Contro la marcetta su Roma di Casapound, il 24N tutti in piazza per la liberazione di Roma

Il prossimo 24 novembre i fascisti di CasaPound hanno annunciato una  manifestazione nazionale a Roma.  In nome della memoria di questa città e contro ogni forma vecchia o nuova di fascismo impediremo questa manifestazione. I fascisti del terzo millennio dopo aver marciato a braccetto con Berlusconi, con la Lega e il Pdl, dopo aver votato e aver fatto votare  Polverini e Alemanno, ricevendo in cambio finanziamenti e patrocini, favori e posti di lavoro, tentano la carta dell’”anticasta” e “antisistema” convocando una manifestazione che vorrebbe essere “di opposizione”. CasaPound prova a scimmiottare le piazze dei movimenti e degli studenti che in tutta Europa e non solo, si stanno mobilitando contro i sacrifici imposti dalla Bce e contro la dittatura della finanza. Quella del 24 altro non è che una manifestazione di campagna elettorale di un partitino di estrema destra che prova a trovare un po’ di visibilità, nella difficoltà della crisi, per far passare le proprie parole d’ordine populiste e accaparrarsi così una fetta di potere. Come è diventato visibile il 14 Novembre, i movimenti sociali, i precari e gli studenti si stanno ribellando alle politiche d’austerity portate avanti dal Governo Monti, occupando strade, scuole e facoltà. Le risposte sono state cariche della polizia, pestaggi e arresti in tutta Italia e soprattutto a Roma. In questo quadro i fascisti fanno il solito vecchio gioco provando a provocare chi lotta tutti i giorni alla luce del sole in maniera determinata e radicale. Non è un caso che il 24 novembre sia indetto da tempo lo sciopero della scuola e che migliaia di persone dalla mattina torneranno a riempire le piazze di Roma e di molte altre città. Da più parti si sono levate proteste contro la decisione di autorizzare la marcia fascista del 24 nel cuore di Roma. Le risposte del sindaco Alemanno non stupiscono e confermano lo stretto rapporto tra i partiti neofascisti, il Pdl e la giunta del Comune di Roma. Mettere sullo stesso piano, come ha fatto il sindaco, movimenti e sindacati con organizzazioni dichiaratamente fasciste è inaccettabile. Per molti motivi è quindi importante mobilitarsi in tanti in quella giornata e invitiamo tutte e tutti a farlo anche in altre città in Italia. Mentre la Roma antifascista e antirazzista non permetterà ai fascisti > di sfilare!

★ NOI SIAMO IL 99% VOI NON ARRIVATE ALL’1% ★ > > Prossima assemblea > mercoledì 21 ore 17 Facoltà di Lettere della Sapienza > > Appuntamento per tutte e tutti > Sabato 24 novembre ore 14,30 > PIAZZA VITTORIO

Ma l’amor mio non muore, mai!


Lo avevamo immaginato e sentito nella densità della partecipazione alla giornata studentesca del 5 ottobre scorso e del resto tutte le condizioni sociali nel nostro piccolo paese sono ormai auto evidenti, nella crisi della rappresentanza e del suo dispiegamento nelle politiche di austerity, c’è una nuova generazione disponibile al conflitto, pronta a connettersi con le piazze europee che hanno assunto seppur con gradi di intensità distinti il piano politico comune del conflitto sociale esteso come orizzonte e prospettiva.

Noi ci avevamo scommesso e siamo certi di aver inteso bene. Il 14N è stato sopra ogni cosa il primo e riuscito sciopero sociale contro l’austerity  a carattere europeo, oltre che una giornata di grande partecipazione massiva e dislocata sui territori di molte città della penisola. Sciopero sociale che ormai ha reso evidente a tutti la subalternità dell’opzione sindacale ai movimenti e che le forme del conflitto sociale come blocco della produzione nella sua circolazione di merci, servizi, persone, il blocco dei flussi che reggono l’economia delle metropoli postfordiste, siano  le forme del vero conflitto che oggi sono le uniche in grado di paralizzare il paese ben oltre l’astensione tradizione dal lavoro formalmente riconosciuto. Ci indica che nella pratica della risignificazione e riappropriazione dello sciopero emerge una soggettività di cui parliamo ricorrentemente da alcuni anni, che c’è una nuova composizione sociale tra il mondo della formazione e la giungla della precarietà, tra la disoccupazione di massa e il lavoro nero, che comincia a prendere forma, la composizione sociale precaria, la base sociale per un’opzione politica del nuovo precariato sociale e metropolitano.

Una ricomposizione intergenerazionale potente, che sa districarsi dalle suggestioni tribali del neofascismo che si insinua nelle tensioni sociali, tenendo alla larga gli squadristi-crumiri quando tentano l’assalto alle scuole o provano a entrare nei cortei. Una classe pericolosa pronta e disponibile a costruire il proprio futuro come programma politico.
Torneremo in piazza presto annunciano gli studenti che hanno nel mentre moltiplicato le occupazioni delle scuole, assemblee, collettivi e spazi riappropriati. Abbiamo occupato insieme a loro e ai movimenti per l’acqua pubblica il Cinema America a Trastevere il giorno prima per dare senso al giorno dopo e siamo ancora qui più incazzati di prima nell’aver visto la brutalità della polizia alla quale la prossima volta solo l’autonomia e l’indipendenza delle lotte sapranno resistervi un minuto più di loro. Dovranno essere le lotte indipendenti a raccogliere le rivendicazioni di più diritti, reddito, spazi, welfare dal basso che in ogni dove sono risuonati, da Palermo, Madrid e Barcellona, da Napoli a Parigi come indicazioni costituenti, sarà solo la cooperazione indipendente tra le lotte che potrà rendere possibile incarnarle nelle pratiche della riappropriazione. E da li i movimenti avranno l’opportunità di non tornare più a casa e liberare finalmente il campo.

C’è da ricercare un ambito di organizzazione delle lotte, bisogna intuire le mosse dell’avversario che per mezzi e rapporti di forza spesso prevale. Ma si sbaglia e si va avanti, non è questo il problema, serve più astuzia nel confronto con lo Stato e servono pratiche nuove, se possibile diffuse, in ogni caso gli strumenti rimangono sempre attrezzi, il punto che rimane è sempre politico, dobbiamo ricercare quello che serve non ciò che è necessariamente dovuto. Si può fare meglio tutto, ma va bene anche così, si casca e da terra ci si rialza, a volte serve più creatività e tempestività, a volte è meglio coglierli di sorpresa e non andare dove loro ci aspettano, ma anche questo lo avevamo già intuito. Andiamo avanti guardando alle prossime mobilitazioni perché l’unico protagonismo che riconosciamo è quello delle lotte, la strada è ancora lunga ma non abbiamo il fiato corto, abbiamo imparato a stare anche in apnea se necessario e in ogni caso nessun rimorso.

