“La zappa degli studenti sovversivi” da “comune-info.net”

Secondo anno per la «Scuola del Giardiniere sovversivo e di Permacultura». Teoria e pratica sul campo al centro sociale Acrobax, con il gruppo di guerrilla gardening romano Giardinieri sovversivi. L’unica scuola al momento dove i tagli sono ben visti da allievi e docenti. Quelli delle erbacce.

Sabato primo dicembre suona la campanella: alle 17,30 presso Acrobax a Roma (via della Vasca Navale 6), verrà presentata la Scuola del Giardiniere sovversivo e di Permacultura. Il corso è organizzato dai Giardinieri Sovversivi Romani (gruppo di guerrilla gardening antifascista ed antirazzista di Roma) ed affronterà anche quest’anno argomenti come giardinaggio d’assalto, nozioni di base di fitobiologia applicata e tecniche di coltivazione naturale, con lo scopo di aumentare nei cittadini una coscienza «verde», lasciando ad ognuno il libero arbitrio di far poi, di questo piccolo bagaglio culturale, ciò che meglio crede.

Gli aspiranti giardinieri sovversivi faranno palestra sul campo ovvero presso il Laboratorio occupato autogestito Acrobax, centro sociale con i suoi dieci anni di storia (nel sito si legge «Era il 2001, tornavamo tutti/e dai giorni del G8 di Genova. Anche chi non ci era stato/a. Perchè quella è una data spartiacque per molti/e della nostra generazione….) che ha sede nell’ex-cinodromo di Roma, uno stabile enorme nel quartiere Marconi, un tempo del tutto abbandonato e recuperato in questi ultimi anni come laboratorio del precariato metropolitano e come importantissima opera di riqualificazione per l’intero quartiere e la città.

In questo spazio sono presenti diversi laboratori, Acrobax Expo, All Reds Rugby, All Reds Basket, Circolo Anpi Renato Biagetti, Laboratorio Aion, Progetto Ansa del Tevere, Barriot e Cucinodroma, La Popolare Palestra Indipendente, Renoize e ovviamente anche il laboratorio dei Giardinieri sovversivi. Il centro è un spazio culturale, impegnato in lotte sia sociali che politiche, con un occhio di riguardo per il precariato, il diritto alla casa, il carcere, le lotte contro la repressione e il neofascismo.

Il gemellaggio tra Giardinieri sovversivi (Gs) ed Acrobax è nato nel 2011 quando con zappe e rastrelli in mano si è data vita a un’opera di riqualificazione e condivisione degli spazi verdi dell’ex Cinodromo: il CinOrto Sinergico Sovversivo, un piccolo vivaio dove si conservano le piante donate da vivai e cittadini per le azioni di guerrilla gardening, progetti di sistemazione del verde come la grandissima opera di terrazzamento iniziata con l’aiuto dei ragazzi del Servizio civile internazionale, il parco dei bimbi al Baricadero e la sistemazione della grossa e grassa aiuola dell’entrata.

Grazie all’entusiasmo di lavorare a un comune progetto, è stata aperta in questi spazi la scuola di Gs, in modo da far conoscere a quanta più gente possibile un luogo storico romano purtroppo ai più sconosciuto con l’intenzione di valorizzare i numerosi spazi verdi che vi sono presenti in un progetto condiviso con la città.

Il programma del corso prevede quest’anno ben due moduli: Modulo 1: giardinaggio sovversivo (una parte teorica in cui verranno spiegate le nozioni di base del giardinaggio come botanica, terreno e concimazione, moltiplicazione delle piante, le malattie, tecniche di potatura ed una pratica di guerrilla gardening, tecniche varie per la moltiplicazione e la cura delle piante). Modulo 2: permaculura sovversiva (dove impareremo come fare un piccolo orto domestico, come coltivare con poca terra e in verticale, come trasformare gli scarti alimentari in risorse agricole e tutta la «magia» dell’agricoltura naturale e sinergica, facendo pratica con zappa alla mano nella terra che costeggia il campo da rugby tra le altre terreno analizzato in laboratorio come ottimo e non inquinato).

Il corso insegnerà quindi le basi per il giardiniere e contadino sovversivo perfetto, per poter costruire «le armi del mestiere» (come le bombe di semi, lattine volanti, moss graffiti) e tutto quello che occorre per coltivare in maniera salutare i prodotti che troviamo sulla nostra tavola. Le lezioni della Scuola del Giardiniere sovversivo si terranno il sabato dalle ore 15 alle 18 e avranno durata fino alla fine di giugno. La Scuola è gratuita, ma verrà chiesta una quota di partecipazione, valida per l’intero corso, di soli 10 euro per studenti e disoccupati, 15 euro per i lavoratori e/o per chi è più fortunato.

Il ricavato verrà devoluto alla «Sacra» Guerrilla Gardening, sia per l’acquisto dei materiali per le lezioni (come piante, attrezzi da giardino, concime) sia per il materiale didattico distribuito durante le lezioni (carta e toner). La prima classe a intraprendere questa avventura lo scorso anno ha avuto la partecipazione di 63 allievi giardinieri, ma per il nuovo corso si conta di dilagare il «Verbo Verde»…

Per conoscere meglio la scuola e come ogni inaugurazione che si rispetti dopo la presentazione sarà offerto uno squisito aperitivo vegano (grazie a VeganRiot!) e chi vorrà potrà restare alla videoproiezione del film «Gli Equilibristi» (regia Ivano De Matteo, 2012), insieme al regista e Valerio Mastandrea.

Per avere un’idea di cosa è possibile combinare una volta frequentato il corso suggeriamo di dare un’occhiata al foto-reportage Il suono dei tulipani. Per arrivare invece preparati alla scuola consultate un po’ di archivio qui.

