Lettera dagli arrestati del 19 luglio nella Val di Susa

Come imputati dei fatti avvenuti il 19 luglio, sentiamo l’esigenza di esprimere la nostra più completa gratitudine a tutti e tutte quelli che in questi giorni ci hanno fatto arrivare la propria solidarietà. Gratitudine, ma è molto di più. Mai, nemmeno per un secondo, lo sconforto si è impossessato di noi, perché siete riusciti  a farci sentire parte di quel qualcosa di immenso che è la comunità notav, comunità il cui cuore pulsante batte in valle, ma le cui vene scorrono ormai in tutta Italia (e oltre). Scriviamo questo comunicato non solo per ringraziarvi, ma per chiedervi di allargare il vostro abbraccio  a tutti i detenuti del carcere “Lorusso e Cotugno” e più in là a tutta la popolazione carceraria del nostro Paese. Infatti, dopo essere stati arrestati e maltrattati, dietro quelle sbarre abbiamo trovato solo facce amiche, persone solidali e fratelli. Lì dentro, in un contesto creato per cancellare la dignità e l’umanità, queste persone non hanno mai perso la propria. Dal primo minuto siamo stati aiutati, medicati e protetti dagli altri detenuti. Durante tutta la nostra permanenza abbiamo parlato delle nostre esperienze di lotta con persone realmente interessate a capire le ragioni del movimento. D’altro canto, loro ci hanno raccontato di come il carcere ti toglie tutto, mirando a distruggerti come essere umano; ti mette alla mercè di persone abbruttite da un lavoro infame come quello del secondino.

Il valore della condivisione che in Valsusa abbiamo imparato a considerare sacro, in prigione è questione di vita o di morte. È proprio attraverso la condivisione che queste persone resistono ogni giorno. Quando si è reclusi, resistente lo diventi a forza, perché in ogni cella si resiste quotidianamente agli abusi, all’abbandono, al sovraffollamento. Per queste ragioni vi stiamo chiedendo di mettere da parte tutti i pregiudizi e guardare alla galera in maniera diversa rispetto a  quanto ci propina il mainstream. La vita, per uno che viene privato della propria libertà, è veramente difficile. Ma questa difficoltà non risiede nell’essere a stretto contatto con altri detenuti, bensì in una quotidianità fatta di cancelli, sbarre, divieti, ordini, insulti e prevaricazioni. Per questo, compagni e compagne, amici e amiche, vi chiediamo di sostenere la mobilitazione nazionale organizzata dai detenuti per il mese di settembre.

E a voi detenuti, che in questi giorni avete saputo farci sentire il vostro calore, diciamo questo: Non vi dimenticheremo mai, vi porteremo sempre con noi nei boschi e nelle città.

Continuate a resistere e a dare a chiunque la stessa accoglienza e solidarietà, ma soprattutto un po’ del vostro coraggio.

La vostra forza è stata un’importante lezione di vita.

A sarà düra. Liberi tutti/e!

 

Arrestati NoTav del 19 luglio

www.coordinamento.info

 

Terrorismo: il bue che dice cornuto all’asino!!

A soli pochi giorni dai sette arresti del 19 Luglio scorso, un’ulteriore alzata di testa degli stessi pm Torinesi (Padalino e Rinaudo) capitanati dal procuratore capo Caselli e in complicità con la Digos di Torino, ha colpito questa mattina all’alba la valle che resiste.

Decine di perquisizioni nelle case di No tav torinesi e del comitato popolare di Bussoleno oltreche nel locale La Credenza,sempre di Bussoleno, storico ed simbolico luogo della lotta NoTav dove nacque il primo comitato popolare della lotta contro l’alta velocità. Perquisizioni e 12 avvisi di garanzia  mossi, per la prima volta nella storia del ventennale movimento No tav, dall’infame articolo 280 comma 1.

“Attentato con finalità terroristiche ed eversive” è la nuova formula egregiamente costruita ad hoc dalla magistratura torinese in combutta con gli interessi economici dei partiti “democratici” per colpire chi a testa alta porta avanti la difesa del futuro della valle e della sua popolazione, oggi esperienza comune di resistenza contro la devastazione e la speculazione finanziaria sui territori.

Una becera operazione di ingegneria repressiva che suona come una mera e sterile provocazione ed intimidazione, evidente segno di debolezza di un sistema che sta sul punto di crollare, che ha perso definitivamente legittimità di fronte a un movimento che, oltre ad essere emblema di progettazione e costruzione di lotta e conflitto su tutto il territorio nazionale, trova la sua peculiare forza nella partecipata, eterogenea e sinergica complicità contro l’impoverimento e la distruzione insensata delle risorse collettive.
Chiara, dunque, l’intenzione della procura e della magistratura con perquisizioni accurate volte a sequestrare, tra l’altro, il materiale difensivo del maxi processo che da due anni a questa parte si svolge nella famigerata aula bunker del carcere Le Vallette di Torino.
Continuità ed estensione del conflitto, forse sono queste le paroline che fanno male ai poteri forti. Un movimento che non solo ha capito bene cosa si cela in realtà dietro il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte, ma che ne ha saputo trarre lezioni per un coinvolgimento attivo di esistenza e resistenza popolare, una collettiva lettura critica contro un modello di sviluppo che vuole garantire la miseria di molti e i profitti di pochi.
L’escalation repressiva che sta colpendo da alcuni mesi il conflitto No tav (ma in realtà tutto il territorio nazionale – basti pensare alle 8 udienze fissate nei prossimi tre mesi per il processo del 15 ottobre 2011) ha delle responsabilità politiche ben definite.

Tali responsabilità politiche si chiamano PD, si chiamano susseguirsi di governo tecnici e di larghe intese che nel dicktat della Troika tentano di imporre ricette neoliberiste per uscire dal tunnel della crisi.
Forse a lor signori dà fastidio il susseguirsi di momenti e spazi di condivisione e cooperazione che cercano un agire comune, una lotta ed una rotta indipendente che sia all’ altezza della crisi che stiamo, fin troppo, tollerando.

