Le dichiarazioni che si stanno susseguendo sui giornali rispetto a quanto avvenuto davanti alla festa dell’Unitàl’11 Luglio non ci sorprendono affatto.
Condannare la manifestazione costruita all’interno della campagna metropolitana della Piattaforma per il reddito di base e i diritti additando come unico responsabile il laboratorio del precariato, L.o.a. Acrobax, definendoci “gruppo minoritario di squadristi” diventa una bella novella per attivare qualche zelante magistrato e per non parlare dei contenuti della protesta. Ma a questo siamo abituati.
Il fatto che le massime cariche locali e regionali del PD e del PDL si esprimano nello stesso modo e con le medesime parole conferma quanto siano complementari nel governo del nostro Paese. Un matrimonio, in atto da anni, che ci ha prima imposto il governo “tecnico” di Monti, con la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, la spending review, il fiscal compacted ora un governo di larghe intese, in cui si può anche acconsentire alla sospensione dei lavori in Parlamento per cordoglio nei confronti dell’anticipo della sentenza della Cassazione su Berlusconi. Un governissimo di unità nazionale sottoposto ai dettami della Troika, un’operazione di ingegneria politica che attraverso le politiche di austerity sta smantellando il nostro già arretrato sistema di welfare, privatizzando i beni comuni, devastando i territori, precarizzando e impoverendo larghi strati della popolazione italiana.
Negli ultimi mesi la rivolta della base del PD ha reso evidente le dinamiche interne ad un apparato che vive sempre più esclusivamente di “rapporti trasversalidi potere”, avendo perso completamente il legame con la realtà, amplificando la distanza siderale che esiste tra cittadinanza e partito. Ma quale “disponibilità generosa dei volontari”? Quel barraccone commerciale della Festa dell’Unità, priva di contenuti e di programmazione politico-culturale, che ha invaso parco Schuster, viene sostenuta esclusivamente da personale stipendiato dal partito e dal sindacato, basterebbe interloquire ogni tanto con la vostra amareggiata base per saperlo. Nascosti dentro il vostro fortino, protetti da decine di agenti in tenuta antisomossa, avete preferito ordinare le manganellate pur di rispondere alle legittime richieste di cambiamento sociale che arrivavano da un corteoterritoriale di precari, cassintegrati e disoccupati.
Medesimo trattamento era stato riservato ad una manifestazione dei movimenti per il diritto all’abitare il 1 luglio, dove una violentissima carica della polizia ha ferito diverse persone e mandato in ospedale Stefania con 12 punti di sutura in viso. Il tutto si svolgeva, mentre un gruppuscolo di neofascisti manifestava in Campidoglio, il giorno dell’insediamento di Marino e la sua giunta, facendoci intuire come il nuovo sindaco abbia intenzione di gestire la gravissima emergenza casa nella nostra città.
In definitiva questo ceto politico pauroso e vile è ben consapevole della crisi generaledella rappresentanza politica e istituzionale. Basti pensare all’ultima tornata elettorale delle amministrative nella capitale che ha reso evidente il fallimento totale dell’inetta ed incapace classe “dirigente” che dovrebbe far uscire il nostro Paese dalla crisi economica. Percentuali di astensionismo così alte, hanno quasi raggiunto il 50% degli aventi diritto al voto, non si erano mai verificate nella nostra città come nel resto d’Italia. Ed per questo che l’immagine di decine di poliziotti, carabinieri e finanzieri all’entrata della festa dell’unità sotto l’enorme slogan “Bentornato futuro” rimarrà impressa come una fotografia storica del partito al governo dell’Italia nel sesto anno consecutivo di crisi economica.
Cartoline che si ripetono costantemente negli ultimi tempi in cui si gestiscono le emergenze sociali attraverso l’ordine pubblico per difendere un inutile cantiere in Val di Susa, per caricare sfrattati oppure lavoratori vittime di crisi industriali o di processi di delocalizzazione. All’interno di questo contesto prendono forma delle variabili autonome ed indipendenti di conflitto sociale che tentano di costruire nei territori delle reali alternative alla disperazione e all’isolamento con cui si confrontano ogni giorno milioni di soggetti.
Gli indicatori economici ed occupazionali segnalano una situazione drammatica che molto spesso si trasforma in tragedia, quotidianamente ormai si assiste a suicidi da parte di giovani disoccupati, cassintegrati senza prospettive, lavoratori autonomi e piccoli imprenditori. Intere generazioni condannate alla precarietà esistenziale grazie alle riforme del mercato del lavoro attuate negli ultimi 20 anni. Milioni di soggetti che non riescono a progettare neanche il proprio presente figuriamoci il futuro. Precari e disoccupati senza nessuno strumento di protezione sociale, come gli oltre 120 mila richiedenti della contraddittoria legge sul reddito minimo garantito della regione Lazio approvata nel 2009. Ad oggi meno di diecimila hanno avuto diritto al beneficio. Il signor Zingaretti e i suoi sodali della regione, prima di prendere parola per accelerare le denunce della questura nei nostri confronti, si rendano conto che la campagna elettorale è finita ed esiste un’urgenza nel Lazio: redistribuire un reddito di base e incondizionato. Ma il pd pensa che la carenza strutturale di politiche di welfare si possa risolvere attraverso il rifinanziamento della social card, come ha dichiarato in Senato il 26 giugno votando contro la mozione (già al ribasso) sul reddito minimo garantito, sostenuta dal M5S e SEL.
“Non ci suiciderete, Roma Sud contro la crisi” era questo lo slogan della manifestazione territoriale che ha attraversato il territorio di Ostiense e San Paolo. L’iniziativa è stata un punto di partenza nel nostro territorio per riconquistare la casa, un reddito di base e incondizionato, i diritti dentro ed oltre il lavoro.