Roma, 22 giugno, Montecitorio: l’indignazione precaria fa male al potere.

COMUNICATO STAMPA

Roma, 22 giugno, Montecitorio: l’indignazione precaria fa male al potere.
Dopo le cariche e un corteo selvaggio, la piazza torna permanente e rilancia:
mobilitazione fino alla “manovra Tremonti”, per costruire insieme lo sciopero precario.


Questa mattina centinaia e centinaia di precarie e precari dei più diversi settori, dalla scuola allo spettacolo alla Pubblica Amministrazione agli enti di ricerca ai servizi di trasporto agli istituti previdenziali, unitamente a studenti universitari e medi, migranti e senza casa, con la presenza del coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori autoconvocati, delle sigle del sindacalismo di base dall’USB ai COBAS all’USI e delle reti cittadine raccolte in Roma Bene Comune, hanno raccolto l’invito all’assedio dell’Italia precaria a Montecitorio lanciato dagli “In.dipendenti precari per la P.A.” e dai Punti San Precario protagonisti della contestazione al ministro Brunetta insieme al coordinamento dei precari della scuola che ha installato il presidio davanti alla Camera dei deputati sin da sabato scorso. L’appello, lanciato dall’assemblea della “Indignazione precaria” già svolta in piazza Montecitorio domenica 19, era rivolto a segnare con un momen to di verità una giornata politica particolare: quella della “verifica” della maggioranza di governo, all’indomani dell’incredibile approvazione del Decreto Sviluppo pur dopo il segnale univoco lanciato dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini con i referendum a difesa dei beni comuni e contro la cieca logica del profitto.
Così, come era stato annunciato e com’è stato giusto, l’indignazione ha preso la forma della collera durante l’intervento del capo di Brunetta, il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi nell’Aula di Montecitorio. Quel che il ministro della Funzione Pubblica aveva invitato i precari – “la parte peggiore dell’Italia” – a fare, e cioè “andare a scaricare cassette di frutta e verdura”, è stato fatto: all’indirizzo d’un Palazzo della Politica che non ascolta il vento di mesi di lotte e mobilitazioni e delle piazze di tutt’Europa. Frutta e verdura sono volate oltre le transenne, i cordoni e i blindati di polizia e carabinieri posti a separare la piazza indignata dal luogo della decisione politica sulle nostre vite. La reazione è stata tanto prevedibile quanto non più sopportabile: laddove la collera delle precarie e dei precari si fa sentire, il potere scatena la forza. La piazza è stata invasa dai reparti antisommossa, chi esponeva il proprio corpo a difenderla è stato malmenato. Ma la piazza si è ricomposta in un corteo selvaggio che ha bloccato il centro di Roma da piazza di Torre Argentina a piazza Sant’Eustachio, è andato a bussare proprio alla porta del ministero di Brunetta e ha raccolto la solidarietà attiva delle lavoratrici e dei lavoratori autorganizzati dello spettacolo che occupano e fanno rivivere il Teatro Valle. Proprio lì, dietro il Senato, il tentativo di blindare i Palazzi con la soppressione del diritto al dissenso e a manifestare è tornato: ma il corteo, con l’intervento anche di senatori dell’opposizione, è riuscito a riguadagnare il sacrosanto diritto di tornare in piazza Montecitorio.
Questa piazza è adesso la nostra piazza: quella della presa di parola e della solidarietà delle precarie e dei precari, quelli che non sono rappresentati da nessuno e che se solo si fermassero bloccherebbero l’Italia. E’ la piazza che fa risuonare la sempre più consapevole voglia di sciopero precario, lo sciopero del quale c’è bisogno, uno sciopero politico dentro e contro la precarietà che è lo strumento necessario e decisivo per ribaltare il piano della cosiddetta “austerità” e lo smantellamento di tutti i diritti e di tutte le garanzie.
La piazza resta e rilancia un percorso di mobilitazione in vista della prima manovra Tremonti in arrivo. L’appuntamento per tutte e per tutti, a Roma, è per il 1° luglio, con un’assemblea metropolitana di rilancio e continuità dell’Indignazione Precaria, verso un incontro nazionale di costruzione dello sciopero precario per l’autunno, al cinema teatro occupato Volturno, dalle 18 e 30.
Piazza dell’Indignazione Precaria, Montecitorio, 22 giugno 2011

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Articoli Precedenti su Indipendenti.eu:

Piazza dell’indignazione precaria

Domenica 19 a Roma abbiamo dato vita alla piazza dell’Indignazione precaria che ha avuto il suo riflesso e connessione con diverse città che, da Milano a Bari, hanno dato appuntamento ai precari e alle precarie prendendo parola e dando finalmente in questo paese visibilità e protagonismo alla condizione diffusa e generalizzata della precarietà, lavorativa e sociale.

