storia di ordinaria repressione a Torrevecchia – Roma #Acab

Ieri alcuni ragazzi mentre stavano affiggendo manifesti per pubblicizzare un’iniziativa organizzata per il quartiere, sono stati intimiditi da una volante che poi, con l’aiuto di altre, li ha tratti in arresto. L’iniziativa si inserisce nelle attività che da quando nel Dicembre 2012 è stata occupata l’ex-clinica di Valle Fiorita animano il quartiere. 

Valle Fiorita non è solo un’occupazione abitativa, ma un luogo liberato nel quartiere; dove sono stati costruiti laboratori, viene portato avanti un progetto di radio online e che nella giornata del 25 Aprile è stata aperta al territorio e vissuta tanto dagli occupanti quanto da chi abita la zona.Se da un lato queste attività incontrano il consenso e la partecipazione del quartiere, dall’altro si accompagnano ad una crescente attenzione da parte del Commissariato di zona, attenzione che si è manifestata con minacce ed intimidazioni sino ad arrivare agli arresti di ieri sera.

Rifiutiamo le accuse che sono state mosse nei confronti dei ragazzi arrestati e di quanti li hanno appoggiati. Non è avvenuto nessun tentativo di linciaggio né aggressioni nei confronti degli agenti. Con queste descrizioni falsate si vuole omettere l’atteggiamento repressivo adottato nei confronti di chi quotidianamente lavora per costruire spazi liberati nei territori. Ed in quest’ottica l’affissione, come atto politico, viene repressa.


Questa mattina si è svolta la prima udienza del processo: gli arresti sono stati confermati a piede libero, a ciascuno dei quattro ragazzi è stato imposto l’obbligo di firma ed a Luglio si svolgerà la seconda udienza.

Chiediamo a quanti ricoprendo un ruolo istituzionale detengono una responsabilità sull’accaduto di ieri, di prendere parola contro questi atti di repressione, mostrando esplicitamente una discontinuità con la gestione usuale di queste situazioni, gestione contro la quale si sono più volte espressi in campagna elettorale.
 
Invitiamo chiunque domani alle 17 a via di Torrevecchia 156 per darci una prima occasione di confronto e presa di parola pubblica.


Continuiamo a lottare.

Spazio Sociale ex 51
Valle Ri-fiorita Occupata

Solidali con i ribelli in Turchia – manif* Roma 20/06/2013

Sono giorni di rivolta in Turchia, un popolo schiacciato dalle politiche
repressive di Erdogan di sta riprendendo le strade e le piazze, e sta
resistendo alla brutalità poliziesca.
Questa rivolta nasce dalla difesa di una Piazza e di alcuni alberi ma
guarda più lontano, così come guardano lontano le primavere arabe e le
rivolte che si stanno sviluppando nel mediterraneo, come nelle periferie
svedesi o nelle metropoli brasiliane.
Il 20 giugno vorremmo portare in piazza la nostra solidarietà e
complicità alla rivolta turca, e costruire un ponte tra i rivoltosi di
piazza Taksim e la nostra città.
Non è’ il tempo di chiudersi nelle proprie case e navigare su internet
chiedendosi quando sara’ il nostro momento.
Globalizziamo la solidarietà oggi e costruiamo la nostra rivolta.

Con i rivoltosi di Piazza Taksim,
Con i rivoltosi di tutto il mondo.

Verso ed Oltre il 19 Ottobre 2013 – assemblea cittadina Roma

CASA E REDDITO PER TUTTI E TUTTE

Non solo ..Una Splendida Giornata!

 
Casa e reddito per tutt*, uno slogan che oramai passa di bocca in bocca, di città in città, risuona in tutto il paese alimentando processi di autorganizzazione sociale e nuove lotte. 
 
