Verso Francoforte 19/05/12 – contro la Troika per l’insurrezione del Comune!

Comunicato stampa del gruppo preparatorio della conferenza internazionale contro l’impoverimento della politica troika, Frankfurt am Main, 26 Febbraio 2012

I movimenti stanno pianificando le proteste di massa contro la politica europea la povertà per la Conferenza internazionale d’azione a Francoforte sul Meno.

400 attivisti provenienti da diversi paesi europei hanno concordato
durante il fine settimana in una conferenza internazionale in azione
Francoforte un’agenda comune per le proteste a livello europeo contro
le misure di austerità. Il fulcro delle proteste saranno le giornate
internazionali di azione di 17 a 19 Maggio a Francoforte. Occupazione
programmata degli impianti e delle strutture centrali a Francoforte,
blocchi di massa della BCE e altre banche su 18 Maggio nonché una grande
dimostrazione europeo il 19 Maggio.

La resistenza e l’azione diretta sarà orientata principalmente
contro le strutture che hanno promosso le misure di austerity del governo
federale tedesco, che sono dettate dalla Troika, dalla Banca centrale europea,
dalla Commissione europea e dal Fondo Monetario Internazionale, come in Grecia e in
altri paesi.

La grande affluenza alla Call per l’opposizione al Parlamento europeo e la povertà della politica
sta crescendo in Germania e su scala europea, insieme, le reti transnazionali a maggio a Francoforte tenteranno di imprimere un
segno inequivocabile di solidarietà con l’Europa della crisi, come
ha detto il gruppo preparatorio della Conferenza di azione: “Con
le azioni massicce,  sarà decisiva la protesta concentrata sul quartier
generale della BCE.”

Christopher Little interventista della sinistra: “La mattina del 18 maggio
migliaia di attivisti bloccheranno il quartiere bancario di
Francoforte, nessun dipendente delle banche dovrà andare al
lavoro “.

Alexis Passadakis di Attac: “Il Patto Fiscale e la cosiddetta ESM
sono elementi chiave in soccorso alla trasformazione autoritaria dell’Europa – in altre
parole.  Il governo federale è la forza trainante di questo processo d’impoverimento della politica e dello smantellamento della
democrazia”.

Paola Rudan, un attivista del gruppo Connessioni Precarie (SGP) Bologna:
“I movimenti sociali in Italia, stanno contrastando il potere finanziario, come  qui a Francoforte le nostre lotte contro la precarietà possono
essere effettuate non solo a livello nazionale ma globale. La manifestazione contro la BCE è politicamente importante per
noi perché segna il legame tra la crisi finanziaria e gli attacchi contro
le condizioni di vita e di lavoro in tutta Europa.

Sono poi intervenuti:

Thomas di Occupy Francoforte

Martin Behrsing, Forum sulla disoccupazione in Germania

ed altri…

http://www.european-resistance.org/~~V

Per informazioni e interviste:

* Alexis Passadakis, Attac, Tel. (0170) 268 4445
* Martin Behrsing, disoccupati Forum Germania, tel 0160 – 9927 8357
* Christopher KLein, IL, telefono 0172 – 900 6161
* Thomas, Occupare FFM, thomas.occupy @ yahoo.de
* Paola Rudan, connessioni precarie, Bologna, 0039 328 951 0427

Russia, l’insurrezione di ceti medi senza futuro

Era l’inizio del 2000 quando il primo presidente della Federazione Russa Boris Yeltsin decise di lasciare la carica e passare tutto il potere a Vladimir Putin. Boris Yeltsin è ricordato per la terapia shock che lui e il suo team di economisti misero in campo all’inizio degli anni ’90. E’ ricordato per le massiccie e ingiuste privatizzazioni, che hanno aiutato molte persone, parte della vecchia burocrazia sovietica, a diventare estremamente ricche e potenti. Sarà anche ricordato come un “democratico” difensore del parlamento quando gli ufficiali filo-sovietici volevano impedire il crollo dell’URSS.
E anche come un dittatore quando Yeltsin diede ordine ai tank di sparare sul parlamento nel 1993. Il parlamento voleva farlo decadere per le misure economiche che lui e altri economisti neoliberisti, noti come “Chicago Boys”(avevano tutti studiato negli USA come allievi di Milton Friedman) avevano messo in campo. Gli anni 90 saranno anche ricordati per l’estrema povertà, l’altissima attività criminale e la recessione economica, specialmente nel settore industriale. Yeltsin è anche responsabile della prima guerra cecena e delle sue vittime. E stato un alcolista, un vizioso e un manipolatore. Ma all’inizio i Russi lo hanno visto come una nuova speranza per un paese democratico e libero nel quale volevano vivere. Ma quando minacciò i suoi sostenitori di far bombardare il parlamento, la società Russa venne sommersa dall’apatia totale. Enormi manifestazioni di migliaia di persone divvennero storia dal 1993.
Ed ora, dopo 18 anni di indifferenza una nuova generazione di persone ha deciso di nuovo di riprendersi le strade. Ma chi sono? che tipo di futuro vogliono? Proviamo a vedere.

