Dall’assemblea alla Sapienza assediamo l’austerity!

Sabato 28 settembre alla La Sapienza si è svolta la prima assemblea nazionale in avvicinamento alla sollevazione generale del 19 Ottobre. L’aula 1 della facoltà di lettere ha ospitato più di trecento persone che hanno ascoltato e sono intervenute nel merito non solo della giornata di mobilitazione chiamata dall’Assemblea “Dalla valle alla metropoli” ma di tutto l’autunno e oltre.

Gli interventi iniziali sono stati quelli delle lotte sociali che hanno animato questo paese in questi ultimi anni a partire da Abitare nella crisi che ha lanciato per la prima volta la data di mobilitazione del 19 Ottobre. I movimenti per il diritto all’abitare hanno ribadito la necessità di una sollevazione generale in questo paese di fronte a una crisi economica e politica che viene utilizzata come alibi per proseguire con la cancellazione di ogni intervento pubblico, con la privatizzazione del patrimonio e di interi pezzi di città a vantaggio della rendita. L’unica risposta credibile alle migliaia di sfratti per morosità è la riappropriazione collettiva dell’enorme numero di case sfitte. L’assedio permanente dei movimenti al ministero dell’economia e delle infrastrutture, quindi,  porta con se anche la rivendicazione – irrinuciabile – del blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi, di un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica, della requisizione del patrimonio inutilizzato e sfitto.Anche la questione delle risorse è centrale: miliardi di euro vengono destinati a grandi opere e grandi eventi, alle banche e ai signori del cemento, mentre poche briciole vengono riservate a strumenti di tutela sempre più inutili e comunque sempre premiali verso le grandi proprietà immobiliari o le consorterie delle cooperative di costruzione.
Anche i No Muos hanno partecipato all’assemblea di ieri ricordando che contemporaneamente si stava svolgendo a Palermo la prima manifestazione nazionale contro il Muos. Infatti in Sicilia è già partito l’assedio ai palazzi, migliaia di persone hanno partecipato alla sollevazione generale contro la regione Sicilia, Crocetta e tutti i responsabili delle speculazioni sul territorio e sulla vita delle persone che lo abitano.
A seguire, il movimento No Tav, ha espresso l’importanza di scendere in piazza il 19 perchè le mobilitazioni contro il Tav tanto quelle contro l’austerity coincidono e se la valle ha avuto la capacità di far sentire la propria protesta come una causa di tutti, durante questo autunno è necessario che la piazza del 19 sia considerata la piazza dei no Tav, come degli studenti, come dei precari, dei no muos dei facchini della logistica e di tutti coloro che rifiutano questa austerity.
Il movimento no Tav rappresenta una delle più importanti espressioni di resistenza nel nostro paese agli attacchi di una classe politica impunita che ogni giorno affama e devasta i nostri territori. In questi giorni sta subendo dei duri attacchi mediatici nel tentativo di impaurire il movimento e di depotenziare le giornate autunnali.
L’unico terrorista è esclusivamente chi per i propri interessi impone la costruzione di grandi opere nocive per il territorio togliendo alle scuole, agli ospedali, alle case popolari quei soldi che andranno direttamente a finire nelle tasche delle ditte edili e di tutti coloro che trarranno profitto da un’opera inutile come il Tav. D’altronde la manifestazione indetta per il prossimo 19 ottobre ribadisce che l’unica grande opera che ci interessa e casa è reddito per tutt*!
Quello stesso reddito che viene sottratto ai precari, agli studenti e a tutto il soggetto giovanile che forse sconta più di tutti le conseguenze di questi anni di ristrutturazione di un modello economico, quello capitalista, e di un regime politico, quello democratico liberale. Quegli stessi giovani che ieri sono stati particolarmente presenti all’interno dell’assemblea: gli studenti de La Sapienza, di Napoli, di Bologna e tutti gli studenti che in questi ultimi anni hanno dato vita all’occupazione in tutta Italia di decine di studentati parteciperanno alla giornata del 19 cominciando già dalle prossime settimane la mobilitazione all’interno degli Atenei, ed assumendo la giornata del 15 Ottobre come data di avvicinamento da praticare in vari modi all’interno e ai margini dell’università. Difatti nonostante i tagli già imposti nel passato quest’anno ulteriori tagli alla ricerca sono stati prodotti per destinarli a nuovi armamenti a causa di possibili scenari di guerra. Allo stesso modo la tassa sugli affitti, la Service Tax, va a ricadere ancora sugli studenti che per motivi economici non si iscrivono più all’università provocando un calo delle iscrizioni vertiginoso. Anche gli studenti delle scuole superiori hanno ribadito la loro partecipazione al 19 ricordando che il loro assedio all’austerità inizierà già dal 4 Ottobre, giornata in cui tutte le scuole nelle varie città del paese scenderanno in piazza per riappropriarsi delle strade e per prendere parola contro la corrotta casta di politici e banchieri.
Interessante anche il contributo della lotta dei lavoratori della logistica che hanno dimostrato la capacità di restituire alla lotta nei posti di lavoro una dignità nuova che racconta non solo di rivendicazioni e vertenze ottenute grazie all’unità dei facchini ma ad una solidarietà reale che oltrepassa i confini del singolo magazzino e della città ma parla a tutti i lavoratori e a tutti i settori in in mobilitazione. