Natale Precario, Natale Insolvente: San Precario e Santa Insolvenza appaiono in tutta Italia

I regali di Natale del governo Monti sono talmente osceni che San Precario non poteva che rispedirli al mittente e per farlo è apparso e apparirà in molte città italiane, spesso accompagnato da Santa Insolvenza. E per essere ancora più esplicito scrive alla Ministra del Lavoro e del Welfare

Apparizioni:

· Milano: Esselunga di Via Ripamonti in solidarietà con i dipendenti della cooperativa Safra di Pioltello che lavora per Esseleunga nella distribuzione e che per Natale hanno ricevuto una bella letterina di licenziamento dopo essere stati spremuti come limoni. www.precaria.org

· Monza – Brianza: nel pieno della crisi globale nascono in Brianza i Ministeri della Lotta composti da lavoratori, studenti,disoccupati e migranti che hanno deciso di unirsi e organizzarsi per superare la sfiducia nelle istituzioni e farsi artefici del proprio destino. Molto più credibili del farlocco e tanto decantato trasferimento di alcuni ministeri al Nord! Il tutto dopo una giornata di azioni nel centro dello shopping natalizio. http://ministeridellalotta.noblogs.org/

· Bologna: è Santa Insolvenza la vera protagonista che appare per due giorni nelle vie del centro portando il suo contributo all’albero di natale di p.zza Maggiore addobbandolo con messaggi che rivendicano il “diritto all’acqua comune”, quello “al desiderio” e quello “agli spazi”. Ma c’e’ anche la palla con scritta “Merry crisi happy new fear” e quello che avverte: “Noi la crisi non la paghiamo davvero, non e’ uno slogan”. Uno degli addobbi viene appeso anche sulla statua del Nettuno: “Niente lavoro volontario, solo sciopero precario”. Dopo gli addobbi sfilata precaria per le vie dello shopping. La Santa appare anche nei supermercati Coop. http://santainsolvenza.noblogs.org

· Napoli: sono gli operatori sociali a portare le insigne del Santo dei Precari irrompendo nel convegno del PD: aspettano da 12 e alcuni da 24 mesi stipendi da 700/800 euro al mese e chiedono che i tagli alle politiche sociali siano cancellati con emendamento entro Natale. Ma non finisce qui San Precario e Santa Insolvenza sono apparsi in comune rivendicando reddito per devoti e non e promettono che non è finita. http://www.napoliurbanblog.com

· Bari: La Novena del Natale Insolvente durante la Novena devoti in preghiera per invocare la venuta di Santa Insolvenza fino al 25 dicembre , così come era stato profetizzato dalla nomina del Governo Monti. Prima Giornata Santa Insolvenza appare sull’autobus la Santa intercede per farci avere la mobilità. Seconda Giornata Santa Insolvenza appare all’ambulatorio la Santa intercede per farci avere la salute. Terza Giornata Santa Insolvenza appare in teatro la Santa intercede per farci avere la cultura. Quarta Giornata Santa Insolvenza appare alla finestra la Santa intercede per farci avere la casa. Quinta Giornata Santa Insolvenza appare sul cantiere la Santa intercede per farci avere il verde. Sesta Giornata Santa Insolvenza appare al supermercato la Santa intercede per farci avere la spesa. Settima Giornata Santa Insolvenza appare a tavola la Santa intercede per farci avere la mensa sociale. Ottava Giornata Santa Insolvenza appare in bicicletta la Santa intercede per farci avere la strada.

· Palermo: è Natale Precario per il diritto alla casa, per il diritto al reddito, contro i governi delle banche, per il diritto all’insolvenza e l’azzeramento del debito per gli indebitati con Equitalia. http://www.facebook.com/#!/AnomaliaPalermo

Rimanete connessi il Santo e la Santa hanno ancora apparizioni da compiere e le sorprese nella capitale come altrove sono in arrivo …

Infoweb su tutte le azioni: www.sciperoprecario.org – www.precaria.org

Perchè piange il Ministro del Welfare? Lettera aperta al Ministro Elsa Fornero

Perchè piange il Ministro del Welfare? Occupy Christmas #2 from Penelope on Vimeo.