La prima foto di questa pagina è di Matteo Micalella e riguarda l’iniziativa promossa a Roma domenica 4 novembre  da Giardinieri sovversivi: dell’iniziativa si parla in questo articolo. Nella seconda foto, lezione della scuola dei giardinieri dello scorso anno (tra i più attenti gli allievi a quattro zampe).

E se infine pensate che guerrilla gardening, permacoltura e orti urbani siano materie e pratiche che dovrebbero entrare nelle scuole (ammeterete che siete un po’ fuori di testa) allora dovete leggere questo articolo, Proposta ai ragazzi/e delle scuole in movimento, e darvi da fare nel farlo rimbalzare in rete.

>>> da http://comune-info.net/2012/11/la-zappa-degli-studenti-sovversivi/

1 Dicembre@Acrobax – “Gli Equilibristi” Proiezione e dibattito con I. De Matteo E V. Mastrandrea

Ore 21 proiezione del film Gli equilibristi. Regia Ivano De Matteo, 2012. A Seguire dibattito: introduce la trasmissione “Visionari” di Radio Onda Rossa, incontro con Ivano De Matteo e Valerio Mastrandrea

Nel 2002 abbiamo occupato l’ex cinodromo trasformandolo nel laboratorio del precariato metropolitano. Eravamo e siamo ancor oggi acrobati, equilibristi sospesi sul filo della precarietà tra lavori intermittenti, disoccupazione e affitti inarrivabili. Nel 2012 sono milioni i precari che vivono nell’ansia, uno stato di insicurezza cronico dovuto non solo a sentirsi come sospesi a un filo, ma consapevoli che il più piccolo errore o malaugurato accidente può fare la differenza tra un tenore di vita accettabile e una vita da marciapiede. Per questo siamo convinti che combattere contro la precarietà significa lottare per la dignità e per la libertà. Siamo lieti di presentare l’ultimo lavoro di Ivano De Matteo, un film che racconta la nostra condizione esistenziale.

>> Intervista a Valerio Mastrandrea (di Samir Hassan)

 “Anche chi ha il posto fisso è un’equilibrista”.

Valerio Mastandrea racconta il suo nuovo film, un’altalena tra precarietà professionale e sentimentale.

Quando più di un anno fa l’ex-ministro Brunetta definì un gruppo di precari (che lo contestarono a Roma, ad un convegno sulle innovazioni tecnologiche) come l’Italia peggiore, non si aprì solo una fitta canea mediatica, ma anche una ridefinizione del tema della precarietà. Si udirono da più parti inviti, rivolti ai “giovani bamboccioni”, di andare a lavorare; di cercarsi un lavoro, un posto fisso, di uscire dall’alveo familiare, di tuffarsi nella vita e nel mercato del lavoro e delle professionalità. La Grecia era nel pieno del suo collasso, lo spread era un termine usato da pochi addetti ai lavori e l’Italia ancora non aveva un governo tecnico. Eppure qualche giovane senza peli sulla lingua fece la voce grossa, ricordando al paese che il posto fisso, in un mercato del lavoro senza garanzie e sistematicamente deregolamentato, è un meccanismo di precarizzazione tale e quale ad un contratto a progetto. Gli Equilibristi, una delle ultime fatiche interpretate da Valerio Mastandrea, sembra essere il sequel reale di quel fatto; una pellicola che evidenzia come le connessioni tra la precarietà lavorativa e quella esistenziale non siano solo salde, ma anche sequenziali, conseguenti, quasi inevitabili. Con delle specifiche ben precise: il degrado umano della persona, il problema della famiglia, la difficoltà di accettare un così repentino cambio di vita.

***

Gli Equilibristi più che un film sembra l’amara verità di molte famiglie italiane; possiamo definirla una vera e propria pellicola di “denuncia sociale”?

 «Ogni film che riesce ad indagare sulla realtà delle cose e del mondo che ci circonda in genere compie un lavoro di “denuncia sociale”. Denunciare è dunque sinonimo di mettere in risalto, mostrare le zone sotterranee della nostra storia, della storia delle persone. Tuttavia “denunciare” non è un verbo che mi piace molto. Potrebbe essere sostituito da “stimolare”, “riscoprire” e tanti altri che non permetterebbero di non perdere il senso più profondo del fare cinema. Capire, forse questa è l’espressione più appropriata.»

 Mettendoti nei panni di Giulio, un italiano qualunque, hai percepito la povertà come sola mancanza di denaro oppure la colleghi ad un’umanità che il tuo personaggio sembra smarrire scena dopo scena?

«Nel film si parla di un uomo col posto fisso, cioè il nuovo grande sogno italiano. Questa è, forse, la novità dei tempi nostri; ovvero, anche chi appartiene ad un ceto medio, quindi relativamente “coperto” da un punto di vista professionale, non è più al sicuro davanti ad uno sconvolgimento della propria vita. Non è al sicuro economicamente, non lo è altrettanto dal punto di vista emotivo. Economia ed emotività. Due cose così distanti ma che possono creare un corto circuito molto pericoloso.»

Il titolo del film rimanda ad una vita in bilico, vissuta tra precarietà e altalene professionali. Responsabilità delle classi dirigenti o della passività di chi ne fa le spese ogni giorno senza alzare la voce?

«La povertà ha sempre fatto parte della storia dell’uomo. E’ cambiato il potenziale di solidarietà ed aiuto che si potrebbe mettere collettivamente in campo per scongiurarla, per alleviarla laddove non si può evitare. Parlo di potenziale perché – paradossalmente – più aumenta la coscienza e l’attenzione verso chi non se la passa bene e più, chi possiede maggiori possibilità, ignora e tira dritto. E non sto parlando di classi sociali più abbienti, ma degli apparati istituzionali che – direttamente o indirettamente – sono parti in causa di queste crisi.»

Quando De Matteo ti ha parlato della sceneggiatura, qual’è stata la tua prima reazione? E com’è sul set Ivano, ai più noto come il Puma della serie di Romanzo Criminale?

«Ivano lo conosco da quasi 20 anni. Conosco il suo percorso artistico e la sua passione smodata che infonde in questo lavoro. Tutti ci dovrebbero lavorare almeno una volta, sarebbe un’ottima scuola, umana e professionale.»

Il film diretto da De Matteo, Il comandante e la cicognaPadroni di casa: tre film contemporaneamente nelle sale, una mole di lavoro – immaginiamo – notevole. Ti senti, a modo tuo, un’equilibrista?

«A dire il vero mi dispiace di queste uscite in contemporanea. Questi tre film sono frutto di tanti mesi di lavoro, e vederli sfidarsi, vedere il loro destino giocato nell’arco di un mese o poco più è una sensazione abbastanza desolante. In un certo senso possiamo dire che è il segno evidente di un mercato impazzito, che cerca di tutelare i suoi prodotti cercando di venderli nel minor tempo possibile rispetto ad altri produzioni promosse in contemporanea. Io continuo a considerare i film a cui partecipo tutt’altro che prodotti da vendere, ma comprendo che si muovono in un mercato che, però, deve riconsiderare regole, spazi e soprattutto deve imporsi di educare il pubblico a pensare che un film al cinema è diverso d un film visto su un dvx o in televisione.»

 

La nostra risposta alla vostra miseria!

Ci troviamo a scrivere questo breve documento perché sentiamo di avere una responsabilità: quella di reagire!

Camminiamo per le strade di San Paolo, un territorio devastato dalla nascita e continua espansione dell’Università di Roma Tre. Molt* di noi sono iscritti alle diverse facoltà che nascono come funghi, ma il tempo per poterci stare al meglio è sempre meno. Ci barcameniamo tra lavoretti precari e sfruttamento perenne, affitti in nero esorbitanti e la casa dei genitori, servizi di trasporto sempre più cari e sempre meno efficienti. La scelta è tra affittare una stanza nelle periferie e spendere tempo e soldi per muoversi da una parte all’altra della città oppure affittare a 100 euro in più vicino all’università; Farsi venire l’ulcera tra un lavoro di merda e l’altro o farla venire ai nostri genitori che si indebitano sempre di più per pagarci gli studi. Oppure meglio ancora sarebbe non iscriversi per niente all’università e buttarsi subito subito nel carnaio della disoccupazione.

Eh sì, perché mentre diminuisce il tempo per lo studio aumenta l’amara consapevolezza che questa tarantella è soltanto un girare a vuoto. L’università ha perso per sempre il suo ruolo di ascensore sociale. Ci stritola nella morsa della bassa formazione (proliferare di corsi frammentati, dequalificati e non spendibili nel mondo del lavoro) e la non accessibilità (aumentano le tasse, gli sbarramenti all’ingresso e i percorsi di eccellenza) e ci costringe nel baratro della formazione perenne. La definiamo “azienda” non solo perché i privati possono entrare nei consigli di amministrazione, ma perché si fa essa stessa macchina precarizzatrice. Il sapere è messo a servizio della produzione e lo studente non è più soltanto un precario in formazione ma un lavoratore non pagato a tutti gli effetti.

Quella di Roma Tre poi è la classica università vetrina, che ha fatto dell’apparenza e delle bugie la sua unica politica. Siamo rimast* sbalorditi davanti un servizio di Costume e società (rubrica del tg2 dedicata agli approfondimenti all’attualità) che snocciolava le innumerevoli agevolazioni agli studi, la straordinaria efficienza dei servizi di Laziodisu, l’ottimo sugo per la pasta della fantastica mensa. Già peccato che le tasse aumentano ogni anno di più, i fondi per le borse di studio non bastano e anche chi risulta idoneo nelle classifiche di fatto non può usufruirne, la mensa è una sola, lontana praticamente da tutte le facoltà e conveniente solo per chi rientra nella prima fascia iseeu, i pochissimi alloggi (piccole gabbie in cui è obbligatorio tornare entro le 24 e mostrare sempre il documento ) stanno fuori dal raccordo e sono comunque a pagamento, i concorsi per accedere a questi servizi sono una trappola burocratica mirata all’ulteriore scrematura dei richiedenti. Le ciliegine sulla torta l’agenzia degli affitti di Roma Tre e la card “Me lo merito” destinata ai giovani residenti più bravi e belli e che prevede riduzioni in base al reddito e alla media universitaria! E i nostri cari rettori e ministri ci vengono anche a parlare di merito! ma la verità è che noi ci meritiamo tutt* tutto e loro invece soltanto un bel calcio nel culo!

Altr* di noi sono già usciti dall’università e si ritrovano precari, laureati, super specializzati, dottorati, masterizzati, molto incazzati, disoccupati, cassaintegrati. Non abbiamo mai avuto il “privilegio” di un contratto sicuro di lavoro, non abbiamo mai visto un sussidio e probabilmente non vedremo mai una pensione. Lavoriamo per pochi spiccioli all’ora e sempre più spesso svolgendo una professione che non ci compete, senza diritti e con tanti doveri, siamo stufi di accontentarci, di tirare a campare portando a casa un po’ di pane da condividere con i nostri coinquilini, e si perché vivere da soli anche dopo gli studi è oramai un lusso come lo è permettere di tirare su una famiglia. Siamo stati accusat* dai politici di turno di essere “bamboccioni” , “l’Italia peggiore” perché precaria , “sfigati” che si laureano tardi e si ostinano a ricercare un posto fisso in fondo “monotono” e di essere “choosy” nella scelta del primo lavoro.

