Cronaca in diretta dai boschi di Chiomonte (VIDEO+FOTO)

Circa cinquencento no tav questa sera hanno raggiunto in due momenti la val Clarea radunandosi attorno alla baita ora recintata. Da lì si sono poi mossi in vari gruppi percorrendo i sentieri che costeggiano le recinzioni del cantiere. Cantiere oramai enorme che già da subito ha dimostrato le sue debolezze, difficoltoso da difendere per chi oggi vuole iniziare i lavori del tunnel geognostico. In almeno tre punti sono state tagliate in modo considerevole le recinzioni. Immediata la risposta con idranti e gas lacrimegeni che non hanno però interrotto la pressione. Danneggiate anche due torri faro e numerose protezioni di cantiere.  Dopo due ore di tagli e resistenza il movimento ha poi ripreso la via di Chiomonte e Giaglione.

L’iniziativa, senza euforia fuoriluogo,  è da considerarsi riuscita, nata domenica sera in una assemblea popolare nell’ottica di continuare il boicottaggio attivo del cantiere, continuando il programma di iniziative apertosi con gli studenti no tav e che proseguirà tutta l’estate, luglio, agosto e settembre.  Sbraiteranno di nuovo i soliti sindacati di polizia, il noioso Esposito e il solito codazzo di giornalisti ruffiani, a loro diciamo di rassegnarsi, la lotta ha i suoi tempi e a rotazione la valle e i suoi comitati segneranno la loro presenza a Chiomonte, a Giaglione, a Venaus  e ovunque sarà necessario. Allo stesso modo si continuerà nella pressione alle ditte con le campagne aperte nei mesi passati. Nonostante i compagni in carcere, gli arresti domiciliari e le inchieste il movimento non ha paura, anzi, rilancia l’iniziativa e si rafforza.

Da notav.info

 

Cronaca della serata

 

Il movimento Notav si è trovato questa sera, ad un anno dallo sgombero della Libera repubblica della Maddalena, a Chiomonte nell’area archeologica distrutta dalle truppe di occupazione durante gli scontri del 27 giugno, giorno in cui il Movimento Notav si oppose con grande resistenza all’occupazione militare di cui oggi cade la ricorrenza.

Cena al sacco nell’ area archeologica, mentre altri Notav continuano ad arrivare.

Dallo stesso luogo di un anno fa, il Movimento Notav continua ad essere presente, nella lotta, attivi come sempre.

Aggiornamento ore 22

Centinaia di notav si sono ritrovati davanti alle reti del cantiere per dare inizio a delle azioni di disturbo. Inizia la battitura, alcuni cominciono a tagliare le reti, dopo aver messo fuori uso le torrete di illuminazione. Partono lanci di lacrimogeni sparati dalle truppe occupanti, uso di idranti, verso i notav che rispondono all’attacco delle forze dell’ordine.

In diretta dalla Maddalena, ascolta Gianluca Notav

 

Aggiornamento ore 23

Dopo aver resistito per due ore ai lanci di lacrimogeni e uso di idranti, con lanci di pietre, da parte delle truppe occupanti, i Notav, a poco a poco ritornano verso il campeggio.

Il Movimento Notav oggi celebra la lotta, la resistenza.

 

Da radioblackout, ascolta la diretta dalla Maddalena con Gianluca Notav

Perchè l’acqua continua ad essere un paradigma. La battaglia di Roma.


Da quasi 2 mesi a Roma si sta giocando un’importante partita sulla questione dell’acqua e dei beni comuni.
La cronaca è piuttosto semplice: Alemanno, decidendo di giocare una partita tutta elettorale e cercando di ingraziarsi uno dei poteri forti di Roma (vedi Caltagirone), ha presentato un bilancio in cui il punto forte è la vendita del 21% di ACEA, cedendo così la maggioranza in mano al Comune.
Facendo questo il Sindaco di Roma, e la sua maggioranza, aprono un cammino (che molte amministrazioni, in modo bipartisan, stanno guardando con attenzione) che ignora compleatmente il voto referendario di un anno fa e, anzi, va in senso diametralmente opposto.

Che questo avvenga a Roma non è casuale per una seri di motivi, tra questi: ACEA è una Società Per azione (già privatizzata dall’allora centrosinistra) che ha quasi 8 milioni di utenti e controlla in buona parte il servizio idrico del centro Italia. Oltre a questo i vertici di ACEA si sono spese ampiamente per combattere il fronte referendario contro la privatizzazione e ha speso, illecitamente, 250.000 euro dei soldi della società per farlo.
L’azienda è stata la prima a richiedere, subito dopo il voto, un parere all’avvocato Napolitano (figlio del Presidente della Repubblica) che, sostanzialmente, affermava con estrema tranquillità, e contraddicendo la corte costituzionale, che l’esito referendario non aveva nessun influenza sullo stato dell’arte.
Inoltre all’inizio di questa vicenda, i due maggiori azionisti, Caltagirone e GDF-Suez, cosa decisamente inusuale, prendevano una posizione pubblica per l’ulteriore privatizzazione.

Da 2 mesi gli/e attivisit* del movimento dell’acqua insieme ad una larga alleanza sociale, e coinvolgendo cittadini e cittadine, hanno dato vita ad una mobilitazione costante e capillare. A partire dai territori, dalle strade dei muinicipi romani fino ad arrivare in piazza del campidoglio, perennemente negata, e dentro le aule consigliari.
Hanno scelto di parlare, volantinare, organizzare manifestazioni e occupazioni. In una dinamica di crescita della battaglia di opposizione alla giunta capitolina.
Domani, 21 giugno, ci sarà l’ennesima tappa di un lungo percorso che non si chiuderà neanche con il voto in aula o con i termini obbligatori delle istituzioni.
Il cosiddetto popolo dell’acqua, non ha in mente solo la resistenza a questo progetto ma ha in testa la ripubblicizzazione dell’ACEA e del servizio idrico.
Così come ha ben chiaro quale strada si apra verso la privatizzazione di tutti i servizzi pubblici locali a partire dai trasporti e dalla gestione dei rifiuti e di come possa spaventare che un’idea alternativa di gestione del comune, di ciò che è di tutti, possa farsi largo; proprio per questo sta chiamando a raccolta tutti/e domani ma con la consapevolezza che sia un passaggio per una battaglia ancora lunga e di cui la fine ancora non si vede.

