Solidarietà ai\alle 18 compagni\e sotto processo per la manifestazione del 15 ottobre 2011

Giovedi 18 Luglio seconda udienza: tutte e tutti a piazzale Clodio
ore 9.30 presidio di lotta di fronte e dentro il Tribunale

DEVASTANO IL PIANETA, SACCHEGGIANO LE NOSTRE VITE LA SOLIDARIETA’ RESTA UN’ARMA

Sottoscriviamo tutte e tutti alla
Cassa di Solidarietà 15 Ottobre

Bollettino di conto corrente postale
CCP n. 61804001
intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001
Via dei Volsci 56 – 00185 Roma
Causale: “15 Ottobre”
Bonifico bancario intestato a:
Cooperativa Culturale Laboratorio 2001
Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001
Causale: “15 Ottobre”

i compagni e le compagne”

Bentornato presente! Il nostro futuro lo costruiamo nelle lotte per il reddito di base e i diritti

Le dichiarazioni che si stanno susseguendo sui giornali rispetto a quanto avvenuto davanti alla festa dell’Unitàl’11 Luglio non ci sorprendono affatto.
Condannare la manifestazione costruita all’interno della campagna metropolitana della Piattaforma per il reddito di base e i diritti additando come unico responsabile il laboratorio del precariato, L.o.a. Acrobax, definendoci “gruppo minoritario di squadristi” diventa una bella novella per attivare qualche zelante magistrato e per non parlare dei contenuti della protesta. Ma a questo siamo abituati.

Il fatto che le massime cariche locali e regionali del PD e del PDL si esprimano nello stesso modo e con le medesime parole conferma quanto siano complementari nel governo del nostro Paese. Un matrimonio, in atto da anni, che ci ha prima imposto il governo “tecnico” di Monti, con la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, la spending review, il fiscal compacted ora un governo di larghe intese, in cui si può anche acconsentire alla sospensione dei lavori in Parlamento per cordoglio nei confronti dell’anticipo della sentenza della Cassazione su Berlusconi. Un governissimo di unità nazionale sottoposto ai dettami della Troika, un’operazione di ingegneria politica che attraverso le politiche di austerity sta smantellando il nostro già arretrato sistema di welfare, privatizzando i beni comuni, devastando i territori, precarizzando e impoverendo larghi strati della popolazione italiana.

Negli ultimi mesi la rivolta della base del PD ha reso evidente le dinamiche interne ad un apparato che vive sempre più esclusivamente di “rapporti trasversalidi potere”, avendo perso completamente il legame con la realtà, amplificando la distanza siderale che esiste tra cittadinanza e partito. Ma quale “disponibilità generosa dei volontari”? Quel barraccone commerciale della Festa dell’Unità, priva di contenuti e di programmazione politico-culturale, che ha invaso parco Schuster, viene sostenuta esclusivamente da personale stipendiato dal partito e dal sindacato, basterebbe interloquire ogni tanto con la vostra amareggiata base per saperlo. Nascosti dentro il vostro fortino, protetti da decine di agenti in tenuta antisomossa, avete preferito ordinare le manganellate pur di rispondere alle legittime richieste di cambiamento sociale che arrivavano da un corteoterritoriale di precari, cassintegrati e disoccupati.
Medesimo trattamento era stato riservato ad una manifestazione dei movimenti per il diritto all’abitare il 1 luglio, dove una violentissima carica della polizia ha ferito diverse persone e mandato in ospedale Stefania con 12 punti di sutura in viso. Il tutto si svolgeva, mentre un gruppuscolo di neofascisti manifestava in Campidoglio, il giorno dell’insediamento di Marino e la sua giunta, facendoci intuire come il nuovo sindaco abbia intenzione di gestire la gravissima emergenza casa nella nostra città.