Siamo precarie e precari. Nel lavoro. Nel reddito. Nel welfare. Nei diritti. Negli affetti. Nelle tutele. Nell’accesso ai saperi ed ai consumi. Nell’esercizio della cittadinanza. Nei sogni, nel tempo.

Siamo precari e precarie e non lo abbiamo scelto.

Siamo i milioni di collaboratici e collaboratori a progetto, partite iva, interinali, stagiste e stagisti, lavoratrici e lavoratori in affitto.

Siamo il motore di un’economia in crisi ed al contempo i primi soggetti sacrificabili.

OCCUPY CHRISTMAS – San Precario from ginevra on Vimeo.

Ci può incontrare ovunque: nei call center, nelle agenzie strumentali dei vostri Ministeri, nelle università, nei centri di ricerca, nelle scuole, nei supermercati, nei giornali e nell’editoria, nelle corsie degli ospedali e nelle caserme dei vigili del fuoco. Non esistono luoghi in cui non siamo presenti, perché siamo il frutto delle politiche “per lo sviluppo e l’innovazione” e delle “riforme” del mercato del lavoro realizzate negli ultimi quindici anni da chi ci ha governato e ci governa.

Siamo donne alle prese con una parità di genere tutta apparente, senza tutele, a partire dqalla maternità; siamo migranti che sotto il ricatto del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro contribuiamo al benessere di questo paese, pagando pensioni che non avremo mai, partecipando ad un sistema che non ci vuole cittadini, mentre un’aria pesante e razzista arma le mani più brutali.

Siamo giovani e meno giovani, intere generazioni precarie costrette a vivere un presente dilatato che non permette di progettare il futuro: giovanissimi diplomati e laureate in un sistema di istruzione e formazione martoriato, vissuti all’ombra della retorica della meritocrazia ma senza un lavoro degno di questo nome; ultra 40enni, iperqualificati e supertitolati, spesso madri e padri di famiglia, costretti a cercare altrove il nostro destino; gli over 50, i reietti, quelli che il mercato del lavoro una volta espulsi considera “vuoti a perdere”.

I nostri figli nascono già precari: per via del debito, del futuro oscuro e di un globo che non sa se sopravviverà ai prossimi anni.

La crisi ha fatto esplodere la precarietà, rendendo incerto il presente anche dei cosiddetti lavoratori “garantiti”. Noi che eravamo le giovani e i giovani in difficoltà abbiamo visto i nostri padri e le nostre madri diventare precari come noi, rischiare di essere licenziati a più di 50 anni e di vedere le loro pensioni sempre più lontane e sempre più misere.

E se una crisi iniziata 4 anni fa e negata nel corso degli ultimi 2 anni è stato il frutto avvelenato del governo Berlusconi e dei suoi ministri “nani e ballerine”, questo governo è certamente più serio e preparato. Lo è talmente tanto che riuscirà ad imporre per l’ennesima volta ricette fondate sul presupposto che il mercato (anzitutto finanziario) è sovrano e le nostre vite al suo servizio.

E noi, precari e precarie, continuiamo ad avere contratti di ogni tipo, con l’unica garanzia di uno sfruttamento costante ed un debito, condiviso con tutti i cittadini e le cittadine del nostro paese. Un debito chiaramente non nostro, che ci chiedono di pagare per soddisfare gli appetiti insaziabili di una divinità onnipotente e dagli umori incostanti: il mercato, appunto, che sembra placarsi solo con sacrifici umani.

Per noi non sono previste che briciole di uno stato sociale sempre più ridotto all’osso. Altro che workfare: WorkFear, un welfare fatto solo di paura messa al lavoro!

Il Governo Monti, il Suo Governo, si è dato come prossimo impegno quello di convocare un tavolo “con le parti sociali al fine di riordinare il sistema degli ammortizzatori sociali e degli istituti di sostegno al reddito e della formazione continua”.

Caro Ministro, Lei sa benissimo che oggi i cosiddetti lavoratori parasubordinati, coloro che sono iscritti alla gestione separata, tengono in attivo i conti dell’INPS. Secondo le previsioni, l’ammontare medio di una pensione a gestione separata è di 1570 euro l’anno, 130 euro al mese.

Come sa bene anche che i collaboratori a progetto non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale, se non nella ridicola formula dell’una tantum sperimentata dal precedente Governo.

Con il passaggio generalizzato al sistema contributivo noi, intere generazioni di “intermittenti”, non avremo mai una vecchiaia sostenuta da un reddito minimamente degno.

Dopo aver fatto i conti quotidianamente con la giungla della precarietà, passeremo la seconda parte della nostra vita a fare i conti con i deserti della povertà.

La riconfigurazione dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, iniquo ed arretrato, passando per la riforma del sistema previdenziale, creerà inoltre un inevitabile conflitto generazionale.

Non vogliamo tutele contrapposte a quelle di altri, vogliamo rispetto, solidarietà e libertà comune.

Il reddito che voi immaginate MINIMO e PER SOSTENERE LA LIBERTA’ DI LICENZIARCI, noi lo vogliamo DI BASE, UNIVERSALE E INCONDIZIONATO, lavoro o non lavoro, per sostenere la libertà di scelta sulle nostre vite.

Ci siamo interrogati a lungo sul significato delle Sue lacrime, caro Ministro.

Ma la sola cosa che sappiamo, al momento, è quel che fa la differenza: ci sono lacrime, pietistiche e paternalistiche, compatibili col sacrificio dei nostri diritti e dei nostri sogni; e ce ne sono altre scomode, di rabbia, furore e gioia, che non hanno cittadinanza.

Noi precarie e precari, che distribuiamo quotidianamente ricchezza sociale ad un paese che la utilizza non certo per il nostro benessere, il nostro futuro e la nostra felicità, noi “l’Italia peggiore,” oggi riprendiamo la parola sul lavoro, sul reddito, sugli ammortizzatori sociali, sul sistema pensionistico, sulla maternità/paternità, sul welfare, sul modello di sviluppo, sulla vita.

Quest’anno il natale (precario) cade il 22 dicembre

Stay tuned e cerca l’apparizione di San Precario per Roma…

http://www.facebook.com/events/236302856441521/

Quest’anno il natale è precario | Occupy Christmas 22 dicembre 2011

Il Ministro Fornero ha un solo modo di evitare la conversione del Natale in Natale Precario. La lettera dei fedeli di San Precario, che la invitavano a smettere di piangere per dare risposte certe sul mercato del lavoro e le pensioni, l’ha messa in guardia: il 22 dicembre, se alle istanze dei precari non verrà data risposta, San Precario farà la sua apparizione e occuperà il Natale. Già, ma dove?

http://www.facebook.com/events/236302856441521/

Collegato lavoro: non tutto è perduto!

Da Precaria.org. Un anno fa le Camere approvavano il Collegato Lavoro. Una legge/sanatoria per le imprese che colpisce tutti i precari.

Il suo scopo era quello di rendere impossibile l’impugnazione dei contratti atipici (che nella gran parte dei casi sono illegittimi) da parte dei precari, introducendo tempi strettissimi per far valere i loro diritti.

Una volta scaduto il contratto se non lo si impugna entro 60 giorni addio diritti e soldi.

È fin troppo facile immaginarsi i dubbi di chi vive col ricatto del rinnovo: “Se impugno il contratto non me lo rinnovano più, ma se poi non lo rinnovano non posso più impugnarlo?”

La norma è stata congelata fino al 31.12.2011.

Ciò significa che i lavoratori i cui contratti a termine sono già scaduti hanno tempo fino al 31.12.2011 per impugnarli.

Non solo: il termine di 60 giorni a pena di decadenza si applica anche per il caso di trasferimento (da impugnare entro 60 giorni dalla sua comunicazione), di cessione d’azienda (60 giorni dal trasferimento), di appalti simulati (l’enorme galassia delle cooperative).

Ma non è finita qui.

La riforma prevede, anche quando un lavoratore riesca a ottenere la trasformazione del contratto precario in contratto a tempo indeterminato, un tetto al risarcimento che il datore di lavoro deve pagare: al massimo ci paghera’ dodici mesi di stipendio. Questa norma si applica anche a tutte le cause in corso!

Non tutto e’ perduto

E’ arrivato il momento di farglielo pagare.

Restano ancora poche settimane per far causa.

Diamo concretezza alla nostra indignazione.

San Precario non ti chiede tessere ma un contributo in caso di vittoria.

Un anno fa le Camere approvavano il Collegato Lavoro.

Una legge/sanatoria per le imprese che colpisce tutti precari.

Il suo scopo era quello di rendere impossibile l’impugnazione dei contratti atipici (che nella gran parte dei casi sono illegittimi) da parte dei precari, introducendo tempi strettissimi per far valere i loro diritti.

Una volta scaduto il contratto se non lo si impugna entro 60 giorni addio diritti e soldi.

È fin troppo facile immaginarsi i dubbi di chi vive col ricatto del rinnovo: “Se impugno il contratto non me lo rinnovano più, ma se poi non lo rinnovano non posso più impugnarlo?”

La norma è stata congelata fino al 31.12.2011.

Ciò significa che i lavoratori i cui contratti a termine sono già scaduti hanno tempo fino al 31.12.2011 per impugnarli.

Non solo: il termine di 60 giorni a pena di decadenza si applica anche per il caso di trasferimento (da impugnare entro 60 giorni dalla sua comunicazione), di cessione d’azienda (60 giorni dal trasferimento), di appalti simulati (l’enorme galassia delle cooperative).

Ma non è finita qui.

La riforma prevede, anche quando un lavoratore riesca a ottenere la trasformazione del contratto precario in contratto a tempo indeterminato, un tetto al risarcimento che il datore di lavoro deve pagare: al massimo ci paghera’ dodici mesi di stipendio. Questa norma si applica anche a tutte le cause in corso!

Non tutto e’ perduto

E’ arrivato il momento di farglielo pagare.

Restano ancora poche settimane per far causa.

Diamo concretezza alla nostra indignazione.

San Precarinon ti chiede tessere ma un contributo in caso di vittoria.

Verità e giustizia per Cristian de Cupis: fiaccolata alla Garbatella venerdi 16 dicembre

“Non so praticamente nulla di lui. So che aveva trentasei anni e che abitava a Garbatella. Che il 9 novembre è stato arrestato vivo e che il 12 novembre è stato rilasciato morto. Che su un muro del quartiere c’è scritto “Verità e giustizia per Cristian”.

Il 9 novembre, alle ore 9, Cristian De Cupis, 36 anni, abitante e cittadino della Garbatella, viene fermato dalla polizia ferroviaria, accusato di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo nove ore trascorse presso la stazione degli agenti ferroviari Cristian è condotto al pronto soccorso del Santo Spirito di Roma.

Il 10 novembre, il giorno dopo, è trasferito al reparto di medicina protetta di Belcolle a Viterbo. La mattina di sabato 12 novembre Cristian viene trovato morto nella sua stanza d’ospedale.

La famiglia viene avvertita solo a morte avvenuta e non è stata messa nelle condizioni di inviare un perito di parte all’autopsia.

La media italiana dei morti in carcere fa spavento: un decesso ogni due giorni; un suicidio ogni cinque. Dall’inizio dell’anno a oggi, i morti sono stati 168 (59 suicidi). Di cui 8 nel Lazio. E 4 a Viterbo, maglia nera della regione.

Nel nostro Paese lo Stato può sottrarre una persona, attraverso i fermi, sospendendo ogni diritto umano e costituzionale di comunicazione con i legali e le famiglie, e restituirla morta.

Nelle carceri italiane negli ultimi dieci anni sono morte più di 1.900 detenuti: 150 morti l’anno un morto ogni due giorni di cui più di un 1/3 per suicidio. Molte morti in carcere sono stati archiviate come suicidi e morti naturali. Ma i familiari e cittadini si sono ribellati e in tutto il paese continuano a chiedere verità e giustizia per …Stefano Frapporti, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Rasman, Mastrogiovanni, Marcello Lonzi, Daniele Franceschi, Aldo Bianzino……….

A un mese dalla morte di Christian, la famiglia De Cupis e il Comitato Verità e Giustizia per Cristian De Cupis, molte associazioni del quartiere e cittadini continuano a chiedere a giustizia e verità per Cristian.

Partecipa insieme a loro alla fiaccolata venerdì 16 Dicembre, ore 18 da Piazza Damiano Sauli a Piazza Biffi nel quartiere della Garbatella.

Non si può morire così….

PARTENZA: – Piazza Damiano Sauli

PERCORSO: Via F. Passino, Piazza B. Romano, Via E. Ferrati, Via

Caffaro, Circ. Ostiense, Piazza E. Biffi

ARRIVO: Piazza E. Biffi, per andare sotto casa di Cristian

DATA: Venerdì 16 Dicembre

ORARIO PARTENZA: 18,00

 

Workshop sulla crisi finanziaria | Giurisprudenza RomaTre

Dal Collettivo FuoriLegge: Cercheremo di condurre un’analisi sulle principali dimensioni della crisi e le conseguenti politiche di austerity che, come da prassi, ricadono sui soliti noti. Sono davvero queste la soluzione al problema? o non fanno altro che nasconderlo nel breve periodo? Parteciperanno alla discussione docenti di economia politica dell’università Roma Tre.

Negl’ultimi tempi abbiamo potuto apprezzare al livello mondiale fenomeni di partecipazione con pochi precedenti. Il filo conduttore di queste esperienze si concretizza in qualcosa che da sempre connota i popoli, ma che da poco assume caratteri qualificanti: le persone sentono il bisogno di aggregarsi per condividere preoccupazioni, indignazioni, lotte e conoscenze, ma questa volta al fine di realizzare analisi e riflessioni originali, rispetto alle quali il regime mediatico/politico, per quanto apparentemente plurale, sembra impermeabile. Questo regime non contempla alcuna interpretazione della crisi economica che non sia quella dettata dal mondo finanziario, e non considera affatto quella che viene dalla Rete, frutto dell’auto produzione degli stessi soggetti che si ritrovano nelle piazze di tutto il mondo. I mercati e la finanza, infatti, vengono ormai intesi come un potere “naturale” in quanto incontestabile, sorgente di benessere per quanti lo accettano pedissequamente e vi partecipano, ma sordo determinatore della soccombenza economica di interi paesi, se non di continenti. Una sordità che si estrinseca nei confronti delle istituzioni democratiche, che perdono in modo progressivo la loro sovranità, diventando orpelli macchinosi superflui agl’occhi di chi, invece, sente prepotentemente aumentare il proprio bisogno di partecipazione democratica nella determinazione delle politiche economiche e sociali che connotano quotidianamente le loro vite. Quelle vite che in miriadi di ambiti sembrano inesorabilmente accomunate dalla dimensione precaria, da intendere oggi come la dimensione senza uscita di coloro i quali non hanno più modo di dire “noi la crisi non la paghiamo” (intendendo con ciò un moto di volontà e orgoglio nell’imputare ai veri debitori i loro debiti), quanto più attualmente “noi la crisi non la possiamo pagare”: non esistono più concrete categorie di diritti sociali da rinunciare o da scambiare per una solvenza salvifica. Ed è proprio per questo che chi interpreta gli interessi del sistema bancario, e in Italia sono gli interpreti del commissariamento europeo, ora paiono essere inclini a concetti di equità e sviluppo: è ormai troppo evidente che i superprofitti di alcuni non possono convivere con la precarietà dei molti. Ma la risposta alla speculazione finanziaria da parte di questi pseudo-tecnocrati rientra pienamente nel meccanismo della speculazione stessa. E così quegli stessi tecnocrati saranno obbligati a derogare alle regole “non regole” del mercato tanto idolatrate, aprendo le saracinesche di fondi monetari internazionali, creati, in fondo, proprio nella consapevolezza del non poter far altro che ricapitalizzare le economie predestinate al collasso. Questo ciclo, che è quantomeno intuito dai tanti che si aggregano in giro per il mondo, è praticamente ignorato dalle opposizioni del nostro paese, ancora perse nella scelta tra lo statalismo e il rispetto del dio mercato, e soprattutto ferme nell’analisi alla richiesta di dimissioni di Berlusconi, in modo talmente improduttivo che a provocarle è bastato un sorrisetto di Sarkozy.