Oltre la scarcerazione che salutiamo con gioia chiediamo l’immediato ritiro delle misure cautelari ai ragazzi e ragazze, compagne e compagni privati della loro piena libertà.

Nodo redazionale indipendente

Intervista a Mario dell’Area Antagonista Campana.

Valutazione sulla giornata del 12?

 Ieri come è noto è iniziato il vertice a Napoli tra il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano Elsa Fornero e il Ministro federale del Lavoro e degli Affari Sociali tedesco Ursula von der Leyen. La conferenza “Lavorare insieme per l’occupazione dei giovani. Apprendistato e sistemi di formazione duale” proseguirà oggi nel pomeriggio con l’incontro tra il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano Francesco Profumo e il Direttore Generale per la Cooperazione Internazionale ed europea per l’istruzione e la Ricerca Volker Riecke. Un vertice incentrato sull’apprendistato oltre che accompagnato da una manciata di milioni di euro che servono a coprire la cassintegrazione in deroga, per un pezzettino di lavoratori. Dentro questo non c’è tutta la vicenda di Pomigliano e delle centinaia di fabbriche che stanno chiudendo per andarsene da un’altra parte, mentre i disoccupati continuano a crescere, senza nessuna copertura di ammortizzatori sociali. La Fornero veniva a presentare il progetto di apprendistato duale per i ragazzi, a partire dai 15 anni, che avranno la possibilità di essere sfruttati per poi finire a lavorare al nero.

Niente di nuovo da queste parti. Stiamo parlando di una vicenda completamente diversa da quella tedesca dove nonostate la crisi esistono garanzie per il diritto alla studio e garanzie di protezione sociale, nonostante siano condizionate al lavoro. Qui a Napoli naturalmente non vi è nulla di tutto ciò, ma probabilmente in tutta Italia. A fronte di questo ci siamo trovati un vertice segreto e clandestino di cui nessuno ha parlato per il timore della provocazione che il Ministro del Lavoro veniva a fare nella capitale del lavoro nero, della precarietà e della disoccupazione.

 

Com’è andata la manifestazione?

Nei confronti di questo vertice tenuto segreto fino a qualche ora prima c’è stata una grande attivazione di tutti i soggetti colpiti dalla crisi: studenti, precari in formazione, disoccupati, lavoratori in nero, operatori sociali, precari della scuola ed era presente anche delegazione degli operai della Fiat di Pomigliano. Tutti questi soggetti rivendicano il diritto ad un’esistenza dignitosa, il diritto ad un reddito garantito ed incondizionato indipendentemente dalla crisi e sganciato dal lavoro. Le banche continuano ad accrescere i loro profitti e i loro interessi nei confronti dello Stato mentre il Governo continua a sostenerle e non è capace di varare nemmeno una mini-patrimoniale. Naturalmente dall’altro lato crescono: miserie, povertà e precarietà. Tutti questi soggetti precarizzati hanno fatto sentire ieri la loro voce contro i signori dell’austerity, gridando con forza che i responsabili di queste politiche non sono i benvenuti, tanto più se vengono a parlare di apprendistato e sfruttamente del lavoro minorile, perchè di questo si tratta.

C’è stata una grande partecipazione, ci siamo mossi in migliaia in corteo verso la mostra d’Oltremare sede del vertice. Siamo stati bloccati da un importante schieramento di forze dell’ordine messo a protezione della Fornero. Le cariche della polizia hanno cercato di fermare Il dissenso verso le politiche di austerity, così come sta avvenendo in tutta Europa. Dopo un’oretta di resistenza, con lanci di lacrimogeni ad altezza uomo, un ragazzo ha perso tre denti e vari altri compagni sono rimasti feriti. Abbiamo continuato il corteo per portare la voce del dissenso nelle strade di Napoli per poi continuare la giornata con una grande assemblea all’università. A partire dalla mobilitazione di oggi contro il Ministro Profumo e dalla giornata del 14 in cui ci sarà lo sciopero generale euromeditteraneo. Il 14 a Pomigliano ci sarà la Fiom con Landini e Di Pietro, soggetti già screditati, invece noi saremo con gli operai cassaintegrati, disillusi dagli ammortizzatori sociali, per rivendicare un reddito garantito e incondizionato. Inoltre saremo anche nelle strade di Napoli per realizzare lo sciopero sociale.

 

La rivendicazione di reddito è sempre più importante nel sud, c’erano diverse delegazione alla manifestazione. Questa piazza contro l’austerity rivendicava un reddito garantito?

Lo striscione di apertura del corteo diceva “pusat’ e sord’ e jatevenne! reddito per tutt@”, gli altri immediatamente seguenti recitavano “Reddito per tutti, voto per nessuno”, una campagna che abbiamo lanciato per il reddito incondizionato e universale. Anche gli operatori sociali erano con noi nella rivendicazione di reddito. Questo tema del reddito è stato centrale nella giornata di ieri, in maniera trasversale ai soggetti disoccupati, precari fino ai lavoratori della Fiat di Pomigliano: il Sud martoriato che si è incontrato la settimana scorsa a Palermo ed in parte era presente con delegazioni venute a Napoli.

Vogliamo realizzare un percorso fatto di azioni di lotta ma anche di vere e proprie campagne culturali come è stato fatto appunto la settimana scorsa con la presentazione del libro di Guy Standing “Precari la nuova classe esplosiva” all’Orientale di Napoli.  Dentro la crisi, contro la crisi il reddito è uno strumento di ricomposizione sociale oltre che un concreto obiettivo di lotta. Un reddito appunto come parte centrale di una piattaforma di rivendicazione dell’opposizione sociale nel nostro paese.