La piazza di Roma, viva e partecipata, ha coinvolto ieri più di cinquecento persone facendo incontrare precari e precarie, singoli citaddini ma anche tantissime esperienze di lotta, collettivi di precari, movimenti per il diritto all’abitare, centri sociali, sindacati di base, associazioni e reti nate sul web che si erano date appuntamento in questa scommessa collettiva dell’indignazione precaria, accogliendo l’appello europeo alla mobilitazione lanciato dalle piazze della Spagna e della Grecia in rivolta da settimane.
Già da sabato i precari della scuola erano in presidio permanente e la cooperazione nella lotta aveva permesso un primo incontro tra alcune vertenze significative come quella dei precari In-dipendenti per la PA protagonisti della contestazione a Brunetta insieme ai lavoratori precari dello spettacolo, anche loro da giorni in mobilitazione permanente con l’occupazione del Teatro Valle. Congiuntamente si è deciso di rilanciare la mobilitazione facendo diventare lo spazio politico comune di ieri una nuova sfida collettiva, quella di mantenere il presidio permanente davanti a Montecitorio fino al 22 promuovendo con ogni mezzo necessario una manifestazione della rabbia precaria contro questo governo. Indiciamo quindi una mobilitazione diffusa e popolare per una due giorni di lotta. Già da domani la camera dei deputati sarà chiamata a votare l’approvazione del decreto sviluppo sul quale il governo ha posto la fiducia e noi saremo lì per manifestare la nostra indignazione, chiedendo il ritiro immediato del provvedimento. Anche per il giorno seguente mercoledì 22 l’assemblea ha deciso di lanciare da subito la mobilitazione davanti al Parlamento dove è previsto il voto di fiducia al governo relativamente alla verifica richiesta dal capo dello Stato dopo l’allargamento della maggioranza ai così detti Responsabili.

Noi saremo lì per sfiduciare questo Governo con un moto dal basso, sociale, costituente, per aprire una nuova stagione politica, che sia implicitamente anche una sfiducia anticipata a qualsiasi ipotesi di governo tecnico o di alternativa che sia, che voglia seguire le politiche di austerity imposte dalla Commissione europea che obbliga i singoli Stati a mettere in ginocchio i propri cittadini caricando sui precari, sui lavoratori dipendenti, sull’esercito delle partite IVA e sui pensionati il costo materiale della crisi provocata dalla speculazione finanziaria nel nome del neoliberismo della guerra e della precarietà. Che sia quindi una sfiducia all’intera classe politica corrotta e venduta alle sorti del mercato.

Chiediamo a tutti precari di esprimere la propria rabbia e indignazione per una due giorni di lotta che non dovrà più essere dimenticata.

Piazza romana x l’Indignazione precaria.

***

Appello GENERAZIONE P. – laboratorio di comunic/azione metropolitana

http://www.facebook.com/notes/generazione-p-precaria/21-e-22-giugno-assediamo-montecitorio-sfiduciamoli/235648169780638

21 e 22 GIUGNO – ASSEDIAMO MONTECITORIO, SFIDUCIAMOLI

A partire dal presidio permanente promosso dai lavoratori precari dell’istruzione, in questi giorni davanti montecitorio abbiamo visto animarsi una piazza permanente nella quale si stanno iniziando ad incontrare precari e precari di tutta roma e di tutta italia – come è accaduto nella assemblea di domenica 19 all’interno di una giornata internazionale di mobilitazione, promossa dagli ormai famosi “contestatori di brunetta” e cui hanno partecipato quasi duecento persone.

E’ il segno del bel vento che tira in questo paese, il vento che la sera della vittoria del referendum ha riempito di gioia le piazza di tutta italia – dalle metropoli ai piccoli comuni – ed ha visto brindare assieme persone che forse mai avrebbero avuto occasione di incontrarsi.

E’ un vento di partecipazione, di indignazione, di rivolta costituente in grado, dalla val di susa ai referendum, di resistere all’italia delle speculazioni e dello sfruttamento, e praticare una via di fuga.

E’ il vento che sta tirando in tutto l’euromediterraneo, e che rappresenta l’alternativa viva alla decadenza di una classe dirigente e di una organizzazione sociale sempre piu’ inadeguata.L’Italia dei palazzi, nel frattempo, vive di un dibattito autistico ed autoreferenziale, senza piu’ un pubblico ad assistere.

Non sappiamo bene come e perchè, ma pare che domani il governo Berlusoni avrà ancora la fiducia – chissà dopo quale mercanteggiamento o quale dichiarazione ambigua di leader di verde vestiti, o dopo quale accordo implicito od esplicito con quella che viene definita “opposizione”.

Sappiamo però che questo governo e tutta la classe politica, al di là di quello che possono fare nel chiuso delle aule, non hanno la nostra fiducia, non hanno la fiducia del corpo vivo del paese, non hanno la fiducia dei milioni di persone che hanno votato per i referendum, non hanno la fiducia degli studenti e dei giovani che riempiono da mesi le piazze e le strade di questa città.

Non hanno la fiducia della c.d. “generazione precaria”, la generazione che non avrà pensione, la generazione che al contratto ha rinunciato, la generazione che lo sciopero non sa neanche cosa sia e della quale i sindacati si dimenticano spesso, la generazione che nei politici non ha mai creduto piu’ di tanto, la generazione che era stata cresciuta per essere rassegnata e passiva ed invece, in italia ed in tutto il mondo, si sta rivoltando.

La generazione precaria che già il 14 ed il 22 dicembre ha espresso con chiarezza cosa pensa di questa classe politica, e continua a farlo ogni giorno.

Crediamo che la verifica parlamentare in corso oggi e domani 22 giugno possa essere un’altra occasione per incontrarci e riconoscerci, e per affermare ancora che quello che accade in quel palazzo ormai quasi non ci riguarda piu’ – che il paese reale siamo noi, e che noi siamo stufi di tutti loro.