Ma questo contesto e questa breve ricostruzione evidenziano quella palese alleanza che unisce la vorace volontà dei poteri finanziari e quelli politici che, in un gioco sempre meno sotterraneo, palesano quella volontà per cui la privatizzazione e l’applicazione della ricetta del capitale neoliberista non è più la scelta migliore ma è l’unica possibile.
Si palesa, dunque, la necessità di dover approfondire quelle scelte che sono alla base della crisi economica che, ormai da 4 anni, si sta abbattendo su Europa e Stati Uniti.
E non crediamo che questa relazione sia eccessiva: effettivamente, come in altre parti di Italia e di Europa, si palesa un conflitto in merito alla messa a valore dei territori e dei beni ad essi legati.
Da qui nasce quel processo di difesa dei cosidetti “beni comuni”, ovvero di quegli elementi che sono patrimonio collettivo ed inalienabile che invece divongo terreno di conquista e quindi di scontro.

In quel conflitto che vedeva centrale la dicotomia capitale/lavoro si è innescato un nuovo elemento che, anni fa, ha iniziato ad erodere i diritti e le conquiste (si sarebbero dette di classe) ottenute in quel duro scontro. Quel processo, che per noi va sotto il nome di precarizzazione, ha innescato un’esondazione della precarietà dalle sole mura del posto di lavoro perchè ha esteso la produzione a tutta la nostra vita, compreso lo stesso ambiente in cui viviamo.
Si è messa in produzione la complessità della nostra quotidianità, delle nostre relazioni, delle nostre intelligenze e degli stessi elementi necessari alla sopravvivenza.

Nella battaglia di Roma è evidente di come la contesa sia tutta politica, senza nessun appiglio di concretezza logica. Ed è proprio qui che si apre l’altra centrale questione, anche questa già vista altrove: “chi decide su cosa?”
Perchè in queste settimane si è rotto chiaramente ed irremediabilmente quel meccanismo di democrazia rappresentativa in quanto, i rappresentanti stessi, ignorando la volontà espressa con i sempri più ridotti strumenti previsti come il referendum, scelgono le regole del mercato e di quelle si fanno garanti.
In aggiunta si forzano i regolamenti stessi delle istituzioni per poter portare avanti quelle decisioni; a questo punto i cittadini restano completamente sganciati, e la loro volontà ancor di più, dal contesto decisionale.
Rimangono soli ed esclusi dai luoghi della discussione potendo parlare solo con le forze dell’ordine perchè sono divenuti solo questo, un “problema di ordine pubblico”.

In questi giorni a Roma, in questi anni in Italia e in molte altre parti del globo, si è resa palese la rottura di un patto sociale; per questo riteniamo una volta di più paradignamtica questa battaglia, perchè offre una lente forgiata nella partecipazione e nella determinazione, nella relazione e nella contaminazione di diverse storie, nella radicalità dei contenuti e nella coerenza nel portarli avanti.
Una capacità conflittuale e costituente con cui leggere la nostra quotidianità che, per noi, vuol dire riuscire a vedere all’orizzonte anche una possibile alternativa di futuro.

Nodo redazionale indipendente

Precari a scadenza contestano la Polverini e il cda di Sviluppo Lazio: rappresaglia tutti dispensati dal lavoro

Con uno striscione che recitava “Il vostro sviluppo la nostra disoccupazione, noi senza lavoro voi senza vergogna” un gruppo di precari/e ha interrotto ieri un convegno su etica e reti di impresa organizzato da sviluppo lazio e con la presenza della presidente regionale Renata Polverini.

Motivo della contestazione la mancata stabilizzazione contrattuale per una decina di precari a tempo determinato che “scadono” il 30 giugno prossimo. Quella di precari che perdono il posto non sarebbe neanche una notizia degna di nota, accade ogni giorno nel silenzio più assordante, spesso i precari stessi rinunciano ad ogni rivendicazione introiettando la loro condizione di precarietà ed assumendola a dato di fatto ineluttabile nell’attuale contesto di crisi.

In questo caso non è andata così: i precari di Sviluppo Lazio aderenti alla rete dei precari indipendenti per la PA insieme ai punti san precario di Roma (che già avevano contestato l’”innovazione” di Brunetta e le politiche di Sacconi) hanno vissuto sulla propria pelle una contraddizione insopportabile: non solo la perdita del posto di lavoro a cui in anni e anni si erano dedicate tante energie ma anche la beffa di essere considerati costi insostenibili dentro un processo di ristrutturazione aziendale che invece chiude gli occhi sugli stipendi di manager e consulenti, spesso con doppi e tripli incarichi, o sulle decine di milioni di euro di fondi strutturali europei persi per l’incapacità di assegnarli e spenderli.

Per questo chi per anni è stato spremuto nelle proprie competenze, svilito dalla burocrazia della spartizione politica, misconosciuto tanto nei percorsi professionali quanto nella vita che su quel lavoro pur precario comunque è andata avanti, non può sopportare di andarsene come un insalutato ospite.