La fase dal 2001 al 2008 può essere considerata un periodo di crescita economica. Ma molto è dovuto all’alto prezzo del petrolio più che alle decisioni del governo. Durante questa fase Vladimir Putin ha costruito la sua gerarchia nell’establishment. Alla fine aveva preso i suoi contorni e dei suoi amici, vecchi partner d’affari e colleghi dell’ex KGB. Era un periodo di stabilizzazione nell’elite e nell’economia. Le persone confrontando con i caoitici anni 90 erano soddisfatti con l’era Putin. Ma durante i 2000 non fu fatto un solo passo per ricostituire l’economia e la crisi finanziaria del 2008 ha provato che l’economia russa è completamente dipendente dall’esportazione di materie prime. Ha provato che l’assunzione di un modello capitalistico come lo abbiamo è di tipo periferico come nel caso di alcuni paesi Latinoamericani.

Durante questa fase solo una volta le autorità si sono sentite minacciate.
Nel 2005 prese piede la “monetarizzazione dei benefit”. Molti pensionati e militari erano economicamente devastati da queste riforme. Migliaia di persone, per lo più quei pensionati prendevano parte a manifestazioni in tutto il paese. Ma di nuovo la protesta si depotenziò fino a finire. Questo è accaduto perchè le pensioni vennero aumentate in proporzione ai benefici persi dalle persone. Le autorità lo fecero per prevenire la crescita della protesta. Ea la prima volta che il governo Putin fu veramente spaventato dalla sua stessa gente. Dopo ci sono state alcuni tentativi di produrre battaglie politiche. Cittadini extraparlamentari, movimenti di destra e di sinistra non hanno mai portato più di un migliaio di persone in strada per protesta. Solo la cosiddetta “Marcia Russa”-una specie di manifestazione che viene annualmente messa in piedi dall’estrema destra e dai neonazisti dal 2005, porta un paio di mila persone. Ma non hanno nessuna proposta sociale. Solo populismo, xenofobia, intolleranza. Tutto questo fino alla fine del 2011. Poi ci sono state le elezioni del 4 dicembre…
Molta gente che potremmo chiamare cittadinanza attiva, così come differenti tipi di attivisti di ONG sapevano dei vari brogli che sarebbero avvenuti alle elezioni. Molti di loro si sono proposti come osservatori nei distretti elettorali per controllare il voto. E’ andata a finire con un paio di video su Youtube, dove si vede varia gente mettere schede con il segno sul partito di governo “Russia Unita” nell’urna. E sono accadute anche varie storie divertenti nella sera dello stesso giorno. Una è andata in onda alla televisione nazionale. Durante il telegiornale l’annunciatore dichiarava che secondo conteggi preliminari Russia unità arrivava al 58,99%, il Partito Comunista al 32,96%, i liberl-democratici al 23,74%, “Russia giusta” al 19,41%, Jabloko (Mela in russo, partito democratico russo) 9,32%, i patrioti Russi 1,46%, “La giusta causa” 0,59%. E’ solo matematica, ma la somma arriva a 146%…in analogia con lo slogan “siamo il 99%”, i dimostranti russi ora usano “Siamo il 146%”.
Circa 300 persone si sono raccolte in una delle piazze centrali di Mosca per protesta con le elezioni la sera stessa. Molti di loro erano noti attivisti politici. La manifestazione è stata brutalmente dispersa dalla polizia. Non molta gente è scesa in strada il 4 dicembre perchè il risultato ufficiale sarebbe stato annunciato il giorno dopo.
Il 5 dicembre, liberali indipendenti e altri gruppi politici hanno organizzato un appuntamento che sarebbe stato cruciale in quel momento. Le autorità autorizzarono solo 300 persone a partecipare ed effettivamente era il numero di persone che gli organizzatori si aspettavano. Ma arrivarono circa 8 mila persone. La zona era affolatissima. Ci fu un piccolo scontro con la polizia quando la manifestazione arrivò al termine. La gente voleva marciare senza autorizzazione fino alla commissione elettorale centrale ma non ci riuscirono. Sembra che pochi gruppi di persone fossero pronti a scontrarsi quella notte. la maggior parte della gente, compresi molti giovani che erano alla loro prima manifestazione politica, erano riluttanti o semplicemente impauriti dal prendere parte all’azione. circa 300 persone vennero arrestate dalla polizia. Alcuni di loro sono stati detenuti per 15 giorni.

La sera del 6 dicembre circa 1000 persone si sono raccolte in piazza Triumfalnaya. due giorni prima le elezioni gli attivisti pro-Putin erano stati portati a Mosca da tutto il paese e si erano stabiliti a Mosca dal 2 dicembre.
Tutti loro erano a piazza Triumfalnaya il 6 dicembre. circa 500 membri del cosiddetto movimento “Nashi” (“i nostri) cercavano di mostrare alla società russa che c’erano ancora dei giovani che supportavano i progetti di Putin. Ma alla fine a tutti loro erano stati dati dei soldi per partecipare alla protesta. Questo è risaputo rispetto le organizzazioni giovanili a favore del cremlino. Il sito naziwatch (naziwatch.noblogs.org) mostra come anche tifosi di estrema destra fossero presenti tra i Nashi, aggressivi e pronti a difendere il “lato oscuro”. Alcuni di loro sono stati pagati 80 euro a sera. Sono avvenuti un paio di fronteggiamenti durante la protesta. La gente sputava in faccia agli attivisti procremlino, alcuni membri della “Putin-Jugend” sono stati anche picchiati. Sono state bruciate bandiere pro-kremlino e ci sono stati scontri con la polizia.

Il 10 dicembre ha avuto luogo una manifestazione storica, con circa 80.000 persone.E’ stata la prima volta dai primi anni 90 che un così alto numero di persone si radunava. La polizia  non ha reagito a cose che avrebbero immediatamente creato attenzione, come striscioni provocatori ecc. Il raduno è andato avanti in maniera pacifica e tranquilla. Niente di speciale è stato però detto dai comizi.

Il raduno successivo ha avuto luogo il 24 dicembre. Circa 100.000 persone si sono radunate sul viale Sakharov. E’tutto andato seguendo lo stesso schema, ma con due differenze. Primo-quasi tutti i politici e un paio di star del “glamour” che volevano giocare il “gioco della Rivoluzione” sono state fischiate dal pubblico. Ksenya Sobchak, una sorta di Parsi Hilton russa era tra loro. E’ la figlia del defunto Anatoly Sobchak, in passato sindaco di San Pietroburgo. E in quel periodo Vladimir Putin fece parte del suo staff. Sobchak è noto per la sua corruzione. Si dice che un gran numero di inchieste per reati siano state aperte nei confronti di Putin e Sobchak. circa 10-12 casi, ma naturalmente nessuno, dopo che Putin è divenuto presidente, ha più sentito parlare di queste. Così, si potevano vedere in piazza, il 24 dicembre, anche gente come Ksenya Sobchak, che prendeva parola per raccontare come anche le loro vite fossero sconvolte dal sistema di corruzione. Molto divertente…Si avrebbe avuto un secondo problema dopo che i nazionalisti hanno tentato di salire sul palco. Ma alla fine non ci sono riusciti.

Dopo questo raduno, il presidente Medvedev ha iniziato a parlare di riforme. Putin ha dichiarato che le proteste erano il frutto della sua politica era pienamente soddisfatto di ciò. La retorica è cambiata molto. Il primo giorno le autorità volevano usare la forza. Dicevano che la minoranza delle persone protestava veramente e che la maggior parte voleva solo divertirsi e infrangere la legge. Ma quando migliaia di persone si sono raccolte la polizia ha dovuto lasciarli fare, rinunciando a riprendere il controllo delle manifestazioni o interromperle. C’è un detto popolare sulla polizia al momento: se ci sono 300 attivisti, li sfondiamo, se ce ne sono 10.000, guardiamo, se sono 500.000, siamo dalla loro parte.

Queste proteste sono state completamente organizzate via Internet, ma il problema ora è che alcuni liberali che hanno fatto parte del sistema negli anni ’90 e che successivamente hanno perso le loro posizioni ora vogliono guidare le proteste nonostante la maggior parte delle persone che partecipano non si fidi di loro. Le persone si sono riunite contro le elezioni e il regime di Putin ma sono anche molto scettici rispetto alla cosiddetta opposizione extraparlamentare i cui membri sono particolarmente filo-occidentali con frequentazioni continue dell’ambasciata statunitense.

L’altra questione è che viviamo in un’era post-ideologica. La maggior parte delle persone hanno paura anche di parlare di politica, di discutere differenti punti di vista. Vogliono solo vivere come in Occidente o in Nord Europa. Non capiscono che le persone sono anche escluse dai processi decisionali. Non vogliono la rivoluzione, non vogliono la violenza, non vogliono altro che stare in una piazza per un paio di ore, gridare slogan e comportarsi come Gandhi o Luther King. Si ispirano a loro, ma ciò potrebbe avere conseguenze disastrose poichè gente come Putin non cederanno mai il potere come ha fatto, ad esempio Pinochet (anche se questo fu grazie alle pressioni americane). Putin sa che molto probabilmente potrebbe avere lo stesso destino di Slobodan Milosevic. Non ha dove ritirarsi, a parte, forse, gli Emirati Arabi Uniti.

La terza questione è che anche i nazionalisti vogliono una “fetta della torta”. Neonazisti, razzisti, forze conservatrici, nazionalisti radicali-tutto loro ora provano a mascherarsi da “nazionalismo civile”. Sono ispirati in questo dall’esempio di alcuni paesi europei dove partiti di estrema destra si definiscono nazional-democratici e la questione della migrazione sembra essere la sola importante per loro. Ma sembra che vengano anche considerati come una forza residuale dalla maggior parte dei partecipanti alle manifestazioni politiche.

La spiegazione è molto semplice. La maggior parte dei dimostranti rappresenta la nuova classe media che è emersa durante il potere di Putin. Sono anche chiamati classe innovativa o creativa. Molte di queste persone hanno stipendi ragguardevoli. Possono comprare una macchina, possono viaggiare all’estero almeno due volte l’anno, hanno l’iPhone e denaro da spendere. Non sono colpiti da povertà, ma sentono che qualcosa sta avenenedo nel paese. Oggi sono imprenditori con un buon profitto, domani i loro guadagni potrebbero essere presi da funzionari corrotti. Potrebbero schiantarsi durante uno dei loro viaggi a bordo di aerei fatiscenti.