Per questo invitiamo tutti i precari e le precarie a partecipare e sostenere il presidio permanente in corso di fronte a Montecitorio che sta raccogliendo la partecipazione di associazioni di precari, universitari, singoli ed in particolare:

STASERA, DALLE 19.00 ALLE 24.00

aperitivo, musica, foto, teatro

invitiamo tutti a portare il proprio contributo, la propria chitarra, una foto, uno striscione

SPETTACOLO TEATRALE CON ULDERICO PESCE E MUSICA CON ANDREA RIVERA

MERCOLEDI’ 22 GIUGNO

dalle ore 9.00 colazione e comunicazione

ore 15.00 AZIONI DI COMUNICAZIONE

invitiamo tutti e tutte a raccogliere l’invito di brunetta e portare una cassa di frutta e verdura, per dare vita ad un flashmob collettivo

Siamo la parte peggiore dell’Italia ma se ci fermiamo noi si ferma il paese!

Mailinglist: indignazioneprecaria06@inventati.org
Fb: indignazione precaria
www.scioperoprecario.org

Solidarietà con i No-Tav

A fianco dei Ribelli della Valle!

Questa mattina compagn* e attivist* di Torino e della Val Susa sono stati svegliati dall’operazione orchestrata dalla Procura di Torino con 65 avvisi di garanzia e 5 perquisizioni di cui una al centro sociale Askatasuna, con accuse inverosimili e infamanti. Provano a mettere il bavaglio agli attivisti che da anni sostengono e difendono la lotta contro lo scempio chiamato Tav. I fatti contestati sono relativi alla notte del 23 maggio a Chiomonte, quando il movimento ha respinto il primo tentativo di presa del cantiere della Maddalena. Una lotta locale di popolo, quella NO-Tav entusiasta e radicale, gentile ma determinata, che ha prodotto una motivazione collettiva che ha travalicato i confini regionali e che sta attirando la partecipazione e la cooperazione solidale di realtà geograficamente lontane, ma politicamente sempre più vicine e solidali. C’è molto in gioco in tanta umanità. C’è il simbolo di una lotta che da anni ha saputo far parlare di se, lontano dalla rappresentazione politica e mediatica che non a caso accomuna i poteri forti legati ai due partiti principali tanto quello del Cavaliere quanto quello dei democrat* nel chiedere ormai a voci unificate d’imporre i loro scellerati patti per la speculazione e la spartizione della torta di finanza pubblica chiamata TAV, con gli eserciti polizieschi in una permanente occupazione militare del territorio. Lo diciamo con chiarezza a tutti gli apparati dello Stato coinvolti nell’operazione di questa mattina, che non ci spaventeranno mai queste sortite, che la prova muscolare del governo coperta dalla avanguardie repressive della sinistra – di governo – come la Procura di Torino è destinata anche questa volta a fallire e che a difesa dell’umanità in lotta della Valle ribelle si unirà la parte migliore dell’Italia che cambierà il volto di questo paese ormai alla rovina.

Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta x la casa

La migliore Italia scende in Piazza per l’Indignazione Precaria.

“Siamo la rete degli In*dipendenti precari per la PA che hanno contestato il Ministro Brunetta, la storia l’avete vista tutti, sul web ci sono centinaia di migliaia di contatti al video che testimonia come Brunetta insulti i precari… indicandoli come la parte peggiore dell’Italia.

La nostra grande visibilità in questo momento ci consegna la responsabilità di lanciare la piazza dell’indignazione precaria.  Su web e social network ci siamo ripresi un diritto di parola negato, adesso ci incontriamo per dare corpo e anima alla nostra indignazione contro la precarietà delle nostre vite. Incontriamoci tutti in piazza Montecitorio domenica 19 giugno dalle ore 18 in connessione con la giornata internazionale dell’indignazione promossa dai movimenti europei, invitando tutte le realtà in lotta contro la precarietà che in questi giorni stanno prendendo coraggiosamente parola mettendo al centro il proprio protagonismo e pensiamo ai lavoratori dello spettacolo in occupazione permanente al Teatro Valle.

Martedì 21 il Parlamento è chiamato a votare la fiducia da questo governo sfiduciato inequivocabilmente e dal basso dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini con il voto referendario a difesa dei beni comuni, della vita e della Terra e contro l’immunità cercata dal presidente del Consiglio dei ministri. La fiducia del Parlamento è adesso richiesta su un Decreto Sviluppo che ribadisce proprio quelle politiche contro le quali, dopo mesi di diffuse esplosioni sociali, il voto referendario si è rivolto. Il giorno dopo, mercoledì 22, lo stesso Parlamento dovrebbe effettuare quella verifica della maggioranza di governo richiesta dal presidente della Repubblica e che l’esecutivo cerca così di anticipare e blindare, disperatamente: una verifica, comunque, che nella società italiana è già stata approfonditamente effettuata, con esito seccamente negativo.

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Proponiamo che a partire da domenica 19 a Roma con un’assemblea di piazza delle indignazioni precarie che converga sul presidio indetto fin da sabato dai precari della scuola, e in tutt’Italia con azioni e incontri di piazza, siano le precarie e i precari ad aprire, in connessione col buon vento di libertà che spira in tutto l’Euromediterraneo, una settimana politica decisiva per i nostri destini.
Proponiamo che l’Italia precaria martedì 21 giugno trasformi queste prese di parole nell’assedio sociale e civile della sede che la Costituzione della Repubblica impone rappresenti la sovranità popolare, il Parlamento. Perché la sfiducia che abbiamo già lungamente espresso a questo governo e alle politiche che ovunque vogliono far pagare ai molti la crisi di pochi, si imponga definitivamente, senza lasciare più spazio a traformismi, senza più alcuna delega sul nostro futuro.

Chiediamo quindi a tutti precari di esprimere la propria indignazione in tutte le piazze d’Italia, perché il destino di questo paese e la gestione della crisi non venga lasciata nelle loro mani ma si esprima un autorevole punto di vista: quello precario!