Lotte che si oppongono ai licenziamenti diffusi e di massa. Lotte per riconquistare diritti contro un lavoro sempre più sfruttato e precarizzato. Lotte per il diritto alla casa e all’abitare attraverso le quali ci si oppone allo stillicidio quotidiano degli sfratti e dei pignoramenti, oppure si riconquista direttamente la casa in cui vivere e con essa parte del reddito e della vita di cui siamo sempre più derubati. Lotte che devono crescere ovunque come virus conflittuale, che devono incontrarsi per mettere al centro l’idea e la materialità di una trasformazione radicale dell’esistente.
 
La due giorni nazionale di  ABITARE NELLA CRISI che si è tenuta presso l’ex caserma di via del Porto Fluviale  a Roma l’1 ed il 2 Giugno passati,  sulla scia dello “Tsunami Tour per il Diritto all’Abitare” e di tante lotte diffuse sul territorio nazionale, ha tracciato su questo terreno, un percorso chiaro sia nei contenuti che negli obiettivi.
 
Costruire una grande manifestazione nazionale per il 19 Ottobre, arrivando in corteo ad assediare i ministeri dell’economia, delle infrastrutture  e la cassa depositi e prestiti, per mettere in discussione le politiche di austerità imposte oggi da un “governissimo” che rappresenta l’estremo tentativo di una classe politica corrotta e subalterna ai poteri forti, di perpetuare se stessa insieme alle politiche neoliberiste che hanno già devastato il paese ed il pianeta.
 
Costruire la manifestazione del 19 Ottobre ne come testimonianza, ne tantomeno come evento che si esaurisca con la giornata stessa. Quindi arrivare alla manifestazione non attraverso una semplice sommatoria algebrica di organizzazioni e soggettività, ma attraverso un processo aperto e plurale di movimento e di conflitto.
 
Uno Tsunami nazionale delle lotte per il diritto alla casa e all’abitare, delle lotte contro la precarietà e per i diritti, delle lotte contro le grandi opere e la devastazione del profitto ai danni dei nostri territori.
 
Uno Tsunami, soprattutto, della riappropriazione. Riappropriazione di territori, di spazi, di beni comuni. Riappropriazione di case. Riappropriazione di reddito attraverso nuove pratiche di conflitto che mettano al centro le questioni delle bollette, dei ticket sanitari, delle tasse – delle mense – degli alloggi universitari contro la selezione e lo smantellamento progressivo dell’università e dell’istruzione pubblica.
 
Del resto molte sono le iniziative già realizzate e molte altre sono già in programma sul territorio nazionale. Anche qui a Roma siamo ripartiti con l’occupazione di ACEA e le iniziative di lotta contro gli sfratti ed i pignoramenti e non ci fermeremo certo ora.
 
Una inedita, meticcia, ribelle, incompatibile composizione sociale è oramai in movimento: niente e nessuno la potrà fermare.  
 
E’ un unico e forte grido:
Riprendiamocia la Città! Riprendiamoci Tutto!
 
Venerdì 21 Giugno ore 17.30
ASSEMBLEA CITTADINA
presso l’occupazione abitativa di viale delle Province n. 189
 
 
Tsunami Tour per il Diritto all’ Abitare

La lotta per la casa contro la legge dei padroni – assedio al Tribunale civile

Oggi, 18 giugno, aderendo a una giornata nazionale di lotta contro la crisi, gli sfratti e le politiche di austerità, i Movimenti per il diritto all’abitare di Roma stanno assediando il tribunale civile di viale Giulio Cesare per impedire il dilagare degli sfratti per morosità incolpevole.

Il tribunale di viale Giulio Cesare a Roma sommerso dalla marea della protesta: contro gli sfratti, gli sgomberi e i pignoramenti, per il diritto alla casa e al reddito, non un passo indietro
La polizia carica e usa i manganelli, ma non basta: il popolo resiste, determinato a riconquistare i propri diritti. 20 tra feriti e contusi tra i manifestanti.