 

 

Comunicato stampa *movimenti napoletani contro il vertice sulla precarietà*

Almeno tremila studenti, precari e precarie, le scuole di Fuorigrotta e del centro storico, gli universitari, gli operatori sociali, gli operai di Pomigliano e i precari bros, i cobas delle aziende partecipate e gli insegnanti Precari. Era il popolo della crisi reale quello che si è radunato oggi ( a Fuorigrotta per contestare il vertice sulla precarietà dei ministri Fornero e Profumo insieme a quelli tedeschi. Un risultato perfino insperato per un corteo che si è autoconvocato in 3-4 giorni contro una conferenza gestita nella clandestinità fino all’ultimo, come chi sa di non aver piu alcun consenso e vuole solo auto-celebrare il suo potere.

Loro erano la voce del liberismo e dell’austerity, noi una proiezione di quelle fasce sociali che a queste politiche stanno già pagando un prezzo salatissimo di distruzione dei diritti fondamentali: al reddito, al lavoro non precarizzato, allo studio e alla salute. Noi gli “schizzinosi” (per usare le parole del ministro Fornero) che non vogliono essere ricattati dalla disoccupazione o da lavori di merda senza diritti, senza sicurezza e senza democrazia! Volevamo portare la nostra voce fin dentro il vertice*, ma abbiamo incontrato la solita zona rossa iper-militarizzata… abbiamo provato a passare con strumenti difensivi perchè non siamo martiri ma persone che rivendicano i propri diritti: scudi e caschi per non subire oltremodo la violenza e *le cariche di polizia e carabinieri*.

Che sono puntualmente partite ancor prima che il corteo provasse a passare, soprattutto i lacrimogeni al cs, un veleno ormai accettato come “democratico”, che è stato sparso a piene mani contro i manifestanti. *Lacrimogeni sparati ad altezza uomo, *con uno studente di architettura colpito alla bocca e ricoverato in ospedale: ha perso i denti davanti!

 Le cariche hanno costretto un centinaio di studenti nella facoltà di ingegneria, difesi anche dal Preside che si è opposto a che la carica dei carabinieri entrasse nella facoltà. Il resto del corteo si è difeso sul viale Augusto, ricompattandosi e resistendo per tener lontana la polizia malgrado le cariche siano proseguite fino a piazza San Vitale, dove la manifestazione era partita. Oltre un migliaio di persone è riuscito però a ricomporsi bloccando le arterie della circolazione a Fuorigrotta e attraversando tutto il quartiere e poi Mergellina fino al centro storico. Cinque manifestanti fermati e poi rilasciati.

Ma l’assemblea all’Università Orientale in occupazione ha sancito che domani la protesta contro il vertice continua, mentre si costruisce lo sciopero europeo del 14.

* Abbiamo troppo da perdere per farci fermare!*

*Rete dei movimenti napoletani contro il vertice sulla Precarietà*

Fornero a Napoli: l’ apprendistato si frantuma in una piazza contro l’austerity che reclama reddito garantito.

Chissà se il 12 novembre il Ministro Fornero ha pianto di nuovo a Napoli, lontana dai riflettori e dai taccuini dei giornalisti sempre pronti a banalizzarla come “professoressa” al comando del Ministero del Lavoro. Lunedì si è svolta la prima parte della conferenza “Lavorare insieme per l’occupazione dei giovani. Apprendistato e sistemi di formazione duale” per il lancio di un progetto che vedrà la collaborazione tra il Governo italiano e quello tedesco. Nel corso dell’incontro è stato presentato un progetto sull’apprendistato rivolto ai giovani dai 15 anni in su, un piano che combina un’improbabile formazione professionale e la precarietà sul lavoro, avviando un sistema di scambio tra i giovani e le imprese, sul modello tedesco.

La vetrina costruita era di grande effetto simbolico, andare nella capitale italiana della disoccupazione e del lavoro nero, ad affermare l’utilità del nuovo istituto dell’apprendistato. Questa dovrebbe essere secondo il governo tecnico la terapia alla disoccupazione giovanile che in Campania supera il 50% secondo il centro studi della Cgia di Mestre. Dati sulla disoccupazione giovanile che in Italia molto spesso nascondono lavoro nero e stage non retribuiti, altro che bamboccioni e choosy. Fredde statistiche che servono a legittimare innovazioni normative che in verità celano vecchie tipologie contrattuali fatte di sgravi alle imprese, salari da fame e anni di precarietà con il costante ricatto di un lavoro senza diritti offerto come un incentivo dal paternalismo delle imprese.

Il grido della piazza è stata forte e chiaro “Pusat è sord e jatevenne, reddito per tutti”. Reddito che è sempre più un’esigenza materiale oltre che una rivendicazione ricompisitiva dei diversi soggetti precarizzati dalla crisi. Reddito garantito universale e incondizionato avevevamo gridato con forza l’8 marzo del 2012 quando abbiamo occupato il Ministero del lavoro di Roma con l’azione di Occupywelfare sentendoci rispondere dal Ministro Fornero: “l’Italia è un Paese ricco di contraddizioni, che ha il sole per 9 mesi l’anno e che con un reddito di base la gente si adagerebbe, si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro”. Ieri una coalizione larga di 5000 persone tra precari, precarizzati e disoccupati ha sfidato le cariche della polizia frantumando i progetti di riforma di apprendistato.

Dalle immagini di una precarietà che si rivolta contro la governance italiana ed europea vogliamo partire per attraversare le prossime giornate internazionali di mobilitazione contro le politiche di austerity in Europa.


 
Fornero :Il nostro apprendistato lo stiamo facendo nelle lotte contro  l’austerity!

Solidali e complici con i compagn@ di Napoli

Reddito per tutti!

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>>Comunicato Rete dei movimenti napoletani contro il vertice sulla Precarietà

 

>>Intervista a Mario dell’Area Antagonista campana 

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>> Streaming Conferenza Stampa ore 15.00 facoltà di Ingegneria

>> Corrispondenze di Radio onda rossa del 12 novembre

 Video

>>http://youmedia.fanpage.it/video/UKD9ZuSwA62rytXV

Ri-pubblica Occupa: I beni comuni hanno trovato l’America!

Oggi una larga alleanza sociale, riunite nel percorso chiamato “Ri_Pubblica, ha occupato il cinema America, a Trastevere, in via Natale del Grande, nella città di Roma.

Qualche mese fa alcuni comitati, realtà sociali, collettivi, cittadini/e hanno immaginato uno spazio pubblico di discussione, all’interno del quale, camminare insieme per comprendere le reciproche differenze e, soprattutto, per cercare i nessi e il senso condiviso delle battaglie sui beni comuni nel territorio di Roma.