Da qualche anno squallidi governanti, tecnici indesiderati, eccelsi giornalisti e grandi imprenditori ci raccontano che “siamo in crisi” e proprio su questa formuletta costruiscono l’immaginario della rassegnazione e del sacrificio spianando il terreno alle misure di Austerity e alle condizioni necessarie per mantenimento del loro stesso potere. Nel frattempo vediamo avvicinarsi come un blob le elezioni e la grande stagione di campagna elettorale e sappiamo già che di cazzate ne sentiremo tante. E alla corsa frenetica verso le poltrone e gli orticelli di micropotere parteciperanno in tanti, anche quei compagni che dicono di scendere in strada in nome della libertà e guardando alle mobilitazioni europee di Spagna, Grecia e Portogallo.

Ma quello che ci raccontano le piazze europee va in tutt’altra direzione. Ci dicono chiaramente che il tempo delle elezioni è finito, che le forme organizzative del partito e del sindacato non funzionano più e che è necessario ripartire dalla sperimentazione di una nuova cooperazione sociale e un nuovo spazio costituente. Ci mostrano un altro modo di stare per le strade e che nell’Europa delle banche e oggi è ancora possibile uno sciopero sociale, generale, imponente e determinato.

Ci sembra però che anche intorno a noi qualcosa si sta muovendo e delle possibilità si stanno esprimendo. Negli ultimi giorni abbiamo visto studenti, precari, operai dare una risposta compatta e determinata alla buffonata del vertice italo-tedesco sulla precarietà accroccato dai ministri Fornero e Profumo a Napoli. Abbiamo partecipato all’occupazione dell’ex Cinema America di Trastevere e alla 4 giorni di Ripubblica, uno spazio aperto di discussione su beni comuni, riappropriazione, e un nuovo modo di pensare il pubblico; Lo guardiamo vivere ancora in questi giorni grazie agli student* e i giovan* del quartiere. Abbiamo partecipato alla giornata di mobilitazione europea del 14 novembre dando vita ad uno spezzone di student* delle scuole e dell’università, precar* e realtà sociali che ha bloccato l’ostiense ed è confluito nel concentramento di Piramide. Abbiamo sanzionato banche ed agenzie interinali e camminando verso il Parlamento gridato molto chiaramente che a noi davvero non ci rappresenta nessuno. Tutto il nostro disprezzo lo sputiamo in faccia alle forze dell’ordine che hanno caricato e spaccato il corteo, picchiato studenti e rastrellato i vicoli di Trastevere; Tutta la nostra forza va a chi è stato ferito, identificato ed arrestato.

Ma queste non sono le uniche ragioni per cui siamo tornati a casa con l’amaro in bocca: ci rendiamo conto oggi più che mai che la strada verso un vero sciopero sociale è ancora lunga. Ci ritroviamo di nuovo a dire che nel momento in cui pubblico e privato si mostrano come due facce della stessa medaglia capitalistica non possiamo più scendere in piazza in difesa dell’università pubblica. Di nuovo a sostenere che se le lotte studentesche ed universitarie non allargano il loro raggio di azione, se non ribadiscono la loro connotazione antisistema e non aspirano fortemente all’indipendenza non avranno lunga vita. Se non la pratichiamo fin da subito questa nuova cooperazione sociale, se non immaginiamo un modo diverso di fare la politica, di stare nelle assemblee e per le strade siamo destinati a sconfitte ben più pesanti. Invece di perdere noi non abbiamo nessuna voglia.

La nostra risposta allo spauracchio della crisi, all’illusione delle elezioni, all’arretramento dei movimenti non può che essere una sola: la rottura e l’ambizione della durata! Se ci chiedono un affitto occupiamo una casa, se aumentano i biglietti dell’Atac saltiamo i tornelli, se distruggono l’università riconquistiamo il sapere, se ci strangolano nella morsa del lavoro ci prendiamo tempo e reddito. Se non abbiamo nulla ci riprendiamo tutto.
Camminiamo insieme ai movimenti resistenti che oggi ci regalano sorrisi di dignità e speranza. Come i cittadini e i lavoratori di Taranto diciamo che “vogliamo vivere” e come la Val di Susa gridiamo “A’ sarà dura”!

Laboratorio Abitare Aion

 

Intervista a Mario dell’Area Antagonista Campana.

Valutazione sulla giornata del 12?

 Ieri come è noto è iniziato il vertice a Napoli tra il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano Elsa Fornero e il Ministro federale del Lavoro e degli Affari Sociali tedesco Ursula von der Leyen. La conferenza “Lavorare insieme per l’occupazione dei giovani. Apprendistato e sistemi di formazione duale” proseguirà oggi nel pomeriggio con l’incontro tra il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano Francesco Profumo e il Direttore Generale per la Cooperazione Internazionale ed europea per l’istruzione e la Ricerca Volker Riecke. Un vertice incentrato sull’apprendistato oltre che accompagnato da una manciata di milioni di euro che servono a coprire la cassintegrazione in deroga, per un pezzettino di lavoratori. Dentro questo non c’è tutta la vicenda di Pomigliano e delle centinaia di fabbriche che stanno chiudendo per andarsene da un’altra parte, mentre i disoccupati continuano a crescere, senza nessuna copertura di ammortizzatori sociali. La Fornero veniva a presentare il progetto di apprendistato duale per i ragazzi, a partire dai 15 anni, che avranno la possibilità di essere sfruttati per poi finire a lavorare al nero.