In definitiva questo ceto politico pauroso e vile è ben consapevole della crisi generaledella rappresentanza politica e istituzionale. Basti pensare all’ultima tornata elettorale delle amministrative nella capitale che ha reso evidente il fallimento totale dell’inetta ed incapace classe “dirigente” che dovrebbe far uscire il nostro Paese dalla crisi economica. Percentuali di astensionismo così alte, hanno quasi raggiunto il 50% degli aventi diritto al voto, non si erano mai verificate nella nostra città come nel resto d’Italia. Ed per questo che l’immagine di decine di poliziotti, carabinieri e finanzieri all’entrata della festa dell’unità sotto l’enorme slogan “Bentornato futuro” rimarrà impressa come una fotografia storica del partito al governo dell’Italia nel sesto anno consecutivo di crisi economica.
Cartoline che si ripetono costantemente negli ultimi tempi in cui si gestiscono le emergenze sociali attraverso l’ordine pubblico per difendere un inutile cantiere in Val di Susa, per caricare sfrattati oppure lavoratori vittime di crisi industriali o di processi di delocalizzazione. All’interno di questo contesto prendono forma  delle variabili autonome ed indipendenti di conflitto sociale che tentano di costruire nei territori delle reali alternative alla disperazione e all’isolamento con cui si confrontano ogni giorno milioni di soggetti.

Gli indicatori economici ed occupazionali segnalano una situazione drammatica che molto spesso si trasforma in tragedia, quotidianamente ormai si assiste a suicidi da parte di giovani disoccupati, cassintegrati senza prospettive, lavoratori autonomi e piccoli imprenditori. Intere generazioni condannate alla precarietà esistenziale grazie alle riforme del mercato del lavoro attuate negli ultimi 20 anni. Milioni di soggetti che non riescono a progettare neanche il proprio presente figuriamoci il futuro. Precari e disoccupati senza nessuno strumento di protezione sociale, come gli oltre 120 mila richiedenti della contraddittoria legge sul reddito minimo garantito della regione Lazio approvata nel 2009. Ad oggi meno di diecimila hanno avuto diritto al beneficio. Il signor Zingaretti e i suoi sodali della regione, prima di prendere parola per accelerare le denunce della questura nei nostri confronti, si rendano conto che la campagna elettorale è finita ed esiste un’urgenza nel Lazio: redistribuire un reddito di base e incondizionato. Ma il pd pensa che la carenza strutturale di politiche di welfare si possa risolvere attraverso il rifinanziamento della social card, come ha dichiarato in Senato il 26 giugno votando contro la mozione (già al ribasso) sul reddito minimo garantito, sostenuta dal M5S e SEL.

“Non ci suiciderete, Roma Sud contro la crisi” era questo lo slogan della manifestazione territoriale che ha attraversato il territorio di Ostiense e San Paolo. L’iniziativa è stata un punto di partenza nel nostro territorio per riconquistare la casa, un reddito di base e incondizionato, i diritti dentro ed oltre il lavoro.

A margine delle condanne per il movimento di lotta x la casa

Dopo la condanna della scorsa settimana che ben due compagni di Acrobax hanno subito insieme ad altri del movimento di lotta per la casa, sentiamo forte il desiderio di articolare un discorso politico chiaro e comprensibile che rompa l’isolamento della repressione nell’unica forma secondo noi auspicabile, che sappia trovare meccanismi e dispositivi di cooperazione sociale ampi, avendo ben chiara l’urgenza che riguadagnare un’agibilità politica per i movimenti oggi significa battersi per la libertà di movimento per tutti, a partire dai detenuti comuni che vivono in Italia una condizione di carcerazione preventiva inenarrabile (più del 90% sono in attesa di sentenza definitiva) tra le più gravi violazioni dei diritti umani che il mondo così detto civile abbia conosciuto. Altrettanto chiaramente vogliamo ribadire la nostra assoluta determinazione a proseguire le battaglie che oggi vengono condannate al carcere e mantenere laddove è possibile uno stile di lotta, di dignità poiché il conflitto sociale come motore per l’avanzamento dei diritti e di un nuovo spazio costituente lo abbiamo scelto sapendo in quali rapporti di forza ci troviamo ad agire.