Aggiornamenti:
La lotta paga! Una delegazione dei movimenti per il diritto all’abitare incontra Morelli, presidente della sesta sezione. La richiesta è semplice: vogliamo la messa al bando degli sgomberi, degli sfratti e dei pignoramenti ADESSO!

Il presidente del tribunale Mario bresciano si impegna a chiedere al governo una moratoria sugli sfratti:

Il Presidente del tribunale concorda pienamente con l’idea che la pressione sociale sta salendo proprio a causa del problema casa, ha promesso che scriverà una lettera alla prefettura e al governo, e per conoscenza anche a Comune e Regione, per chiedere un intervento normativo sulla questione.

Caserma Pound attacca e poi scappa – Trastevere *hic sunt leones

Casapound tenta l’assalto al Cinema America Occupato e scappa

 

Durante la notte di mercoledi, a seguito dell’iniziativa dei forum dell’Acqua Bene Comune in piazza San Cosimato, convocata per festeggiare i due anni dalla vittoria referendaria, un manipolo di militanti di Casapound ha assaltato il Cinema America Occupato, un’occupazione limitrofa alla piazza che partecipava attivamente alla costruzione della giornata.

Ma, per i “legionari combattenti” questa volta è andata male: gli occupanti del cinema presenti all’interno dell’edificio, quando si sono resi conto di essere sotto attacco, hanno messo in fuga la squadraccia, scendendo in strada a difesa di tutte le attività del cinema: centinaia di proiezioni cinematografiche ad offerta libera, un corso di teatro gratuito, laboratori di pittura, concerti di tutti i generi, giochi in piazza con i bambini, iniziative a difesa del territorio, incontri e dibattiti, eventi a sostegno dei collettivi delle scuole circostanti e la costruzione della prima aula studio di Trastevere.

In seguito al fallito assalto, la squadraccia ha pensato bene di aggredire un gruppo di ragazzi di ritorno da una serata a Trastevere: ma anche questa volta i fascisti del terzo millennio, rifiutati dalle persone che si trovavano a passare in quella via, sono stati costretti alla fuga.

Trastevere, quartiere di storica tradizione antifascista, rifiuta il fascismo in tutte le sue forme. Queste vili aggressioni sono messe in atto in un periodo difficile per il Cinema America, in quanto tentano di farne una questione di ordine pubblico per facilitarne lo sgombero. Ma chi frequenta l’occupazione di Trastevere sa bene che il Cinema America consiste in ben altro: non si fermeranno le iniziative in piazza, non si fermerà la programmazione, tanto meno i lavori di riqualifica e i progetti avviati in questi mesi.
Ci scusiamo con il vicinato per il chiasso in strada, che ovviamente non è dipeso da noi. Ringraziamo anche chi, svegliatosi nel cuore della notte e affacciatosi alla finestra, ha capito subito la situazione e ci ha aiutato nell’allontanare la squadraccia di Casapound.

Trastevere è antifascista!
HIC SUNT LEONES!
Cinema America Occupato

Contestato CDA della Sapienza, basta profitti sugli studenti

Udite, udite alla Sapienza stanno arrivando delle ingiunzioni di pagamento a più di mille studenti appartenenti alle fasce più basse di reddito, accusati di  aver dichiarato una fascia ISEE inferiore alla propria, e che quindi avrebbero pagato meno tasse rispetto a quelle dovute.

La cifra falsa e mendace corrisponde a 50 euro e la sanzione che gli studenti dovrebbero pagare per questo errore di dichiarazione è totalmente sproporzionata e ingiusta (multe che vanno dai 2000 ai 4000 €) : si basa sul calcolo del 50% della seconda rata della fascia massima (34esima fascia corrispondente a un ISEE maggiore di 99 000 euro) più una sovratassa pari al doppio della tassa universitaria totale annua , il tutto da saldare entro 30 giorni dall’arrivo dell’ingiunzione .