A questo spazio abbiamo dato il nome di Ri_Pubblica perchè vogliamo aprire una possibilità di riappropriazione dei beni comuni e dei servizi pubblici per tutti/e.

Ci siamo incontrati unendo le battaglie per l’acqua, quelle sui rifiuti, sui saperi, sulla difesa del territorio con l’ambizione di superare la semplice sommatoria di singole esperienze ed individuare delle possibili azioni su nodi comuni.

Dal 15 al 18, in questa occupazione collettiva e temporanea, ci saranno momenti di incontro e discussione sui beni comuni, le battaglie per difenderli e dei processi che li stanno sottraendo a tutti/e noi. Siamo convinti, infatti, che un processo di mercificazione e di finanziarizzazione dei beni comuni sia uno dei frutti delle politiche neoliberiste. Una produzione di valore continua su beni che non devono essere proprietà di nessuno perchè sono garanzia di esistenza per tutti.

Scegliamo di aprire questa esperienza oggi, alla vigilia del 14 Novembre, giornata di sciopero e mobilitazione generale e sociale, perchè la difesa e la ripubblicizzazione dei beni comuni è una risposta alla crisi generata da questo sistema e dalla sua voracità che genera sfruttamento, profitto e precarietà sulle nostre vite e sull’ambiente.

Perchè siamo parte di quella alternativa contro l’austerità e l’imposizione delle ricette neoliberiste.

Perchè difendiamo i beni comuni per riprenderci il futuro.

 

>>> per info: www.ripubblica.org

Riflession​i sul libro di Guy Standing “The Precariat. The new Dangerous Class”.

Qual’è la via d’uscita dall’inferno? Riflessioni sulla presentazione del libro di Guy Standing “The Precariat. The new Dangerous Class“.

 

Il precariato sperimenta le quattro A: acredine, anomia, ansia e alienazione (…). I precari vivono nell’ansia, uno stato di insicurezza cronico dovuto non solo a sintersi come sospesi a un filo, consapevoli che il più piccolo errore o malaugurato accidente può fare la differenza tra un tenore di vita accettabile e una vita sul marciapiede. Ma anche con la paura di perdere qual poco che
possiedono, in ogni caso percepito come ingiustamente inadeguato
” Guy Standing

Il percariato globale ci sta suonando la sveglia! Quel’è la via d’uscita dall’inferno? questa è la domanda che ci siamo posti il 9 novembre a Napoli durante la presentazione organizzata dai C.s.o.a.
Officina99 & Lab.Occ. Ska dell’ultimo libro di Guy Standing “The Precariat. The new Dangerous Class“.

La via d’uscita dall’inferno è un piano d’azione che rivendichi un “welfare del desiderio” che abbia al centro la rivendicazione di un reddito universale e incondizionato. Un piano d’azione che metta al centro della sua agenda il conflitto sociale. Dobbiamo essere sinceri e dirci che si è chiuso un importante ciclo di lotte per i movimenti contro la precarietà. Per questo dobbiamo passare da una fase di autorappresentazione della condizione di precarietà che ha segnato un’intera decade con importanti  mobilitazioni, “espressione di orgoglio della soggettività precaria” per dirla come Guy Standing, alla generalizzazione delle lotte contro i processi di precarizzazione che la crisi ha accellerato rendendo instabili anche i cosidetti lavoratori garantiti e praticando un livellamento verso il basso dei salari, in Italia tra i più bassi d’Europa. La crisi ha accentuato le dinamiche di frammentazione del lavoro, sia della sua forma giuridica, come estrema individualizzazione dei
rapporti di lavoro, sia delle conseguenti e molteplici narrazioni soggettive. Basta osservare il peggioramento degli indicatori sull’occupazione e sulle condizione economiche per comprendere la
gravissima recessione che sta vivendo il nostro paese. 8 milioni di cittadini italiani sono poveri, quasi il 14% dell’intera popolazione del nostro paese, il tasso reale di disoccupazione raggiunge il 20%, quella giovanile in alcune regioni sfiora il 50%, aumentano costantemente le ore di cassintegrazione, la durata media dei contratti a tempo indeterminato è di due anni ed oltre l’80% delle nuove assunzioni avviene con contratti precari, e questo non soltanto perchè i contratti a termine durano di meno e ricorrono più spesso. A questi dati, bisogna aggiungere un’altra importante area che è quella dell’economia sommersa. A partire dal 2008, a fronte di una
calo generalizzato dell’occupazione regolare, quella sommersa aumenta portando il livello di irregolarità nel lavoro a percentuali che superano il 12% .Oltre alla presenza strutturale nel nostro mercato del lavoro del sommerso, l’ulteriore spostamento di una quota importante di lavoro dai canali della regolarità a quelli dell’informalità testimonia come il sommerso abbia rappresentato negli ultimi quattro anni di crisi una sorta di camera di compensazione funzionale alle difficoltà occupazionali di un sistema in affanno. Lo stato di emergenza ha aumentato la ricattabilità di chi subisce i processi di precarizzazione ed impoverimento dei lavoratori. L’esercito di working poors in continua espansione non è formato unicamente da lavoratori con contratti atipici, ma anche da lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Ormai la precarietà è una condizione esistenziale, strutturale e colpisce in modo generalizzato e trasversale le diverse figure del lavoro vivo.
In questo senso il reddito è uno strumento di ricomposizione sociale nella frammentazione delle diverse figure del lavoro e del non lavoro. Per questo dobbiamo essere irriducibili alla logica del sacrificio, ad una sorta di “austerity di sinistra” proposta dalle forze socialdemocratiche che si preparano a governare. La logica di questa narrazione è chiara: di fronte al Capitale che si presenta come il Grande Creditore, siamo tutti debitori, colpevoli e responsabili (M. Lazzarato, La fabbrica dell’uomo indebitato). La traccia di questo discorso è già presente nei patti sottoscritti dalla coalizione di centro-sinistra. Per votare alle primarie, infatti, si deve sottoscrivere l’appello di sostegno al centro sinistra e la carta di intenti firmata dai tre leader dei partiti: Pd, Sel, Socialisti. Nella carta i tre leader si impegnano alla lealtà verso gli accordi internazionali e all’approvazione di tutte le misure che dall’Europa vengono indicate necessarie per salvarsi. In una parola fedeltà al fiscal compact e alle sue conseguenze, continuità assolutà con i provvedimenti del tecno-governo Monti. Per questi motivi respingiamo con forza la proposta di legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito proveninte dalla coalizione di centro-sinistra, che pone al centro del provvedimento un “welfare condizionale”. Tale iniziativa prevede una trasformazione delle politiche sociali in senso condizionale, subordinando l’erogazione dell’indennità pubbliche all’assunzione di comportamenti prescritti dallo Stato.

