro dopo i 40 anni e hanno possibilità quasi inesistenti di ritrovarlo, perché il mercato del lavoro o li rifiuta completamente o, se li assorbe, lo fa in condizioni di estrema precarietà e insicurezza sia lavorativa che salariale. Lo slogan della nostra ass.ne è sintomatico di quello che pensiamo “troppo vecchi per lavorare, troppo giovani per la pensione”. Tutte le iniziative prese fino a questo momento da questo governo e da quelli che li hanno preceduti non hanno mai minimamente affrontato il problema. Molte di queste persone che perdono il lavoro non hanno nessun ammortizzatore sociale, e dall’oggi al domani si trovano senza lavoro, senza reddito e senza nessuna possibilità di riaverne uno dignitoso.

– Avete ottenuto un incontro?
Fino ad ora non abbiamo ottenuto nessuna risposta.

– Se si,siete soddisfatti della risposte?

-Cosa pensate dei disegni di legge (Ichino, Nerozzi-Boeri, Damiano) che stanno ispirando la riforma del mercato del lavoro ?
Non ce ne piace nessuno, perché alla base tutte hanno l’idea che bisogna togliere i diritti a qualcuno per redistribuirli ad altri. Già in passato ci hanno martellato dicendo che la flessibilità avrebbe aumentato l’offerta di lavoro: ebbene dopo oltre 15 anni di mercato ampiamente flessibilizzato i numeri stanno lì e dicono chiaramente una cosa: ad aumentare è stata solo la precarietà. I diritti vanno ampliati a tutte le categorie, non tolti a qualcuno per darli a un altro. In quelle riforme c’è solo la volontà di smontare pezzo per pezzo il diritto del lavoro e mettere contro la generazione dei padri e quella dei figli, rompendo  il patto sociale che ha portato avanti fino ad oggi la nostra società.

-Cosa pensate delle varie proposte di riordino degli ammortizzatori sociali: reddito di disoccupazione, sussidio di disoccupazione e reddito di base e incondizionato?
E’ un problema quello del reddito che nessuna forza politica ha fino ad oggi seriamente affrontato. I dati parlano chiaro, negli ultimi dieci anni la gran parte della redistribuzione dei redditi ha premiato rendite e profitti a scapito dei salari. Bisogna entrare in un ottica diversa da quella in cui abbiamo ragionato fino ad oggi con una equazione diretta lavoro=reddito. Per varie questioni non può più essere così e allora bisogna impostare un modello diverso, anche di società, dove il reddito garantito al cittadino sia sganciato dal lavoro, un reddito che consenta a chi non lavora di non cadere nella miseria e nella rincorsa a “lavori” che sembrano più vicini alla schiavitù che ad altro per mettere insieme un misero salario. E smettiamola pure di dire che non ci sono i soldi: i soldi si possono trovare sia unificando i vari ammortizzatori sociali esistenti, sia colpendo sul serio l’evasione fiscale ma soprattutto applicando una vera tassazione sulle transazioni finanziarie, quello che oggi è il vero mercato del denaro.

-Cosa pensate della proposta della cgil di investire sopratutto sul finanziamento CIG?
E’una visione limitata. Ma lo sanno i sindacati che la gran parte dei giovani precari il sindacato non sa nemmeno cos’è perché lavora in microimprese da cui possono essere cacciati in qualunque momento?

-Vi sentite rappresentati e tutelati dai sindacati?
Non rappresentati ne tantomeno tutelati. Il sindacato in gran parte ignora o fa finta di ignorare questo problema, ma soprattutto non riesce a intercettare quella che è la mutata situazione sociale.

-Cosa pensata dell’attuale dibattito sull’art.18?
Come dicevamo prima è il solito tentativo di scardinare lo stato sociale partendo da un elemento simbolico. Una sorta di presa di posizione “machista”, come quella sull’innalzamento devastante dell’età pensionabile, da utilizzarsi in Europa in termini politici. In queste misure non vi è nulla di realmente utile in termini concreti rispetto alla crisi nel nostro paese, sono decisioni di tipo ideologico attraverso le quali si vuole recuperare la credibilità perduta nei confronti dell’UE.  E’ chiaro che se lo guardiamo in termini di cifre assolute l’applicazione dell’articolo 18 non riguarda oggi (purtroppo) la maggioranza dei lavoratori, ma abolirlo è il solito modo di fare: intanto smonto la pietra più grande, poi facciamo venire giù tutto il palazzo. E’ semplicemente pazzesca l’idea che, lavoratore e imprenditore siano sullo stesso piano paritario di forza. Il lavoro, le persone diventano merce che possono essere liquidate tramite indennizzo rimborso e tanti saluti. Da sola questa cosa mostra tutto il progetto di macelleria sociale che c’è dietro. Vogliono tornare a un mercato frammentato in cui ogni lavoratore rappresenti se stesso e si contratti la sua pagnotta contro un altro lavoratore.