Forse a lor signori da fastidio il susseguirsi di momenti e spazi di condivisione e cooperazione che cercano un agire comune, una lotta ed una rotta indipendente che sia all’altezza della crisi che stiamo, fin troppo, tollerando. Forse Letta e i suoi soci credono che etichettando come terroristi gli attivisti che generosamente si spendono per la riuscita delle lotte collettive si apra facilmente la strada di un “autunno di riconciliazione” in cui far passare manovre economiche e riforme costituzionali come soo il centro-sinistro al governo sa fare.

Al contrario le lotte non si fermeranno e nessuna pace sociale sarà possibile se non saranno loro per primi a tornare indietro sui progetti scellerati partendo dal tav in Val di Susa, fino alle politiche di precarizzazione e austerity in tutta Italia o meglio in tutta Europa. Non ci sarà alcuna pacificazione, cari Letta e Napolitano, con chi considera l’accordo coi sindacati per Expo 2015, basato su lavoro gratuito e precario, un modello per il Paese.

Dal 12 al 19 ottobre si comincia a delineare una settimana di mobilitazione nazionale che partirà dai territori in lotta e porterà a Roma le lotte che rimettono al centro i temi della tutela dell’ambiente, del reddito, dei diritti negati sul lavoro e oltre il lavoro, dell’abitare.

 

Ancora una volta i nostri bi-sogni contro le loro grandi opere.

 

Ancora una volta la nostra più grande solidarietà agli inquisiti è nel proseguire sul comune sentiero, in valle come in città.

 

Ora e sempre No tav

Liberi e libere tutte.

 

Laboratorio del Precariato Metropolitano Acrobax

26 Luglio: Dalla Valle alle Metropoli, Corteo notturno a Trastevere.

Mentre le compagne contestavano Epifani alla festa del PD a S.Paolo, siamo partiti in corteo da Piazza Trilussa in un migliaio di persone, bloccando il centro di Roma.

In piazza spiccava la presenza di chi lotta quotidianamente per la casa, come Matthias e Piero, agli arresti domiciliare dopo l’ultima marcia notturna in Val Susa; studenti e studentesse delle università e dei licei, che vedono la distruzione del mondo della formazione, mentre vengono sprecati milioni di euro nel progetto del Tav.

L’ennesimo corteo in cui si possono riconoscere tutti quelli che subiscono in maniera sempre più grave questa crisi, e hanno voglia di rispedirla con forza al mittente.

Il corteo ha attraversato il lungotevere andando a sanzionare simbolicamente il Ministero della Giustizia, tra i mandanti delle politiche repressive con le quali vorrebbero indebolire il Movimento No Tav e le lotte sociali.

Abbiamo portato il nostro saluto anche ai detenuti e alle detenute del carcere di Regina Coeli, in sciopero della fame per protestare contro le condizioni invivibili a cui sono costretti dentro le celle del carcere trasteverino.

Il corteo si è concluso attraversando le vie interne di Trastevere, ormai quartiere vetrina, gremito per la movida notturna. Da Trastevere alla Val Susa la messa a profitto e la militarizzazione dei territori devastano un valle, un quartiere fino alle nostre vite.

Per l’ennesima volta la forza del movimento No Tav supera i confini di una valle per diventare patrimonio comune di lotta.

FERMARLO E’ POSSIBILE! FERMARCI E’ IMPOSSIBILE!

LIBERTA’ PER I NOTAV! TUTTI/E LIBERI/E!

NOTAV DI ROMA

No Tav la forza della solidarietà non si arresta: con Marta e tutti gli arrestati. Roma, 26 luglio 2013