Il 21 e 22 a Roma il Parlamento prima voterà con la fiducia il cosiddetto Pacchetto Sviluppo poi ci sarà la conta della maggioranza voluta da Napolitano, è arrivato il momento di sfiduciare questo governo.

In-dipendenti precari per la PA – Punti San Precario Roma

www.italiasenzalavoro.blogspot.com

www.scioperoprecario.org

Roma-Milano: 19 giugno, i precari prendono parola

Il 19 giugno è la giornata dell’indignazione precaria! A fianco del movimento della Global Revolution che dalle piazze di Madrid e Barcellona ha contagiato l’Europa da Atene a Lisbona, i precari e le precarie italiane scenderanno in strada per prendere parola contro la politica che ci umilia e le imprese che ci precarizzano. Brunetta ci ha umiliato chiamandoci la parte peggiore d’Italia. Noi invece crediamo che la parte peggiore del paese siano proprio i politici che vivono nel mondo dei loro palazzi dorati e le imprese che si sono arricchite sfruttando il lavoro precario.
A Roma dalle 18 in piazza Montecitorio comincerà il presidio permanente che fino al 22 giugno griderà la sua voglia di sfiduciare Brunetta e il governo.
A Milano dalle 18 in piazza Mercanti manderemo la nostra solidarietà ai precari di Roma e lanceremo un microfono aperto, un momento di presa di parola collettiva.
Chiediamo a tutti i precari e le precarie, ai lavoratori, a chi ha a cuore le sorti della generazione precaria e non sopporta più chi dall’alto dei palazzi della politica ci umilia e maltratta, di venire in piazza. Portate la vostra creatività, le vostre idee, la vostra rabbia. Contro chi non ci vuole far parlare, contro chi ci vuole zitti e con la testa china, risponderemo parlando di idee, di futuro, di conflitto, di sciopero, delle nostre rivendicazioni e delle nostre emozioni.

San Precario

19 giugno 2011 h 18:00
ROMA – piazza Montecitorio
MILANO – piazza Mercanti
I precari prendono parola!

L’innovazione per il ministro Brunetta? Negare a precari la parola ed investirli con l’auto blu

Oggi durante il Convegno Nazionale dell’Innovazione svoltosi presso il Macro di Testaccio, verso le ore 16 dopo il discorso di apertura del Ministro Brunetta , abbiamo aperto uno striscione con la scritta “Si scrive innovazione, si legge precarietà”.  Siamo gli in-dipendenti precari per la PA, esprimiamo le varie figure professionali precarizzate degli enti parastatali: ItaliaLavoro , Formez, Sviluppo Lazio.

Con il supporto ed il sostegno della rete dei Punti San Precario di Roma ci siamo recati al convegno dell’innovazione per denunciare l’abuso della flessibilità e la precarietà istituzionalizzata all’interno delle agenzie tecniche che curano per conto della Pubblica Amministrazione le politiche che dovrebbero combattere la crisi occupazionale, promuovere la coesione sociale e favorire i processi di sviluppo ed innovazione.

La risposta del Ministro Brunetta è stata una vile aggressione da parte della scorta  ai danni dei precari, con dei feriti investiti dall’auto blu del ministro che è fuggito dal Convegno affermando la seguente frase: “Io con i precari non parlo, siete la parte peggiore dell’Italia” . Riteniamo gravissima la reazione violenta e spropositata da parte un rappresentante di questo governo, erano presenti dei giornalisti che possono testimoniare i fatti attraverso le immagini che presto diffonderemo.

Comitato IN-DIPENDENTI PER LA P.A, Punti San Precario Roma.

Video. Brunetta rivolto ai precari: ” siete la peggiore Italia”

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Video del Fatto Quotidiano

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La risposta di Brunetta (giudicate voi rispetto alle immagini)

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http://italiasenzalavoro.blogspot.com/

Rassegna stampa

Fatto Quotidiano – [2]

Corriere della Sera

Repubblica[2]

Unità

Foto iniziativa

Durante il convegno era stata annunciata la possibilità d’intervenire nel dibattito da parte del pubblico e per questo, appena il ministro Brunetta ha finito di parlare, abbiamo provato a dire la nostra. Alla parola “precari” immediatamente il ministro per la pubblica amministrazione è corso via dal palco sgusciando fuori la sala da sotto uno striscione che recitava: “si scrive innovazione, si legge precarietà”.

Mentre noi a gran voce continuavamo a chiedere che ci ascoltasse, il ministro impartiva direttive ben precise ai suoi uomini.

Con noi non voleva parlare.

Quindi tra chi ha provato a prenderci a pugni…

…e chi ha provato a investirci…

..noi abbiamo continuato a parlare, tra concitati signori a cui premeva che finissimo in fretta ed in assenza di chi, di fretta invece, ha deciso di fuggire furtivo, ancora una volta ingnorando le voci dei precari e delle precarie.

Dalla Val Susa: venite a trovarci

Da tre settimane resiste e persiste il presidio permanente del territorio della Maddalena a Chiomonte. In seguito ai proclami del ministro Maroni e alle provocazioni dei vertici piemontesi del PD abbiamo validi motivi per pensare che dall’inizio della prossima settimana possa verificarsi il tentativo di sgombero del presidio finalizzato all’ installazione del cantiere.

A questo proposito rinnoviamo l’invito a venirci a trovare, non soltanto per aiutarci a difendere la terra e il futuro di tutti dai blitz invocati a gran voce da maggioranza e minoranza in parlamento e a Torino, ma anche per condividere con noi tutto il resto.