Niente di nuovo da queste parti. Stiamo parlando di una vicenda completamente diversa da quella tedesca dove nonostate la crisi esistono garanzie per il diritto alla studio e garanzie di protezione sociale, nonostante siano condizionate al lavoro. Qui a Napoli naturalmente non vi è nulla di tutto ciò, ma probabilmente in tutta Italia. A fronte di questo ci siamo trovati un vertice segreto e clandestino di cui nessuno ha parlato per il timore della provocazione che il Ministro del Lavoro veniva a fare nella capitale del lavoro nero, della precarietà e della disoccupazione.

 

Com’è andata la manifestazione?

Nei confronti di questo vertice tenuto segreto fino a qualche ora prima c’è stata una grande attivazione di tutti i soggetti colpiti dalla crisi: studenti, precari in formazione, disoccupati, lavoratori in nero, operatori sociali, precari della scuola ed era presente anche delegazione degli operai della Fiat di Pomigliano. Tutti questi soggetti rivendicano il diritto ad un’esistenza dignitosa, il diritto ad un reddito garantito ed incondizionato indipendentemente dalla crisi e sganciato dal lavoro. Le banche continuano ad accrescere i loro profitti e i loro interessi nei confronti dello Stato mentre il Governo continua a sostenerle e non è capace di varare nemmeno una mini-patrimoniale. Naturalmente dall’altro lato crescono: miserie, povertà e precarietà. Tutti questi soggetti precarizzati hanno fatto sentire ieri la loro voce contro i signori dell’austerity, gridando con forza che i responsabili di queste politiche non sono i benvenuti, tanto più se vengono a parlare di apprendistato e sfruttamente del lavoro minorile, perchè di questo si tratta.

C’è stata una grande partecipazione, ci siamo mossi in migliaia in corteo verso la mostra d’Oltremare sede del vertice. Siamo stati bloccati da un importante schieramento di forze dell’ordine messo a protezione della Fornero. Le cariche della polizia hanno cercato di fermare Il dissenso verso le politiche di austerity, così come sta avvenendo in tutta Europa. Dopo un’oretta di resistenza, con lanci di lacrimogeni ad altezza uomo, un ragazzo ha perso tre denti e vari altri compagni sono rimasti feriti. Abbiamo continuato il corteo per portare la voce del dissenso nelle strade di Napoli per poi continuare la giornata con una grande assemblea all’università. A partire dalla mobilitazione di oggi contro il Ministro Profumo e dalla giornata del 14 in cui ci sarà lo sciopero generale euromeditteraneo. Il 14 a Pomigliano ci sarà la Fiom con Landini e Di Pietro, soggetti già screditati, invece noi saremo con gli operai cassaintegrati, disillusi dagli ammortizzatori sociali, per rivendicare un reddito garantito e incondizionato. Inoltre saremo anche nelle strade di Napoli per realizzare lo sciopero sociale.

 

La rivendicazione di reddito è sempre più importante nel sud, c’erano diverse delegazione alla manifestazione. Questa piazza contro l’austerity rivendicava un reddito garantito?

Lo striscione di apertura del corteo diceva “pusat’ e sord’ e jatevenne! reddito per tutt@”, gli altri immediatamente seguenti recitavano “Reddito per tutti, voto per nessuno”, una campagna che abbiamo lanciato per il reddito incondizionato e universale. Anche gli operatori sociali erano con noi nella rivendicazione di reddito. Questo tema del reddito è stato centrale nella giornata di ieri, in maniera trasversale ai soggetti disoccupati, precari fino ai lavoratori della Fiat di Pomigliano: il Sud martoriato che si è incontrato la settimana scorsa a Palermo ed in parte era presente con delegazioni venute a Napoli.

Vogliamo realizzare un percorso fatto di azioni di lotta ma anche di vere e proprie campagne culturali come è stato fatto appunto la settimana scorsa con la presentazione del libro di Guy Standing “Precari la nuova classe esplosiva” all’Orientale di Napoli.  Dentro la crisi, contro la crisi il reddito è uno strumento di ricomposizione sociale oltre che un concreto obiettivo di lotta. Un reddito appunto come parte centrale di una piattaforma di rivendicazione dell’opposizione sociale nel nostro paese.

 

 

Comunicato stampa *movimenti napoletani contro il vertice sulla precarietà*

Almeno tremila studenti, precari e precarie, le scuole di Fuorigrotta e del centro storico, gli universitari, gli operatori sociali, gli operai di Pomigliano e i precari bros, i cobas delle aziende partecipate e gli insegnanti Precari. Era il popolo della crisi reale quello che si è radunato oggi ( a Fuorigrotta per contestare il vertice sulla precarietà dei ministri Fornero e Profumo insieme a quelli tedeschi. Un risultato perfino insperato per un corteo che si è autoconvocato in 3-4 giorni contro una conferenza gestita nella clandestinità fino all’ultimo, come chi sa di non aver piu alcun consenso e vuole solo auto-celebrare il suo potere.

Loro erano la voce del liberismo e dell’austerity, noi una proiezione di quelle fasce sociali che a queste politiche stanno già pagando un prezzo salatissimo di distruzione dei diritti fondamentali: al reddito, al lavoro non precarizzato, allo studio e alla salute. Noi gli “schizzinosi” (per usare le parole del ministro Fornero) che non vogliono essere ricattati dalla disoccupazione o da lavori di merda senza diritti, senza sicurezza e senza democrazia! Volevamo portare la nostra voce fin dentro il vertice*, ma abbiamo incontrato la solita zona rossa iper-militarizzata… abbiamo provato a passare con strumenti difensivi perchè non siamo martiri ma persone che rivendicano i propri diritti: scudi e caschi per non subire oltremodo la violenza e *le cariche di polizia e carabinieri*.