La pena in cui incorrono i presunti evasori fiscali, più volte minacciati di denuncia all’autorità giudiziaria, è il blocco della carriera universitaria, del recupero dei crediti e come se non bastasse l’esclusione per il futuro da agevolazioni allo studio come borse, riduzioni e calcolo delle tasse in base al reddito.

 

Dopo diverse settimane di proteste continue sotto al rettorato non abbiamo avuto risposte e cosi il 30 maggio abbiamo deciso di contestare il “Magnifico” Rettore Frati durante una delle ridicole e quasi provocatorie conferenze sui giovani nel mondo del lavoro .

Alla presenza di giornalisti, docenti ed altri illustri invitati, davanti alle nostre domande , il rettore non ha saputo dare risposte , contraddicendosi ripetutamente e cercando di sviare il discorso.

 

Peccato che, pochi momenti prima della conferenza, l’avevamo incontrato solo per i viali della Sapienza e, sollecitato a spiegarci la situazione , aveva iniziato ad inveirci contro tacciandoci di evasione e minacciando di chiamare la finanza.

 

Questa truffa ai danni di un migliaio di studenti della Sapienza sembra non volersi fermare, come se non bastasse le multe continuano ad arrivare inesorabili.

Tutto questo succede in un’ università martoriata da anni di tagli e riforme, dove viene smantellata ogni parvenza di diritto allo studio e in cui si mettono a valore saperi e persone in nome del profitto. Nel frattempo le risorse a disposizione dell’amministrazione universitaria vengono utilizzate per appalti milionari, stipendi vertiginosi e malagestione dei soliti noti, il tutto camuffato da un bilancio annuale indecifrabile e non trasparente.

Non accettiamo che all’interno dei numerosi CDA della Sapienza non si discuta mai dei  problemi degli studenti ma si trattino solamente le operazioni di facciata legate al feudo di Frati e ai suoi scagnozzi.

 

Chiediamo che vengano riviste le situazioni individuali di ogni studente , che vengano cancellate le multe erogate fino ad oggi e che vengano restituiti i soldi a chi per minaccia o disperazione è caduto vittima di questa truffa.

 

             Gli studenti e le studentesse della Sapienza

Il silenzio è dei colpevoli per un controdispositivo di liberazione dal sessismo

Spesso accade che migliaia di persone attraversino l’ex cinodromo occupato per una serata di musica e socialità. L’autogestione contamina lo spazio e la libertà produce liberazione. Ma a qualcuno di tutto questo non gliene frega un bel niente e, inconsapevole del pericolo che corre, può decidere di usare violenza per avvicinare l’”oggetto” del suo desiderio.

Vogliamo scrivere queste semplici riflessioni per non rimanere in silenzio di fronte ad episodi a cui non possiamo e non vogliamo assuefarci. Vogliamo rompere il silenzio con un urlo liberatorio contro il sessismo e la violenza di genere.

 

Non rimaniamo certo basiti del fatto che spazi occupati e liberati, come il nostro, non siano immuni da eventi di questo tipo. Come compagne e compagni di Acrobax ci rendiamo perfettamente conto (anche perché lo viviamo quotidianamente sulla nostra pelle) che il sessismo è interiorizzato, trasmesso e perpetrato nella società e quindi, purtroppo, anche in quel piccolo pezzetto di mondo che sentiamo nostro e che con impegno ogni giorno proviamo a stimolare, incitare, esortare e spronare verso un’alterità e una trasformazione dell’esistente fatta di autodeterminazione, solidarietà e lotte contro le ingiustizie sociali.

Non serve ricordare la gravità e il numero degli episodi di violenza di genere che si susseguono in Italia come in tutto il mondo. Ce lo ricorda ogni giorno una cronaca affamata di sensazionalismo e buona morale. La nostra rabbia cresce di fronte alle risposte false e ipocrite quali il braccialetto elettronico o l’aggravante del “femminicidio” da parte di una politica integralista che vieta le più banali libertà in tema d’interruzione di gravidanza, coppie di fatto, divorzio rapido per poi battersi il petto di fronte alle conseguenze di tanto oscurantismo.