-Qual è stata la composizione sociale che ha partecipato alla giornata. Hanno partecipato altre associazioni e/o reti di precari e/o disoccupati?
La manifestazione è stata organizzata da Atdal Over 40 e dall’Associazione Pensionandi con l’adesione dell’Associazione Lavoro Piemonte Over40 (ALP) e dei Comitati Esodati e Precoci.

-Come è stata costruita la manifestazione?
Attraverso la rete e il contatto con le persone, non solo associati, coinvolgendo giornali e media.

-Chi è iscritto e/o partecipa attivamente alla vostra associazione?
In gran parte disoccupati Over 40 ma anche persone che pur lavorando (chi precario, chi no) capisce che il problema non è solo personale ma sociale.

-Avete già in mente prossime iniziative?
Per ora no ma certo non staremo ad aspettare il silenzio del Ministro. Abbiamo posto domande, vogliamo delle risposte.

Anche ieri notte l’Egitto è sceso in piazza

Dopo la partita di calcio a Port Said tra Port Said e al-Ahly (una delle squadre più seguite in Egitto insieme a al-zamalek, come Roma/Lazio per intenderci) ci sono stati scontri.
I racconti riportano che a  fine partita con la vittoria del Ahly la sicurezza interna abbia fatto uscire i tifosi del Port Said e poi chiuso lo stadio con le transenne. Dopo sono iniziati gli scontri con gli Ultras del Ahly.

Gli Ultras hanno un ruolo cruciale negli avvenimenti della rivoluzione, sono ragazzi dall’età media che va dai 16/17 ai 24/25 circa, sono sempre in prima linea, sono molto uniti fra di loro, hanno i loro cori che ovviamente non sono solo da tifoseria da stadio, ma di lotta e rivendicazione.
Sono gli stessi ragazzi che erano in prima linea insieme agli altri durante gli scontri di Mohammad Mahmud, e si incontrano in ogni angolo della città dai cortei alle manifestazioni ai presidi.
Quando hanno aperto i cancelli e li hanno fatti uscire dallo stadio c’erano ormai oltre 70 morti e circa mille feriti.
I feriti gravi sono rimasti negli ospedali di Port Said i feriti lievi sono tornati dalla trasferta al Cairo intorno alle 03.30 ora locale.
Ad attenderli c’erano circa mille persone, tra familiari e ragazz* e le ambulanze per i soccorsi. Uno dei cori più urlato è stato: “Ya negib haohom ya nmut zayohom= O gli rendiamo giustizia o moriamo come loro”.
I racconti dei feriti sono agghiaccianti. Molti erano soltanto feriti e nel ricevere i primi soccorsi dalle ambulanze di Port Said sono stati presi e massacrati fino alla morte.
Sono state usate pochissime armi da fuoco, per lo più spari per aria e la maggior parte di loro è stata pestata selvaggiamente a morte, alcune foto atroci sono la testimonianza di ciò che raccontano.

Migliaia di persone hanno atteso l’arrivo del treno degli ultras del Al Ahly, per accogliere i feriti e i superstiti, di seguito il video

[media id=40 width=400 height=300]

Ieri notte manifestazione di solidarieta’ appoggiata anche dagli UWN (ultras white knights), i tifosi dello zamalek, l’altra squadra del Cairo, che appena saputo quello che succedeva a Port Said hanno dato fuoco allo stadio al Cairo e sono scesi in strada: gli ultras delle due squadre, insieme a migliaia di altri attivisti che respingono la questione posta nei termini di “violenza tra tifoserie”.

E’ chiaro che quello che e’ successo ha altre ragioni, non vorrei ripetere cose gia’ ovvie, ma ricordo che le tifoserie del Al Ahly e dello Zamalek sono un fenomeno particolare che li vede riconosciuti come eroi della rivoluzione, in quanto hanno rappresentato una forza organizzata in grado di resistere alla brutalita e alle continue violenze che la piazza rivoluzionaria ha subito.

Gli ultras, gemellati in chiave “rivoluzionaria” sono sempre nelle prime linee delle delle barricate e hanno cominciato ad identificarsi in maniera forte come i difensori della piazza. Come dicono alcuni di loro “abbiamo fatto sognare la gente egiziana che insieme a noi ha capito che dopo tanti anni di soprusi indiscriminati da parte delle forze di Mubarak era possibile rispondere e respingere la violenza poliziesca”.
Per questo adesso vengono accolti come eroi dalle migliaia di persone che poco o nulla sapevano fino ad un anno fa di questi gruppi di giovanissimi abituati a scontrarsi con la polizia.
Per questo quello che e’ successo viene visto da molt@ come una vendetta verso “l’esercito popolare della rivoluzione”.

In questo momento ci sta’ un corteo che e’ andato verso il ministero degli interni e piazza tahrir mentre per domani sono previste diverse manifestazioni che in maniera forte continuano a chiedere la testa di Tantawi…

I tifosi di queste squadre hanno continuato in questo anno a portare dentro lo stadio le rivendicazioni della piazza, scandendo cori e ricordando i morti ammazzati oltre alle persone imprigionate nelle carceri egiziane.

Di seguito alcuni link:

Una coreografia con le facce degli arrestati per i quali chiedono la liberazione:

“Freedom for ultras”

http://www.youtube.com/watch?v=mosHc3fAwCE&list=UUNIupLY7xOXQAXIjv91h8bg&index=41&feature=plcp

Un articolo, in inglese, che cerca di analizzare il fenomeno degli ultras egiziani oltre la semplice classificazione di Hooliganismo:

“The Ultras White Knights: Football hooliganism or social movement?”

http://thedailynewsegypt.com/football/the-ultras-white-knights-football-hooliganism-or-social-movement.html

Infoaut sui fatti di ieri:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/3889-egitto-73-morti-nella-carneficina-dello-stadio-di-port-said

Nel frattempo ieri sera sia l’esercito anche i fratelli musulmani (che fino ad oggi non sono certo stati la prima fila della piazza) hanno cominciato a puntare il dito verso altri responsabili, nella polizia.
Di seguito anche la loro :

Muslim Brotherhood blames police for Port Said disaster. Brotherhood spokesperson launches a scathing attack on the interior ministry in the wake of the deadly clashes following the Masry-Ahly football match in Port Said

http://english.ahram.org.eg/NewsContent/1/64/33478/Egypt/Politics-/Muslim-Brotherhood-blames-police-for-Port-Said-dis.aspx

Mentre lo SCAF si e’ affrettato correre ai ripari dopo aver permesso il massacro ha mandato due aerei per recuperare i morti e i feriti “assicurando” che i responsabili saranno puniti. 50 disgraziati sono stati arrestati a port said e probabilmente tutta la gogna per quello che e’ successo sara’ riservata a loro.

Come gia’ noto, nessun responsabile per le centinaia di morti ammazzati in questo anno e’ stato individuato e la sete di giustizia della piazza si fa sentire in maniera forte. Il capo della polizia di port said e’ stato arrestato ma sicuramente i veri mandanti del massacro sono ancora spasso.
A.C.A.B., non il film, sta’ diventando una sigla riconosciuta e rivendicata dalla piazza, non sappiamoo quanto e in che modo questo arricchisca il processo rivoluzionario ma sicuramente ne fa’ parte a pieno titolo.
non a caso il 25 gennaio, giornata della polizia, era stata scelta come data per occupare la piazza che ha cambiato un pezzetto di mondo.

Non a caso il 25 di quest’anno l’esercito ha cercato di rivendicare quella giornata come giorno della rivoluzione e della polizia, come a dire che tutt@ sono dalla stessa parte.

Lo streaming dalla piazze del cairo che mentre scriviamo sono in rivolta:

http://www.ustream.tv/Egypt

Gli Ultra, la Piazza e la Rivoluzione
http://invisiblearabs.com/?p=3906

questo invece e’ di oggi dalllo stesso blog
Non é solo Calcio
http://invisiblearabs.com/?p=4274

questo invece in inglese, un buon articolo su aljazzera dello stesso periodo

Egypt’s ‘Ultras’ pitch in at Tahrir protest
http://www.aljazeera.com/indepth/features/2011/11/201111284912960586.html