Quando diciamo libertà di movimento intendiamo propriamente il diritto e la libertà di praticare quelle forme del conflitto che riescano al di là della manifestazione o dello sciopero a mettere in campo quei dispositivi che rompano la compatibilità come i blocchi stradali nella logistica, le occupazioni di case per l’abitare o le fabbriche occupate e poi autogestite che poi funzionano meglio che sotto padrone, i tanti picchetti antisfratto e potremmo continuare così a lungo.

Dobbiamo rompere l’isolamento e la normalizzazione con le pratiche necessarie alla generalizzazione delle lotte che forse oggi è la vera posta in gioco per i movimenti, soprattutto guardando agli ultimi anni, fatti di conflitti anche intensi ma ad oggi troppo separati, divisi per questo spesso poi indeboliti. Ognuna di queste pratiche di libertà e democrazia dal basso corrisponde ad un preciso reato del codice penale. E così è da sempre per quel nesso sottile ma irrevocabile tra delitto e diritto. Spesso si lancia la caccia alle streghe per il danneggiamento di una semplice vetrina, si invoca il reato “devastazione e saccheggio” con pene dagli 8 ai 16 anni (per la giustizia dei codici molto più grave di uno stupro!). In altre occasioni basta una semplice denuncia per resistenza a pubblico ufficiale o per manifestazione non autorizzata a spostare e confinare una questione politica nei labirinti dei tribunali, nei tempi biblici delle carcerazioni preventive, arbitrarie.

Insomma basta un niente per trasformare le lotte in crimini e chi lotta in criminale da dare in pasto ad un’opinione pubblica che privata della giustizia si sazia di giustizialismo. Allo stesso tempo non possiamo smettere di denunciare chi denuncia, né smettere di intessere quella rete di solidarietà e riconoscimento nelle e delle lotte.  Accogliamo quindi e aderiamo a tutti gli appelli per l’aministia lanciati recentemente da più parti, dalle associazioni dei diritti umani, all’osservatorio contro la repressione e a tutti coloro che vorranno far diventare la battaglia per la libertà e per la salvaguardia del conflitto motore di quella istanza di democrazia reale, radicale che dobbiamo strappare ogni giorno nella fine della mediazione politica, nella svolta autoritaria che la governance neoliberista ha adottato con il paradigma del debito e della crisi per governare i conflitti e le diseguaglianze che noi insieme a tanti presto cancelleremo.

Dietro il diritto c’è la costituzione materiale che produce conflitto e lo chiamano ancora delitto.

Come sempre anche questa volta la libertà, non cade dal cielo, organizza la tua rabbia!

Nodo redazionale indipendente

La Storia non si scrive nei Tribunali, ma nelle piazze, nelle strade, nelle lotte, condanne a Roma alla lotta x la casa

15 mila denunciati per le lotte sociali dal G8 di Genova ad oggi. Negli ultimi anni solo a Roma per il Diritto all’abitare 276 persone sono state denunciate per occupazione, danneggiamento, resistenza, violenza, blocco stradale. Per iniziative di lotta contro il Carovita, più di 150 manifestanti denunciati e processati tra Roma e Napoli, per rapina aggravata, estorsione, eversione dell’ordine democratico, poi dopo dieci anni tutti assolti, ma tant’è, nel mentre. Per le Lotte studentesche degli ultimi anni solo a Roma più di 315 studenti denunciati per occupazione, danneggiamento, resistenza e interruzione di pubblico servizio. Per le lotte dei Migranti più di 60 denunce per blocco stradale, danneggiamento, resistenza, uso di armi improprie; stessi numeri all’incirca per Antifascismo, 280 denunce per resistenza, violenza, blocco stradale, danneggiamento, e negli ultimi mesi anche altre condanne. Ovviamente e non in ultimo sono in corso i processi per la rivolta dello scorso 15 Ottobre per devastazione/saccheggio e tentato omicidio e poi le rituali associazioni a delinquere e sovversive per gli anarchici.
Potremmo continuare ad allungare la lista con cifre sbalorditive, è la vita reale per chi lotta quotidianamente fatta di soprusi, di violenze di un sistema che ci vorrebbe assoggettati alle pratiche repressive per cui la sistematica svolta autoritaria in corso da anni nel nostro paese sta diventando sempre più una prassi quotidiana di gestione e governo dei conflitti, dinamica e tendenza peraltro sempre più di scala europea e transnazionale.