Non esiste repressione che risolva la questione, non ci culliamo nell’idea che una nuova fattispecie di reato oggi tolga un “femminicidio” domani.

Pensiamo, piuttosto, che anche in questo caso dobbiamo e vogliamo partire dal basso: dai bisogni e dai desideri negati.

Quando occupammo il ministero della piangente ministra Fornero, l’8 marzo 2012, dicemmo chiaramente che “la crisi non è neutra”. C’è una questione di precarietà oggettiva, di vita, di affetti, di ansie e paura, di lavoro e reddito da risolvere. Reddito per tutt*, anche per le donne che denunciano abusi da cui spesso non riescono a staccarsi per le povere condizioni materiali che vivono. Sulla vita delle donne la crisi travolge i falsi miti del lavoro e della carriera come fattori di emancipazione sociale e lascia intorno il deserto, e la famiglia come cattedrale.

In mancanza di forti anticorpi sociali fatti di autodeterminazione e cospirazione, la crisi rischia di produrre, come in altri paesi europei, una deriva di destra, tradizionalista e conservatrice decisamente funzionale al necessario controllo sociale.

Un problema dunque sociale, culturale ed anche economico che attiene alle forme di sopraffazione su cui si fonda la nostra società. Un problema che deve essere messo al centro di quella critica costituente che portiamo avanti ogni giorno sforzandoci con sempre maggiore determinazione nel costruire insieme uno spazio di rottura e di liberazione, una risposta reale, concreta e solidale.

Partiamo da noi, dalle iniziative queer-gay-lesbo-trans, dallo sport popolare antifascista-antisessista-antirazzista, dai corsi di autodifesa femminile organizzati nella palestra La Popolare, fino ai percorsi di lotta per la libertà di movimento e il diritto ad un’esistenza degna oltre il capitale.

Partiamo da noi per organizzare la nostra rabbia…

A me, vittima non lo dici!

Ciao Clément, il miglior omaggio è continuare le lotte

“Bonheur à ceux qui vont nous survivre et goûter la douceur de la
Liberté et de la Paix de demain”

(Missak Manouchian)

 

L’omicidio di Clément  Méric, 18enne militante antifascista parigino, impone alla Francia una riflessione su quanto il vento della crisi stia portando la propria società sul piano inclinato dell’identitarismo e del consenso a proposte politiche autoritarie e nostalgiche.

 

Già il 15 maggio il presidente Hollande si è dovuto difendere dalle bordate mediatiche per i primi segnali di recessione (-0,2% del PIL), contestualmente alle critiche mosse all’esecutivo di centro-sinistra per la legge a favore del matrimonio “per tutti”, ovvero il riconoscimento delle nozze tra omosessuali. I due fatti non sono scollegati: da una parte abbiamo un paese che da decenni si confronta con tensioni interne fortissime, tra centri metropolitani eperiferie, tra cittadini di provenienze nazionali differenti e conflitti
interconfessionali. Fino ad ora il tradizionale centralismo e l’ipertrofico sistema di tutela pubblica avevano parzialmente alleviato le fratture, ricorrendo spesso e volentieri alla retorica legalitaria e all’uso della forza pubblica per limitare le emergenze al chiuso delle banlieues e dei ceti sociali più poveri.