I precari e le precarie hanno cominciato a distribuire volantini con i volti e le storie di ciascuno di loro (insieme al testo che trovate di seguito) interrompendo il cerimoniale autocelebrativo su etica e reti di impresa. A quel punto una parte della sala ha cominciato ad applaudire e solidarizzare ma il presidente di Sviluppo Lazio Maselli e la presidente Polverini sono andati avanti nei loro interventi elargendo al massimo consigli di buona educazione ai futuri disoccupati che avevano l’ardire di protestare. L’ex sindacalista Polverini ci insegna che non si fanno così le lotte, che lei non avrebbe mai interrotto un convegno così importante, e poi mica avete vinto nessun concorso!! Proprio lei che dall’inizio del suo mandato ha contratto 1,5 consulenze al giorno per sistemare i tanti amici e parenti: noi senza lavoro voi senza vergogna.

Il convegno si blocca i toni si alzano, i lavori non potranno proseguire finché non si formalizzerà un incontro per i precari con i consiglieri di amministrazione della società. Tirati per la giacchetta alla fine l’incontro viene fissato per l’ora di pranzo al termine del convegno ma si rivela l’ennesima occasione persa: la dirigenza sceglie la linea dura, accusa “i ragazzi” (tutti per lo più over 40) di aver esagerato rovinando definitivamente la festa… e chi ha detto che non fosse proprio quello l’obiettivo? La rete dei precari indipendenti per la PA ha più volte denunciato le mission e le finalità tradite delle agenzie pubbliche o simil tali che invece di favorire crescita e occupazione producono privilegi, clientelarismi e precarietà.

Questa mattina inoltre ai lavoratori in scadenza viene fatto sapere che saranno  “dispensati” dal proseguire le loro attività fino a fine contratto. La rappresaglia della dirigenza di Sviluppo Lazio e del suo mentore politico Renata Polverini è degna del peggior comportamento antisindacale e contro i lavoratori… altro che lezioni su come si conducono le battaglie per i diritti.

Quindi non finirà qui! continueremo a rovinare la festa di questi indegni e incompetenti governanti, continueremo a rivendicare i nostri diritti e con dignità perseguiremo su tutte quelle strade possibili e necessarie, per difendere i posti di lavoro e le nostre vite sempre più precarie, ma finalmente e decisamente in lotta contro un intero sistema di corruzione, inadempienza, autoritarismo e negazione generale dei diritti sociali e sindacali.

Continueremo la lotta… Continueremo a rovinarvi la festa!

Chiediamo a tutte le forze sindacali, sociali e politiche di esprimere la propria indignazione verso la giunta Polverini e contribuire attraverso la solidarietà a costruire le prossime mobilitazioni.

Rete precari indipendenti per la PA

Punti San Precario Roma

Contatti: 3485548152 – 3927765677

Video:

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>> Meridiana Notizie

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>> Servizio sul Tg3 delle 14 del 19/6

Rassegna Stampa:

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>> Romacapitale

>> IlFattoQuotidiano

>> Dichiarazioni di Montino sulla protesta

20 Giugno @ Acrobax – Desmontaje4F – Storie di ordinaria repressione

Quello del 4F è uno dei più gravi casi di corruzione accaduti nella città di Barcellona negli ultimi anni. Coinvolti polizia, giudici e governo.

Il 4 febbraio del 2006 qualcuno lanciò un vaso di fiori da una casa occupata di Barcellona durante una festa, ferendo gravemente un agente di polizia. Il Comune e la polizia, non potendo verificare chi avesse effettivamente lanciato il vaso scelsero dei capri espiatori incolpando persone innocenti che non si trovavano dentro la casa e altre che nemmeno si trovavano nei paraggi.

Questi furono i risultati di alcuni anni di processi e farseschi dibattimenti:

– Álex Cisternas e Juan Pintos hanno scontato due anni di custodia cautelare e altrettanti in prigione e semilibertá.

– Rodrigo Lanza ha trascorso tre anni in prigione in custodia cautelare ed attualmente gode di un regime di semilibertà.

– Álex, Rodrigo e Juan furono torturati durante la detenzione da parte della polizia: ma la loro denuncia per torture non fu mai accolta.

– Patricia Heras, detenuta durante un rastrellamento all’Ospedale dove era andata a causa di un incidente in bicicletta accaduto quella stessa notte ha trascorso due mesi in prigione e 4 mesi in terzo grado fino a che, il 26 aprile del 2011, non sopportando piú la pressione, ha deciso di togliersi la vita.

Il primo appello si svolse con molteplici irregolarità, non furono accettate le prove della difesa e l’unica prova dell’accusa fu la testimonianza di due poliziotti: Bakari Samyang e Víctor Bayona.

Fu presentato un ricorso alla Corte Suprema che ratificò la sentenza e aumentò le condanne. Attualmente aspettiamo una risposta dal Tribunale Costituzionale di fronte al quale è stato presentato un altro appello. Ma da qualche mese, per smontare questa messinscena della polizia e dell’Ayuntamento di Barcellona abbiamo un dato nuovo.

Gli agenti della Guardia Urbana che furono gli elementi chiave del caso, Samyang e Bayona, sono stati condannati per tortura. La sentenza mette in evidenza come simularono un delitto e falsificarono documenti, fatti che mettono in discussione la credibilità delle loro dichiarazioni come testimoni del caso 4F.

Amnesty International e la difesa denunciarono le torture subite dagli accusati del 4F ma la giudice del Tribunale 18 di Barcellona, Carmen García Martinez (tornata alla ribalta in questi giorni per aver comminato un mese di prigione preventiva agli studenti arrestati il 29 Marzo, giorno dello sciopero generale), si rifiutò di indagare e di aprire un fascicolo per fare luce su questi abusi.