Potrebbero anche morire in un attacco terroristico nella metro di Mosca o in un aeroporto. Sono stanchi di pagare tangenti ai funzionari ad ogni occasione- quando vengono fermati sull’autostrada o se vogliono mandare i propri figli all’asilo. Sono anche irritati dagli immigrati perchè sono esclusi dalla società. Le tensioni interetniche stanno crescendo e cresce l’aggressività verso la classe media delle persone che vengono dal Caucaso del Nord, o che condividono principi islamici fondamentalisti. Così la nostra classe media è unita da due questioni: corruzione e xenofobia. Alcuni politici scaltri come Alexey Navalny, blogger famoso e conosciuto per le battaglie contro la corruzione hanno iniziato a strumentalizzare questa tendenza della gente. si definisce un nazional-democratico preoccupato per le politiche migratorie e non ha risposte per i problemi sociali. Uno dei suoi slogan è “Basta sfamare il Caucaso”. Intende le donazioni in denaro che arrivano dalla capitale federale a regioni che non producono nulla e sono completamente dipendenti dagli stanziamenti del Cremlino.

I compagni hanno preso parte alle proteste? che ruolo hanno avuto?
Bene, alcuni hanno criticato seriamente le manifestazioni. C’è anche un’opinione diffusa come “Questa rivoluzione è sbagliata e non vogliamo prendere parte”. In qualche maniera questa gente esclude se stessa dal processo storico e preferisce stare a casa a scrivere documenti polemici che nessuno leggerà mai. Alcuni gruppi neo-marxisti che ricordano le piccole sette hanno iniziato ad agire differentemente. Molti di loro provano a prendere parte alle proteste e diffondere la loro propaganda ma hanno sbagliato nel diventare parte dei Comitati che si sono autorganizzati subito dopo le proteste. Molti degli attivisti non vogliono sedere con liberali o nazionalisti di destra perchè effettivamente è solo il sentimento anti-putin a unire le forze politiche coinvolte. Gli anarchici provano anche loro a diffondere contenuti durante le proteste, ma sono i più disorganizzati.

Dall’altra parte dobbiamo ammettere che i compagni al momento non hanno nulla da offrire alla gente che è scesa in strada. Libere elezioni, le dimissioni di Putin e meno corruzione-questi sono i punti principali promossi dai comizi ed è effettivamente quello che la gente vuole. Il discorso di un compagno che chiede un sistema educativo gratuito, cure mediche gratuite, tassazione progressiva o proponendo altre questioni sociali confliggerebbe con i discorsi dei liberali. I liberali non vogliono agire su queste questioni perchè all’occorrenza proporranno la stessa agenda di questo governo. Ed ora nessuno sa come i liberali andranno a risolvere la questione della corruzione. Così in questa circostanza la cosa migliore da fare è stare da una parte, accumulare forza, partecipare alle manifestazioni ma attendere il momento di esplosione. Non è il caso di costituire partiti di estrema sinistra perchè non è proprio il momento. E questo obiettivo-unire i militanti di sinistra in una struttura operativa- è già fallita in passato dopo numerosi sforzi. Forse, allora è meglio aspettare il momento in cui inizieranno i cambiamenti veri. E allora, se la tensione salirà in un processo rivoluzionario, si costituirà un soggetto rivoluzionario, un partito o un movimento che saprà raccogliere membri e numeri. Sono posizioni che possiamo trovare in Lenin o Che Guevara.
Crediamo fortemente che dopo febbraio arriva ottobre. Il nostro tempo non è arrivato. e questo è un corso naturale della storia.

Le future elezioni presidenziali ci saranno il 4 marzo e saranno seguite da imponenti proteste. E’ sicuro. Sembra certo che Putin vincerà al secondo turno le elezioni presidenziali. E’ il primo a preoccuparsi di elezioni “regolari”. Ha ordinato webcam da piazzare in tutti i seggi elettorali. Ma è anche certo che il voto verrà falsato e qualsiasi voto a favore di Putin aumenterà l’attenzione e incoraggerà la protesta. Allora, la cosa più sicura da fare da parte sua sarà di simulare un’elezione democratica, non vincendo al primo turno, facendo credere alle persone che la democrazia in Russia esiste, con una competizione corretta. E’ovvio che a competere con Putin sarà il leader del “Partito Comunista”, che non ha nulla di sinistra e comunista. Il leader del partito Genady Zuganov ha già vinto le elezioni nel 1996, ma ebbe paura del potere e ha ceduto la sua posizione al primo presidente della Russia-Boris Yeltsin. Da allora ha svolto una grottesca opposizione. Lui e il suo partito vengono usati per screditare la sinistra e i movimenti. Così anche se Zuganov vincesse le elezioni grazie al voto di protesta (quando la gente vota per chiunque non sia Putin) sarebbe il primo a cedere dietro le quinte il passo a Putin e congratularsi con lui sulla televisione nazionale.

In ogni caso tutti aspettiamo le elezioni di marzo. Anche i liberali più pacifici lanciano richiami alle barricate, perchè sarà l’ultima occasione per chiunque per abbattere Putin e cambiare il corso della storia. Altrimenti, ci aspettano altri 6 anni di regime autoritario.