50 donne no tav di Roma hanno portato la campagna di solidarietà #senonpermartaquando #setoccanounatoccanotutte alla festa del partito democratico a Parco Schuster, in quel quartiere di San Paolo-Ostiense che già aveva contestato l’invadenza della festa e l’arroganza del partito che la organizza.
L’attesa del segretario Epifani aveva riempito l’area dibattiti dei fedelissimi militanti del principale partito di governo (nonché vecchio leader di quel sindacato che ha firmato tutto in tema di smantellamento del welfare e dei diritti sul lavoro).
Bianca Berlinguer apre il dibattito democratico (bastasse questo a fare una democrazia!)  elencando al segretario le mille beghe interne di cui non ci interessa nulla e le dichiarazioni di disappunto rilasciate dai suoi parlamentari. Tra questi spicca ancora il nome di quell’omuncolo di Esposito che evidentemente in cerca di visibilità a 360 gradi, di fatto raccoglie solo insulti e sdegno.
Al suo nome, ormai coperto di infamia, si alzano in piedi le compagne No tav di Marta che non la lasceranno mai sola di fronte alla fatica di denunciare la violenza subita sul proprio corpo di donna dopo una notte di violenza poliziesca tra i boschi come 12 anni prima era avvenuto nella strade di Genova e tra le pareti di una scuola di nome Diaz e di una caserma di nome Bolzaneto. Non erano bugie allora e non lo sono oggi.
La verità, premessa indispensabile di ogni giustizia possibile, è sempre stata un problema in questa italietta. La verità dei danni e delle devastazioni che la politica asservita ai capitalisti di ogni risma provoca in tutto il fu Bel paese. La verità dei profitti per pochi fatti ai danni della salute e dei territori di tutti. La rabbia per queste ingiustizie profonde anima le tante lotte dei comitati in difesa del terra e della dignità di vita: dalle alpi No tav alla Sicilia No muos. Nessuno spazio democratico viene lasciato alle rivendicazioni delle lotte che partono da solide ragioni che rimangono puntualmente inascoltate. A queste anzi si oppongono solo prese in giro neanche benfatte: dalla relazione dell’Istituto Superiore di Sanità sulla non provabile nocività del Muos a quella che fu la Commissione Virano per il progetto del tav. Dove stanno i bugiardi?
Tanto va il servo all’urna che si sente cittadino.
Tanto va il no tav alla montagna che diventa partigiano.
Questo il link del video del fatto:
questo il volantino distribuito
PARTIGIANE DEL FUTURO
Forse non tutti sanno che in Italia c’è una grande lotta: la lotta contro il Tav linea ad alta velocità TorinoLione , una lotta popolare che coinvolge migliaia di persone della Val di Susa e di tutto il territorio nazionale,
una lotta che si pone come obbiettivo quello di fermare la costruzione di un’opera inutile e enormemente
costosa. Una lotta contro la devastazione di un territorio ma non solo, è una lotta contro la devastazione delle
nostre vite.
Infatti forse non tutti sanno che un km di Tav costa 164 milioni di euro, in pratica un km di Tav costa come
1000 case popolari; 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna; 500 metri di TAV costano
quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale operatorie; un km di TAV costa quanto un
anno di tasse universitarie per 250 mila studenti.
Forse non tutti sanno che nella notte fra il 19 e il 20 luglio c’è stata una nuova manifestazione in Val di Susa:
una passeggiata notturna verso le reti del cantiere nel corso della quale c’è stato un agguato da parte della
polizia. Quest’operazione ha portato al ferimento di decine di manifestanti e all’arresto di nove attivisti, sette
dei quali si trovano tuttora agli arresti domiciliari.
Forse non tutti sanno che fra questi attivisti arrestati c’è Marta, ragazza pisana, che ha subito molestie sessuali
durante l’arresto mentre veniva trascinata all’interno del cantiere e che dopo la sua denuncia pubblica ha
dovuto subire anche un linciaggio mediatico scaturito dalle dichiarazioni di Stefano Esposito, senatore del Pd,
che ha invocato una denuncia per calunnia.
Forse non tutti sanno che in un’intervista questo stesso senatore ha dichiarato di essere stupito dal “silenzio
delle donne” quasi ad auspicare il levarsi di qualche donna democratica che si unisse con lui ad additare
Marta come “pazza”, “strega”, “isterica”. Ebbene abbiamo deciso di venire qui oggi proprio per far sentire agli
“onorevoli esponenti” del Partito Democratico che le donne in questo paese in silenzio proprio non ci stanno.
Forse non tutti sanno che migliaia di donne in Italia hanno deciso di lottare, Tav come in mille altre battaglie
che le vogliono protagoniste nelle scuola, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle città e nei quartieri, negli
spazi sociali e nelle lotte ambientali. Migliaia di donne hanno deciso di uscire dal caldo focolare domestico e
di scendere in piazza, di gridare per le strade, di occupare le case, di riprendersi ora tutto quello che gli spetta
per costruirsi un futuro dignitoso.
Ebbene ora sapete che noi in silenzio non ci stiamo, che siamo pronte a batterci e che ci rivedrete in tutte le
mille battaglie che ci sono e che nasceranno in questo paese, sempre dalla parte di chi lotta. Sempre senza
paura.
Se Non Con Marta Quando? Se toccano una, toccano tutte!
A sarà dura!

DALLA VALLE ALLE METROPOLI, LE LOTTE NON SI ARRESTANO NO TAV FINO ALLA VITTORIA

MANIFESTAZIONE PIAZZA TRILUSSA – VENERDÌ 26 LUGLIO – ORE 21
L’Italia è una repubblica fondata sulla speculazione. Un territorio in cui i poteri forti fanno il bello e il cattivo tempo, sfruttando ciò che è di tutti per fare l’interesse di pochi. Succede in Val di Susa, dove i lavori per l’esecrata alta velocità stanno calpestando la sovranità popolare seminando infiltrazioni mafiose e distruzione ambientale. E succede in una metropoli come Roma, dove da tempo immemorabile i palazzinari impongono i loro diktat a qualunque amministrazione, imponendo una realtà dove a tante case senza gente corrisponde tanta gente senza casa. La sveglia del cambiamento, però, è suonata da tempo. A dimostrarlo, tra le tante cose, la grande mobilitazione in Val di Susa del 19 luglio scorso, quando centinaia di manifestanti NO TAV hanno, per l’ennesima volta, assediato il cantiere di Chiomonte per ribadire il proprio NO a un’opera scellerata. La repressione, come al solito, non si è fatta attendere: picchiando selvaggiamente e imponendo severe restrizioni a nove compagni provenienti da tutta Italia. Tra di loro, Marta, costretta, come donna, a subire schifose sevizie e anche a sopportare gli attacchi di indegni uomini politici, immediatamente pronti a etichettarla come «ragazza facile» e «bugiarda». E poi i romani Piero e Matthias, due compagni tra i tanti che si muovono affinché l’unione delle lotte contro la nocività, il consumo di suolo, la devastazione dei territori e per il reddito e la casa si faccia sentire con tutta la sua forza, per riconquistare diritti sempre più negati. Per questi diritti e in solidarietà con tutti i compagni e le compagne arrestati in Clarea, la Roma che lotta si farà sentire a Trastevere, venerdì 26 luglio, radunandosi a piazza Trilussa alle 21, anche per sostenere lo sciopero della fame dei detenuti di Regina Coeli, che in questi giorni protestano contro le infami condizioni a cui sono condannati.
Il nostro coraggio e la nostra rabbia saranno più forti della vostra austerità e dei vostri profitti
Tutti e tutte liber@
No Tav di Roma

Report Incontro nazionale di Comitati e Movimenti sul monte Amiata

Premessa di metodo

Quella che segue è una prima nota che tenterà di sintetizzare alcuni punti chiave che sono stati affrontati durante il campeggio in Amiata.

La ricostruzione delle discussioni non è un processo facile perchè si rischia di scordare qualcosa anche perchè, come saprà chi ci è stato, i confronti svolti sono stati decisamente approfonditi.

Quindi proponiamo che a questo, segua, anche con l’aiuto di chi ha facilitato le discussioni, una seconda nota che riporti i contenuti dei singoli tavoli in modo da avere un quadro complessivo e utile anche come strumento collettivo.

Da dove partivamo

La premessa alle discussioni è stata la richiesta di astrarsi sufficientemente dalle proprie battaglie cercando, in questo modo, di costruire una dicussione collettiva reale ed efficace.

Per questo avevamo utilizzato come titolo “La leva di Archimede”, perchè cercavamo una riflessione e un vocabolario comune per costruire una prospettiva collettiva.