Capita così che per un’iniziativa del 2006 sotto l’Assessorato alla casa dei movimenti per il diritto all’abitare tre di noi si ritrovano con una richiesta iniziale del PM Amelio a due anni e sei mesi ad una condanna di primo grado di un anno per un compagno e di nove mesi per gli altri due, verbalizzata appena la scorsa settimana. Capita così che il tutto va ad aggiungersi alla sfilza di denunce per reati di lieve entità, o altre condanne legate alle lotte sociali che poi per qualcuno si traducono in vecchi dispositivi della repressione molti dei quali messi a punto durante il ventennio fascista e in seguito adattati alle leggi della Repubblica, come l’ex articolo 1 della legge 1423 varata nel lontano 1956 sulla così detta pericolosità sociale. E così avviene anche che una compagna viene chiamata a testimoniare per un processo in seguito ad una delle tante manifestazioni che da anni vengono organizzate e per poco non finisce indagata perché la sua versione dei fatti sarebbe una falsa testimonianza! piccoli e grandi segnali di incarognimento degli apparati.
Il laboratorio della repressione che agisce nella penalizzazione della partecipazione politica alla vita sociale e all’autorganizzazione, ha quindi colpito ancora, ma perché è lo stesso interesse alla partecipazione della vita politica comune ad essere in realtà l’imputato principale, la stessa agibilità politica delle lotte e dei movimenti così come sono gli stessi spazi politici di democrazia diretta e di autogestione [autogoverno] ad essere sotto attacco e interdizione diretta, attraverso i continui fronti giudiziari che si sovrappongono e confondono con le nuove tecnologie di controllo sociale, insieme alla militarizzazione del territorio e alla definitiva penalizzazione delle lotte relegate ormai a mero ambito di ordine pubblico.

Come sempre LA LIBERTA’ NON CADE DAL CIELO, ORGANIZZA LA TUA RABBIA!

Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta per la casa Roma

Corteo Roma sud contro la crisi: manganellate a precari e disoccupati davanti la festa dell’Unità!

 

Siamo partiti da Piramide con un corteo territoriale che rivendicava casa, reddito e diritti, abbiamo segnalato lungo il corteo i luoghi che generano precarietà e rappresentano il governo dell’austerity.
Dopo aver calato un lungo striscione sulla Piramide, comunicato con il quartiere di san paolo/ostiense, amico e solidale, circondati da decine di poliziotti, carabinieri e finanza in assetto antisommossa, abbiamo denunciato le politiche di precarizzazione dentro Telecom, sanzionato agenzie di Equitalia e banche, salutato le occupazioni di casa come l’ex caserma del porto fluviale o le ultime occupate in zona dentro il ciclo di lotta avviato con lo tsunami tour come lo studentato e casa dei precari Alexis.

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Luglio 2013: un mese per il reddito di base e i diritti!

Mentre il governo Letta di “solidarietà nazionale per la troijka e i suoi interessi” pensa bene di annunciare strabilianti interventi di natura economica per incentivare il dinamismo nel mercato del lavoro, l’occupazione dei giovani e maggiori opportunità per le imprese, parlando di staffette generazionali ed altre amenità, il lavoro nero continua ad essere una realtà concreta per il 40% dei così detti inattivi copre il primato mondiale del sommerso sul 18% del pil, il tasso reale di disoccupazione si aggira oltre il 25% e quello di disoccupazione giovanile intorno al 50%, dati reali e non quelli edulcorati dalle aggregazioni tecno-ipocrite dell’Istat.