Questo è parte dell’appello che la campagna Desmontaje4F (Smontiamo il 4F) ha lanciato in tutte le città europee. Noi lo accogliamo con tutto la solidarietà e la consapevolezza che abbiamo anche perché conosciamo bene le “storie di corruzione, torture, sequestro e morte”.

Il prossimo 20 giugno vorremmo raccontare altre storie di “ordinaria repressione”. La storia di Lander Fernandez Arrinda un giovane attivista basco residente a Roma, che pochi giorni fa è stato letteralmente “catturato” da una squadra di poliziotti italiani ma sotto mandato di un feroce governo spagnolo. Vorremmo raccontare di una ferita ancora aperta, quella di Genova 2001. Oggi dopo 11 anni, ci troviamo con chi vorrebbe che di quelle giornate rimanessero solo delle sentenze dei tribunali: l’assoluzione per lo Stato e i suoi apparati e la condanna di 10 persone accusate di devastazione e saccheggio. 10 persone a cui vorrebbero far pagare il conto, con 100 anni di carcere.

Con quest’iniziativa, in una prospettiva plurale e solidale, iniziamo il nostro racconto fatto di reti e di patti di “mutuo soccorso”. Reti che abbiano mezzi e strumenti di contrasto alla repressione, che sappiano leggerla, ma che siano principalmente il luogo della solidarietà comune.

 

 

Desmontaje4F – storie di ordinaria repressione

Serata di approfondimento, solidarietà e dibattito sul caso 4F di Barcellona

interverranno:

Mariana Huidobro (Madre di Rodrigo Lanza)

Hibai Arbide (avvocato)

– Dibattito con

Simonetta Crisci (Avvocato AED)

Madri per Roma Città Aperta

Esponenti della Campagna 10×100 – GENOVA NON È FINITA.

Irati per http://uncasobascoaroma.noblogs.org

Proiezione video di 15MBCNTV e reading

 >>>Apericena benefit per le spese legali<<<<<<

Concerto reggae rock latino:

Jahmila

Carloforte Cotillon

A seguire djset a cura di Sister is Blooming

NO IMU – NO BANCHE

Oggi sono scesi in piazza i movimenti di lotta x la casa di Roma, bloccando ripetutamente la strada, in prima fila il Coordinamento cittadino di lotta x la casa e la cooperativa inventare l’abitare, prima soluzione nella città di Roma per l’innovativo progetto di autorecupero, i cui cantieri sono fermi tra rimpalli continui tra l’amministrazione comunale e la Bcc, banca coinvolta dai mutui concordati nel progetto di autorecupero strappato con anni di lotte. E’ stato ottenuto un primo incontro nel quale i movimenti hanno esposto le loro ragioni, per lo sblocco immediato dei progetti di autorecupero, contro l’emergenza abitativa ma anche contro l’IMU per il blocco degli sfratti e per un piano nazionale di edilizia residenziale pubblica. In corteo poi i movimenti si uniti al presidio dell’inquilinato e ad altri movimenti per l’abitare.

Questo il volantino distribuito oggi:

Lunedì 18 Giugno dalle ore 12
Protestiamo davanti alla sede dell’ABI in piazza del Gesù 49

Ancora una volta, come movimenti per il diritto all’abitare e realtà autorganizzate della città, abbiamo deciso di scendere in piazza e di dare vita ad una nuova giornata di mobilitazione. Abbiamo scelto il giorno 18 giugno non a caso: dopo le già innumerevoli stangate fino al’aumento del biglietto ATAC ad 1 euro e 50, in questa giornata milioni di persone che hanno acquistato una casa in assenza di qualsiasi alternativa, saranno costretti a pagare con l’IMU, l’ennesimo balzello imposto da una crisi dei mercati finanziari che si sta scaricando interamente sulle spalle di lavoratori e pensionati, producendo una valanga di precarietà e disoccupazione. 
Dal pagamento dell’IMU saranno esentati ancora una volta i poteri forti, le Fondazioni (in testa quelle bancarie), il patrimonio invenduto dei palazzinari (per tre anni) che continuano a speculare su un bisogno primario come quello della casa e a devastare il territorio, il Vaticano (proprietario del 30 per cento del patrimonio immobiliare in Italia) che nonostante i “solenni” impegni pubblici continua a non pagare un Euro.
Il governo Monti che ha sostituito il cialtronesco governo Berlusconi, ha tentato di illudere, dietro una facciata di efficientismo, gli italiani. Il risultato è la totale svendita del patrimonio pubblico, l’aumento delle tasse e delle tariffe, della disoccupazione soprattutto giovanile, del ricorso agli ammortizzatori sociali (finchè verranno contemplati e comunque insufficienti), la caduta della produzione, la creazione di un nuovo soggetto emarginato (gli oltre 300 mila esodati)… e già stanno preparando nuovi provvedimenti che colpiranno una realtà sociale ormai stremata da anni di sacrifici che presto si troverà, probabilmente, di nuovo a pagare per “salvare” le banche.
In questa giornata vogliamo ribadire la necessità di costruire un fronte comune che si opponga allo stato di cose presenti, affinchè il nostro grido di protesta sommerga chi ci vorrebbe schiavi obbedienti agli ordini dei poteri forti e della grande finanza. Vogliamo farlo a partire dalla nostra città, da una Roma già messa in ginocchio dai privilegi e dall’incompetenza, dai tagli e dalle privatizzazioni, dagli aumenti delle tariffe e dalle cementificazioni di Alemanno e della sua banda. 
 