Fino ad oggi, tra un allarme e l’altro, abbiamo continuato con ciò che abbiamo sempre fatto: confrontarci con chi ci viene a trovare, organizzare conferenze, concerti, assemblee, spettacoli teatrali, visite guidate a siti archeologici nei luoghi interessati dal progetto TAV…. Così come non rinunciamo alle nostre cene condivise e alla convivialità.

La val di Susa è incorreggibile, a volte perfino incosciente: ma forse anche per questo la resistenza notav è vista come una sorta di bene comune da difendere, una ricchezza anche per molti che non vivono in valle. Beh, venite. Se vi fermate a dormire non dimenticate tenda e sacco a pelo…

per la cucina ci pensa la Val di Susa!

L’ASSEMBLEA DELLA LIBERA REPUBBLICA DELLA MADDALENA NO TAV

Chiomonte 11 giugno 2011

Si scrive innovazione, si legge precarietà

Gli “IN-DIPENDENTI PRECARI PER LA PA” vogliono difendere il loro lavoro, la loro competenza e la loro professionalità e vogliono contrastare l’uso distorto e illegittimo di forme contrattuali lesive di diritti costituzionalmente garantiti

Gli Enti Strumentali della PA e le società a capitale pubblico che dovrebbero combattere la crisi occupazionale, promuovere la coesione sociale e favorire i processi di sviluppo e innovazione sono generatrici di precarietà, instabilità, disoccupazione.

Gli Enti Strumentali della PA e le società a capitale pubblico PERSEVERANO al proprio interno nella disapplicazione di principi di TRASPARENZA, ETICA, MERITOCRAZIA ED EQUITA’

Questo PARADOSSO ISTITUZIONALE è un “costo sociale” che:

  • ricade direttamente sui tanti lavoratori, precari e non, che quotidianamente svolgono con passione, impegno e responsabilità il loro lavoro;
  • determina una gestione inadeguata e distorta del capitale umano e dei fondi pubblici;
  • genera risultati non rispondenti agli obiettivi dichiarati e non commisurati alle risorse impiegate

Il Comitato “IN-DIPENDENTI PRECARI PER LA PA” denuncia e si oppone a questo sistema insostenibile, a tempo indeterminato.

NO all’abuso di flessibilità, NO all’istituzionalizzazione della precarietà.

Sì ai diritti e alla nostra LIBERTA’ di scelta

Una scelta chiara e limpida come l’acqua. Sui Referendum del 12 e 13 Giugno

Noi votiamo SI per la difesa dei beni comuni e contro il nucleare!

Domenica e lunedi si svolgeranno in Italia i referendum. Tra questi, i due quesiti per l’acqua che abbiamo promosso all’interno del comitato promotore. Ma dietro questa singola sigla, e la formalità che ne deriva, ci sono decine di realtà, sparse su tutti i territori d’italia, centinaia di persone, uomini e donne, cittadini e cittadine che si sono attivate per far vivere una battaglia ben più larga per qualità e ben più lunga come tempo.

Per noi è chiaro che sia uno spartiacque, ma non contro o per quel governo. Per noi è chiaro che se i cittadini si esprimeranno per il si vorranno mandare un messaggio chiaro a tutti. Perchè questi quesiti referendari parlano la lingua dei diritti: per tutti e per tutte e non assimilabili a bisogni da dover comperare.
Infatti, un anno fa, quando abbiamo iniziato a raccogliere le firme (e ne sono arrivate tantissime, come mai nella storia della Repubblica italiana) dicevamo che l’acqua è un bene comune, un simbolo della nostra vita costretta alle regole del mercato, dicevamo che in quella battaglia si trovavano le istanze che non sono rappresentate dagli eletti del Parlamento.

In quell’affermazione stava non un accusa o espressione di anti-politica; in quell’affermazione c’era una ripresa della parola. La scelta di decine di persone di prendere in mano la propria espressione, di usare la propria voce, in prima persona.
Noi, quel popolo che va sotto il nome di “popolo dell’acqua”, che va dalle parrocchie ai centri sociali, poniamo oggi un’istanza riguardante l’acqua in una modalità di partecipazione diretta, una presa di responsabilità collettiva perchè vogliamo porre una nuova questione del bene pubblico come bene della collettività che poco ha a che fare con le gestioni stataliste o di spartizione di poltrone.
Poniamo una questione che ha che fare con la gestione delle risorse idriche, ma anche con la partecipazione alla vita politica, alle sue forme di organizzazione e con quella profonda divisione che si è aperta all’interno della società del nostro paese.

Poniamo una questione che ha a che fare con la salute delle generazioni future, con la possibilità di sfruttare risorse energetiche alternative, siamo il paese del sole, del vento, del mare, per questo siamo contro la costruzione delle centrali nucleari.

Non siamo orfani di nessun partito e non siamo alla ricerca di Padri o Madri putativi.
Siamo figli e figlie dell’indipendenza e dell’autonomia delle nostre idee e dei nostri percorsi.
Ed è per questo che con migliaia di persone ci siamo riconosciuti e abbiamo condiviso un ragionamento molto avanzato; perchè i cittadini e le cittadine sanno comprendere molto bene qual’è la loro condizione e non sono sprovveduti o immaturi come spesso le dirigenze politiche, tutte, tendono a rappresentarli.
Abbiamo notato, in questi mesi, quali difficoltà, più o meno coscienti, ci siano da parte dei grandi media e da molta parte delle organizzazioni politiche classiche nel saper comprendere chi siamo, a darci uno spazio se non di riflesso. Noi quello spazio ce lo siamo comunque preso per le strade, con centinaia di banchetti ed iniziative, con parole e azioni, con confronti e relazioni. Un tessuto sociale nuovo si è ricomposto e organizzato.

