Le nostre vite negli ultimi anni si sono sempre più trasformate in una corsa a ostacoli per arrivare alla
fine del mese, schiacciate da politiche economiche che hanno cancellato diritti, compresso salari e tagliato redditi, moltiplicato
precarietà e sfruttamento del lavoro, della vita e del territorio.
I provvedimenti inseriti dal “governissimo” in carica nel recente “Decreto del Fare” dimostrano obbedienza infinita ai diktat della Troika. Chi governa questo paese, chiuso dentro palazzi e salotti, è sempre più incapace di dare risposte a chi ha pagato già per intero il prezzo della loro crisi, continua invece a perseguire le stesse politiche di saccheggio dei territori e delle nostre vite: derubare molti per dare a pochi.
Sprofondano le condizioni di vita di tutte e tutti noi, ma non cambiano le politiche di una governance sempre più asservita agli interessi delle banche, delle lobby finanziarie, degli speculatori, dei potenti.
Mentre si addensano le nubi di una guerra dagli esiti catastrofici e dalle conseguenze incalcolabili, è necessario determinare sin da ora momenti di costruzione comune e di lotta in grado di chiamare tutti e tutte ad alzare la testa, a sollevarsi e a mettere in movimento un nuovo processo di riappropriazione collettiva che rovesci il ricatto dell’austerità e della precarietà.
Abbiamo già dimostrato in questi mesi che siamo in grado di animare lotte importanti, che parlano di riappropriazione diretta
di reddito, spazi e tempi di vita. Lotte per la difesa e la riconquista di diritti sul lavoro; per la scuola e l’università pubblica e la
libera circolazione dei saperi; per il diritto all’abitare con l’occupazione di numerosi stabili in cui hanno trovato casa migliaia di
persone; le lotte dei migranti e dei rifugiati, quelle per la difesa del territorio contro le cosiddette grandi opere, le fonti di
nocività, le basi ed i dispositivi militari dell’imperialismo.
Ora è necessario che queste lotte si incontrino, costruiscano pratiche e percorsi comuni in grado di rompere l’isolamento in cui vorrebbero costringere le nostre esistenze, coinvolgano nuovi soggetti, allargando e generalizzando il conflitto. Per questo da alcuni mesi numerose realtà in lotta, soggettività, movimenti, stanno lavorando attraverso forme di confronto ed organizzazione – orizzontale e dal basso – ad una settimana di mobilitazione e conflitto che culminerà con la manifestazione nazionale che si terrà a Roma SABATO 19 ottobre.
Settimana che prevede il 12 ottobre una giornata per la difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuse per il diritto all’abitare; il 15, azioni dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 una manifestazione congiunta dei sindacati di base e conflittuali.
Di questo e di molto altro vogliamo ragionare insieme Giovedì 19 al Volturno occupato, in un’assemblea che immaginiamo possa tenere insieme l’aspetto del ragionamento politico, con quella dell’organizzazione pratica e concreta delle mobilitazioni, che -ci auguriamo- possano dare il via ad un autunno di conflitto e di cambiamento radicale dell’ esistente.
Non è più tempo di aspettare, assediamo precarietà e austerity!
Un’unica grande opera: casa e reddito per tutti e tutte!