Non siamo noi che dobbiamo pagare i debiti, siete voi che ci dovete ridare i soldi!

Questa mattina precari/e e disoccupati/e sono entrati simbolicamente ad Equitalia e all’agenzia delle entrate a Lungotevere, a Roma. Lo abbiamo fatto perchè questi sono simboli di una quotidianità in cui viene spremuta la nostra energia per produrre ricchezza; sono i simboli di un problema di equità fiscale, in cui sono sempre le fasce più deboli a pagare; perchè in questo luogo c’è l’espiazione della colpa del debito italiano, che non abbiamo accumulato noi, ma che siamo costretti a pagare. Oggi siamo entrati in questi luoghi per comunicare la stanchezza e la rabbia di intere generazioni costrette a lavori umilianti, in condizione di sfruttamento e senza garanzie. Non siamo più disponibili ad aspettare improbabili, quanto lontane, riforme mentre continuiamo a pagare. Oggi abbiamo detto, una volta di più, che è ora che vengano redistribuiti i frutti di quella ricchezza sociale, è ora di un reddito per tutti/e noi, perchè voglaimo uscire dal ricatto del presente fatto di precarietà e austerity. Questo è l’inizio del nostro avvicinamento al corteo del 19 ottobre, perchè scenderemo in piazza come precari e precarie che vogliono organizzarsi insieme ad altri per riprenderderci ciò che ci spetta. Oggi abbiamo scelto un simbolo, la maschera di V per Vendetta, la vendetta dei precari. Invitiamo tutti/e a seguirla, da qui al 19 ottobre ma, soprattutto, dopo!

Il 19 ottobre partiremo da Piazza San Giovanni alle 14 per andare sotto il Ministero dell’Economia e il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti passando per la Cassa Depositi e Prestiti dove è custodita la più grande liquidità monetaria del nostro paese che prima serviva a finanziare i progetti sociali degli enti locali ed ora garantisce solo tassi agevolati a banche e costruttori. Questi soldi, invece, dovrebbero essere utilizzati per redistribuire la ricchezza attraverso un reddito di esistenza per tutti.
Tenetevi liberi il 19 ma anche il 20 e il 21 perché da lì non ce ne andremo…

Assemblea cittadina per lo spezzone della cultura indipendente il 19 Ottobre

4 OTTOBRE 2013 ORE 19.00
CINE TEATRO VOLTURNO OCCUPATO
ASSEMBLEA PER CREARE UNO SPEZZONE PERFORMATIVO DELLA CULTURA
INDIPENDENTE ALL INTERNO DEL CORTEO DEL 19 OTTOBRE

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ELABORIAMO INSIEME LA PARTECIPAZIONE A QUESTA SETTIMANA DI MOBILITAZIONI CON IL NOSTRO METODO DI LOTTA..LA CULTURA INDIPENDENTE E RESISTENTE…

L’APPELLO è RIVOLTO A TUTTE QUELLE PERSONE CHE HANNO VOGLIA DI MANIFESTARE IL LORO DISSENSO ATTRAVERSO LE PRATICHE QUOTIDIANE DELLA PROPRIA ARTE; A CHI HA FATTO O DECIDE DI FARE DELLA PROPRIA ARTE UN MEZZO DI LOTTA PER COMUNICARE IN UNA FORMA DIRETTA E ISTANTANEA LA CONTESTAZIONE CONTRO LO STATO DI CRISI CHE OGNI GIORNO CI INVESTE E LE DEVASTAZIONI TERRITORIALI CHE PROLIFERANO ATTORNO A NOI, PORTANDOSI DIETRO LO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE E LA SPECULAZIONE ECONOMICA.
| IL COLLETTIVO DEL TEATRO DE MERODE E DEL CINE TEATRO VOLTURNO OCCUPATO |
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DI SEGUITO INFO SULLA SETTIMANA DI MOBILITAZIONI DEL 12-19 OTTOBRE….

Ogni giorno, migliaia di persone lottano in questo paese: per arrivare a fine mese, difendere il diritto ad un tetto, affermare la propria dignità, difendere territori e beni comuni da devastazioni e saccheggi. Si tratta, il più delle volte, di percorsi separati che non riescono a tradursi in un discorso generale. Intendiamo rovesciare l’isolamento delle singole lotte e la precarietà delle nostre esistenze, per dare vita a una giornata di lotta che rilanci un autunno di conflitto nel nostro paese, contro l’austerity e la precarietà impostaci dall’alto da una governance europea e mondiale sempre più asservita agli interessi feroci della finanza, delle banche, dei potenti.
Il 19 ottobre vogliamo dare vita ad una sollevazione generale.
Una giornata di lotta aperta, che si generalizzi incrociando i percorsi, mettendo fianco a fianco giovani precari ed esodati, sfrattati, occupanti, senza casa, migranti, studenti e rifugiati, no tav e cassintegrati, chiunque si batte per affermare i propri diritti e per la difesa dei territori. Uniti contro le prospettive di impoverimento e sfruttamento imbastite dalla troika e dall’obbedienza di un governo che, tra decreti del “Fare” e “Service Tax”, favorisce i ricchi per togliere ancora di più ai poveri: barattando l’Imu con nuovi tagli alla spesa ed una nuova aggressione al diritto alla casa e all’abitare; favorendo la speculazione edilizia, il consumo di suolo e i processi di valorizzazione utili alla rendita, mentre vi sono centinaia di migliaia di case sfitte; delegando i servizi e il welfare ad una governance locale che, per far quadrare i conti aumenterà le tasse e produrrà ancora tagli e privatizzazioni. Tutto questo mentre preparano una nuova guerra “umanitaria” dalle conseguenze incalcolabili.
Contro questo orizzonte di miseria, intendiamo costruire una grande manifestazione che ponga con forza la questione del reddito e del diritto all’abitare, per questo vogliamo l’immediato blocco degli sfratti, il recupero del patrimonio pubblico e la tutela della ricchezza collettiva e comune, anche per combattere la precarietà e la precarizzazione generale delle condizioni di vita e del lavoro che ci stanno sempre più imponendo.
La manifestazione del 19 ottobre giungerà al culmine di una settimana di mobilitazioni, dentro e fuori il paese: il 12 ottobre, con  una giornata di lotta a difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuse per il diritto all’abitare; il 15, con azione dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 con una manifestazione congiunta dei sindacati di base  e conflittuali.
Vogliamo rovesciare il ricatto della precarietà e dell’austerity in processo di riappropriazione collettiva. Per rilanciare un movimento che affermi l’unica grande opera che ci interessa: casa, reddito e dignità per tutt*!