Oggi, con la recessione alle porte, le vecchie paure della “France profonde”, di quella provincia bianca, cattolica e rurale, tradizionalista e xenofoba, entrano a gran forza nelle città: Parigi, Lione, Lille, Tolosa sono investite da una rinnovata fascinazione per i molti gruppi di estrema destra e per la figura decisamente carismatica di Marine Le Pen, a capo di un Front National il cui consenso, dopo gli anni di sussunzione “sarkozyana”, è arrivato ad oltre il 17% alle ultime presidenziali. Il miglior risultato di sempre. La cittadinanza impaurita dal possibile disastro sociale che già vede dispiegarsi tra i PIGS alza gli steccati dell’identità, cerca di blindare le risorse pubbliche a proprio favore, secondo i principi escludenti della preferenza nazionale.
L’approvazione di un importante diritto civile come quello al matrimonio gay viene messo in discussione tanto come attacco ad un principio di società eterocentrica e tradizionale, quanto come punto di agenda politica considerato non prioritario di fronte alle dismissioni industriali e ai primi tagli di spesa ai servizi.

Come ben sappiamo in Italia, quando l’austerity diventa governo della paura e l’estrema destra è in grado di assorbire parte del malcontento sociale, questa facciata pubblica crea l’ombra nella quale si rafforza il neofascismo. Le piazze contro il “matrimonio per tutti” si sono animate di una radicalità probabilmente in Francia assente dai tempi della guerra d’Algeria e dell’OAS. Con il suicidio il 21 maggio dell’intellettuale
nazista Dominique Venner, ricordato con affetto anche dagli italiani di Casapound, l’estrema destra ha goduto di una visibilità che ha speso
immediatamente negli scontri il sabato successivo in coda ad una partecipata mobilitazione sulla questione delle nozze omosessuali. Solo negli ultimi mesi a Parigi e in tutta la Francia gruppi più o meno organizzati di fascisti avevano attaccato compagni, omosessuali (è di ieri la notizia di un raid a Lille contro un bar gay-friendly) e riaperto le tensioni  islamofobe, con l’organizzazione Génération Identitaire che a Poitiers
in ottobre occupava il cantiere di una nuova moschea. A Tolosa un raduno neonazista è in programma per il prossimo fine settimana, con una mobilitazione antifascista già convocata.

Insomma, l’omicidio di Clément Méric non cade dal cielo. I suoi autori, militanti della Jeunesses Revolutionaires Nationalistes, fanno parte di una organizzazione storica, già attiva negli anni Ottanta e che oggi rappresenta il legame più forte con Casapound in Francia. Anche la Francia, come già avviene in Grecia e in parte in Spagna e Italia, sta cedendo alle pulsioni più basse della pancia del paese, legittimando una società fatta di recinti e discriminazioni, di prevaricazione e squadrismo fascista.

Ci troviamo a piangere un attivista di appena 18 anni, senza aver ancora asciugato le lacrime per Abdullah Comert, assassinato pochi giorni fa in Turchia dalla repressione:  a ucciderli per noi è stata la stessa mano, che abbia la divisa o una celtica al collo. A muovere entrambi era il nostro
stesso desiderio di libertà e dignità. Tutti o nessuno, tutto o niente. Il nostro miglior omaggio è continuare le lotte.

LOA Acrobax Project

All Reds Rugby Roma

All Reds Basket

La Popolare Palestra Indipendente

Antifascist* sempre

Intervista a Matteo Miavaldi autore del libro “I due marò.Tutto quello che non vi hanno detto”

Intervista a Matteo Miavaldi (www.china-files.com) autore del libro “I due marò.Tutto quello che non vi hanno detto”, ed. Alegre, 2013

 

 

 

 

 

 

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Per una rottura politica contro la governance neoliberista, video interventi

 

Presentiamo i video dell’incontro con Maurizio Lazzarato tenutosi ad Acrobax lo scorso 5 Aprile 2013 (http://www.indipendenti.eu/blog/?p=28505) introduzione a cura  del Lab Alexis, intervista a Lazzarato a cura del Lab Acrobax a seguire dibattito con interventi di:

 

 

 

 

 

Benedetto Vecchi del il Manifesto

Gianluca Pittavino del csoa Askatasuna Torino

Dario Lovaglio M15 Barcellona

Marco dello 081 Napoli

Federico Primosig attivista Stoccolma

 

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