Che sono puntualmente partite ancor prima che il corteo provasse a passare, soprattutto i lacrimogeni al cs, un veleno ormai accettato come “democratico”, che è stato sparso a piene mani contro i manifestanti. *Lacrimogeni sparati ad altezza uomo, *con uno studente di architettura colpito alla bocca e ricoverato in ospedale: ha perso i denti davanti!

 Le cariche hanno costretto un centinaio di studenti nella facoltà di ingegneria, difesi anche dal Preside che si è opposto a che la carica dei carabinieri entrasse nella facoltà. Il resto del corteo si è difeso sul viale Augusto, ricompattandosi e resistendo per tener lontana la polizia malgrado le cariche siano proseguite fino a piazza San Vitale, dove la manifestazione era partita. Oltre un migliaio di persone è riuscito però a ricomporsi bloccando le arterie della circolazione a Fuorigrotta e attraversando tutto il quartiere e poi Mergellina fino al centro storico. Cinque manifestanti fermati e poi rilasciati.

Ma l’assemblea all’Università Orientale in occupazione ha sancito che domani la protesta contro il vertice continua, mentre si costruisce lo sciopero europeo del 14.

* Abbiamo troppo da perdere per farci fermare!*

*Rete dei movimenti napoletani contro il vertice sulla Precarietà*

Fornero a Napoli: l’ apprendistato si frantuma in una piazza contro l’austerity che reclama reddito garantito.

Chissà se il 12 novembre il Ministro Fornero ha pianto di nuovo a Napoli, lontana dai riflettori e dai taccuini dei giornalisti sempre pronti a banalizzarla come “professoressa” al comando del Ministero del Lavoro. Lunedì si è svolta la prima parte della conferenza “Lavorare insieme per l’occupazione dei giovani. Apprendistato e sistemi di formazione duale” per il lancio di un progetto che vedrà la collaborazione tra il Governo italiano e quello tedesco. Nel corso dell’incontro è stato presentato un progetto sull’apprendistato rivolto ai giovani dai 15 anni in su, un piano che combina un’improbabile formazione professionale e la precarietà sul lavoro, avviando un sistema di scambio tra i giovani e le imprese, sul modello tedesco.

La vetrina costruita era di grande effetto simbolico, andare nella capitale italiana della disoccupazione e del lavoro nero, ad affermare l’utilità del nuovo istituto dell’apprendistato. Questa dovrebbe essere secondo il governo tecnico la terapia alla disoccupazione giovanile che in Campania supera il 50% secondo il centro studi della Cgia di Mestre. Dati sulla disoccupazione giovanile che in Italia molto spesso nascondono lavoro nero e stage non retribuiti, altro che bamboccioni e choosy. Fredde statistiche che servono a legittimare innovazioni normative che in verità celano vecchie tipologie contrattuali fatte di sgravi alle imprese, salari da fame e anni di precarietà con il costante ricatto di un lavoro senza diritti offerto come un incentivo dal paternalismo delle imprese.

Il grido della piazza è stata forte e chiaro “Pusat è sord e jatevenne, reddito per tutti”. Reddito che è sempre più un’esigenza materiale oltre che una rivendicazione ricompisitiva dei diversi soggetti precarizzati dalla crisi. Reddito garantito universale e incondizionato avevevamo gridato con forza l’8 marzo del 2012 quando abbiamo occupato il Ministero del lavoro di Roma con l’azione di Occupywelfare sentendoci rispondere dal Ministro Fornero: “l’Italia è un Paese ricco di contraddizioni, che ha il sole per 9 mesi l’anno e che con un reddito di base la gente si adagerebbe, si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro”. Ieri una coalizione larga di 5000 persone tra precari, precarizzati e disoccupati ha sfidato le cariche della polizia frantumando i progetti di riforma di apprendistato.

Dalle immagini di una precarietà che si rivolta contro la governance italiana ed europea vogliamo partire per attraversare le prossime giornate internazionali di mobilitazione contro le politiche di austerity in Europa.


 
Fornero :Il nostro apprendistato lo stiamo facendo nelle lotte contro  l’austerity!

Solidali e complici con i compagn@ di Napoli

Reddito per tutti!

*************************

>>Comunicato Rete dei movimenti napoletani contro il vertice sulla Precarietà

 

>>Intervista a Mario dell’Area Antagonista campana 

*************************

>> Streaming Conferenza Stampa ore 15.00 facoltà di Ingegneria

>> Corrispondenze di Radio onda rossa del 12 novembre

 Video

>>http://youmedia.fanpage.it/video/UKD9ZuSwA62rytXV

Ri-pubblica Occupa: I beni comuni hanno trovato l’America!

Oggi una larga alleanza sociale, riunite nel percorso chiamato “Ri_Pubblica, ha occupato il cinema America, a Trastevere, in via Natale del Grande, nella città di Roma.

Qualche mese fa alcuni comitati, realtà sociali, collettivi, cittadini/e hanno immaginato uno spazio pubblico di discussione, all’interno del quale, camminare insieme per comprendere le reciproche differenze e, soprattutto, per cercare i nessi e il senso condiviso delle battaglie sui beni comuni nel territorio di Roma.

A questo spazio abbiamo dato il nome di Ri_Pubblica perchè vogliamo aprire una possibilità di riappropriazione dei beni comuni e dei servizi pubblici per tutti/e.