Dall’assemblea alla Sapienza assediamo l’austerity!

Sabato 28 settembre alla La Sapienza si è svolta la prima assemblea nazionale in avvicinamento alla sollevazione generale del 19 Ottobre. L’aula 1 della facoltà di lettere ha ospitato più di trecento persone che hanno ascoltato e sono intervenute nel merito non solo della giornata di mobilitazione chiamata dall’Assemblea “Dalla valle alla metropoli” ma di tutto l’autunno e oltre.

Gli interventi iniziali sono stati quelli delle lotte sociali che hanno animato questo paese in questi ultimi anni a partire da Abitare nella crisi che ha lanciato per la prima volta la data di mobilitazione del 19 Ottobre. I movimenti per il diritto all’abitare hanno ribadito la necessità di una sollevazione generale in questo paese di fronte a una crisi economica e politica che viene utilizzata come alibi per proseguire con la cancellazione di ogni intervento pubblico, con la privatizzazione del patrimonio e di interi pezzi di città a vantaggio della rendita. L’unica risposta credibile alle migliaia di sfratti per morosità è la riappropriazione collettiva dell’enorme numero di case sfitte. L’assedio permanente dei movimenti al ministero dell’economia e delle infrastrutture, quindi,  porta con se anche la rivendicazione – irrinuciabile – del blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi, di un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica, della requisizione del patrimonio inutilizzato e sfitto.Anche la questione delle risorse è centrale: miliardi di euro vengono destinati a grandi opere e grandi eventi, alle banche e ai signori del cemento, mentre poche briciole vengono riservate a strumenti di tutela sempre più inutili e comunque sempre premiali verso le grandi proprietà immobiliari o le consorterie delle cooperative di costruzione.
Anche i No Muos hanno partecipato all’assemblea di ieri ricordando che contemporaneamente si stava svolgendo a Palermo la prima manifestazione nazionale contro il Muos. Infatti in Sicilia è già partito l’assedio ai palazzi, migliaia di persone hanno partecipato alla sollevazione generale contro la regione Sicilia, Crocetta e tutti i responsabili delle speculazioni sul territorio e sulla vita delle persone che lo abitano.
A seguire, il movimento No Tav, ha espresso l’importanza di scendere in piazza il 19 perchè le mobilitazioni contro il Tav tanto quelle contro l’austerity coincidono e se la valle ha avuto la capacità di far sentire la propria protesta come una causa di tutti, durante questo autunno è necessario che la piazza del 19 sia considerata la piazza dei no Tav, come degli studenti, come dei precari, dei no muos dei facchini della logistica e di tutti coloro che rifiutano questa austerity.
Il movimento no Tav rappresenta una delle più importanti espressioni di resistenza nel nostro paese agli attacchi di una classe politica impunita che ogni giorno affama e devasta i nostri territori. In questi giorni sta subendo dei duri attacchi mediatici nel tentativo di impaurire il movimento e di depotenziare le giornate autunnali.
L’unico terrorista è esclusivamente chi per i propri interessi impone la costruzione di grandi opere nocive per il territorio togliendo alle scuole, agli ospedali, alle case popolari quei soldi che andranno direttamente a finire nelle tasche delle ditte edili e di tutti coloro che trarranno profitto da un’opera inutile come il Tav. D’altronde la manifestazione indetta per il prossimo 19 ottobre ribadisce che l’unica grande opera che ci interessa e casa è reddito per tutt*!
Quello stesso reddito che viene sottratto ai precari, agli studenti e a tutto il soggetto giovanile che forse sconta più di tutti le conseguenze di questi anni di ristrutturazione di un modello economico, quello capitalista, e di un regime politico, quello democratico liberale. Quegli stessi giovani che ieri sono stati particolarmente presenti all’interno dell’assemblea: gli studenti de La Sapienza, di Napoli, di Bologna e tutti gli studenti che in questi ultimi anni hanno dato vita all’occupazione in tutta Italia di decine di studentati parteciperanno alla giornata del 19 cominciando già dalle prossime settimane la mobilitazione all’interno degli Atenei, ed assumendo la giornata del 15 Ottobre come data di avvicinamento da praticare in vari modi all’interno e ai margini dell’università. Difatti nonostante i tagli già imposti nel passato quest’anno ulteriori tagli alla ricerca sono stati prodotti per destinarli a nuovi armamenti a causa di possibili scenari di guerra. Allo stesso modo la tassa sugli affitti, la Service Tax, va a ricadere ancora sugli studenti che per motivi economici non si iscrivono più all’università provocando un calo delle iscrizioni vertiginoso. Anche gli studenti delle scuole superiori hanno ribadito la loro partecipazione al 19 ricordando che il loro assedio all’austerità inizierà già dal 4 Ottobre, giornata in cui tutte le scuole nelle varie città del paese scenderanno in piazza per riappropriarsi delle strade e per prendere parola contro la corrotta casta di politici e banchieri.
Interessante anche il contributo della lotta dei lavoratori della logistica che hanno dimostrato la capacità di restituire alla lotta nei posti di lavoro una dignità nuova che racconta non solo di rivendicazioni e vertenze ottenute grazie all’unità dei facchini ma ad una solidarietà reale che oltrepassa i confini del singolo magazzino e della città ma parla a tutti i lavoratori e a tutti i settori in in mobilitazione. Il 27 infatti gli stessi facchini hanno appoggiato i picchetti alla fiat di Pomigliano e hanno partecipato alla manifestazione che si è svolta sempre nella giornata di ieri a Napoli.
Non per ultimi i rifugiati che parteciperanno alla costruzione del 19, attraverso il loro intervento, hanno sottolineato l’importanza della mobilitazione del 19 per tutti i migranti che a causa dei conflitti armati sono costretti ad andare via dalla loro terra e a cui anche nei territori di arrivo non vengono garantiti quei diritti che troppo spesso gli sono stati negati nei paesi dai quali provengono. Stanchi di essere invisibili hanno deciso anche loro di scendere in piazza ed alzare la testa.
I sindacati di base, invece saranno presenti già dal giorno prima in piazza con l’indizione di uno sciopero generale e di una manifestazione che terminerà proprio a piazza San Giovanni da dove partirà la manifestazione del 19 alle ore 14.30. I sindacati hanno invitato i lavoratori ad assediare la piazza fino al giorno dopo partecipando ad entrambe le giornate di mobilitazione e di lotta comune.

L’assemblea ha visto la partecipazione di tante realtà nazionali e soprattutto di tante lotte sociali che porteranno nella piazza del 19 una molteplicità di specificità, consapevoli del fatto che c’è un’unica origine ai problemi che viviamo e risiede nei palazzi che il 19 andremo ad assediare. Siamo consapevoli che il 19 Ottobre non sarà la fine, ma certamente neppure l’inizio di questo lungo autunno di lotte. Attraverseremo infatti la giornata del 4 Ottobre, al fianco degli studenti medi di tutta Italia che in questa giornata scenderanno in piazza. Passeremo poi per le mobilitazioni diffuse del 12 Ottobre in difesa dei territori e dei beni comuni. Daremo poi vita con gli studenti universitari ed ai giovani della maggior parte delle città italiane ad un 15 Ottobre di lotta in connessione con le realtà transnazionali. Insieme poi ci ritroveremo in piazza, quella del 19 sarà una piazza che non accetterà mediazioni sulle proprie vite che non accetterà altre bugie e nuovi governi pronti a gestire la perenne emergenza. Vogliamo praticare una rottura manifesta con questo sistema economico, con questa classe politica, con questo governo. Vogliamo assediare i palazzi del potere per esprimere questo rifiuto e tornare nei nostri territori per dargli continuità. L’assemblea del 28 non ha voluto mettere d’accordo tutti, ha individuato i responsabili di questo stato di cose, ha individuato ciò che deve essere allontanato per permetterci la costruzione di un presente ed un futuro radicalmente diversi e migliori. E allora buona costruzione di un autunno di lotta verso il 19 e oltre a tutti, ci vediamo nelle strade!

Costruiamo l’assedio all’austerity e alla precarietà

   Verso la sollevazione generale del 19 ottobre

 Assemblea di movimento – sabato 28 settembre h 10  @ AULA 1 Facoltà di lettere Università La Sapienza,    Roma

Ogni giorno, migliaia di persone lottano in questo paese. Per arrivare a fine mese, difendere il diritto ad un tetto, affermare la propria dignità, difendere territori e beni comuni da devastazioni e saccheggi. Si tratta, il più delle volte, di percorsi separati che non riescono a tradursi in un discorso generale. Intendiamo rovesciare l’isolamento delle singole lotte e la precarietà delle nostre esistenze, per dare vita a una giornata di lotta che rilanci un autunno di conflitto nel nostro paese, contro l’austerity e la precarietà impostaci dall’alto da una governance europea e mondiale sempre più asservita agli interessi feroci della finanza, delle banche, dei potenti.

Il 19 ottobre vogliamo dare vita ad una sollevazione generale.

Una giornata di lotta aperta, che si generalizzi incrociando i percorsi, mettendo fianco a fianco giovani precari ed esodati, sfrattati, occupanti, senza casa e migranti, studenti e rifugiati, no tav e cassintegrati, chiunque si batte per affermare i propri diritti e per la difesa dei territori. Uniti contro le prospettive di impoverimento e sfruttamento imbastite dalla troika e dall’obbedienza di un governo tecnico che, tra decreti del “Fare” e “Service Tax”, favorisce i ricchi per togliere ancora di più ai poveri: barattando l’Imu con nuovi tagli alla spesa ed una nuova aggressione al diritto alla casa e all’abitare; favorendo la speculazione edilizia, il consumo di suolo e i processi di valorizzazione utili alla rendita, mentre vi sono centinaia di migliaia di case sfitte; delegando i servizi e il welfare ad una governance locale che, per far quadrare i conti aumenterà le tasse e produrrà ancora tagli e privatizzazioni. Tutto questo mentre preparano una nuova guerra “umanitaria” dalle conseguenze incalcolabili.

Contro questo orizzonte di miseria, intendiamo costruire una grande manifestazione di massa che ponga con forza la questione del reddito e del diritto all’abitare, per questo vogliamo l’immediato blocco degli sfratti, il recupero del patrimonio pubblico e la tutela della ricchezza collettiva e comune, anche per combattere la precarietà e la precarizzazione generale delle condizioni di vita e del lavoro che ci stanno sempre più imponendo.

La manifestazione del 19 ottobre giungerà al culmine di una settimana di mobilitazioni, dentro e fuori il paese: il 12 ottobre, con una giornata di lotta a difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuseper il diritto all’abitare; il 15, con azione dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 con una manifestazione congiunta dei sindacati di base e conflittuali.

Vogliamo rovesciare il ricatto della precarietà e dell’austerity in processo di riappropriazione collettiva. Per rilanciare un movimento che affermi l’unica grande opera che ci interessa: casa, reddito e dignità per tutt*!

Assemblea “Dalla valle alle metropoli”

Venaus, campeggio di lotta no tav, 1 settembre 2013

Reddito garantito e contropotere nella crisi – Dibattito nel movimento

 

Il 2013 è giunto al suo autunno, il sesto anno da quando formalmente è dato l’inizio della crisi economica che attraversa il sistema finanziario e le politiche economiche dell’occidente euro-atlantico, che ha travolto regimi trentennali e ridefinito le geografie della ricchezza globale. In Italia questa crisi, nella sua materializzazione come crisi di produttività e dei consumi si è sovrapposta, radicalizzandolo, ad un processo di frammentazione del mercato del lavoro che ha assunto ormai caratteristiche strutturali. La traduzione, ormai sotto gli occhi di tutti è dequalificazione, disoccupazione generalizzata, marginalizzazione, impoverimento. Il ruolo storico del sindacato viene sfibrato dalla progressiva scomparsa di un soggetto stabile non solo contrattualmente, ma nella sua disponibilità alla conflittualità a tutto tondo nell’ambito dei diritti sociali: da parte loro, le organizzazioni sindacali hanno ratificato questa condizione candidandosi a gestire le briciole del sistema degli ammortizzatori sociali con insostenibile arrendevolezza.

I movimenti sociali sono dunque chiamati a riprendere l’iniziativa dentro il quadro di una  rappresentanza svuotata di valore formale al di là del basso compito di gestire poche e maldistribuite risorse secondo le indicazioni della Troijka e del mercato. A noi spetta far emergere rivendicazioni e strumenti per l’esplosione di quelle soggettività ancora in divenire, apparentemente ancora in bilico tra tensione conflittuale e regressione conservatrice. Partiamo da un’articolazione di lungo periodo, per quanto discontinua, della rivendicazione di reddito garantito come leva di energie liberatrici verso un nuovo modo di intendere i rapporti tra le persone e il loro tempo di vita, nel pieno riconoscimento della loro capacità di autodeterminazione contro il ricatto della precarietà e l’apologia restauratrice del lavoro, anche quando nocivo, dequalificato, malpagato.

Ripartiamo da qui:

 

Conflitti metropolitani contro la precarietà. Reddito, riappropriazione, futuro!

Verso ed oltre l’autunno>Venerdì 11 Ottobre Roma ore 17,30

 

L’egemonia del biopotere finanziario non ha perimetri formali, né spaziali né temporali è dentro ogni sfera produttiva e riproduttiva della vita, dei territori del welfare dei beni comuni, ormai è strutturalmente legata a doppio filo alle forme dell’odierna valorizzazione capitalistica. Accumulazione e valorizzazione che possiedono come solido prerequisito quello della precarizzazione della forza lavoro e del controllo politico sulla nuova composizione sociale, controllo sui corpi, sulle aspettative, affetti, sui bisogni e sulla loro autodeterminazione. Controllo politico sulla produzione e riproduzione di soggettività, delle forme di vita incarnate nella precarietà in un processo strutturale di impoverimento complessivo del paese e delle condizione reali di milioni di persone, nel loro progressivo indebitamento.

Qui comincia lo scollamento, la divaricazione tra la crisi economica e la crisi della rappresentanza politica, tra la costituzione formale e quella materiale, dentro il controllo politico della moneta, della sua emissione e circolazione e nel controllo sociale delle soggettività precarie e indebitate sulla cui produzione di ricchezza comune si basa il fondamento dell’espropriazione sistematicamente orchestrata dalla rendita finanziaria.

Le decennali trasformazioni nella produzione e nel lavoro, l’impatto epocale delle tecnologie sul processo di accumulazione, l’aumento esponenziale del lavoro autonomo escluso da qualsiasi protezione sociale sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. La crisi ha accentuato le dinamiche di “frammentazione del lavoro”, della sua forma giuridica come individualizzazione dei  rapporti di lavoro – si pensi alla “balcanizzazione contrattuale” presente nella normativa italiana – ma anche delle conseguenti e molteplici narrazioni soggettive, la cui linearità risulta infatti frantumata, apparentemente non ricomponibile. Ma la crisi ha agito anche come un dispositivo di “livellamento verso il basso”, (facendo regredire le garanzie sociali e i diritti acquisiti nel novecento), seppur con un intensità diversificata e stratificata, rendendo la precarietà una condizione sociale generalizzata. I processi di precarizzazione coinvolgono anche chi vive una situazione lavorativa stabile e garantita, comunque incerta in quanto potenzialmente instabile a seguito di un processo di ristrutturazione, delocalizzazione o anche chiusura delle attività produttive. Indicativi in questo senso sono i dati che indicano la durata media dei contratti a tempi indeterminato (2 anni) e l’aumento dei working poor, lavoratori che seppur in condizioni stabili a livello contrattuale, vivono intrappolati nella povertà ed in situazioni di vulnerabilità economica a causa dei bassi salari, scarsa qualità del lavoro e frequenti discontinuità.

In un mercato del lavoro completamente precarizzato il governo dei comportamenti si esercita attraverso la costante insicurezza. Le forme della frammentazione e della scomposizione del lavoro producono conseguenze sulle soggettività precarizzate nella capacità di riconquistare tempo di vita, tempo liberato. Il tempo diviene la vera moneta della contemporaneità. Intrappolati in un eterno presente in questo orizzonte temporale compresso, bisogna ri-significare e ri-modulare continuamente i progetti di vita.

Lo andiamo sostenendo da anni e solo la peggior retorica della sinistra politica e sindacale continua a difendere l’incondizionato e generico sussulto per il lavoro, l’occupazione ad ogni costo con conseguenze ambientali e sociali devastanti, invocazioni retoriche e senza strategia di fantomatici piani industriali, vecchi e datati, dando sempre più forza al ricatto che lega il diritto al reddito, al lavoro precario, al suo salario impoverito, e alle sue molteplici nocività, alle inutili grandi opere come il TAV.

Nella crisi delle forme della rappresentanza sociale e politica il nuovo ruolo che si è dato il  sindacato, esaurita consapevolmente da decenni la mission della difesa dei diritti, si caratterizza sempre più esclusivamente nella concertazione e co-gestione degli ammortizzatori sociali ordinari ed in deroga (ormai diventati la norma), una vera e propria filiera di burocrazie di servizio (sindacati, agenzie tecniche della PA, enti formativi) utilizzate dalla governance per organizzare e gestire le politiche di welfare to work nel nostro paese. Un welfare condizionale iniquo ed arretrato che crea sperequazione, clientelismo e riguarda solo una parte dei lavori dove dietro la retorica dell’attivazione si nascondono tecniche di controllo, monitoring individuale e gestione dei conflitti, non sono altro che parcheggi temporali in cicli formativi inutili che danno a loro volta lavoro a migliaia di precari della pubblica amministrazione. In questo quadro di concertazione e dipendenza alle imprese si inserisce la recente sigla de  Patto per il lavoro sottoscritto da Confindustria e sindacati confederali all’interno della festa nazionale del PD di Genova. Un segnale chiaro di appoggio incondizionato al governo delle “basse intese”, una risposta forte e chiara che si inerisce nella traccia dell’autunno di ri-conciliazione.

Questo poi a sostegno dell’altrettanto generica e strabica difesa della costituzione. Una “narrazione tossica”  che prova a distogliere l’attenzione sui reali problemi che stiamo attraversando e sulla necessità della rottura che dovremmo costruire. L’operazione politica riesce a mettere insieme tutto ciò che caratterizza la peggiore sinistra, quella che rivendica insieme il primo articolo costituzionale svuotato ormai di ogni suo significato del retorico diritto al lavoro, a quello del pareggio in bilancio appunto ormai costituzionalmente sancito sotto il dettame della commissione europea, nella piena dittatura dei mercati e della Troijka. Il lavoro non è un bene comune e le generazioni precarie lo hanno capito da tempo vivendo in uno stato di ricatto permanente da alcuni decenni, ma esemplare in questo quadro è la recente sentenza della Consulta sul caso dell’Ilva di Taranto. La Corte Costituzionale ha stabilito l’equivalenza tra diritto al lavoro e diritto alla salute esaminando le questioni di legittimità costituzionale sollevate dagli uffici giudiziari di Taranto, in riferimento alla legge 231/2012, per intendersi quella volgarmente definita come “salva Ilva. Sull’altare della retorica del diritto al lavoro ad ogni costo e con ogni mezzo necessario sono stai sacrificati l’ambiente, il territorio, la salute. E noi dovremmo difendere  principi costituzionali vuoti e arretrati che vengano utilizzati strumentalmente per imporre delle scelte economiche che attentano alla nostra vita? 

La condizione precaria in prima istanza è legata ai diversi dispositivi di assoggettamento e controllo sociale della società neoliberista contemporanea. Questo è il punto. Non solamente una questione di costi e risorse finanziarie quanto invece la precarizzazione e l’indebitamento divengono dispositivi politici di controllo sociale sul lavoro vivo – è sufficiente dare un veloce sguardo ad alcune statistiche come quella sulle tipologie contrattuali utilizzate: il tempo determinato (il più usato tra quelli a termine) ha costi effettivi equivalenti a quelli del tempo indeterminato. La precarizzazione sociale è sostanzialmente un dispositivo di comando, di esercizio predatorio nei confronti di coloro che vivono il lavoro precario ma ovviamente anche ai suoi margini come il lavoro nero non proprio un dettaglio, il 40% della forza lavoro “disponibile” ma così detta inattiva, una cosetta come quindici milioni di persone. Così come l’Italia detiene il primato mondiale del sommerso sul PIL questo secondo autorevoli stime della misura neoliberista come l’Economist o rilevazioni campionarie (peraltro fatte dai precari) dell’Istat e non certo di sovversivi centri studi. Cosa che ovviamente incrociando le variabili fa raddoppiare i formali tassi di disoccupazione. Più che di mercato del lavoro dovremmo parlare di mercati del lavoro. E’ il caso di dire che dentro lo spazio politico europeo esiste una peculiarità tutta italiana che assume contorni effettivamente specifici e rilevanti. Questo avviene al cospetto di una progressiva mutazione del quadro politico formale al netto dell’ultima tornata elettorale e della nuova pelle che si è data la classe politica nel quadro dell’instabilità e di ingovernabilità formalmente gestita con l’opzione disperata che l’oligarchia nostrana ha trovato come sintesi e dittatura soft del governo targato larghe intese.

A fronte di un ciclo di crisi economica ultima dirompente, al sesto anno della sua evoluzione e dentro questo inedito quadro politico si dovrebbe fare un’approfondita riflessione sullo stato dell’arte delle lotte ma anche sulle relative occasioni di superamento e generalizzazione fallite, delle recenti reti metropolitane a carattere nazionale ed europeo. Andrebbe fatto un bilancio anche al netto dei percorsi intrapresi dai movimenti, reti e collettivi di precar*, lotte spesso settoriali e resistenziali eppure certamente legittime nella difesa alle estremità del diritto formale del lavoro di quel minimo “sindacale” che spesso nella giungla della precarietà rappresenta in ogni caso resistenza, rottura, delle volte anche solamente un sussulto di dignità, capacità anche sottili e parziali di rivalsa, vendetta precaria, come la pratica sempre attuale del cash & crash, vertenza e riappropriazione. Abbiamo alle spalle più di un decennio di esperienze, di lotte, mayday, azioni di riappropriazione, ma anche di autogestione di fabbriche occupate, organizzazione metropolitana di sportelli di lotta, punti di informazione e cospirazione precaria, reti sociali contro la precarietà che sotto la potenza immaginifica di san precario e santa insolvenza hanno affermato negli anni nell’evocazione e nelle lotte nuove ricombinazioni sociali, nuovi spazi mentali e materiali di ricomposizione, immaginari, allusioni e simbolismi potenti di virale diffusione tra le moltitudini precarie.

Abbiamo affermato e organizzato la rabbia precaria, non solo come estemporanea azione antagonista, ma come processo di soggettivazione autonoma ed indipendente dentro questa dimensione e protagonismo in alcune vertenze, nelle piazze e negli spazi politici di insorgenza dei movimenti sociali, nelle piazze degli studenti, del precariato metropolitano. Abbiamo animato rotture e barricate per affermare la condizione precaria nella sua egemonica centralità all’interno della nuova composizione sociale.

Di pari passo dentro la condizione precaria l’unica rivendicazione unificante che progressivamente ha assunto un’egemonia ricompositiva è stata la richiesta di reddito di autonomia, garantito, sociale, di esistenza.

Oggi in questo senso è cambiata la fase: dopo l’affermazione della condizione precaria nell’immaginario collettivo con l’aumentare della stretta sociale delle politiche di austerity, con il divenire mainstream della stessa rivendicazione di reddito, l’orizzonte si sposta necessariamente, cambiano le priorità. Certamente fin’ora non è stata sufficiente la densità, la capacità auto-riproduttiva, la continuità di movimento e di sedimentazione necessaria e l’esercizio di autocritica collettiva è sempre un sano e rigenerante meccanismo per i militanti e gli attivisti che si vogliono cimentare in campagne e battaglie adeguate. Quindi bisogna ripartire anche da alcuni fallimenti collettivi di reti e coalizioni sociali come ad esempio gli Stati generali della precarietà o la Rete dello sciopero precario, anche per cogliere comunque alcuni spunti di azione e intuizioni ancora validi per la contemporaneità dei movimenti e della loro agenda futura.
Crediamo oggi che il nostro compito sia quello di spostare l’asticella, l’orizzonte del conflitto, immaginare un processo di generalizzazione biopolitica delle lotte contro la precarietà e la disoccupazione di massa, di dare corpo alla potenza della soggettività precaria metropolitana anonima, queer e moltitudinaria, sprigionare energia e conflitto, nuova organizzazione e sedimentazione sui territori. Spazio e tempo della lotta, afferrare la possibilità, l’evento possibile che può rompere l’accerchiamento. E’ necessario costruire dal basso spazi di soggettivazione che mettano in discussione insieme e dentro reti sociali eterogenee, il modello di accumulazione e governo dei territori, la decisione politica basata sul ricatto del debito, pubblico e privato, nella torsione autoritaria della governance europea e del FMI che si dispiega dentro l’esercizio di comando della società indebitata, sulle nostre vite precarie. Dobbiamo costruire gli spazi politici necessari per rimettere in radicale e complessiva discussione le politiche economiche, energetiche, digitali per una diversa, altra cittadinanza e affermazione di diritti comuni e salvaguardia dei beni comuni come la difesa dell’acqua e del suolo contro la devastazione dei territori, contro tutte le nocività del sistema capitalista marcio e intriso di contraddizioni e disuguaglianze sociali ormai insopportabili. Ci dobbiamo interrogare dunque quale via di fuga sia possibile. Qual’ è il tempo delle lotte per aprire un varco, una breccia di generalizzazione del conflitto per una rottura complessiva all’altezza della dimensione e altitudine politica che stiamo incarnando, nel nuovo scontro di classe che stiamo vivendo.

Il tema oggi è come far vivere la leva del reddito garantito come proposta e tensione centrale, sempre aperta alla dimensione del conflitto e delle pratiche della riappropriazione eppur immaginata dentro un possibile nuovo architrave istituente che rovesci l’alchimia negativa di quel fantasma che oggi è il diritto al lavoro formalmente e costituzionalmente riconosciuto. Reddito garantito e di esistenza incondizionato dal ricatto del lavoro, come riconoscimento diretto della produzione sociale e della ricchezza permanentemente prodotta. Reddito di esistenza come spazio di autodeterminazione del tempo di vita come riappropriazione del bottino di quella rendita finanziaria, per una reale redistribuzione del plusvalore socialmente prodotto. Reddito di esistenza per conquistare indipendenza. Su questo chiamiamo a dibattito le realtà sociali che hanno animato le lotte in questi anni, le esperienze, collettivi e soggettività che possono anche in vista delle mobilitazioni prossime dell’ottobrata romana riprendere un cammino comune e definire un percorso di lotta autonoma e indipendente del precariato metropolitano con la tensione necessaria verso la costruzione dal basso delle giornate del 15 Ottobre, con l’indizione di sciopero sociale europeo e transnazionale e del 19 Ottobre, con la manifestazione nazionale a Roma indicazione già assunta anche dall’agenda europea, a partire dalla Spagna. Per costruire una settimana di lotta per la riappropriazione e rivendicazione  di  reddito garantito e del diritto all’abitare contro le politiche di austerity promosse e sostenute dalla tecnocrazia, difesa dagli eserciti polizieschi della governance neoliberista che dobbiamo al più presto destituire, contro la quale dobbiamo al più presto insorgere per le nostre vite e l’auto-determinazione del nostro futuro.




Sono invitati a partecipare:

Frenchi, San Precario Milano – Raffaele Sciortino, Infoaut– Gianluca Pittavino, csoa Askatasuna Torino – Fulvio Massa, Lab. Crash Bologna– Francesco Festa, Zero81 Napoli – Renato Busarello, Lab. Smaschieramenti Bologna – Mario Avoletto, Area antagonista campana – Degage Roma  – Luca Fagiano, Coordinamento cittadino lotta x la casa Roma  – Alexis occupato Roma – Bartleby Bologna – Vag 61 Bologna – Lab. Bios Padova – Villa Roth occupata Bari – Comitato cittadini liberi e pensanti Taranto

promuove Laboratorio Acrobax

www.indipendenti.eu

 

Presidio Antifascista per Pavlos Venerdì 20 settembre ore 17.00 Piazza dell’Immacolata (San Lorenzo)

Nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2013, vicino Atene, un gruppo di neonazisti di Alba Dorata ha ucciso Pavlos Fyssas, altrimenti noto come Killah P, un rapper e militante antagonista. Le modalità della vigliacca aggressione, condotta in 15 – e con i coltelli – contro un uomo solo e disarmato, ci ricordano fin troppo bene il tipico stile ed il “coraggio” dei fascisti in ogni angolo del globo. Alcuni media hanno provato a minimizzare l’accaduto con vergognose bugie, classificandolo come “lite tra tifosi di calcio”, mentre le autorità inquirenti – preoccupate per la tenuta dell’ordine pubblico – sembrano voler perseguire solo colui che, tra gli assassini, ha vibrato materialmente la coltellata che ha fermato il cuore di Pavlos. Per quanto ci riguarda, ci sentiamo di denunciare a voce alta la verità e la responsabilità politica dell’accaduto. Si tratta di un omicidio fascista, che ha colpito un nostro fratello e che colpisce tutti noi due volte: in quanto artisti e in quanto militanti. A chi condivide il nostro messaggio e la nostra lotta, chiediamo di farsene portavoce sui palchi, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro. Questo messaggio non porta volutamente nessuna firma, in modo che chiunque lo condivide possa farlo suo, leggendolo e condividendolo. Ai nostri quartieri e a chi li ama, chiediamo di stringersi intorno a chi combatte e di intensificare la vigilanza antifascista più rigorosa ed inflessibile. Agli autori di questo gesto infame, e a chi li spalleggia anche all’interno delle istituzioni di ogni Paese, vogliamo infine comunicare che, mentre scriviamo, le canzoni di Pavlos vengono diffuse e tradotte in tutte le lingue, si organizzano concerti, cortei e momenti di lotta condivisi. All’alba del 18 settembre 2013, il microfono di Killah P è stato idealmente raccolto da tutti noi. “E’ morto un partigiano, ne nascono altri cento.”