Nel mentre, ci rubano il futuro con contratti di lavoro precari che rappresentano il 75% dei nuovi assunti e un diritto alla pensione da fame per i collaboratori a progetti, i lavoratori autonomi e quanti non rientrano più nella specie tutelata di animali esotici a tempo indeterminato. Governando senza alcuna legittimità, attraverso le forzature del vecchio un po’ ordo-liberale un po’ nazional-stalinista Presidente della Repubblica, Re Giorgio, lor signori occupano le cariche istituzionali per mandato e “concessione” del FMI e della UE, e dagli scranni del governo si permettono pure di parlare di nuova riforma della pensioni, dopo quella targata Fornero che tra le altre accelera la fusione tra i crediti dell’Inps e i debiti dell’Ipdap facendo pagare, ai precari e pensionati poveri, le pensioni d’oro di quei maiali che hanno amministrato dai vertici apicali della PA la corruzione di ben 80 miliardi l’anno, del resto c’hanno famiglia pure loro! E non pensano affrontare minimamente se non con qualche convegno e pacca sulla spalla quella che è la vera emergenza sociale e l’unica grande opera possibile e accettabile, ovvero quella di introdurre immediatamente un reddito garantito per tutte e tutti. Dicono che non ci sono i soldi, ma è falso, manca la volontà politica non la strumentazione tecnica. E ci siamo stufati pure di fare i consulenti gratis per sordi decisori politici. Questi signori che governano con ventimila euro al mese devono e possono riconoscere la ricchezza comunemente prodotta, la produzione sociale di cui siamo portatori e ridistribuire subito reddito e servizi, tutele e nuovo welfare. Esattamente come hanno fatto per ripagare i debiti privati della banche, con i soldi pubblici della collettività, banche private che insieme ai soliti noti e favoriti dal sistema di incentivazione, FSE e clientelismo vivono sulla cresta dell’onda della crisi mentre la maggioranza anche delle tante imprese piccole o individuali muoiono e chiudono i battenti bruciando idee, innovazioni e aspettative della libera attività così detta imprenditoriale che tanto avevano elogiato sospinto negli anni 80/90. La favola è finita e al sesto anno inoltrato della crisi sistemica del valore, nella piena recessione della finanziarizzazione di tutto il processo economico, rimane l’uomo indebitato in uno stato indebitato e l’economia del debito come vero e unico paradigma di governo, pressione e ricatto sulle moltitudini, reprimendo claims e rivendicazioni che ad oggi dovrebbero essere costituenti di un diverso vivere in comune. Siamo sotto la dittatura dei mercati e di questo ormai le popolazioni d’Europa ne sono progressivamente sempre più consapevoli, ne hanno già avuto un assaggio con le politiche di austerity che la Commissione europea e il FMI stanno imponendo in questi ultimi anni con la sfacciataggine che solo i padroni possono avere. In nome della crisi stanno massacrando una società intera, i suoi sogni e bisogni. Per uscire dal ricatto la piattaforma per il reddito e i diritti si rimette in cammino dislocando sui territori nuova forza ed energia sociale per la ricomposizione e il riconoscimento tra i precari, i precarizzati, gli sfruttati e gli emarginati (emarginati prima di tutto dall’accesso al credito) ma anche dai servizi sempre più privatizzati ed escludenti, in alternativa pubblici e decadenti. Riprendiamo parola dunque attraverso cortei nei quartieri e nei territori della metropoli con iniziative dislocate, piazze tematiche per allargare il fronte sociale che lotta, occupando le case, rivendicando i diritti dentro ed oltre il lavoro, difendendo i beni comuni dalla speculazione neoliberista. Scendiamo nuovamente nelle strade per riconquistare reddito, casa, diritti e libertà per cambiare radicalmente modello per costruire insieme una nuova stagione di lotta.

http://www.inventati.org/redditoxtutti/

Non ci suiciderete, Roma Sud contro la crisi!

Manifestazione territoriale per il reddito di base e i diritti!