Siamo consapevoli che nonostante diversi documenti comunitari e riferimenti normativi (Carta di Nizza, Carta sociale europea e due Risoluzione del Parlamento europeo del 6 maggio 2009 e del 21 Ottobre del 2010) l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa in cui non è previsto un
reddito di base come cardine del sistema di protezione sociale. Tra i 27 Paesi attualmente membri dell’Unione Europea la mancanza di una una forma di protezione sociale è circoscritta esclusivamente a Italia, Grecia e Ungheria. Il nostro paese ha un sistema di ammortizzatori sociali arretrato ed iniquo, che la riforma Fornero non ha minimamento trasformato: attualmente l’indennità di disoccupazione esclusivamente un quarto dei licenziati e la cassa integrazione (in particolare quella in deroga) crea sperequazione, clientelismo e riguarda solo una parte dei lavori.

 Ma non possiamo sostenere un autunno “caldo” di banchetti, con tutto il portato di interessi della campagna elettorale, in cui diversi partiti della sinistra, sindacati confederali uniti a realtà associative e di movimento racolgono firme per una legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito. Tali iniziativa creano inoperose storture in grado di aumentare aspettative nei precari e confusione sociale nei territori.

Andando ad analizzare alcuni nodi centrali della proposta di legge scopriamo che il sostegno economico (600 euro al mese) è più basso della soglia di povertà indicata dall’Istat. Occorre riflettere sull’evenienza che una prestazione così modesta possa comportare un effetto perverso a carico di lavoratori precariamente occupati: in casi di contrattazione diretta della loro condizione lavorativa, infatti, un rinvio al reddito garantito come risorsa complementare potrebbe diventare un escamotage per prospettare un mantenimento dell’occuazione nel sommerso con livelli di retribuzione ridotti. La conseguenza sarebbe l’istituzionalizzazione del”sotto-occupato” working poor (lavoratore povero) che non riuscirà a vivere con 600 euro al mese e dovrà accettare lavori al nero pur di non perdere il sussidio.  Sappiamo bene quanto il lavoro sommerso in Italia sia necessario in quanto camera di compensazione delle tantissime aziende che con la crisi avrebbero chiuso. Altro che dalla flex-security alla security-flex! Un’ulteriore perplessità  deriva dall’erogazione ancorata alla disponibilità al lavoro, legata alla “congrua offerta” (meccanismo
sanzionatorio predisposto dalla Strategia Europa per l’Occupazione) e quindi alla condizionatezza al lavoro precario e intermittente proposto dai centri per l’impiego che oltre ad essere inadeguati nel
realizzare le politiche formative/di orientamento e di inserimento lavorativo, ricevono esclusivamente offerte di lavoro con basse qualifiche professionali.
Negli ultimi anni le fallimentari leggi regionali per il reddito (impropriamente definite reddito di cittadinanza o reddito garantito) sperimentate  sia in Campania che nel Lazio si sono frantumate dietro le mediazioni politiche e le burocrazie incapaci.

Molto probabilmente la stessa fine farà il progetto di legge di iniziativa popolare che verrà ulteriormente modificato dal prossimo governo, costretto in ogni caso a produrre una legge di assistenza sociale come indicato da anni dalla governance europea.
In questo momento la rivendicazione di reddito deve essere intesa come dispositivo di rottura anti-capitalista e di attacco ai profitti ma anche come riconoscimento della produzione sociale permanenete continuamente appropriata dal capitalismo finanziario in forma di
rendita privata. Quindi non come strumento di neo-regolazione redistributiva della ricchezza o di lotta contro la povertà che ci farebbe cadere dalla” trappola dalla precarietà” alla “trappola del welfare to work” ( o del “labourfare”)  impementando attreverso la condizionatezza il controllo
sociale sulle nostre vite. Pensiamo al welfare to work, nella forme in cui è stato introdotto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia e in Germania. I disoccupati vengono costretti a scegliere se accettare uno dei posti di lavoro designati oppure rinunciare all’indennità. Riprendendo le
riflessioni di Guy Standing nel Regno Unito: “Il workfare realizzato nel Regno Unito può solo portare ad un’aumento del precariato (…) Il workfare non ha neppure una ricaduta positiva sulla spesa pubblica. Anzi, è pittosto costoso, sia sul piano amministrativo sia in generale, dal momento che i posti di lavoro in offerta sono a bassa produttività. L’esigenza principale a cui assolve è quella di falsificare il livello della disoccupazione operando una riduzione fittizia, senza creare quindi dei posti di lavoro, ma con il solo risultato di scoraggiare i disoccupati dal richiedere gli assegni assistenziali. In Germania sulla stessa traccia si inseriscono l’ aiuto sociale Hartz IV ed ai mini-job che sono diventati paradagmi della riforme del mercato del lavoro in atto in Europa.

 

Non è un caso che il 12 e il 13 novembre si svolgerà a Napoli la conferenza “Lavorare insieme per l’occupazione dei giovani. Apprendistato e sistemi di formazione duale” per il lancio di un progetto che vedrà la collaborazione tra il Governo italiano e quello tedeisco. Nella capitale italiana del lavoro nero e della disoccupazione i ministri andranno a raccontare che l’apprendistato è la nuova terapia per risolvere i probemi strutturali del mercato del lavoro.

Prenderanno parte all’incontro: il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano Elsa Fornero, il Ministro federale del Lavoro e degli Affari Sociali tedesco Ursula von der Leyen, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano Francesco Profumo e il Direttore Generale per la Cooperazione Internazionale e Europea per l’istruzione e la Ricerca Volker Riecke.

 

A partire dalle mobilitazioni che si svolgeranno a Napoli in questi giorni che culmineranno nella giornata euro-mediterranea di sciopero sociale del 14 novembre pensiamo sia necessario costruire uno spazio di cooperazione delle lotte indipedenti partendo da una comune rivendicazione strategica: “Basic Income Strategy“, un piano di azione comune che contro le politiche di austerity, per ottenere un reddito di base, universale ed incondizionato per tutti i soggetti, nativi e migranti, che vivono in Europa.

Un piano d’azione che porti i precari e le precarie a diventare “a new dangerous class”.