Comunicato finale dell’Hubmeeting 2013 Barcellona

During the Hub Meeting we shared the need to build a struggle process ( #SocialStrike ) able to synchronize the different territories from the local to the global level. We consider #15O just as the launch date of this process aiming to connect and empower different people to strike against financial capitalism and austerity.

To achieve this, we have not only to design #SocialStrike actions, but to explain whom and what these actions aim to target. Furthermore why it is worth to take the risk of making a step further and go beyond classical demonstrations and labor strikes towards a form of struggle that is inclusive and effectively harming the capitalist economic system. A social struggle that changes the balances and the relationships imposed on the contemporary productive system, introducing a new form of wealth distribution and the claim for a universal basic income.

People and groups attending the Hub Meeting have agreed on a common strategy, starting a week before the 15th of October and individuating this date as a general test to present the #SocialStrike process and spread information about it. We have also developed a strike practices catalogue that can be used to simultaneously implement actions on different spaces, according with the singularity of each location and its resources

The strength of the actions is not going to be based on their size, but on how distributed and coordinated they will be. Therefore, their force will rely on our capacity of coordinating and synchronize them. We see the #19O global demonstration against financial capitalism and austerity as an important further step to enforce our independent coordination network towards further actions.

With love,

Hub Meeting 2013

 

Assemblea cittadina*Roma verso il 15 e 19 Ottobre

Le nostre vite negli ultimi anni si sono sempre più trasformate in una corsa a ostacoli per arrivare alla
fine del mese, schiacciate da politiche economiche che hanno cancellato diritti, compresso salari e tagliato redditi, moltiplicato
precarietà e sfruttamento del lavoro, della vita e del territorio.

I provvedimenti inseriti dal “governissimo” in carica nel recente “Decreto del Fare” dimostrano obbedienza infinita ai diktat della Troika. Chi governa questo paese, chiuso dentro palazzi e salotti, è sempre più incapace di dare risposte a chi ha pagato già per intero il prezzo della loro crisi, continua invece a perseguire le stesse politiche di saccheggio dei territori e delle nostre vite: derubare molti per dare a pochi.

Sprofondano le condizioni di vita di tutte e tutti noi, ma non cambiano le politiche di una governance sempre più asservita agli interessi delle banche, delle lobby finanziarie, degli speculatori, dei potenti.

Mentre si addensano le nubi di una guerra dagli esiti catastrofici e dalle conseguenze incalcolabili, è necessario determinare sin da ora momenti di costruzione comune e di lotta in grado di chiamare tutti e tutte ad alzare la testa, a sollevarsi e a mettere in movimento un nuovo processo di riappropriazione collettiva che rovesci il ricatto dell’austerità e della precarietà.

Abbiamo già dimostrato in questi mesi che siamo in grado di animare lotte importanti, che parlano di riappropriazione diretta
di reddito, spazi e tempi di vita. Lotte per la difesa e la riconquista di diritti sul lavoro; per la scuola e l’università pubblica e la
libera circolazione dei saperi; per il diritto all’abitare con l’occupazione di numerosi stabili in cui hanno trovato casa migliaia di
persone; le lotte dei migranti e dei rifugiati, quelle per la difesa del territorio contro le cosiddette grandi opere, le fonti di
nocività, le basi ed i dispositivi militari dell’imperialismo.

Ora è necessario che queste lotte si incontrino, costruiscano pratiche e percorsi comuni in grado di rompere l’isolamento in cui vorrebbero costringere le nostre esistenze, coinvolgano nuovi soggetti, allargando e generalizzando il conflitto. Per questo da alcuni mesi numerose realtà in lotta, soggettività, movimenti, stanno lavorando attraverso forme di confronto ed organizzazione – orizzontale e dal basso – ad una settimana di mobilitazione e conflitto che culminerà con la manifestazione nazionale che si terrà a Roma SABATO 19 ottobre.

Settimana che prevede il 12 ottobre una giornata per la difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuse per il diritto all’abitare; il 15, azioni dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 una manifestazione congiunta dei sindacati di base e conflittuali.

Di questo e di molto altro vogliamo ragionare insieme Giovedì 19 al Volturno occupato, in un’assemblea che immaginiamo possa tenere insieme l’aspetto del ragionamento politico, con quella dell’organizzazione pratica e concreta delle mobilitazioni, che -ci auguriamo- possano dare il via ad un autunno di conflitto e di cambiamento radicale dell’ esistente.

Non è più tempo di aspettare, assediamo precarietà e austerity!
Un’unica grande opera: casa e reddito per tutti e tutte!

Dalla valle alle metropoli, per un autunno di conflitto

Movimenti di lotta per la casa e per il diritto all’abitare, centri sociali e spazi occupati, collettivi studenteschi e precari, militanti del movimento no tav  e di altre lotte a difesa del territorio, ci siamo incontrati al campeggio di lotta di Venaus – tra cariche nei boschi e momenti di lotta e condivisione – per costruire un percorso comune che guardi avanti, verso un autunno di conflitto di cui tutt* condividiamo l’urgenza.

Abbiamo individuato nella data del 19 ottobre (già indicata dalla 2 giorni sull’abitare a Porto Fluviale) un’occasione utile per mettere a verifica un percorso e intrecciarne molti altri. Una giornata in cui assediare i Ministeri che traducono le direttive della troika in leggi e decreti che distruggono le nostre vite. Un punto di partenza dunque e non di arrivo. Non una scadenza ma un processo in costruzione, da articolare  nei differenti territori da cui proveniamo.