NOI NON CI STIAMO
 
Lunedì 18 Giugno torniamo, quindi a prendere parola nella città contro l’aumento del biglietto del Trasporto Pubblico Locale e le logiche privatistiche e di privatizzazione che stanno mettendo in ginocchio questo servizio pubblico essenziale. Produrremo iniziative diffuse nei nostri quartieri. Metteremo in campo di fronte alla sede dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), una iniziativa di protesta contro lo strapotere delle banche e della finanza sulle nostre vite. All’ABI siamo stati circa due mesi fa per rivendicare che venissero sbloccati i progetti di autorecupero abitativo fermi oramai da troppo tempo.  Nonostante le tante promesse sia dei funzionari dell’ABI che del gabinetto del sindaco di Roma nulla è accaduto. Evidentemente si vuole fermare perché fa paura, un percorso che porta che porta centinaia di persone e nuclei familiari a presidiare stabili abbandonati, a sottrarli alla vendita e a recuperarli producendo alloggi sociali a 200 o 300 euro al mese e spazi pubblici a disposizione dei nostri quartieri. Ma noi non molliamo..stiamo per tornare!
 
Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa
Cooperativa “Inventare l’Abitare”
Comitato Romano per le Autoriduzioni

S-Monti-amo la crisi

da www.infoaut.org

In coda ad una settimana e più di roventi polemiche intorno alla venuta in città del premier Mario Monti, oggi 16 giugno è scesa in piazza la Bologna che non ci stava ad accettare passivamente le passerelle del primo ministro diretta espressione delle banche e della finanza.

La Questura decide di creare una zona rossa militarizzando la zona centrale della città, ben conscia del fatto che la giornata di contestazione potrebbe rivelarsi attraversata da una pluralità di soggetti sociali indisponibili a sottostare al ricatto di provvedimenti come l’IMU, alle manovre lacrime e sangue, all’austerity generalizzata, a riforme universitarie nel solco delle precedenti, alla gestione della crisi post-terremoto, alla distruzione dell’articolo 18 e degli ultimi residui diritti dei lavoratori.

E così è. Dalle 15 l’incrocio tra piazza VII Agosto e via Indipendenza si riempie dei volti e delle voci di chi porta in piazza il suo rifiuto a questo governo esprimendosi in una forma rumorosa, ma determinata, di dissenso. Un cacerolazo contro la crisi, capace di andare con determinazione ( venendo più volte caricato dalle forze dell’ordine) a far sentire la propria voce fin sotto l’Arena del Sole dove era arroccato Monti, ma anche poi di bloccare la città per comunicare la presa di parola dei movimenti e delle lotte! Una piazza attraversatissima, che ha riunito in una sola voce tutti quelli che ai diktat della finanza internazionale non vogliono sottostare!

Una giornata importante quindi, che porta un’unica, iniziale, considerazione: come oggi a Bologna, è tempo che ovunque nel paese i ministri del governo tecnico ed il premier Monti non abbiano cittadinanza!

Diretta Live, con alla fine il video tratto da Repubblica.it

19:00 Sotto la R il corteo si conclude. Oggi Bologna non è stata ad ascoltare le parole di un banchiere protetto da zone rosse, scudi e manganelli, ma al contrario la parola l’hanno presa con forza tutt* quell* che rifiutano di sottostare ai ricatti del governo Monti, che rifiutano di accettare riforme sanguinarie, che dal basso vogliono contrastare queste politiche d’austerity!

18:50 Dal megafono si susseguono ancora interventi che parlano di precariato,lavoro,pensioni,studenti.

18:40 Il corteo arriva in piazza Re Enzo. La grande R della festa di Repubblica, sulla quale viene appeso lo striscione di apertura (“sMontiamo la crisi, Monti bologna non ti vuole!”)  oggi è stata cambiata di senso: é diventata la nostra grande R, quella della Rabbia, del Reddito per tutt*, della Riappropriazione, della Rinascita!

18:37 Oggi le zone rosse non ci impediscono di andare dove vogliamo, la folla passa sotto le due torri!

18:34 Da via irneio attraverso via borgo di San Pietro, via oberdan il cacerolazo arriva in piazza nettuno.

18:16 Dopo via Indipendenza ancora su via Irnerio, la folla grida “Monti degage!”, i cori e gli slogan continuano ad ecceggiare in una bologna paralizzata dal corteo.

18:00 Dopo quasi  4 ore di corteo, dopo le cariche, dopo aver sorpassato i blocchi delle forze dell’ordine la determinazione della gente non concede tregua alla controparte, i fischi continuano con la stessa intensità, gli slogan scanditi sono sempre piu’ incalzanti, il rumore continua a salire!

17:47 Il blocco sui viali viene forzato e oltrepassato dai manifestanti che riescono a tornare su via Indipendenza alla volta dell’Arena del sole.Non ci fermate, oggi bologna è nostra!

17:38 Il dissenso fa paura, i difersori dell’ordine continuano a bloccare il corteo , ora all’altezza di piazza medaglie d’oro vicino alla stazione dei treni.Ma la militarizzazione sempre piu’ consistente non spaventa chi si scaglia contro un governo che precarizza le vite, e il nervosismo delle fdo evidenzia la paura verso chi non vuole abbassare la testa!

17:32 Le forze dell’ordine cercano di imporre nuovi blocchi anche sui viali ma il corteo è sempre piu’ partecipato e vuole continuare ad esprimere la propira rabbia!

17:20 I viali sono bloccati dal cacerolazo!

17:11 Ancora piu’ di mille persone bloccano bologna ,il corteo punta verso i viali, gli interventi continuano a scagliarsi contro il governo delle banche, contro l’europa dell’austerity e contro l’1% che ci vorrebbe silenziosi e accondiscendenti. Noi non lo saremo mai e questa giornata lo dimostra!

17:06 La bologna delle lotte sociali paralizza la città! Il cacerolazo invade via Irnerio.