Da agora99 al 14N. La Basic income Strategy

 Dal 1 al 4 novembre del 2012 ha avuto luogo a Madrid “Agora99”, un incontro dei movimenti sociali europei sui temi del Debito, dei Diritti e della Democrazia. In tale meeting il basic income è stato al centro del piano rivendicativo delle reti e dei collettivi che lottano contro l’austerity. Nell’incontro sono stati analizzati le politiche in atto nei diversi Paesi euromeditterranei. I processi politici trans-nazionali ed europei in atto, vogliono fare della povertà e della precarizzazione una variabile strategica del mercato del lavoro dietro il ricatto del debito, come sta accadendo in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Le riforme del mercato del lavoro attuate negli ultimi mesi in questi Paesi seguono le indicazioni imposte dalla Troika: ulteriore flessibiliazzione, facilità di licenziamenti e taglio dei salari.

Nel workshop sul basic income si è articolata la rivendicazione di reddito universale e incondizionato come salario estensivo e co-estensivo che corrisponde a tutte le forme della produzione sociale (affettiva, reticolare, immateriale, cognitiva) ben oltre i perimetri formalmente segnati dal comando capitalista e dall’espropriazione dei dispositivi di cattura e sfruttamento globali della rete e della nuova organizzazione del lavoro. Reddito, quindi, per far saltare i dispositivi del biopotere e della sua governance. Reddito come riappropriazione del welfare dal basso, nell’abitare come nei servizi. Reddito garantito come quota parte forfettaria di ciò che ci viene continuamente espropriato dalle nuove forme della captazione di valore, attraverso la precarizzazione delle nostre vite. Reddito come riappropriazione  delle infrastrutture di produzione dei beni immateriali, che infatti mediano oggi la comunicazione, la socializzazione e le attività sociali in forma condivisa. Centinaia di attivisti provenienti dal Nord e dal Sud Europa, paesi con condizioni welferistiche completamente diverse, hanno evidenziato l’importanza di costruire uno spazio di cooperazione delle lotte indipedenti partendo da una comune rivendicazione strategica: “Basic Income Strategy“, un piano di azione comune contro le politiche di austerity, per ottenere un reddito di base, universale ed incondizionato per tutti i soggetti, nativi e migranti, che vivono
in Europa. Un reddito universale e incondizionato per contrastare il processi di precarizzazione ed impoverimento, per unificare le migliaia di vertenze in Italia che riguardano il mondo del lavoro e del non lavoro, per porre fine al ricatto delle produzioni nocive come mostrano in maniera emblematica la vicenda dell’lva, dell’Alcoa e tante altre.In questo modo sarebbe possibile porre fine al ricatto in cui territori e vita sono scambiati per il salario e la scelta obbligata è quella tra morire di inquinamento o morire di fame. Il lavoro che puzza di morte per noi non sarà mai un bene comune.  In tal senso la moltitudine precaria e precarizzata rivendica reddito universale e incondizionato dal ricatto del lavoro, precario, instabile, impoverito. A cominciare dalle giornata della prossima settimana che culmineranno con l’appuntamento del 14 novembre dove i movimenti sociali euromeditterraei in maniera coordinata proveranno a realizzare delle prove tecniche di sciopero sociale.

In queste date vogliamo costruire le nostre alleanze e complicità, partendo dalle iniziative di lotta che cercheranno di mettere in campo un processo sociale reale  che incida ma vada anche oltre i momenti di precipitazione sperimentando  nuove pratiche di sciopero per riprenderci il reddito e per riscrivere il nostro futuro. Ed è per questo che non bastano scelte tattiche e costruzione di sommatorie politiche, ma bisogna costruire spazi di cooperazione di lotte indipendenti capaci di generalizzare il conflitto sociale, unico motore di trasformazione su cui investire in un piano orizzontale, autorganizzato, questo sì, a vocazione maggioritaria. Costruire quotidianamente l’alternativa radicale che vive nell’autonomia e nell’indipendenza dal sistema, questa è la vera utopia concreta da cui ripartire!

 

#14N la riappropriazione, la trasformazione, la cospirazione..Riprendiamoci lo sciopero per riprenderci il reddito.

http://titanpad.com/ep/pad/view/A99Income/latest

questo il pad prodotto con il Workshop sul basic income

http://bambuser.com/v/3113718

link al video del Workshop

www.agora99.net

 

14 Novembre: Invadiamo Roma!

Contro l’austerity, perché è Ostia che ce lo chiede.

La rivoluzione non è un lavoro da esperti: questo la gioventù lidense lo sa bene, e ne ha fatto tesoro. Quei ragazzi e quelle ragazze, sembravano aver questa frase stampata in fronte, mentre per la prima volta si confrontavano con le difficoltà che occupare la propria scuola comporta. Parlando, riunendosi e sognando insieme, sono arrivati a delle soluzioni organizzative efficaci, che hanno radicalmente segnato e trasformato il territorio di Ostia, che hanno cambiato i ragazzi stessi. Soprattutto nelle periferie il peso dell’austerità è sempre più forte, i loro genitori hanno perso il lavoro, sono in cassa integrazione, la loro scuola è un carcere (con le grate alle finestre!) e loro non ci stanno più. Occupando le scuole cambieranno il mondo? Questo non lo sanno, ma sanno che stanno cambiando loro stessi, le relazioni, i rapporti, ed è questo che fa la differenza.

I ragazzi di Ostia ci hanno indicato una direzione chiara, che parla di riappropriazione di spazi, tempi, saperi, che passa per l’occupazione delle scuole, delle case, delle facoltà, che ci racconta come forme di autorganizzazione siano in grado di autodeterminare i percorsi di lotta, e di allargarli. Questa direzione ce l’hanno indicata con una semplicità disarmante. Sta a noi assumerla e praticarla.

Il 14 Novembre sarà un passaggio importante, ed è per questo che abbiamo deciso di praticare il percorso di avvicinamento a questa giornata scegliendo di parlare lo stesso linguaggio che le lotte sociali sia nostrane che non, ci indicano.

Abbiamo scelto di costruire un percorso pubblico, autorganizzato, che si basasse su parole d’ordine condivise e che si interrogasse su pratiche nuove ed efficaci.

Per questo proponiamo per le giornate del 12 e del 13 Novembre nell’università La Sapienza di far rivivere un spazio adesso in disuso, di cui ci riapproprieremo giusto il tempo di creare un laboratorio che arricchisca tutti e tutte in vista del 14 Novembre.