Oggi poniamo una volta di più una domanda di democrazia reale, di libertà dalle necessità del profitto e dalle logiche di clientela.
Ugualmente abbiamo dato delle risposte chiare e limpide come, d’altronde, è l’acqua.

“Nessuno ci rappresenta”. Un contributo dagli Indignados di Barcelona

Introduzione. Nessuno ci rappresenta, la piazza come costruzione dell’utopia possibile!

L’articolo scritto da due attivisti di “acampada bcn” di Barcellona per indipendenti.eu analizza il movimento degli Indignados: la genealogia, l’organizzazione quotidiana, le rivendicazioni e le prospettive future. Il punto di vista soggettivo della narrazione scandisce la potenza della cooperazione sociale. “Toma la calle” diventa la metafora dell’alternativa possibile e della nuova società in costruzione. I protagonisti di questo processo che sta invadendo la società spagnola sono le generazioni precarie che non possono immaginare un futuro, costrette a vivere in un eterno presente tra lavori intermittenti, disoccupazione giovanile e affitti esorbitanti. Gli Indignados sono nati “dentro e contro” la crisi, un movimento che rifiuta la rappresentanza politica istituzionale. La “plaza” è diventata una dichirazione d’indipendenza realizzata da migliaia di soggetti in tutto il paese, “la plaza” si è trasformata nella costruzione del “comune”.

“Ara ens toca a nosaltres, a un nosaltres immens i global” (Ora é il nostro momento, per un nostro momento immenso e globale).

“Nessuno ci rappresenta”.
La plaza” come metafora della nuova società

“Nessuno ci rappresenta”. Uno slogan, un grido di indignazione che risuona in centinaia di piazze spagnole. “Nessuno ci rappresenta” è un abisso che implica l’azione: se nessuno ci rappresenta, dobbiamo prenderci la responsabilitá personale e collettiva di trasformare la società. “Nessuno ci rappresenta” non è, quindi, un’esclamazione nichilista, ma piuttosto è la fine della delega, il crack da cui emerge la capacitá di autorganizzazione. La plaza come forza della cooperazione sociale.

La presa di parola

La plaza si trasforma in un’esplosione. La plaza ha rotto il silenzio facendo esplodere multitudini di parole.

I gruppi di discussione e i comitati con differenti contenuti politici, si dividono in sotto-comitati creando una narrazione permanente. Nelle moltitudinarie assemblee generali. In cucina, nelle code per prendere da mangiare e lavare i piatti. Nelle banche, nelle strade che circondano la plaza sopraffollata, negli incontri casuali con tutti perché tutti sono nella plaza; sotto le tende, le strutture, i punti d’informazione e nei punti di assistenza sanitaria. Sopra le bio-case costruite sugli alberi, nell’orto comunitario, nei discorsi proclamati dal microfono del palco. La parola esplode in piazza, scorre attraverso la città e si riappropria di concetti come democrazia, economia, politica. La parola torna a ripronunciare veritá diluite che ora tornano ad essere reali: solidarietà, assemblea, rivoluzione. Le parole ri-nominano delle pratiche, è il filo che traccia una nuova collettivitá. Senza il fiume di parole che si scambiano di giorno e di notte, senza le parole che rimbombano esponenzialmente tra le migliaia di persone, la plaza non sarebbe mai nata.

Dal 15 Maggio a la plaza

Il 15 Maggio 2011 in decine di cittá della Spagna, migliaia sotto lo slogan di “Democracia Real Ya” (“Democrazia reale subito”) si sono riappropriate delle strade al grido di: “No somos mercadería en manos de políticos y banqueros“ (“Non siamo merci di scambio in mano di politici e banchieri”). Questi slogan, e le relative forme di comunicazione asssociate, sono stati i primi in grado di catalizzare il malessere sociale determinato dall’esplosione della crisi strutturale del sistema capitalista. Tale mobilitazione non deve, peró, essere intesa come una manifestazione esclusivamente di attivisti, ma piuttosto come “espressione creativa dell’anonimato”. La prima espressione di una comunitá spontanea, effimera, non omologabile, somma di individuali ed infinite indignazioni.

A questo punto ci poniamo delle domande: è stata sufficiente la mobilitazione del 15Maggio a soddisfare il vento di rabbia delle “vite senza orizzonte e futuro”? Era possibile trovare dei canali condivisi per continuare il processo innescato?

A quanto pare la storia é stata scritta. L‘unico ritorno possibile era quello appena iniziato: partire dal comune. A partir da questi concetti inizia la prima notte di accampamento a Madrid; il giorno seguente a Barcellona 59 persone- incredule, insicure e titubanti- si concetrano a Plaza Catalunya. Inizia cosí l’imprevedibile percorso che trasforma la plaza in un soggetto politico indomabile.