Non esistono in questo paese proposte alternative. Questo dato di fatto ci induce inesorabilmente alla ricerca di luoghi collettivi capaci di alleviare il bisogno di confronto e di elaborazione, di analisi e di proposta, fuori da vecchi schematismi e scevri da settarismi inattuali al cospetto di una nuova sfida per i 99% di ogni dove: trovare la forza di creare dal basso una vera opposizione internazionale all’oppressione impostaci dai mercati e dai banchieri, che già ormai da tempo hanno individuato la preda, nell’imminenza di un’aggressione ai diritti sociali senza precedenti in Italia, chiamata austerity. Per far ciò, accogliendo l’intenzione generalizzata nel nostro ateneo di creare una assemblea capace di rispondere ai bisogni predetti, il collettivo di giurisprudenza di roma3 crede sia opportuno organizzare un workshop su questi temi, aperto a tutte le realtà e a tutti gli individui che si pongono criticamente gli interrogativi per la costruzione di un’alternativa reale e che, nel rispetto dei valori dell’antifascismo, dell’antisessismo e dell’antirazzismo, siano inclini al dibattito e alla discussione, ovviamente orientata prima di tutto alla conoscenza dei fenomeni economici finanziari, ma poi incline anche a criticarne i fondamenti. Le modalità di una tale presa di coscienza consisteranno, per nostra iniziativa, nella produzione di documenti di avvicinamento al workshop, contenenti analisi e prese di parola interessanti e costruttive, in un divenire di autoformazione che può e deve essere stimolato dalle adesioni alla giornata e da ciò che ognuno si sente di proporre all’attenzione degli studenti, culminando così in un giorno, nella metà di dicembre, che sarà organizzato proprio alla luce dei contributi fruiti fino a quel momento.

Nella speranza di una partecipazione ampia e condivisa.

Martedi 13 dicembre dalle 16 – AULA 7 Facoltà di giurisprudenza Roma tre Via Ostiense 159

evento fb:
http://www.facebook.com/events/178017065626953/

Acrobax, 10 dicembre: presentazione Scarceranda 2012 e 15 ottobre

Partendo dai processi per il G8 di Genova 2001 e passando per la gogna mediatico-giudiziaria scatenatasi all’indomani del corteo del 15 ottobre scorso, vorremmo discutere collettivamente su come le forme di potere releghino sullo sfondo della scena qualsiasi forma di critica all’esistente, in una società basata sull’emergenza e sulla sicurezza, che esclude dalla politica chi “pone il problema”.

Saranno con noi
Gli avvocati e le avvocate che seguono i processi di Genova 2001 e del 15 ottobre
Gennaro Santoro, Associazione Antigone
A seguire
Proiezione del video di Indymedia sulla manifestazione del 15 ottobre
Aperitivo e cena a sostegno delle spese legali del 15 ottobre
CONCERTO FESTINA LENTE
Perché di carcere non si muoia più ma neanche di carcere si viva

Dalle lotte universitarie catalane al movimento 15M

Rotte indipendenti dei movimenti globali

Mercoledì 7 nella facoltà di lettere di Roma3 si svolgerà un incontro con i compagn@ della Universitat Lliure La Rimaia, crear, lluitar, poder popular di Barcellona.

Progetto politico, popolare ed autogestito, che nasce nel 2008 in piena fermentazione delle lotte universitarie contro la riforma Bologna, processo che persegue la realizzazione di uno spazio europeo per l’università e la ricerca basato sulla competizione. Voluto dai poteri forti come grande sforzo di convergenza dei sistemi universitari, tale riforma è, in realtà, l’ennesimo tentativo di voler ridurre l’accesso ai saperi ad una logica mercantile volta più a valorizzare i profitti piuttosto che la libera conoscenza.

L’università libera La Rimaia é uno spazio fisico e simbolico, statico e dinamico, che raggruppa soggettività e collettivi, che vogliono praticare una trasformazione radicale dello status quo attuale.

Tale esperienza é stata anche una delle tante che in Catalunya e più in generale nello stato spagnolo, ha creato un tessuto sociale, attivo e recettivo, che ha permesso, negli ultimi mesi, l’esplosione di quel processo radicale, innovatore e trasformatore conosciuto come movimiento 15M o movimento de los y las indignad@s.

Un movimento indipendente che sta dando origine a un processo costituente dal basso caratterizzato da una forte critica all’attuale sistema di rappresentanza politica e che pratica un attivo conflitto contro il clima di misure antisociali di austerity neoliberali promotrici solo di segregazione ed esclusione sociale.

Un movimento nato con l’occupazione delle piazze contro la zonizzazione capitalista dello spazio pubblico, sovvertendo l’uso commerciale, immobiliario, finanziario e turistico del centro metropolitano. Uno spazio in cui é emerso uno straordinario dispositivo territoriale di potenziamento della cooperazione sociale e che si sta traducendo in un movimento di assemblee territoriali e in una nuova architettura della politica sociale del comune.

Il 15M sperimenta pratiche e processi nella costruzione di una rete coordinata di contropotere attraverso le assemblee di quartiere (asambleas de barrios). Un movimento che, dallo stato spagnolo, assume un carattere di spazio pubblico di cooperazione internazionale grazie all’Hub Meeting di Barcellona nel quale si è promossa la giornata di lotta globale contro l’austerity del 15 Ottobre in cui più di 950 cittá hanno gridato un “determinato no” alle politiche di gestione dell’attuale crisi.

Nella città di Barcellona la divisione del multitudinario corteo del 15 Ottobre in tre parti e l’occupazione dei posti emblematici dei tre diritti sociali – educazione, sanità e diritto all’abitare- duramente colpiti dall’implosione della ristrutturazione capitalistica segna la volontà di passare dall’indignazione generalizzata all’azione collettiva. Una presa di parola che attraverso la trasformazione e indipendenza sta cambiando il nostro futuro!

La facoltà di lettere di Roma Tre, del resto, in questi mesi è stata il luogo di costruzione di processi di autorganizzazione sui saperi e i beni comuni, dall’esperienza della libera università autogestita (L.u.i.s.a), al laboratorio inchiesta, entrambe nate dentro i percorsi politici di Retelettere. Per questo l’incontro con i compagni e le compagne di Barcellona segna un momento di continuità rispetto alle lotte nella facoltà e nel territorio, e un utile strumento di confronto con realtà, seppur lontane geograficamente, con le quali molto può essere condiviso nello scenario europeo della crisi.