Ci siamo incontrati unendo le battaglie per l’acqua, quelle sui rifiuti, sui saperi, sulla difesa del territorio con l’ambizione di superare la semplice sommatoria di singole esperienze ed individuare delle possibili azioni su nodi comuni.

Dal 15 al 18, in questa occupazione collettiva e temporanea, ci saranno momenti di incontro e discussione sui beni comuni, le battaglie per difenderli e dei processi che li stanno sottraendo a tutti/e noi. Siamo convinti, infatti, che un processo di mercificazione e di finanziarizzazione dei beni comuni sia uno dei frutti delle politiche neoliberiste. Una produzione di valore continua su beni che non devono essere proprietà di nessuno perchè sono garanzia di esistenza per tutti.

Scegliamo di aprire questa esperienza oggi, alla vigilia del 14 Novembre, giornata di sciopero e mobilitazione generale e sociale, perchè la difesa e la ripubblicizzazione dei beni comuni è una risposta alla crisi generata da questo sistema e dalla sua voracità che genera sfruttamento, profitto e precarietà sulle nostre vite e sull’ambiente.

Perchè siamo parte di quella alternativa contro l’austerità e l’imposizione delle ricette neoliberiste.

Perchè difendiamo i beni comuni per riprenderci il futuro.

 

>>> per info: www.ripubblica.org

24 novembre 2012 Casapound a Roma: non un passo indietro!

ASSEMBLEA PUBBLICA
venerdì 16 novembre ore 16,30
Facoltà di Lettere e Filosofia la Sapienza

(link Facebook – http://www.facebook.com/events/281133575340721/ )

Il prossimo 24 novembre i fascisti di CasaPound hanno annunciato una manifestazione nazionale a Roma: in nome della memoria di questa città e contro ogni forma vecchia o nuova di fascismo impediremo questa manifestazione.I fascisti del terzo millennio dopo aver marciato a braccetto con Berlusconi e Alemanno, con la Lega e il Pdl, dopo aver votato e aver fatto votare la giunta Polverini e Gianni Alemanno, ricevendo in cambio finanziamenti e patrocini, favori e posti di lavoro, si riscoprono “anticasta” e “antisistema” convocando una manifestazione che vorrebbe essere “di opposizione”. CasaPound prova a scimmiottare le piazze dei movimenti e degli studenti che in tutta Europa e non solo, si stanno mobilitando contro i sacrifici imposti dalla Bce e contro la dittatura della finanza.

Quella del 24 altro non è che una manifestazione di campagna elettorale di un partitino di estrema destra che prova a trovare un po’ di visibilità, nella difficoltà della crisi, per far passare le proprie parole d’ordine populiste e accaparrarsi così una fetta di potere.

Mentre i movimenti sociali, i precari e gli studenti nelle scuole e nelle università, si mobilitano contro le politiche d’austerity portate avanti dal Governo Monti, riempiono le strade occupano scuole e facoltà, i fascisti fanno il solito vecchio gioco provando a provocare chi lotta tutti i giorni alla luce del sole in maniera determinata e radicale.

★La Roma antifascista e antirazzista non permetterà ai fascisti di sfilare per Roma! ★

★ NOI SIAMO IL 99% VOI NON ARRIVATE ALL’1% ★

Ri_Pubblica – Difendere i beni comuni, riprenderci il futuro.

Qualche mese fa alcuni comitati, realtà sociali, collettivi, cittadini/e hanno immaginato uno spazio pubblico di discussione,  all’interno del quale, camminare insieme per comprendere le reciproche differenze e, soprattutto, per cercare i nessi e il senso condiviso delle battaglie sui beni comuni nel territorio di Roma.
A questo spazio abbiamo dato il nome di Ri_Pubblica e qui ci siamo incontrati unendo le battaglie per l’acqua, quelle sui rifiuti, sui saperi, sulla difesa del territorio con l’ambizione di superare la semplice sommatoria di singole esperienze ed individuare delle possibili azioni su nodi comuni.

Dal nostro primo incontro siamo cresciuti e ci siamo arricchiti di consapevolezza e conoscenza che sono frutto di una processo di riconoscimento e di ricerca di una prospettiva comune. Le sequenze del nostro processo non sono state lineari ma, inaspettatamente, ricche come solo i processi sociali sanno essere!  Siamo arrivati ad un punto che, forse, non avevamo intravisto all’inizio del nostro percorso.  Siamo arrivati alla prima tappa di Ri_pubblica.

Da giovedì 15 a domenica 18 Novembre: saranno quattro giorni di approfondimento, autoformazione e dibattito su dei temi che attraversano in modi diversi tutte le nostre lotte, ovvero Democrazia, Finanza, Territorio e Saperi. Delle lenti con cui analizzare la mercificazione e la finanziarizzazione dei beni comuni e la progressiva e crescente esclusione dei cittadini nelle decisioni che li riguardano. Delle chiavi per proporre prospettive alternative per il nostro futuro, in connessione con le mobilitazioni contro la crisi che, dal 14 Novembre, si attiveranno in tutta Europa.

Discuteremo di questi temi in un’occupazione temporanea di uno dei tanti spazi vuoti e abbandonati di questa città, un gesto simbolico che allude alla necessità di riprendersi degli spazi collettivi, di sottrarre pezzo per pezzo la nostra città al profitto ed alla speculazione. Un primo passo comune per intraprendere la strada della ripubblicizzazione contro la crisi di questo sistema.

Si tratta di un processo aperto, in continuo divenire, per questo invitiamo tutte e tutti a contribuire, sostenere, partecipare e diffondere, perchè niente è scritto e tutto è da conquistare.

Per riappropriarci insieme del nostro territorio, delle nostre risorse, dei nostri saperi: Ri_Pubblica!