La prima notte

Alle 20.30 del 16 Maggio, gli operatori della nettezza urbana irrigano e rinfrescano la plaza, mentre la polizia municipale sbadiglia. Ai lati della grande piazza ci sono gruppi di persone dubbiose ed impazienti. Occhiate che si interrogano a vicenda, risate di nervosismo. Aspettative. Alla fine qualcuno accenna un passo verso il centro della plaza, ci sediamo in cerchio. Oggi non abbiamo portato niente, dobbiamo andare a cercare cartoni nei negozi circostanti. Domani, si ribadisce, arriveremo piú preparati, con sacchi a pelo, materiale per fare striscioni, bombolette spray, vernice. Domani inizieremo a condividere. Che ognuno faccia il suo stricione, il suo cartello rivendicativo. Qui, ognuno deve rappresentare se stesso e se stesso deve rappresentare il comune. Inizia l’assemblea. Si propone che i pompieri in lotta, gli studenti universitari, i lavoratori e le lavoratrici in lotta della sanitá e dell’educazione convergano a plaza Catalunya e che la stessa plaza diventi l’epicentro delle mobilitazioni contro i tagli sociali del governo. Si insiste e si ribadisce che a Madrid in un solo giorno sono passati da centinaia a migliaia. Scoppiano applausi. L’importante é “twitterare” e condividere informazioni attraverso i social network, si devono avvisare le persone: é la prima notte ed é necessario che tutto questo si mantenga vivo. Bisogna scattare foto, spammarle nel web, diffonderle. Le/i compagni di tele.cat sono giá con noi, loro rimangono quando le altre televisioni- quelle ufficiali- se ne vanno. Esce la proposta di dividerci in comissioni: comitato comunicazione e comitato striscioni. Esce la proposta di scrivere un comunicato, qualcuno risponde che: il comunicato é che siamo qui!

Chi puó venire all’ “accampata”? Tutti quelli che vogliono, peró a titolo individuale. E i sindacati? I sindicati no, peró lavoratori sindacalizzati si. Proposta del nome? Si accetta #acampadabcn. Si scrive su uno striscione di cartone: “Lo más oscuro de la noche es antes del amanecer” (“La parte più oscura della notta è prima dell’alba”). Turni durante la notte, qualcuno inizia a portare acqua, pane, biscotti e frutta. Gli operatori della nettezza urbana vorrebero pulire la plaza un’altra volta. I cartoni si accumulano e a mezzanotte siamo giá un centinaio. Un altro striscione dice: “Plaza Catalunya = Plaza Tahrir Aixó acaba de començar” (Plaza Catalogna = Plaza Tahrir tutto questo é appena cominciato).

Territorio comune per l’autogestione

Contro la zonizzazione capitalista dello spazio pubblico, sovvertendo l’uso commerciale, immobiliario, finanziario e turistico del centro metropolitano, la plaza emerge come uno straordinario dispositivo territoriale, fisico, corporale di potenziamento della cooperazione sociale. La plaza come spazio fisico di autorganizzazione.

La cucina autorganizzata, raccogliendo i viveri che arrivano in solidarietá da tutta la cittá, alimenta quotidianamente migliaia di indignad@s. La cucina diventa un nodo di raccolta delle donazioni dei produttori di agricultura biológica: é necessario mangiare bene per sostenere la lotta.

Le decine di bagni pubblici, non forniti dal comune di Barcellona, verrano comprati grazie alla solidarietá e all’ incipiente economia collettiva della plaza.

Plaza Catalunya viene risignificata anche linguisticamente, divisa in differenti aree con i seguenti nomi Tahrir, Islanda, Palestina: nomi suggestivi per le zone dove si articola il dibattito politico. Con il passare delle giornate le commissioni diventano sempre di piu e acquistiamo una maggiore capacità organizzativa.

Commissione sanitá, formata per le/gli indignid@s del medesimo settore pubblico (dottori/esse, infermieri/e, personale amministrativo), si prende cura del nostro benestare fisico e psicologico.

Commissione infrastruttura approvvigiona e immagazina gli strumenti necessari per vivere la plaza, per delimitare spazi, per proteggerci dal sole e dalla pioggia, per fornire le assemblee della necessaria amplificazione..

Commissione comunicazione-sonora, audiovisuale, networks sociali- per trasmettere piu in lá della plaza quello che succede nella plaza: la plaza global.

Biblioteca popolare.

Commissione ecologia scrupolosamente applicati al caso: raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, pedagogia ecologica e creazione di un orto comunitario.

Commissione Internazionale: 150 traduttori nonché linguaggio dei muti durante le assemblee generali.

Commissione legale.

Autogestione delle necessitá contingenti ed immediate, preludio della voluta autogestione della vita. Se il capitale ha espropriato la cooperazione sociale convertendola in pura merce, nella plaza il processo si inverte. Abbiamo capito che dalla capacitá produttiva delle persone possiamo collettivizzare la richezza sociale.

Autorganizzazione e assemblea: la partecipazione politica

En plena campaña electoral, hem fet una acampada general” (“In piena campaña elettorale, abbiamo fatto una accampata generale”). La cosí chiamata “Transició a la democràcia” (Transizione verso la democrazia) dello stato spagnolo, creó un’architettura istituzionale in cui il potere politico dei movimenti popolari contro il franchismo venne praticamente annientato. Come uno specchio rovesciato della realtà sociale, i partiti politici si autoproclamarono come unici detentori dell’azione poltica. Nel corso del tempo, lo schiacciamento della trasformazione- stato-democrazia, democrazia-rappresentativa, democrazia dei partiti- soffocó la ricchezza dell’autorganizzazione popolare gettando le basi per quella politica che oggi giorno è deformata, corrotta e rivolta solo a privilegiare il ceto politico a cui è stato delegato tutto il potere.

Oggi, nelle “accampate” si dichiara: “Apostem per una transformació profunda de la societat, i sobretot apostem perquè sigui la pròpia societat la protagonista d’aquest canvi” (“Ci impegnamo per una trasformazione profonda della societá e soprattutto ci impegnamo perché sia la stessa societá la protagonista di questo cambiamento”).