16:57 Il corteo continua a muoversi determinato per le strade di bologna.La gionata non finisce qui, Monti deve andare via!

16:49 In via Righi,sul lato destro del corteo i manganelli si abbattono anche sui musicisti della Samba Army  che con tamburi, rollanti e fiati accompagna il cacerolazo dall’inizio della giornata!

16:40 La folla grida: “Pagaci le tasse, Monti pagaci le tasse!”.Tra i manifestanti ci sono diversi contusi: la repressione è l’unica risposta che il governo delle banche possa concepire.

16:34 Il corteo è sempre piu’ vicino all’arena del sole, mentre tra gli interventi dal megafono si alzano le voci di chi ha vissuto il terremoto e non ne puo’ piu’ di false promesse e austerity!

16:24 Il cacerolazo incontra un nuovo blocco delle fdo all’altezza di via Righi, incrocio con via Indipendenza.L’assedio continua!

16:13 Il dissenso contro Monti invade la città! Il cacerolazo inizia a spostarsi verso via Irnerio per continuare l’assedio, in una bologna complice e solidale con i manifestanti!

16:06 Seconda carica della forze dell’ordine, il corteo continua, non arretra di un millimetro, non si scompone, rimane compatto! E ancora una pioggia di verdure e ortaggi contro quello che  è il vero marcio di questa giornata: i difensori del governo dell’austerity!

16:00 La piazza determinata non arretra dopo le cariche! I manifestanti continuano a ricoprire le forze dell’ordine di ortaggi marci!La folla grida via Monti,bologna non ti vuole!

15:50 Piovono pomodori marci  e i tutori della legge non esitano a caricare i manifestanti per difendere il presidente delle banche!

15:45 L’ assedio è sempre piu’ vicino al cordone che protegge l’arena del sole! Ma l’incredibile schieramento di forze dell’ordine e gli elicotteri che ronzano in cielo non spaventano chi è determinato ad esprimere il proprio dissenso e la propria rabbia contro l’1% arroccato nelle sue zone rosse protette dai suoi servi!

15:30 La Bologna del dissenso non cerca mediazioni! L’assedio verso l’arena del Sole continua,animato da un migliaio di persone che con bandiere NoTav, cartelli, strisconi, pentole e coperchi vogliono andare a gridare in faccia a Monti fuck austerity!

15:10 Diverse centinaia di persone avanzano su via Indipendenza in mezzo ad una gran frastuono!Cacerolazo contro il governo della banche!

15:00 Sempre piu’ persone confluiscono al cacerolazo e sempre piu’ il rumore si alza contro il governo Monti!Tantissime pentole, coperchi, tamburi e fischietti!

14:45 Già un qarto d’ora prima dell’appuntamento, tra piazza  VIII Agosto e via Indipendenza, ci sono circa150 persone pronte per contestare Monti!

14:20 Bolgna è blindata! Via Indipendenza e via dei Mille sono bloccate da un ingente schieramento di forze dell’ordine.

 

FIRMA LA PETIZIONE PER LA LIBERAZIONE DI LANDER!

APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LANDER FERNANDEZ

 Ci appelliamo alle forze politiche e sociali democratiche italiane per richiedere l’immediata scarcerazione di Lander Fernandez, attivista basco arrestato questa mattina a Roma, dopo un anno di domicilio pubblico continuato nella Capitale.

Segue descrizione dell’accaduto e il riferimento al blog in costante aggiornamento.

Mercoledì 13 giugno, verso le 8:30 di mattina, Lander Fernandez è stato arrestato con una spropositata operazione di polizia: circa 20 agenti della digos romana, coperti da passamontagna e armati di pistola, lo hanno prelevato dalla sua abitazione, portato in Questura e in seguito tradotto nel carcere di Regina Coeli. Su di lui pesa un mandato di cattura internazionale spiccato dal governo spagnolo.

E’ evidente che si tratta dell’ennesima operazione politica, volta a colpire coloro che si battono per i diritti sociali e politici del popolo basco; l’arresto di Lander si verifica in una fase di grande avanzamento del processo di pace sostenuto da personalità e organizzazioni internazionali. Rigettiamo con forza tutte le accuse mosse nei confronti di Lander, poichè viveva a Roma da circa un anno alla luce del sole e senza nascondersi.

Denunciamo inoltre la persecuzione a cui è sottoposto già da qualche anno, da parte delle forze di polizia basche e spagnole. Lander infatti è stato oggetto di un sequestro nella sua città natale e di pedinamenti sia in Italia che nello stato spagnolo.

Chiediamo che:
– sia immediatamente scarcerato e che cada la folle accusa di appartenenza a ETA;
– che i media italiani non si appiattiscano sul processo mediatico che è già iniziato in Spagna, e che informino in modo serio e corretto;
– che lo Stato italiano non sia subalterno alla legislazione speciale spagnola, che è in contrapposizione con le nostre norme costituzionali;
– che le forze che nel nostro Paese si battono per il rispetto dei diritti umani promuovano e si facciano carico del processo di pace nei Paesi Baschi come richiesto, tra l’altro, da Kofi Annan, Gerry Adams e altri mediatori internazionali con la Dichiarazione di Aiete.