Join us! 
Segui aggiornamenti ed indicazioni su:
www.ripubblica.org 
evento FB

 

La repressione ai tempi dell’austerity


 Il 23 marzo 2012, in pieno giorno a Casalbertone un gruppo di neofascisti, provenienti dalla sede di Casapound in via Orti di Malabarba tentava di assaltare lo spazio sociale Magazzini Popolari Casalbertone, venendo comunque respinti nonostante i numeri assolutamente sfavorevoli agli attivisti degli MPC. Di lì a poco, in un pomeriggio infrasettimanale, una settantina di neonazisti si radunava in via Orti di Malabarba, a pochi metri dall’ingresso della locale caserma dei Carabinieri, con caschi, mazze e pietre ben visibili.

La scelta degli antifascisti di muoversi in corteo è stata la necessaria risposta per denunciare lo squadrismo che ciclicamente torna a manifestarsi in città, grazie alle evidenti contiguità politiche, che nonostante la retorica elettorale, lega da decenni esponenti dell’attuale amministrazione cittadina e la ex giunta regionale di Renata Polverini: ruoli di responsabilità e ben remunerati nelle municipalizzate e nei servizi locali, quasi 12 milioni di euro per il palazzo di via Napoleone III in cui Casapound ha la sua sede, legittimazione politica per le iniziative revisioniste e di sapore nazistoide che vengono messe in piedi.

Gli incidenti che ne sono seguiti sono stati la conseguenza della legittima autodifesa all’attacco mosso al corteo da parte dei fascisti, e qualsiasi immagine o video reso pubblico nelle ore seguenti mostra chiaramente l’accanita resistenza dei pochi compagni contro una ben più nutrita e organizzata squadraccia, per altro sotto lo sguardo logicamente passivo delle forze dell’ordine, che anzi nelle ultime battute hanno mosso una carica alle spalle degli antifascisti.

Oggi, ottobre 2012, riceviamo una serie di denunce che vedono coinvolte entrambe le parti, in un tentativo maldestro di mettere sullo stesso piano chi si è difeso con chi pratica sistematicamente la violenza squadrista e la propone come macabro immaginario, vecchia tradizione della Roma bene che dai “mostri del Circeo” porta alle scuole della Cassia e dei Parioli, per ora unico luogo di fermentazione dell’estrema destra neonazista.

Quello della radicalizzazione dei movimenti di estrema destra è ormai un fenomeno europeo: in Grecia, nell’est europeo, l’ondata populista solo apparentemente deideologizzata degli anni Novanta e dei primi anni Duemila si sta traducendo in una pressione sempre più violenta delle organizzazioni neonaziste contro attivisti di sinistra, migranti e nel tentativo di cavalcare la legittima rabbia dei cittadini colpiti dalle misure di austerità: se chiunque può riconoscere sui media mainstream la pericolosità di Chrisi Avgi (Alba Dorata) in Grecia, al centro di sempre più frequenti casi di omicidio e sostenuta elettoralmente dalle forze dell’ordine, ci sembra conseguente dover rivendicare il diritto di resistenza dei movimenti sociali.

Nell’epoca del governo tecnico, il fascismo ritorna nell’Europa meridionale come collettore delle tensioni sociali, sia nelle strade che nelle tornate elettorali: con preoccupazione abbiamo osservato la crescita di Chrisi Avgi in Grecia, le alte percentuali di Marine Le Pen alle presidenziali francesi, l’ormai tristemente consolidato regime ungherese di Viktor Orban. Abbiamo sempre rivendicato la nostra pratica antifascista, nel ricordo di Renato Biagetti, nostro compagno ucciso nel 2006, ma anche nella consapevolezza di essere presenti e attivi in un territorio che ha in sé i simboli delle Fosse Ardeatine e di Porta S.Paolo: siamo antifascisti non per odio, ma per dignità, diciamo da queste parti.

E’ per questo che portiamo sulle spalle il peso di una continua repressione: é di pochi giorni fa l’assurda condanna di due nostri compagni di Acrobax “colpevoli” di essere stati indicati da noti attivisti di destra della locale sede del PDL come aggressori in un fatto avvenuto ormai 6 anni fa. In questa fase, la criminalizzazione dei movimenti sociali, delle piazze, si esprime sia nella logica, in certi termini quasi scontata in questo paese, degli “opposti estremismi”, che appiattisce le differenze in nome di una pacificazione in cui appunto è possibile anche la legittima partecipazione alla vita pubblica di gruppi nostalgici e xenofobi, di ispirazione orgogliosamente repubblichina, con vecchi attrezzi dello stragismo ancora attivi al loro interno, sia in quella della repressione violenta delle piazze: nell’anno che ci separa dalla giornata dell’indignazione del 15 ottobre 2011, ben poche sono state le occasioni di scendere in piazza in un paese senza incorrere in divieti, cariche e denunce. La sistematicità di condanne pesanti (anche fino a 5 anni) per chi è stato arbitrariamente rastrellato in Piazza S.Giovanni, e le misure cautelari che ad aprile hanno limitato la libertà di 12 persone in tutta Italia, ci sembrano il triste preludio ad una sempre maggiore stretta della agibilità del dissenso, ora che nuovamente l’intero pianeta, stretto nella morsa delle scelte draconiane degli organi sovranazionali che governano la vita pubblica dei cinque continenti, sta tornando in piazza: dal Cile alla Grecia, fin nella lontana Cina della produttività spinta oltre le umane possibilità, qui in Italia lo scorso 5 ottobre.

Se l’austerity è governo della paura, solo la nostra determinazione

può permetterci di riprendere parola sulle nostre vite.

Nodo redazionale indipendente