La nostra leva per poter aprire un fronte largo, che possa divenire spazio inclusivo in cui moltiplicare le nostre forze.

La prima valutazione a riguardo è sicuramente positiva.

E’ chiaro che il giudizio reale lo potremo compiere solo nei prossimi mesi, cercando di mettere in pratica le proposte che sono emerse e vedendo se ne saremo capaci.

Al campeggio erano presenti: SOS geotermia, Comitato Acqua Pubblica Capena, Re:Common, Attac Italia, Forum Finanza Pubblica e sociale – Grosseto, NO TAV, Cobas Telecom, Coordinamento Calabrese “B Arcuri”, Comitato Opzione Zero-Riviera del Brenta, Abitanti Amiata, CSOA Macchia Rossa, Acqua Bene comune/No Inc Velletri, Newroz Pisa, No Tunnel Tav/Per un’altra città Firenze, Class Action inceneritore Scanzano – Follonica, Forum Toscano Acqua, No Grandi Navi, No Inceneritori Pitigliano/Firenze, Movimenti per il diritto all’abitare (Roma), Garage Anarchico – Pisa, M5S – Poggibonsi, M5S – Comitato Acqua Siena, No Tunnel Tav/Medicina Democratica – Firenze, Comitato Tutela Valdelsa No CO2, Comitato Acquabenecomune Pisa, Carc AbbadiaSan Salvatore, CaRC/ Beni comuni Val di cecina, Cobas Whirpool Siena, Sovicille (Siena), Yaku, Abruzzo Social Forum/Forum acqua Abruzzo, FP CGIL/ Forum Acqua, Coord. Acqua Pubblica Basilicata, Coord. NO TRIV, Rete “Commons”/Mezzocannone occupato, Labas Occupato – Bologna, Confederazione Cobas – Uniwad, Coordinamento Romano Acqua Pubblica, Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, LOA Acrobax, Progetto Mistrana, abitantiTrento, abitanti Monte Labbro, Pizzeria pirata, OPS castelli romani, Associazione strade bianche, Forum Ambiente salute/Nuova Messapia, Coordinamento cittadino lotta per la casa (Roma), Labas Occupato, Prendo Casa-Torino, Renoize/Radio Torre, Genuino Clandestino, Terra/Terra, Terre in Moto – Milano, Campo – Oriolo Romano, A Sud,  Genuino Clandestino -Firenze, Spiazzi Verdi – Venezia, CSOA La Strada, Rete per la Tutela della Valle del Sacco (RETUVASA)

E sicuramente qualcuno ci è sfuggito!

 

Letture Comuni

I gruppi di lavoro hanno identificato tre aree che appaiono essere trasversali e quindi prioritarie per delle azioni congiunte:

Finanza e finanziarizzazione dei beni comuni, delle risorse e della vita

Consumo di suolo e di territorio

Salute

Per ogni punto sono stati declinate alcune analisi e delle proposte.

– Finanza

Il tema ha avuto un duplice approccio, da un lato fermare la crescente finanziarizzazione di tutti i beni e servizi che riguardano la vita, dall’altra riappropriarsi  della finanza pubblica, visto che non è vero che non ci sono le risorse, per finanziare l’interesse collettivo e non i profitti privati. Da un lato quindi contrastare i finanziamenti pubblici per profitti privati, dall’altro piegare gli strumenti di finanza pubblica verso i bisogni delle comunità.

Sul primo asse si è affermato il totale rifiuto della valorizzazione del suolo, del territorio, delle risorse naturali, e della stessa salute. Ciò comporta la necessità di fermare il meccanismo delle compensazioni che deve andare di pari passo a quello del patto di stabilità in quanto rappresentano due facce dello stesso problema ovvero la colonizzazione dei territori da parte delle multinazionali e delle multiutility.

Proposte

  • Fermare la svendita delle terre demaniali tramite CDP
  • Azioni sugli enti locali per non rinnovare i contratti con le multiutility per la gestione dei servizi.
  • Azioni per rafforzare il rifiuto dei limiti imposti dal patto di stabilità.
  • Mappare i mutui dei comuni per verificare l’eventuale possibilità di rinegoziazione, richiedere commissione auditoria negli consigli degli enti locali, richiedere la cancellazione del debito proveniente da derivati.
  • Organizzare momenti formativi per rafforzare la conoscenza sul tema e identificare formatori regionali  – (proposta di organizzare un seminario a Parma in ottobre)
  • 28 o 29 settembre – Assemblea contro la finanziarizzazione e la privatizzazione dei beni comuni a Parma
  • I delegati della Telecom hanno presentato la loro campagna sulla pubblicizzazione dell’azienda, settore strategico del paese.

 

– Consumo di suolo e di territorio

E’ necessario fermare il consumo di suolo e di territorio utilizzando tutti i mezzi necessari: legali, di pressione, di iniziativa legislativa dal basso e di lavoro nelle istituzioni (dove opportuno) e riappropriandosi fisicamente di quegli spazi soggetti a speculazione. La pratica delle  compensazioni è sentita da un lato come “inquinamento democratico” delle istituzioni e dall’altro come azione repressiva a monte (E’ importante precisare che si tratta  delle compensazioni agli enti locali e non dei risarcimenti per danni già subiti). Gli Enti locali non potendo più spendere a causa del patto di stabilità non hanno altra scelta che vendere il territorio agli speculatori.

Il rifiuto del meccanismo delle compensazioni e il concetto di riappropriazione sono centrali per tutte le vertenze. La riappropriazione viene individuata come una pratica comune da perseguire in maniera ampia e popolare. A questo scopo è necessario operare una ricomposizione sociale per rendere le lotte realmente popolari, lo strumento utile ad unire riappropriazione e ricomposizione viene identificato nel presidio.

Occorre ristabilire la sovranità dei cittadini sul territorio tenendo ben presente che gli Enti locali da una parte sono stati svuotati del loro potere decisionale ed esautorati dalle loro tradizionali funzioni di controllo, dall’altro sono al servizio delle varie holding di speculatori, inclusa tra queste la mafia. Molto importante in questo senso decostruire il concetto di illegalità legato soprattutto ad azioni di riappropriazione affermando che ciò che è legittimo non necessariamente è legale visto che le istituzioni sono spesso complici dell’espropriazione dei territori a scapito dei cittadini.