Vinceremo soltanto cantando più forte!

 

Programma 12 e 13 Novembre

 

LUNEDI 12

Questa giornata la dedicheremo all’immaginario della piazza che i media hanno costruito negli ultimi anni dopo l’onda. Le piazze sono state descritte in modo distorto da professionisti della notizia che non vivono la crisi come tutti noi, ma hanno un unico scopo quello di indirizzare l’opinione pubblica contro chi scende in piazza. Noi, al contrario, vorremmo dare risalto alla nostra visione dei momenti di piazza, che non si limitano agli episodi istantanei catturati dalle fotografie sui quotidiani, ma sono la manifestazione pubblica di quello che cerchiamo di costruire nei nostri spazi e territori. Vorremmo, quindi, ragionare sulla piazza insieme, pubblicamente, per determinare ancora una volta questa giornata di lotta.

H 15 – ASSEMBLEA PUBBLICA

H 20 – APERICENA + READING

Lo scrittore Romano DUKA leggerà brani del libro GRAN TORINO dedicato all’esperienza di un editore squattrinato in giro per l’Italia che parteciperà alla manifestazione contro il G8 di Torino (Summit sull’Università) il 19 Maggio 2010.

H 22 – DJ SET

 

MARTEDI 13

Durante la mattinata cercheremo di costruire insieme la giornata del 14 praticamente. E’ sempre più importante attraversare in modo intelligente la piazza per determinarla attraverso i nostri contenuti politici. Lontani dalla logica del corteo come sfilata di bandiere e camion sonori, vorremmo imparare come stare in piazza attraverso due workshop sul mediattivismo e la produzione di materiale grafico informativo. Nella seconda parte della giornata, invece, parleremo di inchiesta come metodo politico necessario per analizzare la realtà. Un metodo che, usato quotidianamente, ci rende capaci di arrivare ai momenti di piazza, attraversarli e superarli non subendo il processo ma determinandolo fino in fondo.

A partire dalle H 11 Laboratorio di piazza

workshop1: Laboratori di serigrafia e stencil

Costruzione pratica di materiali informativi e azioni comunicative utili durante il corteo.

Workshop2: Mediattivismo: Laboratorio di fotografia, di riprese video e corrispondenza radiofonica in piazza. Con l’aiuto dell’esperienza di mediattivisti capiremo come costruire informazione dalla piazza garantendo la sicurezza dei compagni durante il corteo.

H 17 – Inchiesta militante

Parleremo dell’inchiesta militante e dell’importanza della sua riproducibilità nel territorio urbano con:

-Gli studenti del “Gruppo Inchiesta” dell’assemblea Permanente di Sociologia autori della ricerca sull’emergenza abitativa tra gli studenti universitari della facoltà di sociologia.

– Alberto Violante compagno del collettivo “Inchiesta Operaia”

-Stefano Macera sociologo ed esperto di inchiesta

-Gigi Roggero compagno del collettivo Uninomade

H 22 – DJ SET

 

MERCOLEDì 14 – APPUNTAMENTO A PIAZZALE ALDO MORO ALLE ORE 9.30 JOIN THE INVASION!

 

Report dei giorni precedenti

Martedì 6 Novembre:

Coperte le strisce blu a via De Lollis. Un gruppo di studenti de La sapienza questa mattina ha coperto le strisce blu dei parcheggi di via Dei Lollis, all’ingresso dell’università. Aumentano i parcheggi, aumentano i prezzi dei biglietti degli autobus, aumentano le tasse universitarie, a pagare siamo sempre noi ma da oggi ci riprendiamo tutto!

Blitz di studenti alla mensa di via De Lollis. Alcuni studenti della Sapienza hanno fatto un blitz nella mensa di via de Lollis, per protestare contro l’innalzamento dei prezzi della mensa, quest’anno infatti sono state tolte le riduzioni in base al reddito e si é definito un prezzo unico. Aumentano le tasse, aumentano i prezzi delle mense. Vogliamo riprenderci tutto quello di cui abbiamo bisogno, alloggi, cibo, saperi.

Video azioni: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=upZ03TNA9KU

Mercoledì 7 Novembre:

Assemblea pubblica di confronto e condivisione verso il 14.

Leggi l’appello: http://jointheinvasion.wordpress.com/14-novembre/

Giovedì 8 Novembre:

Contestazione al convegno ‘ARMI CIBERNETICHE E PROCESSI DECISIONALI’. Gli studenti hanno dato il benvenuto agli sgraditi ospiti al grido “Fuori la guerra e i profitti dall’Università”, tentando di bloccare il convegno e riempiendo di uova marcie il rinfresco di militari, padroni e baroni vari, ribadendo che nelle università non ci sono certamente per divenire bassa manovalanza di un sistema repressivo e guerrafondaio, ma che il loro sapere e le loro coscienze è finalizzato, al contrario, a combatterlo.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/saperi/item/5984-welfare?-no-warfare-contestati-i-guerrafondai-a-la-sapienza

Venerdì 9 Novembre:

Azione alla metro Policlinico. Gli studenti hanno bloccato i tornelli con delle fascette permettendo a un centinaio di persone di entrare in metropolitana senza pagare il biglietto.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=H5V5aELWzdY

Azione alla mensa universitaria di Roma3. Aumentano le tasse universitarie, aumentano i prezzi dei mezzi pubblici (mentre  spariscono le riduzioni per gli studenti), riducono gli alloggi universitari (già miseri e mal collegati e che RomaTre in parte ha deciso di affittare privatamente), tagliano le borse di  studio che, anche quando assegnate, sono pagate con inaccettabili ritardi e che presto saranno sostituite con i “prestiti d’onore”, ennesimo meccanismo di indebitamento che arricchisce banche e agenzie finanziari e, costringono tanti studenti e studentesse a lavorare in nero per mantenersi durante gli studi

 

VIDEO SPOT VERSO IL 14 NOVEMBRE:

http://www.youtube.com/watch?v=XFLh2PIIXjw&feature=player_embedded

TEST INVADERS:

jointheinvasion.wordpress.com/test-invaders

 

SCENDI IN PIAZZA IL 14 NOVEMBRE!