LINK ALLA PETIZIONE

 

http://uncasobascoaroma.noblogs.org/

 

 

 

 

 

il video della conferenza stampa con il racconto dell’accaduto:

http://www.youtube.com/watch?v=HGAdyZGQeUQ&feature=player_embedded

La valle e il nostro tempo. Autonomi in Val Susa

Il 27 giugno, quando la polizia ha attaccato la Libera Repubblica della Maddalena, ero a Manhattan, dove abitavo da qualche tempo. Ho ascoltato la diretta dello sgombero in streaming, in una casa di Chinatown. Pochi giorni dopo ho preso un aereo e sono tornato in Italia, in quello che oggi è il Kiomontistan, territorio impervio per i difensori del neoliberismo in crisi, gli stessi che fanno i conti con Occupy Wall Street. Passare dai grattacieli al fogliame e alle fronde mi ha fatto davvero l’effetto di essere un soldato partito per il Vietnam, anche perché ho condiviso con i miei compagni ogni minuto della lotta nel nuovo scenario dell’occupazione militare: dalle ferite riportate sul campo agli arresti, dagli assedi al non-cantiere alla caduta di Luca, fino alla rabbia che ne è seguita. Essere No Tav è, per me, uno dei mille modi di essere ciò che sono: ho sempre vissuto tra le persone, nei luoghi più diversi, con il sogno di distruggere il mondo che ho ricevuto in eredità; ed è da loro, dai miei compagni, che ho imparato che un sogno simile, per divenire realtà, deve sapersi calare in ogni situazione e in ogni luogo in modo nuovo, misurando il peso delle scelte sulla bilancia dell’efficacia.

La polizia, i giornalisti, i leader di partito si interrogano su chi siamo noi, gli autonomi della Val di Susa, con differenti livelli di stupidità. Il nostro identikit sociale è semplice: precari, studenti-lavoratori, disoccupati ad intermittenza. Non versiamo contributi, non abbiamo né avremo tutele. Salariati in nero o in forma atipica nella ristorazione, nell’informatica, nella comunicazione, nell’industria della conoscenza, ci consideriamo i prototipi più azzeccati della nostra generazione e, al tempo stesso, i suoi nemici mortali; non per la presunzione di voler essere meglio del nostro tempo, ma per essere il nostro tempo al meglio: combattiamo, a nostro modo, la passività congenita a ogni classe oppressa. Siamo tanti, organizzati. Tra la nebbia dei lacrimogeni sappiamo orientarci giorno e notte, nei boschi o sulle autostrade, in inverno o in estate, con il sole o con la pioggia. Quando l’assemblea decide il grande corteo popolare, contribuiamo alla sua riuscita; quando decide di arrivare alle reti, non ci spendiamo con minor sacrificio. Imprevedibilità e flessibilità ci caratterizzano, nel tentativo di conciliare la morale irreprensibile del rifiuto con il pragmatismo della sua declinazione diretta. Allergici alla retorica e ad ogni fanatismo, siamo lontani dall’individualismo ipocrita del liberalismo quanto da quello scolastico dell’anarchismo. È l’interesse comune, quello che si definisce in autonomia dalle istituzioni e dalle dinamiche di sfruttamento, il cavallo di Troia che abbiamo nascosto nel futuro.

Partito di massa e di opinione convivono, in essenza, nella nostra forma di organizzazione agile, figlia della critica della forma-partito come tale. Radicamento sociale e strategia mediatica si uniscono in un abbraccio scandaloso, nell’equilibrio millimetrico che sappiamo di dover trovare per non cedere spazi di linguaggio e di immaginario al nostro nemico. Il tutto con un unico, ossessivo obiettivo: valorizzare e organizzare il conflitto sociale, aggregare nuove ragazze e nuovi ragazzi, riprodurre ed estendere l’insubordinazione, allargare la critica. Perché? Perché il futuro, se vuole essere diverso dal presente, deve costituirsi sul nuovo. Senza l’autonomia sociale, politica e culturale dal potere non si vince, dura legge della storia, spietata con chi non la impara. Siamo militanti politici, una forma di essere umano sempre e necessariamente in guerra, anzitutto in tempo di pace, ma non abbiamo forze armate né piani militari; semmai, attraversiamo in modo conflittuale una miriade di piani sociali, tra metropoli e montagna. Incarcerati, ci mettono in isolamento; seguiti e pedinati, ci danno il foglio di via; allergici alle carriere e alle divise, ci muoviamo come volontari agli antipodi del volontariato.

Abbiamo fondato il primo comitato popolare contro l’Alta Velocità dodici anni fa e, da allora, nella corsa del movimento a diventare sempre più grande, non ci siamo mai fermati. I governi vanno e vengono, noi siamo sempre qui, per vincere. Qualcuno si meraviglia di come siamo visibili e irriconoscibili a un tempo; ma è normale per chi, come noi, si compiace di tentare la declinazione post-postmoderna del bolscevismo più originario. Allora dicono che siamo “nascosti” dentro il movimento, ma è l’esatto opposto: scriviamo sui siti e compariamo in televisione; venite a trovarci nelle assemblee, nelle feste popolari, nelle conferenze stampa. Non siamo una corrente interna, ma soggetti votati al potenziamento dell’insieme, del tutto; l’autonomia non è una fazione, è una necessità. Tra i fuochi delle barricate ci muoviamo senza ideologia. Quando i Cattolici per la Valle hanno voluto costruire una statua di Padre Pio accanto al nuovo presidio, dopo che la polizia ha loro sottratto il pilone votivo alla Madonna, non abbiamo obiettato: sappiamo quanto la fede può essere importante per una resistenza. Persino quando i leghisti venivano alle assemblee, anni fa, non li abbiamo cacciati; era chiaro fin da allora che avrebbero abbandonato in massa il loro partito.