Occorre mettere in moto processi collettivi volti a definire le priorità delle comunità e strutturare processi economici locali volti a produrre ciò che serve sul territorio stesso.

Proposte

  • Campagna contro le compensazioni
  • Moltiplicare i presidi sui territori
  • 12 ottobre: Mobilitazioni territoriali in tutta Italia contro ogni forma di colonialismo dei territori e per la riappropriazione dei beni comuni
  • 19 Ottobre – Manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare a Roma

 

– Salute

La salute è percepita come tema unificante e prioritario per l’entità dei danni che produce. E’ necessario rifiutare il concetto che esistono delle comunità sacrificabili (vedi Taranto, Civitavecchia, ecc.). E’ necessario respingere la gestione commissariale delle emergenze ambientali e sanitarie e la crescente neoliberalizzazione sanitaria che tende a ricondurre i problemi di salute di intere comunità alla dimensione degli stili di vita individuali.

Proposte

  • Campagna contro il biocidio
  • Autunno: Mobilitazione regionale in Campania
  • Costruzione di una rete di avvocati e medici
  • Costruire appuntamenti formativi sul territorio per rafforzare le competenze dei comitati
  • Sorvegliare l’iter del “decreto del fare” relativamente alla questione delle bonifiche
  • Realizzare una mappatura / allargamento ad altri comitati e vertenze su base territoriale (da individuare per rilevanza dell’impatto sanitario)

 

Sono inoltre stati discussi e si è trovato consenso sui seguenti temi e proposte:

  • Pubblicazione dal basso sui beni comuni: tutte le pubblicazioni sui bene comuni afferiscono principalmente al mondo accademico è necessario far sentire la voce di chi la lotta per i beni comuni la pratica quotidianamente.
  • Sostegno e appoggio alle esperienze delle fabbriche recuperate: occorre mappare tutte le esperienze in corso e trovare forme di sostegno attivo per consolidare lo spazio politico aperto da queste esperienze.
  • Campagna per le amnistie delle lotte sociali: si guarda con interesse a questa campagna, non essendo presenti nessuno dei promotori ci si propone di capire di più e trovare eventuali forme di collaborazione e sostegno.

Inoltre, trasversale alle varie discussioni, si individua la capacità di nuove esperienze di partecipazione diretta come risposta alla rottura democratica. Infatti in questa fasi di crisi, in più di un intervento, si è sottolineato come le dinamiche che producono interventi invasivi nei territori o sui beni comuni, siano innanzitutto l’imposzione di una voltontà, che per semplicità definiamo dei profitti, su quella di una comunità territoriale o dell’interesse collettivo.

Questo causa un’espropriazione non solo di beni materiali, ma della possibilità di esercitare la propria volontà e rompe direttamente il patto di mediazione che le istituzioni rappresentative stanno cessando, progressivamente, di svolgere.

Durante lo svolgimento del campeggio,  inoltre, si sono svolte delle assemblee specifiche su: “campagna sul fracking” e su “terra bene comune”, oltre che sul percorso “per una vertenza unica toscana”.

 

Proposte di prossime iniziative comuni

L’assemblea indica una settimana di mobilitazione comune che si aprirà il 12 ottobre, in connessione diretta con le lotte di oltreoceano, a partire da quella contro la diga di Quimbo in Colombia, con azioni diffuse in tutti i territori, che avverranno in maniera coordinata ed in una cornice comunicativa comune e si concluderà il 19 ottobre con una manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare.

La settimana di mobilitazione comprende anche lo sciopero dei lavoratori indetta dai sindacati di base per il 18 ottobre.

Il prossimo appuntamento per continuare ad approfondire i ragionamenti iniziati durante il campeggio e completare l’organizzazione della mobilitazione di ottobre sarà a Parma  28 o 29 Settembre in occasione della 4 giorni organizzata dai comitati NO INC.

Ulteriori occasioni per muovere dei passi avanti sulle riflessioni e campagne comuni saranno la mobilitazione regionale in Campania prevista per l’autunno che viene messa a disposizione come momento comune per iniziare a ragionare su una campagna contro il biocidio e gli stati generali del lavoro convocati da Etinomia/NO TAV dal 27 al 30 settembre che rappresentano un’occasione per muovere passi in avanti per costruire azioni alternative concrete volte a scardinare il ricatto salute/devastazione – lavoro. Inoltre è stato segnalato come un ulteriore opportunità di riflessione comune il convegno “Ripubblicizzare si può, ripubblicizzare si deve” promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che si svolgerà a Torino il prossimo 21 Settembre.

http://campeggioamiata.noblogs.org/

 

Dalla valle alle metropoli, per un autunno di conflitto

Movimenti di lotta per la casa e per il diritto all’abitare, centri sociali e spazi occupati, collettivi studenteschi e precari, militanti del movimento no tav  e di altre lotte a difesa del territorio, ci siamo incontrati al campeggio di lotta di Venaus – tra cariche nei boschi e momenti di lotta e condivisione – per costruire un percorso comune che guardi avanti, verso un autunno di conflitto di cui tutt* condividiamo l’urgenza.

 

Abbiamo individuato nella data del 19 ottobre (già indicata dalla 2 giorni sull’abitare a Porto Fluviale) un’occasione utile per mettere a verifica un percorso e intrecciarne molti altri. Una giornata in cui assediare i Ministeri che traducono le direttive della troika in leggi e decreti che distruggono le nostre vite. Un punto di partenza dunque e non di arrivo. Non una scadenza ma un processo in costruzione, da articolare  nei differenti territori da cui proveniamo.

 

Raccogliamo la proposta uscita dagli incontri avvenuti al campeggio del Monte Amiata di una mobilitazione diffusa sul territorio in occasione del 12 ottobre sul tema del colonialismo sui territori, attendiamo la conferma di una giornata di mobilitazione transnazionale dall’Hub Meeting di Barcellona per il prossimo 15 ottobre e c’impegnamo nella costruzione di iniziative territoriali di avvicinamento, sostenendo lo sciopero del sindacalismo conflittuale e di base del 18 ottobre. Non una data ma una settimana di mobilitazione.

 

Una riflessione comune ha registrato una necessità che è anche un auspicio: c’è bisogno di un salto di qualità nell’agire dei movimenti; non si può continuare a condurre battaglie divise che si consumano nel proprio ciclo fisiologico o nella separatezza della propria specificità, quando il comando che ci governa dall’alto impone ogni giorno nuove misure di austerità che decidono le finanziarie di interi paesi. Lottare contro il Tav non è diverso dall’occupare una palazzina per dare un tetto a chi non ce l’ha, difendere uno sfratto, lottare per l’erogazione di un reddito dignitoso per tutt*, difendere servizi essenziali alla persona o sostenere attivamente le lotte che si producono nel mondo del lavoro.

 

Il tema della riappropriazione è emerso con forza come necessario corollario alla difesa dei territori dalla valorizzazione capitalistica. La parole d’ordine del “Non pago!” e dell’“Occupiamo tutto!” le poniamo come metodo e programma, da agire nella quotidianità dei nostri percorsi. Battaglie concrete da iniziare a proporre e attivare dentro quella composizione sociale fluida di nuovi poveri che vede sempre più simili nelle condizioni di vita e nei bisogni precari, migranti, studenti fuori sede, operai e ceti medi. Riprendendoci le case di cui abbiamo bisogno per vivere, auto-riducendoci le bollette del gas, dell’acqua e della luce, per iniziare a ridurre il ricatto di un lavoro salariato sempre più esiguo e costretto in una competizione al ribasso.

 

Su tutti questi temi, nella costruzione di questa settimana di mobilitazioni, verso e oltre il 19 ottobre, invitiamo tutti quei soggetti, quei collettivi e quelle singolarità che non abbiamo ancora avuto modo o occasione di incontrare a raggiungerci e confrontarsi con noi, aperti nella discussione e nel confonto, con la discriminante precisa di mantenere il profilo di indipendenza e autonomia di un percorso che si vuole sganciato da interessi partitici e di rappresentanza istituzionale. C’impegnamo quindi fin da ora a costruire momenti assembleari e di organizzazione nei singoli territori di provenienza e una giornata di assemblea generale da costruire a Roma nella seconda metà di settembre.

 

 

Assemblea “Dalla valle alle metropoli”

Venaus, campeggio di lotta notav, 20-21 luglio 2013

Dopo la passeggiata in Clarea, liber* tutt*

Venerdì notte abbiamo salutato l’alba del 20 Luglio nella passeggiata in Clarea contro la prepotenza e la violenza sistematicamente organizzata dalle truppe di occupazione dello stato italiano nella Val Susa, con un pensiero continuo nella mente che non potrà mai scomparire dalla memoria di chi ha vissuto le giornate di rivolta contro la globalizzazione neoliberista a Genova nel 2001, con la morte di Carlo Giuliani assassinato dal fuoco dei carabinieri, mano armata dell’oligarchia della governance mondiale che in quei giorni riuniva i capi di stato degli 8 “grandi” porci e maiali della terra.
Una passeggiata notturna di lotta nei boschi della Val di Susa da più di vent’anni mobilitata contro il folle progetto del treno merci Torino/Lione. Una manifestazione legittima quella di venerdì sera che interessava necessariamente e inderogabilmente quello che lì in Valle è il problema, il non cantiere, il fortino del progetto treno alta velocità Torino Lione. Non è certo questa la sede per spiegare ciò che abbiamo già detto e i Valligiani meglio di noi, con calma e delle volte anche urlato nelle piazze, nella manifestazioni e sulle barricate quando era necessario, ovvero le ragioni specifiche e generali, tecniche e politiche del perché quella del Tav sia un’opera inutile, strutturalmente legata alla speculazione e agli interessi dei soliti noti gruppi di potere che dal Pd e PdL si spartiscono le risorse pubbliche nelle truffe,  nel consociativismo, nella perpetua e sistematica corruzione.
Prima dicono con retorica giornalistica che la Valle soprattutto nell’ultimo ciclo di lotte era e rimane schiacciata su una dimensione “partigiana” della popolazione locale: il particolare che prevaleva sull’interesse generale, “l’egoismo localistico” contro le grandi e globali esigenze del mercato neoliberista, particolarità contrapposte alla supposta collettività, insomma una piccola parte di territorio ribelle contro il resto della penisola , invece a dir loro, commossa ed entusiasmata dal sol dell’avvenire del treno merci più veloce d’Europa. Poi però quando nella Valle accorrono da tutta Italia, delegazioni e poco più, di compagni attivi nei nodi solidali alla battaglia no tav dislocati su e giù per la penisola e quindi si testimonia – come se ancora ce ne fosse bisogno come se non fossero bastate le tante manifestazioni che nel biennio 2011/2013 sono state organizzate a migliaia in diverse città – che c’è un movimento nazionale a difesa della Val Susa e che la questione non riguarda solo quel lembo di valle ma il destino dell’intero paese viste anche le risorse pubbliche mobilitate, ecco ripartire subito, in automatico il disco rotto della litania sugli infiltrati, black block, brutti e cattivi provenienti da diverse parti del pianeta, da oscuri mondi infestati di fantasmi e complotti insurrezionalisti.

Perché hanno paura? Perché da quel treno partono molte tante ricche variazioni su un tema che fa paura ai padroni e alla corrotta classe politica del governo di solidarietà nazionale Letta/Alfano per gli interessi della Troika. Perché da lì moltitudini organizzate contro il capitalismo neoliberista s’incontrano per costruire un mondo diverso, altro, nuovo, più giusto e lo fanno lottando, strappando un centimetro alla volta sul campo e delle volte con l’esercizio e uso legittimo della forza collettiva, della resistenza di un’intera popolazione.