ORE 9.30 PIAZZALE ALDO MORO

http://www.facebook.com/events/468904446495355/?fref=ts

ORE 9 PIRAMIDE

http://www.facebook.com/events/130670330416655/?fref=ts

Join The Invasion! #14N invadiamo la città

Il 14 Novembre scenderanno in piazza in tutto il paese migliaia di studenti, precari, lavoratori, disoccupati, rispondendo all’appello europeo dei movimenti internazionali che dal basso hanno spinto all’indizione unitaria del primo sciopero sociale transnazionale formalizzato poi dalla CES in uno sciopero europeo coordinato dalle centrali sindacali, che qui in Italia, è stato raccolto anche dalla CGIL. Adesione del sindacato Camuffo giunta con una vergognosa e meschina proclamazione di quattro tiepidissime ore di sciopero e manifestazioni dislocate. Questo dopo mesi di silenzio o di qualche moderato ululato alla luna, dopo anni di reiterate politiche di austerity dettate dalla Commissione europea, nella piena voragine della crisi finanziaria dentro i nuovi processi della valorizzazione capitalistica che nella crisi tenta di trovare la sua nuova misura sulla nostra pellaccia precaria. I sindacati nel tentativo di co-gestire d’imperio la crisi, il risanamento del debito cosi detto sovrano, complici attivi del disegno neoliberista, si presentano oggi in difesa della loro retorica e del ruolo di filtro e tappo del conflitto sociale. Del resto non ci pare d’intravedere grandi spazi di avanzamento e di lotta anche nel mondo del sindacalismo di base, troppo spesso impegnato più nell’auto-rappresentazione delle proprie organizzazioni e molto meno nella disponibilità al conflitto per la ricomposizione sociale di quel precariato metropolitano, sempre più lontano dalle mediazioni speculari al ribasso che la logica sindacale riproduce. Sindacati che non possono e non vogliono difendere i precari, perché  nn fanno tessere, perché non li riguarda più l’elemento della contrattazione collettiva tradizionalmente costituita, non ne difendono la vita e i suoi bisogni. Sono, siamo i precari di una nuova composizione sociale in tendenza maggioritaria, segnata nella sua esistenza dall’esclusione e frammentazione sociale e spesso dal lavoro nero.

Negli interstizi della precarietà, del sindacato, non se ne vede l’ombra. Purtroppo nemmeno nel mondo del lavoro tradizionalmente inteso oggi indebolito, precarizzato, attaccato in ogni dove, è presente un’opzione sindacale realmente conflittuale che sappia rappresentare degnamente spunti reali di insubordinazione sociale e operaia che negli ultimi mesi pur taluni sussulti e fiammate di rabbia li aveva espressi. Oltre agli studenti autonomi per fortuna già scesi in piazza lo scorso 5 Ottobre, pensiamo al mondo del lavoro, alla lotta di Taranto e del Sulcis quest’estate, ma anche alle tante vertenze nella Fiat e in Fincantieri, o dell’indotto dei trasporti e logistica del nordest o come a Piacenza i lavoratori dell’Ikea. C’è una disponibilità al conflitto sociale nel nostro piccolo paese. Non c’è invece, ancora, un soggetto autonomo e indipendente del nuovo precariato sociale per dargli nel corpo, più testa e più gambe. Potremmo dire forza, densità, più potere per il contropotere, parole attualissime in giro per il mondo, almeno nuovamente, dal 2011 in avanti, almeno in ciò che e’ risuonato nell’ultimo incontro internazionale di Madrid  pochi giorni fa che del toma la huelga aveva già assunto la sua parola unificante  per la giornata del 14 novembre. 

Quella forza che abbiamo respirato, certamente a tratti, come dimensione sociale diffusa nella lotta No TAV in Val di Susa e in qualche giornata di rabbia e insubordinazione precaria, come nell’ottobre dell’anno scorso e nel dicembre del precedente. E già, una data utile da ricordare quella del 14 dicembre 2010 quando un’ondata di movimento studentesco scosse alle fondamenta la governabilità – il potere della ricomposizione del precariato, per l’appunto, si gridava, tutti insieme facciamo paura! – e che però troppo in fretta si volle congelarlo con strette di mano presidenziali e letterine a Napolitano di cui il movimento non ne sentiva certo il bisogno. Non a caso l’anno seguente seppur nella complessità della giornata del 15 Ottobre un elemento risulterà evidente a tutti e che oggi ancora si deposita nel dibattito del movimento. In quella piazza non c’eravamo tutti, non eravamo più gli stessi, e qualcuno si è trovato da un colle ad un altro di Roma, perdendo per intero un anno politico a capire come rimettere insieme i cocci ormai frantumati dell’ennesimo errore che i movimenti avrebbero commesso, questa volta con l’etichetta degli indignados: declinare la responsabilità storica della fase odierna, ovvero di farsi carico nelle macerie del neoliberismo dell’intelligenza e della rabbia di chi la crisi la sta pagando da anni, pensando che la sinistra di governo e le primarie di massa invertissero le politiche di dominio e di comando che stiamo invece subendo nella piena continuità di governi di destra, tecnici e di sinistra, in ogni angolo della comunità europea. Noi vogliamo andare avanti, senza la paura del futuro da costruire con le nostre mani, con lo spirito dell’umiltà e con lo sguardo trasparente, con la migliore attitudine alla ricomposizione sociale, quel tutti insieme facciamo paura! Può tornare a rimbombare la sua eco nel centro di Roma, lì dove lo Stato non ci vorrebbe, lì dove dobbiamo saperci misurare consapevoli del livello alto dello scontro, politicamente, storicamente, culturalmente ben oltre quindi la contrapposizione estetica, con chi peraltro prepara piani da sempre per fermarci, picchiarci e condurci delle volte nelle patrie galere. Lasciamogli il “primato maschio”dello scontro militare se necessario. Li coglieremo di sorpresa, con l’intelligenza collettiva. Saranno accerchiati da una moltitudine che si farà corpo in un’agile massa critica che assedierà il fortino dei tecnici e banchieri che per difendersi dovranno ancora una volta blindarsi, con i loro eserciti, con i cannoncini e le baionette. Tutti insieme famo paura!

Invaderemo le strade e rivendicheremo reddito riappropriandoci dello sciopero come sciopero sociale come blocco della produzione socialmente prodotta nella metropoli, perché siamo noi che produciamo la ricchezza e siamo sempre noi che paghiamo il debito e la crisi tutti i giorni. Solo noi possiamo riappropriarci delle forme del conflitto all’altezza dei tempi, nella riappropriazione e nel desiderio collettivo, chi l’ha detto che non c’è.

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