 

Raccogliamo la proposta uscita dagli incontri avvenuti al campeggio del Monte Amiata di una mobilitazione diffusa sul territorio in occasione del 12 ottobre sul tema del colonialismo sui territori, attendiamo la conferma di una giornata di mobilitazione transnazionale dall’Hub Meeting di Barcellona per il prossimo 15 ottobre e c’impegnamo nella costruzione di iniziative territoriali di avvicinamento, sostenendo lo sciopero del sindacalismo conflittuale e di base del 18 ottobre. Non una data ma una settimana di mobilitazione.

 

Una riflessione comune ha registrato una necessità che è anche un auspicio: c’è bisogno di un salto di qualità nell’agire dei movimenti; non si può continuare a condurre battaglie divise che si consumano nel proprio ciclo fisiologico o nella separatezza della propria specificità, quando il comando che ci governa dall’alto impone ogni giorno nuove misure di austerità che decidono le finanziarie di interi paesi. Lottare contro il Tav non è diverso dall’occupare una palazzina per dare un tetto a chi non ce l’ha, difendere uno sfratto, lottare per l’erogazione di un reddito dignitoso per tutt*, difendere servizi essenziali alla persona o sostenere attivamente le lotte che si producono nel mondo del lavoro.

 

Il tema della riappropriazione è emerso con forza come necessario corollario alla difesa dei territori dalla valorizzazione capitalistica. La parole d’ordine del “Non pago!” e dell’“Occupiamo tutto!” le poniamo come metodo e programma, da agire nella quotidianità dei nostri percorsi. Battaglie concrete da iniziare a proporre e attivare dentro quella composizione sociale fluida di nuovi poveri che vede sempre più simili nelle condizioni di vita e nei bisogni precari, migranti, studenti fuori sede, operai e ceti medi. Riprendendoci le case di cui abbiamo bisogno per vivere, auto-riducendoci le bollette del gas, dell’acqua e della luce, per iniziare a ridurre il ricatto di un lavoro salariato sempre più esiguo e costretto in una competizione al ribasso.

 

Su tutti questi temi, nella costruzione di questa settimana di mobilitazioni, verso e oltre il 19 ottobre, invitiamo tutti quei soggetti, quei collettivi e quelle singolarità che non abbiamo ancora avuto modo o occasione di incontrare a raggiungerci e confrontarsi con noi, aperti nella discussione e nel confonto, con la discriminante precisa di mantenere il profilo di indipendenza e autonomia di un percorso che si vuole sganciato da interessi partitici e di rappresentanza istituzionale. C’impegnamo quindi fin da ora a costruire momenti assembleari e di organizzazione nei singoli territori di provenienza e una giornata di assemblea generale da costruire a Roma nella seconda metà di settembre.

 

 

Assemblea “Dalla valle alle metropoli”

Venaus, campeggio di lotta notav, 20-21 luglio 2013

Costruiamo l’assedio all’austerity e alla precarietà

_Verso la sollevazione generale del 19 ottobre_

Assemblea di movimento – sabato 28 settembre h 10 @ Università La Sapienza, Roma

Ogni giorno, migliaia di persone lottano in questo paese: per arrivare a fine mese, difendere il diritto ad un tetto, affermare la propria dignità, difendere territori e beni comuni da devastazioni e saccheggi. Si tratta, il più delle volte, di percorsi separati che non riescono a tradursi in un discorso generale. Intendiamo rovesciare l’isolamento delle singole lotte e la precarietà delle nostre esistenze, per dare vita a una giornata di lotta che rilanci un autunno di conflitto nel nostro paese, contro l’austerity e la precarietà impostaci dall’alto da una governance europea e mondiale sempre più asservita agli interessi feroci della finanza, delle banche, dei potenti.

Il 19 ottobre vogliamo dare vita ad una sollevazione generale.

Una giornata di lotta aperta, che si generalizzi incrociando i percorsi, mettendo fianco a fianco giovani precari ed esodati, sfrattati, occupanti, senza casa, migranti, studenti e rifugiati, no tav e cassintegrati, chiunque si batte per affermare i propri diritti e per la difesa dei territori. Uniti contro le prospettive di impoverimento e sfruttamento imbastite dalla troika e dall’obbedienza di un governo che, tra decreti del “Fare” e “Service Tax”, favorisce i ricchi per togliere ancora di più ai poveri: barattando l’Imu con nuovi tagli alla spesa ed una nuova aggressione al diritto alla casa e all’abitare; favorendo la speculazione edilizia, il consumo di suolo e i processi di valorizzazione utili alla rendita, mentre vi sono centinaia di migliaia di case sfitte; delegando i servizi e il welfare ad una governance locale che, per far quadrare i conti aumenterà le tasse e produrrà ancora tagli e privatizzazioni. Tutto questo mentre preparano una nuova guerra “umanitaria” dalle conseguenze incalcolabili.

Contro questo orizzonte di miseria, intendiamo costruire una grande manifestazione che ponga con forza la questione del reddito e del diritto all’abitare, per questo vogliamo l’immediato blocco degli sfratti, il recupero del patrimonio pubblico e la tutela della ricchezza collettiva e comune, anche per combattere la precarietà e la precarizzazione generale delle condizioni di vita e del lavoro che ci stanno sempre più imponendo.

La manifestazione del 19 ottobre giungerà al culmine di una settimana di mobilitazioni, dentro e fuori il paese: il 12 ottobre, con  una giornata di lotta a difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuse per il diritto all’abitare; il 15, con azione dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 con una manifestazione congiunta dei sindacati di base  e conflittuali.

Vogliamo rovesciare il ricatto della precarietà e dell’austerity in processo di riappropriazione collettiva. Per rilanciare un movimento che affermi l’unica grande opera che ci interessa: casa, reddito e dignità per tutt*!

 

Assemblea “Dalla valle alle metropoli”

Venaus, campeggio di lotta no tav, 1 settembre  2013