E se una valligiana mi parla di energia della terra, di magia dei luoghi e dello spirito che abita le montagne, io – scettico per indole, materialista per vocazione – la ascolto pieno di fascino. Imparo da tutto e da tutti, in questo scenario folle e bellissimo, dove paganesimo e cristianesimo si incrociano con l’identità occitana e montana, mentre ragazzi di stadio della cintura torinese incrociano i destini dei pensionati di montagna e dei reduci della guerra, che a loro volta ascoltano rapiti le storie delle studentesse emigrate a Torino dalla Sicilia e dal Salento. Il potere organizza la tutela disciplinata e astratta delle differenze, noi ne coltiviamo il potenziale reale. Le vediamo crescere e rafforzarsi contro l’uniformazione coatta prodotta da un potere decrepito, lo stesso che ho visto all’opera nei quartieri di New York. Mi è costato abbandonare l’America, ma la valle è legata alla mia vita non meno della Grande Mela, e allora soffoco la nostalgia della giungla d’asfalto ammirando i colori della foresta reale, la poesia dei ciglioni dopo la nevicata, o respirando l’aria inconfondibile di cui vivono – e dovranno continuare a vivere – i nostri castagneti.

Pubblicato su “Alphabeta2”, 6 giugno 2012

da quieteotempesta.blogspot.it

Abbiamo gli occhi ben aperti!

Fra la notte di sabato e domenica sera un militante del laboratorio Acrobax ha dovuto far fronte a due tentativi di aggressione da parte di soliti noti fascisti di zona.

 

Nel primo episodio, avvenuto intorno alle quattro di notte di sabato, dopo l’iniziativa di Trastinvaders in cui centinaia di persone si sono riappropriate del rione di Trastevere è stato vigliaccamente attaccato alle spalle da un fascista, il quale, casco alla mano, si era nascosto a pochi metri dalla sua abitazione per tendergli l’ agguato. La determinazione del nostro compagno gli ha permesso di allontanarsi senza conseguenze.

 

Ma questo episodio non rimane isolato. Frustrato infatti per il fallimento dell’ offensiva e per non rischiare di fallire una seconda volta, lo stesso aggressore torna il giorno dopo insieme con altri tre camerati. Sono circa le 20:00 e in quel momento è con un’altra compagna di Acrobax, quando viene raggiunto mentre si trova nella piazza antistante casa sua.

 

Il gruppo si avvicina ancora caschi alla mano  al compagno che questa volta, dopo una colluttazione, riesce a mettere in fuga la squadraccia e fortunatamente, a non riportare lesioni di alcun tipo.

 

Le ragioni che hanno portato a queste aggressioni vanno ricercate nell’ impegno politico del militante, da anni attivo prima nei collettivi studenteschi e poi nelle esperienze di politica territoriale nei quartieri di Monteverde e di Trastevere. Gli aggressori infatti non sono sconosciuti ma  noti esponenti dell’ organizzazione fascista foro 753, che esercita sul quartiere un alto livello di propaganda e che vanta il sostegno e l’adesione di esponenti del PDL cittadino,del sindaco Alemanno e la sua maggioranza (proprio oggi, 5 giugno,un consigliere della maggioranza ha pubblicamente definito il partigiano Rosario Bentivegna “macchiato del sangue di vittime innocenti”).

Come al solito questi individui scelgono di agire con dinamiche squadriste, agendo in gruppo o nell’ ombra, ed è per questo che vogliamo ribadire la determinazione con cui continueremo a stare al fianco del nostro compagno. continuando a portare avanti i nostri percorsi di lotta, perché non c è fascista che ci possa togliere la voglia di lottare perché non c’ è fascista che ci fa paura!

 

Noi  abbiamo gli occhi ben aperti; perchè chi tocca uno, tocca tutti/e noi.

Nei nostri quartieri e in tutta la metropoli mai un passo indietro!

Nipotini/e di Sasà

In questa giornata un saluto sentito va a Carla Verbano

Con Carla, Valerio e Renato nel cuore.

 

Loa Acrobax

La popolare Palestra Indipendente

Renoize Project

All Reds Rugby Roma

All Reds Basket

Circolo ANPI Renato Biagetti

Trastinvaders

Trast Invaders* l’invasione della metropoli è appena cominciata

CONTRO LA CRISI INVADIAMO TRASTEVERE

La notte del 2 Giugno più di 1000 trast invaders hanno invaso il quartiere di trastevere. Partiti da piazza san calisto ci siamo diretti verso piazza santa maria in trastevere, dove degli artisti di strada si sono esibiti in una performance artistica per protestare contro l’ordinanza di alemanno che limita e reprime la possibilità di espressione e produzione culturale. Abbiamo continuato il percorso per il quartiere oscurando le telecamere per liberare il rione dalle asfissianti dinamiche di controllo. Continuando ad invadere trastevere siamo arrivati a piazza trilussa, simbolo del tentativo di militarizzazione del territorio. Continuando a girare per le vie del quartiere abbiamo sanzionato della banche chiudendo simbolicamente le loro porte con del silicone e riaperto simbolicamente il CINEMA AMERICA, uno spazio abbandonato da oltre dieci anni. Questo luogo è stato sottratto al quartiere, un’importante occasione di produzione e diffusione culturale è in totale stato d’abbandono e forse verrà completamente distrutto per far spazio ad appartamenti o ad un centro commerciale. Oggi l’invasione è appena cominciata, nei prossimi mesi invaderemo tutta la città, occuperemo case, studentati, spazi di aggregazione e produzione culturale, ci rivedremo nelle piazze e nelle strade, nelle scuole e facoltà. Dobbiamo riappropriarci di pezzi di libertà, per inceppare il meccanismo di sfruttamento sulle nostre vite. Non vogliamo più essere soggetti al ricatto di un lavoro da sfruttato a vita e per la vita. Vogliamo strappare spazi per costruire nuove esperienze comunitarie. Riprenderci il tempo che ci stanno rubando, per non regalare il nostro valore alla loro sete di profitto.

Dobbiamo prenderci tutto:

il loro predicare austerità è la nostra dichiarazione d’indipendenza.

L’invasione della metropoli è appena cominciata.