Vladimir Petrov

Anche ieri notte l’Egitto è sceso in piazza

Dopo la partita di calcio a Port Said tra Port Said e al-Ahly (una delle squadre più seguite in Egitto insieme a al-zamalek, come Roma/Lazio per intenderci) ci sono stati scontri.
I racconti riportano che a  fine partita con la vittoria del Ahly la sicurezza interna abbia fatto uscire i tifosi del Port Said e poi chiuso lo stadio con le transenne. Dopo sono iniziati gli scontri con gli Ultras del Ahly.

Gli Ultras hanno un ruolo cruciale negli avvenimenti della rivoluzione, sono ragazzi dall’età media che va dai 16/17 ai 24/25 circa, sono sempre in prima linea, sono molto uniti fra di loro, hanno i loro cori che ovviamente non sono solo da tifoseria da stadio, ma di lotta e rivendicazione.
Sono gli stessi ragazzi che erano in prima linea insieme agli altri durante gli scontri di Mohammad Mahmud, e si incontrano in ogni angolo della città dai cortei alle manifestazioni ai presidi.
Quando hanno aperto i cancelli e li hanno fatti uscire dallo stadio c’erano ormai oltre 70 morti e circa mille feriti.
I feriti gravi sono rimasti negli ospedali di Port Said i feriti lievi sono tornati dalla trasferta al Cairo intorno alle 03.30 ora locale.
Ad attenderli c’erano circa mille persone, tra familiari e ragazz* e le ambulanze per i soccorsi. Uno dei cori più urlato è stato: “Ya negib haohom ya nmut zayohom= O gli rendiamo giustizia o moriamo come loro”.
I racconti dei feriti sono agghiaccianti. Molti erano soltanto feriti e nel ricevere i primi soccorsi dalle ambulanze di Port Said sono stati presi e massacrati fino alla morte.
Sono state usate pochissime armi da fuoco, per lo più spari per aria e la maggior parte di loro è stata pestata selvaggiamente a morte, alcune foto atroci sono la testimonianza di ciò che raccontano.

Migliaia di persone hanno atteso l’arrivo del treno degli ultras del Al Ahly, per accogliere i feriti e i superstiti, di seguito il video

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Ieri notte manifestazione di solidarieta’ appoggiata anche dagli UWN (ultras white knights), i tifosi dello zamalek, l’altra squadra del Cairo, che appena saputo quello che succedeva a Port Said hanno dato fuoco allo stadio al Cairo e sono scesi in strada: gli ultras delle due squadre, insieme a migliaia di altri attivisti che respingono la questione posta nei termini di “violenza tra tifoserie”.

E’ chiaro che quello che e’ successo ha altre ragioni, non vorrei ripetere cose gia’ ovvie, ma ricordo che le tifoserie del Al Ahly e dello Zamalek sono un fenomeno particolare che li vede riconosciuti come eroi della rivoluzione, in quanto hanno rappresentato una forza organizzata in grado di resistere alla brutalita e alle continue violenze che la piazza rivoluzionaria ha subito.

Gli ultras, gemellati in chiave “rivoluzionaria” sono sempre nelle prime linee delle delle barricate e hanno cominciato ad identificarsi in maniera forte come i difensori della piazza. Come dicono alcuni di loro “abbiamo fatto sognare la gente egiziana che insieme a noi ha capito che dopo tanti anni di soprusi indiscriminati da parte delle forze di Mubarak era possibile rispondere e respingere la violenza poliziesca”.
Per questo adesso vengono accolti come eroi dalle migliaia di persone che poco o nulla sapevano fino ad un anno fa di questi gruppi di giovanissimi abituati a scontrarsi con la polizia.
Per questo quello che e’ successo viene visto da molt@ come una vendetta verso “l’esercito popolare della rivoluzione”.

In questo momento ci sta’ un corteo che e’ andato verso il ministero degli interni e piazza tahrir mentre per domani sono previste diverse manifestazioni che in maniera forte continuano a chiedere la testa di Tantawi…

I tifosi di queste squadre hanno continuato in questo anno a portare dentro lo stadio le rivendicazioni della piazza, scandendo cori e ricordando i morti ammazzati oltre alle persone imprigionate nelle carceri egiziane.

Di seguito alcuni link:

Una coreografia con le facce degli arrestati per i quali chiedono la liberazione:

“Freedom for ultras”

http://www.youtube.com/watch?v=mosHc3fAwCE&list=UUNIupLY7xOXQAXIjv91h8bg&index=41&feature=plcp

Un articolo, in inglese, che cerca di analizzare il fenomeno degli ultras egiziani oltre la semplice classificazione di Hooliganismo:

“The Ultras White Knights: Football hooliganism or social movement?”

http://thedailynewsegypt.com/football/the-ultras-white-knights-football-hooliganism-or-social-movement.html

Infoaut sui fatti di ieri:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/3889-egitto-73-morti-nella-carneficina-dello-stadio-di-port-said

Nel frattempo ieri sera sia l’esercito anche i fratelli musulmani (che fino ad oggi non sono certo stati la prima fila della piazza) hanno cominciato a puntare il dito verso altri responsabili, nella polizia.
Di seguito anche la loro :

Muslim Brotherhood blames police for Port Said disaster. Brotherhood spokesperson launches a scathing attack on the interior ministry in the wake of the deadly clashes following the Masry-Ahly football match in Port Said

http://english.ahram.org.eg/NewsContent/1/64/33478/Egypt/Politics-/Muslim-Brotherhood-blames-police-for-Port-Said-dis.aspx

Mentre lo SCAF si e’ affrettato correre ai ripari dopo aver permesso il massacro ha mandato due aerei per recuperare i morti e i feriti “assicurando” che i responsabili saranno puniti. 50 disgraziati sono stati arrestati a port said e probabilmente tutta la gogna per quello che e’ successo sara’ riservata a loro.

Come gia’ noto, nessun responsabile per le centinaia di morti ammazzati in questo anno e’ stato individuato e la sete di giustizia della piazza si fa sentire in maniera forte. Il capo della polizia di port said e’ stato arrestato ma sicuramente i veri mandanti del massacro sono ancora spasso.
A.C.A.B., non il film, sta’ diventando una sigla riconosciuta e rivendicata dalla piazza, non sappiamoo quanto e in che modo questo arricchisca il processo rivoluzionario ma sicuramente ne fa’ parte a pieno titolo.
non a caso il 25 gennaio, giornata della polizia, era stata scelta come data per occupare la piazza che ha cambiato un pezzetto di mondo.

Non a caso il 25 di quest’anno l’esercito ha cercato di rivendicare quella giornata come giorno della rivoluzione e della polizia, come a dire che tutt@ sono dalla stessa parte.

Lo streaming dalla piazze del cairo che mentre scriviamo sono in rivolta:

http://www.ustream.tv/Egypt

Gli Ultra, la Piazza e la Rivoluzione
http://invisiblearabs.com/?p=3906

questo invece e’ di oggi dalllo stesso blog
Non é solo Calcio
http://invisiblearabs.com/?p=4274

questo invece in inglese, un buon articolo su aljazzera dello stesso periodo

Egypt’s ‘Ultras’ pitch in at Tahrir protest
http://www.aljazeera.com/indepth/features/2011/11/201111284912960586.html

Coast to coast: traiettorie del movimento Occupy

Un interessante articolo su Occupy Wall Street e Occupy Oakland da Connessioni Precarie. Di Michele Cento – Felice Mometti

Il successo della giornata del 17 novembre a New York, assedio alla Borsa al mattino, studenti nelle strade al pomeriggio e più di 30 mila persone in piazza la sera, è in larga parte dipeso dalla capacità di Occupy Wall Street di tradurre l’ampio consenso di cui gode in mobilitazione sociale. Tuttavia, il sostegno – secondo i sondaggi – della maggioranza dei newyorchesi non è sufficiente se tale meccanismo di accumulazione del consenso rimane a livello di opinione pubblica e non diventa possibilità concreta di inceppare i meccanismi della riproduzione dei rapporti sociali.

In altri termini, occorre chiedersi se OWS sia in grado o meno di costruire connessioni tali da produrre rotture nell’ordine sociale, anche quando l’onda emotiva innescata dallo sgombero si è ormai esaurita. La proposta, avanzata dal “gruppo di Azione diretta” subito dopo il 17, di occupare sette tra edifici e piazze sparsi per la città costituiva un ulteriore segnale in direzione di un superamento dei confini ormai stretti di Zuccotti Park. L’obiettivo non era tanto quello di delimitare spazi, quanto piuttosto quello di attivare nuovi focolai di disordine da cui il virus di Zuccotti si sarebbe dovuto diffondere. Un virus pericoloso per la salute del capitale e dell’establishment politico-istituzionale, proprio per la sua capacità di contagiare i gruppi che oggi pagano maggiormente i costi della crisi. In questo senso, si poteva scorgere una spinta verso una definitiva radicalizzazione del movimento, espiando dunque il peccato originale della semplice rappresentazione del conflitto.

Purtroppo, le difficoltà logistiche prodotte dallo sgombero così come la costante repressione della polizia hanno per il momento impedito il dispiegarsi della protesta. Anche l’occupazione di alcuni locali dell’Università New School, che puntava a innescare un cortocircuito nel sistema dell’istruzione statunitense, creando uno spazio pubblico in un’università privata, non ha avuto gli effetti sperati scontando la frammentazione e la divisione dei collettivi studenteschi.

Se lo sgombero ha rinvigorito Occupy Oakland, su OWS sembra non aver avuto lo stesso effetto. Certo, Oakland ha superato vittoriosa il battesimo del fuoco dello sciopero generale del 2 novembre, mentre forse OWS ha pagato la scelta minimalista di reagire allo sgombero con una semplice manifestazione di solidarietà. Cosa che ha certamente catalizzato l’indignazione dei liberal newyorchesi verso il sindaco Bloomberg, ma non ha incanalato lo scontento sociale delle comunità ispaniche e afroamericane, che pure alla manifestazione del 17 novembre erano presenti in massa, verso forme di azione diretta. Per parafrasare un vecchio sociologo sui generis, OWS ha peccato di “crisi di immaginazione rivoluzionaria”.

Ma non è solo questo. Dopo il 17, vari settori di movimento hanno reagito con insofferenza al controllo esercitato sulla manifestazione dei 30mila dai sindacati, che avrebbero impedito il blocco totale del ponte di Brooklyn canalizzando il corteo nell’area pedonale. Molto ha pesato, in questo senso, la dichiarazione pubblica, dei gruppi dirigenti sindacali, di sostegno alla rielezione di Obama fatta il giorno prima della manifestazione. Il rischio è che il rapporto con i sindacati si possa tramutare da elemento di amplificazione del movimento a gabbia per la messa in campo della conflittualità sociale.

Con ciò non si vuole dire che OWS abbia perso il suo slancio antagonista. Anzi, proprio per accumulare nuovamente la forza e la credibilità incrinate in questi ultimi giorni, ha messo in cantiere almeno un paio di iniziative rilevanti. In primo luogo, ha convocato per il 6 dicembre una giornata nazionale di sit-in nei quartieri dove più alta è la percentuale di sfratti e pignoramenti di abitazioni. In tal modo, OWS punta a toccare un nervo scoperto della società americana ai tempi della Grande Recessione. La crisi economica ha infatti mostrato il suo volto più duro ai titolari di mutui subprime, che, una volta dichiarati insolventi, si sono ritrovati senza un tetto a causa dell’azione repressiva delle banche. Quelle stesse banche per cui il governo americano ha sborsato cifre astronomiche proprio per evitarne l’insolvenza. Ecco allora il duplice senso dell’iniziativa di OWS: da un lato, un’azione concreta a favore di ampi settori della società americana situati tra le classi medio-basse, dall’altro mettere in evidenza le contraddizioni e le storture di questo capitalismo a trazione finanziaria.

Un nuovo e interessante tentativo di connessione proviene poi da El Barrio, lo storico quartiere ispanico di East Harlem dove è attivo Encuentro, un gruppo persone di colore di ogni età, con una forte presenza di lavoratori e migranti. Da anni El Barrio è sottoposto a un processo di gentrification, che punta a riconfigurare peculiarità socio-culturali e costo della vita del quartiere per adeguarlo agli standard della middle class bianca. Tale processo sta mettendo a dura prova la resistenza dei latinos, che, più in generale, osservano quotidianamente il potere violento del capitale distruggere la loro comunità, a partire proprio dalle procedure di sfratto. Pertanto, Encuentro ha proposto a OWS di unire gli sforzi contro le dinamiche di sfruttamento e di subordinazione perpetrate dal capitale globale, costruendo un tessuto connettivo tra le molteplici istanze che attraversano sia il movimento sia la comunità di East Harlem. Entrambe le iniziative possono ridare nuova linfa a OWS e un nuovo slancio radicale

Tuttavia, una rinnovata fase di lotta può essere costruita solo tramite una più stretta connessione con i movimenti Occupy della West Coast, dove l’epicentro della protesta sembra essersi spostato. Occupy Oakland, grazie anche alla sua particolare composizione sociale e a una soggettività politica decisamente più marcata rispetto alle altre esperienze, dopo lo sciopero generale ha lanciato per il 12 dicembre una giornata di blocco di tutti i porti della costa ovest coinvolgendo nel coordinamento dell’iniziativa le occupazioni di Los Angeles, San Francisco, Portland. Gli studenti dell’Università della California di Sacramento hanno indetto uno sciopero generale per il 28 novembre contro i tagli all’istruzione fatti dal governo e il vertiginoso aumento delle tasse universitarie, con l’obiettivo di generalizzarlo anche negli altri 10 campus dell’Università della California compreso Berkeley. Le occupazioni di Seattle, Tacoma, Bellingham, Everett si sono mobilitate per sostenere i lavoratori, in grande maggioranza precari, della sede di Renton della Wal-Mart la più grande catena commerciale del mondo, nella loro lotta contro un tasso di sfruttamento e una mancanza di diritti elementari che ricordano i tempi della prima rivoluzione industriale.

Questo sommovimento generale che sta investendo la West Coast apre una fase nuova in tutta la galassia Occupy negli Stati Uniti dimostrando ancora una volta che i tempi e i luoghi della conflittualità dei movimenti sono imprevedibili, soprattutto quando escono dalle consolidate certezze non solo del discorso dominante, ma anche dei sindacati e dei movimenti che conosciamo. Questo anche e forse soprattutto nel cuore del sistema capitalistico.

Comunicato sui fermi dei compagni Italiani al Cairo!

Il Cairo, Egitto, 26 novembre 2011

La scorsa notte, al termine di una nuova intensa giornata di mobilitazione di massa intorno a piazza Tahrir, tre italiani e una giovane palestinese di Gaza, sono stati tratti in arresto dalla polizia egiziana e sono tuttora trattenuti con la grave e ingiustificata accusa di sabotaggio.
I quattro raccontano di essersi trovati nei pressi di un incendio che aveva colpito le piante all’ingresso di un noto albergo del centro e mentre stavano documentando quanto accadeva con macchina fotografica e telecamerina, sono stati avvicinati da due uomini in borghese e non identificati che inveivano in arabo contro di loro.

Nella situazione concitata hanno preso un taxi per farsi portare a casa ma la vettura con i 4 a bordo é stata poco dopo fermata dalle stesse persone che, ancora una volta senza qualificarsi, hanno imposto al conducente di condurli al commissariato dove li hanno appunto trattenuti con la fantasiosa accusa di essere i responsabili dell’incendio.
Da ieri sera sono dunque in stato di fermo e da qualche ora sono stati tolti loro i telefoni cellulari attraverso cui eravamo in contatto con loro.
Sicuri che al più presto la situazione si risolverà nel migliore dei modi, non possiamo fare a meno di segnalare la preoccupazione per il trattamento riservato in questi contesti a chi si mobilita per garantire quello scambio di informazioni attraverso la rete, i twitter e i blog che tanto hanno aiutato le popolazioni di tutto il mondo a liberarsi dai regimi e a rivendicare una società più giusta e libera.

 

Tutte e tutti Liberi!
Roma, 26 novembre 2011
segui le info su http://www.indipendenti.eu/blog/?page_id=26579

Comunicato internazionale libertario di solidarietà con la lotta popolare egiziana

Il fine settimana del 19-20 novembre ha visto una nuova ondata di
protesta di massa in tutto Egitto a causa della violenza sistematica
del Consiglio Supremo delle forze armate (CSFA) contro le masse
egiziane.
La gente è stanca del comportamento dittatoriale del CSFA, dell’uso
della forza estrema contro i manifestanti, dei tribunali militari che
in 10 mesi hanno mandato 12.000 compagni e compagne a marcire nelle
carceri, della censura, della tortura, rapimenti e perfino
dell’eliminazione fisica selettiva di attivisti. La gente è stanca del
fatto che il consiglio militare continua a dirottare la rivoluzione,
per mantenere la vecchia dittatura con altri mezzi. La gente è stanca
del
settarismo che il CSFA genera per distogliere ldei a nostra attenzione
dalla vera lotta per la giustizia, per l’uguaglianza, per la libertà.
L’imperialismo ha decretato una “transizione ordinata” alla democrazia
in Egitto. L’esercito si è dimostrato obbediente nel rendere effettivo
questo disegno. Il popolo egiziano esige la fine della dittatura e lo
sradicamento di ogni vestigia dell’odiato regime di Mubarak. La gente in
Egitto vuole sentire, finalmente, che il paese è gestito da loro, per
loro.

Gli anarchici in Egitto, e con loro il movimento internazionale di
solidarietà con i rivoluzionari libertari, danno il loro incondizionato
sostegno alla giusta lotta del popolo egiziano perché esso continui la
rivoluzione, e deplorano il massacro dei manifestanti, che dimostra che
il CSFA non è diverso da Mubarak in alcun modo.

A differenza di altri settori che ancora nutrono illusioni sulla
democrazia borghese, noi crediamo che la democrazia e lo Stato siano
incompatibili. La vera democrazia si è vista quando il popolo egiziano
ha formato dei comitati popolari che hanno gestito le proprie comunità,
le proprie città, le proprie attività, dal basso verso l’alto. Noi
facciamo appello perché questi comitati popolari si potenzino, perché il
paese venga decentralizzato, perché ogni singola posizione politica sia
revocabile da parte dei comitati qualora i detentori non eseguano il
mandato popolare.

Crediamo inoltre che le aspirazioni alla democrazia siano incompatibili
con il sistema capitalista, che si basa sul controllo da parte
dell’elite dell’economia e dei mezzi di vita, condannando alla morte per
fame ogni giorno ben 25.000 esseri umani. La vera democrazia è
possibile solo quando l’intera società gestisce democraticamente
l’economia e l’industria di una nazione. Perché questo sia possibile, è
necessaria la proprietà collettiva della terra e delle industrie nonché
la loro gestione diretta da parte degli operai e dei contadini stessi.
Finché i pochi continuino a controllare la ricchezza del mondo, i pochi
avranno sempre il potere sulla maggioranza. Il mercato libero è solo una
forma più sottile della dittatura.

Facciamo appello, dunque, perché i sindacati e i lavoratori svolgano un
ruolo di guida nella lotta attuale, perché vengano occupati i luoghi di
lavoro, perché questi vengano trasformati in cooperative dei lavoratori e
perché si prepari la completa autogestione dell’economia egiziana.

La crisi in Egitto non si risolverà con delle soluzioni tiepide e
incerte. Serve l’impegno della gioventù, delle donne, della classe
lavoratrice perché si poss sradicare ogni germe di tirannia e violenza
nel nostro paese: il sistema capitalista e lo Stato. Uniamoci tutti e
tutte sotto la bandiera della lotta contro il governo militare, ma
difendiamo l’alternativa rivoluzionaria e libertaria per le masse
egiziane.

25 novembre 2011

Movimento Socialista Libertario (Egitto)
Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)
Organisation Socialiste Libertaire (Svizzera)
Workers Solidarity Movement (Irlanda)
Zabalaza Anarchist Communist Front (Sud Africa)
Workers Solidarity Alliance (USA)
Confederación Sindical Solidaridad Obrera (Spagna)
Grupo Libertario Vía Libre (Colombia)
Centro de Investigación Libertaria y Educación Popular (Colombia)
Instituto de Ciencias Económicas y de la Autogestión (Spagna)
Federación Comunista Libertaria (Cile)

http://www.anarkismo.net