Programma della giornata

Pranzo sociale alle ore 13:00

Assemblea/dibattito: ore 14:00

Visto che il prossimo HubMeeting si svolgerá in Italia, invitiamo tutte e tutti a prendere parola e ad arricchire la discussione mettendo a confronto le esperienze, le analisi e i progetti.

 

Retelettere per L.u.i.s.a., LOA Acrobax

Pensione: siamo tutt* insolvibili

Generazioni Precarie: escluse dagli ammortizzatori sociali e con un futuro non calcolabile.

Oggi 22 dicembre, giorno di Occupy Christmas e del Natale Precario,  San Precario con un centinaio di devoti è apparso alla sede INPS di via dell’ Amba Aradam 5 a Roma.

Scopo dell’apparizione era la consegna della lettera del Santo dei precario (riportata qui sotto anche in formato video) alla piangente Ministra del Lavoro e del Welfare Elsa Fornero.

La processione ha raggiunto il 5° piano dell’edificio, ma della Ministra nessuna traccia e sembra proprio che di confrontarsi con il Santo più Santo d’ Italia non ne voglia sapere.

Si sa: scherza coi fanti ma lascia stare i santi e infatti scatta l’occupazione del piano e così appaiono in forze   gli angeli custodi della celere con Digos a seguito.

I devoti sono in attesa della contro-apparizione del Direttore Generale dell’Inps per capire le possibilità di incontro con la Ministra preannunciando che sono disposti all’occupazione ad oltranza se la Fornero non si da disponibile a ricevere i devoti.

[slideshow id=314]

Altri articoli.

15 ottobre. Azione della Generazione Precaria all’Inps

12 ottobre. Mastrapasqua, presidente Inps: “Per i precari nessuna pensione”

Chiudere Casa Pound: squadristi del Terzo Millennio

logo_chiudere_cpDopo i fatti di Firenze, che non permettono dubbi sulla matrice razzista e fascista della strage. Altro che follia. Abbiamo avuto anche noi il nostro Breivik, ecco dove scriveva questo “pazzo”.

Noi riproponiamo invece quanto scrivevamo un anno e mezzo fa.

Non sono democratici, è che li dipingono così. Perché se guardiamo ai loro atti restano ben pochi dubbi. Sono loro che aggrediscono realtà organizzate e persone isolate, che si definiscono fascisti del terzo millennio, che hanno stampato manifesti con la “squadra del cuore” e una foto delle squadracce del 1922, sempre loro che fecero saluti romani durante i caroselli per le elezioni vittoriose del centrodestra. Il fatto che ormai siano organici alla compagine PDL non consola affatto, anzi inquieta decisamente.

Al di là dei fatti, i fascisti del terzo millennio hanno capito, come il loro capo B., che la comunicazione è fondamentale e che i comunicati non riproducono, ma producono la realtà.  Il lavoro è ancora più facile, poi, quando di giorno fai il politico e lo squadrista di notte, aggredendo con caschi, bastoni, martelli da fabbro e accette. O peggio con le lame. E ancora più facile, il lavoro di squadrista, quando un Italo Bocchino qualsiasi conferma autorevolmente la tua versione dei fatti in Parlamento, nonostante tu abbia caricato una manifestazione studentesca davanti al Senato, come a Piazza Navona nell’ottobre del 2008.

Una connivenza tra istituzioni e neofascisti che riporta la mente al passato. Che la politica stia pensando di usarli per colpire i movimenti durante la crisi economica e sociale che stiamo vivendo non è poi dietrologia. E forse stanno anche pensando che un giorno, quando non saranno più utili, potranno gettarli via comodamente. Un’illusione già vista e costata cara. Certo, la storia non si ripete. Ma in Italia tutto appare possibile.

Di seguito trovate 3 dossier autoprodotti. Il primo e il terzo sono due aggressioni durante attacchinaggi: il recente caso di San Paolo e di Casalbertone nel 2007. L’altro è sui già ricordati fatti di Piazza Navona nel 2008.