Perché nella profonda e sistemica crisi economica, complessiva di un intero ciclo di accumulazione e valorizzazione capitalistica, al centro del flop della finanziarizzazione dell’intero ciclo economico, dell’intero processo produttivo, fin’anco della vita, del welfare e dei beni comuni, dell’acqua come del suolo, nella progressiva precarizzazione e impoverimento di sempre più vasti settori sociali, incrociando momenti di lotta e assemblee, spazi di cooperazione e di autorganizzazione, accade che i movimenti per il diritto all’abitare incontrino insieme agli studenti e al precariato sociale e giovanile i comitati No tav e le realtà in lotta per la difesa dei beni comuni e che insieme rilancino un percorso di lotta nazionale, in connessione e cospirazione con gli appelli alla mobilitazione transnazionale per un autunno prossimo di lotta e di conflitto. Un percorso, quello verso l’autunno, che si sta delineando con una settimana di mobilitazione nel mese di ottobre dove far convergere mobilitazioni coordinate e delocalizzati del 12 per la difesa dei beni comuni proseguendo con appuntamento transnazionali di sciopero sociale  del 15 fino allo sciopero del sindacalismo di base e conflittuale del 18 e alla manifestazione nazionale a Roma del 19 ottobre contro le politiche di austerity.

Tanto è stato fatto ma molto c’è ancora da fare per costruire dei dispositivi pubblici e reali di allargamento e convergenza verso queste settimana, che non vuole essere esclusivamente un calendario di iniziative, ma il lancio reale nei territori di un’alternativa di lotta autonoma ed indipendente che sappia essere all’altezza della crisi che stiamo subendo.  La nostra scommessa sta proprio in questo, costruire degli spazi e dei luoghi di ricomposizione delle tante vertenze sociali e lavorative che stanno attraversando la penisola. Nessuno può considerarsi autosufficiente in questa fase politica. Per questo abbiamo bisogno di una variabile indipendente che riesca a connettere le lotte dei precari, disoccupati e dei cassintegrati con le battaglie di difesa dei beni comuni, dei migranti e dei studenti. Una settimana di iniziative che veda come baricentro delle proprie rivendicazioni il reddito di base e diritti dentro ed oltre il lavoro come orizzonte di conflitto da praticare e da mettere al centro della nostra azione quotidiana attraverso l’occupazione delle case, le autoriduzioni, la riappropriazione del welfare, l’occupazione e l’autogestione dei luoghi di lavoro.

Hanno paura nemmeno a dirlo anche di questo.

Accade però che esercito, polizia, carabinieri, finanza e per giunta la magistratura a legittimare in pectore la repressione e la tortura sistematica con i pestaggi, le intimidazioni, i palpamenti di questi balordi in divisa contro i nostri compagni e compagne, scelgano la strada scellerata della mattanza perché quello hanno tentato in definitiva di fare, impedito solo dalla capacità collettiva da parte dei compagni e compagne presenti di tenere il punto e gestire in emergenza una difficile situazione. E già perché le truppe di occupazione hanno fatto un certo salto di qualità, non solo hanno deciso, e lo avevano già fatto in precedenza, di uscire dal fortino in Clarea ma anche e soprattutto hanno scelto di chiudere con un’operazione a tenaglia i manifestanti in un imbuto che li ha costretti a resistere finchè si è potuto e poi a fuggire in pericolosi sentieri e scarpate tutt’intorno al fortino alle sue truppe di occupazione.

Accade così che due nostri compagni e fratelli siano in prigione insieme ad altri rastrellati e pestati durante gli scontri dell’altra notte. Nemmeno a dirlo, siamo al loro fianco e ci batteremo con ogni mezzo necessario per una immediata e incondizionata libertà per loro e per tutte e tutti coloro che sono rinchiusi ingiustamente nelle patrie galere e privati della propria libertà.