Abbiamo imparato dal Cairo, dall’Islanda, da Madrid. Abbiamo imparato dalle rivolte árabe del Nord Africa, le quali, oltrepassando il mediterraneo, hanno stimolato, promosso e fatto sentire la forza necessaria per rompere la dinamica dell’impotenza. Stiamo perdendo la paura. Ci siamo ripresi le strade e stiamo facendo di un sogno, la realtá. Il malessere individuale che per molti anni abbiamo sentito chiusi nella solitudine é uscito per trovare complicitá e per trovare una comune cospirazione. Non esiste democrazia reale senza giustizia sociale. La plaza non é solo un esercizio di disobbedienza tattica che sovverte le leggi di uno spazio pubblico normalizzato, ma é disobbedienza strategica, perche attraverso la piazza stiamo diffondendo un’alternativa, un ‘utopia possibile. Un’altra forma di partecipazione política disobbedendo ai restrittivi accordi che hanno escluso la società a partir dell’epoca della menzionata transizione. Autorganizzazione e assemblea. “Ara ens toca a nosaltres, a un nosaltres immens i global” (Ora é il nostro momento, per un nostro momento immenso e globale).

Pratiche della nuova politica

Nei giorni successivi arriviamo a decine di migliaia. La plaza si afferma sempre piú come spazio comune di complicitá: intessiamo progetti comuni per la trasformazione sociale. Intelligenza collettiva. Intelligenza precaria. Intelligenza organizzativa, rispettando al massimo le differenti opinioni. Come? In che modo? Nessuno lo sa, o in fondo tutti lo sanno. Le ore passano tranquille. Ognuno ha il suo ruolo, un suo posto. Ognuno é attivo protagonista della trasformazione sociale. Ognuno condivide il suo sapere, la sua capacitá operativa per fare della resistenza specifica una forza collettiva. Le commissioni: comunicazione, azione, diffusione, contenuti politici.

I contenuti politici: punti di rivendicazione, economía, lavoro, migranti, vivienda, democrazia diretta e autorganizzazione, diritti civili e politici, teoria e concetti politici, legge elettorale, ecologismo, femministes indignades, scienza e tecnologia, medios de comunicación libres, cultura, educazione, alimentazione e consumo critico.

Le commisssioni si riuniscono quotidianamente approfondendo le tematiche poltiche. Dibattiti con centinaia di persone.

La casserolada giornaliera delle 21.00. Manifestazione di una forza che non cerca unificazione, ma che é unitaria nella sua molteplicitá. La casserolada è la catarsi, la forza di un momento epico. É un richiamo al momento costituente dell’assemblea generale delle 21.30 dove la potenza multitudinaria scoppia con una efficacia dirompente.

Simboli gestuali per esprimere accordo, disaccordo e discussione accompagnano la lotta. Votazioni con le mani verso l’alto, massima attenzione nell’osservare e contare il possibile elemento di disaccordo. Migliaia di persone che dal basso organizzano, discutono, decidono. Migliaia di persone che stanno imparando a costruire qualcosa di nuovo.

Il tempo del contrapoder

Vamos lentos porqué vamos lejos” (Andiamo piano perchè andiamo lontano). Risuonano sensibiltá e specificitá Zapatiste contro la fretta e la pressione a cui ci sottopone il sistema. Dovremmo offrire urgentemente alternative sociali quando il sistema non é stato capace di farlo in 30 anni? La plaza è un’interruzione del tempo egemonico, politico ed economico. En La plaza, stabiliamo il tempo adeguato ai processi di democrazia diretta. Pazienza, perseveranza, determinazione: stiamo imparando ad organizzarci. Nel nostro tempo nascono proposte interessanti: alcune volte a mitigare l’attuale malessere sociale, altre volte a gettare le basi di una nuova realtà sociale. Le idee sorgono a partire dagli spazi che noi stessi costruiamo, una combianzione di reti sociali e assemblee. Comunichiamo in rete. Decidiamo in assemblea.

Attualmente, il concetto di plaza é la valida soluzione. La plaza liberada dal basso é l’alternativa reale perché é un attacco diretto alle poltiche istituite dall’eteronomia.

É l’inizio di un proceso costituente. É la produzione di una nuova metodologia, é il programma. É lei stessa una metastasi. Inizia l’estensione delle assemblee nei quartieri. Si ipotizza la creazione di un movimento di assemblee popolari che realizzeranno la nuova architettura della politica sociale. La creazione di una rete coordinata di contropotere. Processo di metamorfosi costante in continua evoluzione, ricombinante delle molteplici soggettività e delle complesse composizioni sociali- generazionali, politiche, materiali- nate dalla implosione della ristrutturazione capitalistica. Una forza di resistenza, di creatività, che si esprime nelle multitudinarie assemblee generali, ma anche un reticolare processo costituente negli infiniti spazi della vita sociale. Una valanga che avanza a partire da strategia e obiettivi comuni, da un calendario di lotta comune, da un plan de lucha.

La plaza non solo propaga esponenzialmente la potenza sociale indignata, ma organizza la suddetta indignazione. Un processo di maturazione in grado di affrontare molteplici intenti di sgombero- violenti, impotenti, ridicoli e ricchi di gratuito sadismo- con i quali si pretende annichilire l’emergente spazio costituente.

Come si diceva in Argentina nel 2001, “l’autonomia è autorganizar, è autopensar è la capacità di sviluppare tutte le complessità riproducendo in maniera fedele la propria potenza.” La plaza non vuole rinunciare a niente perché nella plaza vogliamo tutto.

Flavia Ruggieri – Ivan Miró

#acampadabcn

Barcelona, maig-juny del 2011