Il sesto anno consecutivo di crisi economica consegna un quadro drammatico in cui le condizioni di vita di milioni di persone sono peggiorate. I governi della crisi sono all’attacco e con le loro politiche d’austerità vediamo un aumento dei processi di precarizzazione in Italia e in tutta Europa. Da una parte i dati allarmanti sulla disoccupazione di massa, l’impoverimento, le cassintegrazioni. A questi ultimi si aggiungono quelli sulla disoccupazione giovanile che sfiora il 40%.il ricatto del debito hanno livellato verso basso garanzie sociali e diritti acquisiti.

A Roma la situazione è identica e, nello specifico, nel quadrante sud di Roma stiamo assistendo alla chiusura di aziende piccole e grandi, di esercizi commerciali e i conseguenti licenziamenti.
Gli effetti delle politiche di austerity sui territori portano a conseguenze gravissime: una sanità pubblica distrutta, politiche di welfare e servizi sociali al collasso, licenziamenti di massa, un’università fabbrica del sapere che diventa sempre meno accessibile e sempre più devastante per i quartieri in cui si colloca  (aumento degli affitti, scomparsa di servizi per il quartiere e speculazioni sempre più grandi ), gli spazi pubblici e della socialità venire meno per diventare altri luoghi del profitto o della produzione.
La situazione quindi è drammatica, ma per quanto può essere difficile ed insopportabile decidiamo di non rassegnarci, noi a differenza di quanto piacerebbe a lor signori, non ci suicidiamo.L’ultima tornata elettorale delle amministrative nella capitale ha reso visibile la distanza siderale che esiste tra partiti e cittadinanza. Percentuali di astensionismo così alte non si erano mai verificate nella nostra città come nel resto d’Italia.
Marino non può essere il sindaco dei romani. Così come non siamo rappresentati da nessun governo. Il governissimo realizzato da PD e PDL è un’operazione di ingegneria politica  che ha il chiaro intento di farci pagare il prezzo dell’austerità gestendo e controllando la rabbia sociale che sta montando nel Paese. In questa direzione si inseriscono anche gli accordi tra sindacati confederali e confindustria.
Dall’altra una parte gli effetti della precarietà sui soggetti che diventa quindi il più forte dispositivo di repressione e contenimento.
Crediamo che sia arrivato il momento di cominciare a dotarsi di strumenti reali di organizzazione contro la crisi.Quest’anno due volte Roma ha alzato la testa: famiglie, precari e studenti hanno deciso di riappropriarsi di un pezzetto di reddito occupando edifici abbandonati, in una città in cui esistono più case vuote che persone senza casa. Questo è frutto della speculazione dei costruttori che sono gli stessi che speculano sui servizi pubblici, come ACEA, che dopo un referendum, che affermava l’acqua come bene comune e fuori dai profitti.
Vogliamo casa, diritti, servizi e un reddito di base e incondizionato, lavoro o non lavoro, perché vogliamo poter scegliere e uscire dal ricatto dei mille lavori di merda, sottopagati e sfruttati.

Vogliamo che la cittadinanza possa scegliere sulla vita del proprio territorio, prima di vedersi imporre qualsiasi cosa; siamo stufi di subire le politiche di chi rappresentai governi della crisi e il mantenimento di una classe politica. Ne è un esempio il “regalo” fatto all’ex XI Municipio e l’invasione di parco Schuster con la festa del PD, recintando il parco e renderlo inaccessibile a tutti.

Lanciamo l’11 luglio un corteo territoriale, che vuole partire da Piramide, passare per i luoghi dello sfruttamento e della produzione, e arrivare a Largo Riccardi (metro san paolo), dove fare una piazza tematica contro la precarietà.
Lo faremo coordinandoci con la campagna metropolitana indetta dalla Piattaforma per il reddito di base e i diritti che lancia, nel mese di Luglio in tutta Roma, iniziative di comunicazione sociale contro le politiche di austerity coordinate tra di loro.
Invitiamo le reti dei lavoratori in lotta, i comitati, gli spazi sociali e culturali attivi nel territorio a sottoscrivere l’appello e a partecipare