Nodo editoriale indipendente

“Siete la democrazia che uccide” – Comunicato Stampa di Alexis Occupato

Nella giornata dell’11 Luglio insieme ad altre realtà territoriali abbiamo dato vita ad un corteo che si è snodato per le vie di Ostiense e San Paolo e che reclamava reddito e diritti, in contrapposizione alle conseguenze devastanti delle politiche di austerity e di precarizzazione delle vite, dallo sfruttamento dei territori sottratti alle comunità allo smantellamento progressivo dei sistemi di welfare: abbiamo usato lo slogan “NON CI SUICIDERETE, ROMA SUD CONTRO LA CRISI”, perché vogliamo rompere la solitudine che porta soggetti impoveriti a sempre più frequenti gesti di disperazione.
Durante il corteo abbiamo sanzionato con azioni simboliche alcuni luoghi emblematici dell’oppressione sociale perpetrata dai governi di ambo gli schieramenti, così come dai governissimi degli ultimi tempi; per questi motivi giunti a Parco Schuster abbiamo deciso di contestare il PD, prima con diversi interventi dal camion poi tentando un’occupazione pacifica del parco che si opponesse a quella militarizzata e coatta che è stata protratta sull’unico spazio verde e d’aggregazione del territorio, al fine di lasciar spazio ad un evento partitico a scopo di lucro, quale la Festa dell’Unità. L’accoglienza all’insegna dello slogan “Bentornato Futuro” è stata molto partecipata, tra manganellate e lanci di cavalletti, lasciando contusi e feriti alcuni compagni.
L’asse ben saldo PD-PDL ha tentato invano di affibiare metodologie squadriste e mafiose (da lor signori ben conosciute e sistematizzate), a chi ogni giorno lotta per una vita dignitosa e restituisce vita a spazi altrimenti abbandonati, trasformandoli in opportunità per tutte e tutti di ridistribuzione di saperi e socialità, laboratori in cui sperimentare il comune e creare strumenti di autonomia e indipendenza.
Oggi quegli stessi spazi sono nuovamente minacciati dalle politiche di coercizione e di repressione messe in atto dallo squallido teatrino istituzionale e dalle politiche atte a creare consenso elettorale con lo scopo di eliminare qualsiasi voce di dissenso e di opposizione critica e ragionata, pericolosa minaccia per l’incolumità del loro sistema affaristico.
Crediamo la strategia utilizzata in questi giorni dai partiti, attraverso dichiarazioni e articoli, punti a distogliere l’attenzione da quelli che sono i contenuti e le provocazioni politiche da noi portate, nel tentativo di screditarle gettando fango, come avvenuto spesso ultimamente, su uno spazio politico e sociale come Acrobax. Riteniamo importante precisare che all’organizzazione del corteo ha preso parte una composita rete di soggetti di precari, cassintegrati, disoccupati e studenti, facenti parte di diverse realtà sociali (tra cui il Laboratorio Acrobax) che ben conoscono le politiche a cui sono soggetti e che con altrettanta convinzione si attivano ogni giorno per eliminarle, anche attraverso il rapporto e la costante collaborazione con il territorio e con la sua collettività.
Da qui si potrebbe trarre un dato reale: c’è chi, offrendo servizi e rendendosi un vero e proprio strumento di ammortizzazione sociale, ha contribuito realmente a migliorare la vita e la socialità di un quartiere sottomesso, al degrado da un lato, e ai profitti dall’altro; c’è poi chi invece non ha contribuito in alcun modo a cambiare lo stato delle cose, nè al livello territoriale nè sul piano nazionale. I primi a cui ci riferiamo sono ovviamente gli spazi sociali occupati, i secondi i politicanti del Partito Democratico che oggi rappresenta proprio i governi dell’austerity e la volontà di praticare la crisi come scelta politica. Possiamo infatti evidenziare l’azione del PD (così come del PDL, di cui si fa stampella e da cui infatti riceve sostenuta solidarietà mediatica) che altro non ha fatto che appoggiare concretamente tutte le politiche e i processi di impoverimento, privatizzazione del pubblico e devastazione dei territori tenuti negli ultimi anni dai governi e dalle lobby capitaliste. La precarietà e i precari sono frutto di queste politiche che puntano a rafforzare i ceti più abbienti sottraendo spazi e ricchezze al pubblico.
Il nostro corteo ha puntato proprio a denunciare queste politiche e questi atteggiamenti, contrapponendone questioni fondamentali come il reddito di base incondizionato, importante strumento contro la crisi sociale ed economica, ed unica risposta possibile al problema dell’irrasanabile distruzione e frammentazione del mercato del lavoro. Ed è proprio sulla questione del reddito che differenti partiti, tra cui il PD, hanno basato parte della loro campagna elettorale, rinnegandola poi attraverso il voto contrario nel momento in cui proposta sottoforma di legge (per la precisione, sul reddito di cittadinanza).
Non c’è dunque da stupirsi se il dato elettorale a Roma evidenzia un tasso di astensionismo mai visto prima e di cui rivendichiamo con orgoglio di farne parte in quanto la nostra attività politica è di tutt’altro tipo. Dunque il PD, nello specifico Marino, crede davvero che il problema di una città che non rappresenta siano gli spazi sociali occupati, stessa idea in voga oltretutto all’ex sindaco Alemanno? E’ per questo motivo che il cambio di poltrona al Campidoglio non ci rassicura affatto, per quanto nutriamo profondo disprezzo per Alemanno, in quanto ricordiamo bene la giurisdizione Veltroni e in quanto siamo a conoscenza delle politiche attuate dai sindaci PD governanti diverse città d’Italia, politiche degne della peggiore fazione destra neoliberista.
Vogliamo ricordare che tutto ciò che a lor signori appare come “numeretti per percentuali elettorali e statistiche” rappresenta persone, che l’occupazione di 22 stabili a scopo abitativo in 6 mesi non è un dato marginale e che la realtà dei fatti li sta ponendo difronte un difficile problema: possono scegliere se nascondersi dietro un dito, se fare orecchie da mercante o se lavarvese le mani, ma il problema resta loro.
Vogliamo infine rispondere alle infami e vili accuse che il PD ci ha scagliato contro negli ultimi giorni: vogliamo ribadire che l’atteggiamento mafioso è quello di chi si nasconde dietro la macchina istituzionale al fine di lucrare sulle vite, di chi si appropria dei beni pubblici per i propri fini o per svenderli ai soliti affaristi e speculatori, di chi tenta di intimidire e reprimere ogni giorno nelle strade e nelle piazze tutti coloro che reagiscono e non si arrendono al vedersi negare ogni garanzia e ogni richiesta; vogliamo ribadire che l’atteggiamento squadrista è esattamente quello che si è attuato nei nostri confronti a Parco Schuster, non solo con la coatta occupazione di un parco pubblico, con la sfrontatezza nei confronti di chi, tra bambini, giovani e anziani, storcesse il naso per questa occupazione, ma anche con l’aggressione, documentata già da 2 video resi pubblici nei quali si evidenziano le reali responsabilità di forze dell’ordine e militanti del PD, invano tentata di giustificare dall’uso di sedicenti bombe carta (ci risulta sia esploso unicamente un comune petardo ben a distanza da qualsiasi possibile obiettivo). Il Partito Democratico risponda dunque piuttosto in termini di contenuti sulle tematiche poste dal corteo.

Non ci lasceremo intimidire nè reprimere. Continueremo a fare quello che facciamo perchè a differenza vostra è un’alternaiva reale e concreta. Continueremo ad autorganizzarci come crediamo, con chi crediamo. Uniti nella lotta: se toccano uno, toccano tutti!

Alexis Occupato

Solidarietà ai\alle 18 compagni\e sotto processo per la manifestazione del 15 ottobre 2011

Giovedi 18 Luglio seconda udienza: tutte e tutti a piazzale Clodio
ore 9.30 presidio di lotta di fronte e dentro il Tribunale

DEVASTANO IL PIANETA, SACCHEGGIANO LE NOSTRE VITE LA SOLIDARIETA’ RESTA UN’ARMA

Sottoscriviamo tutte e tutti alla
Cassa di Solidarietà 15 Ottobre

Bollettino di conto corrente postale
CCP n. 61804001
intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001
Via dei Volsci 56 – 00185 Roma
Causale: “15 Ottobre”
Bonifico bancario intestato a:
Cooperativa Culturale Laboratorio 2001
Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001
Causale: “15 Ottobre”

i compagni e le compagne”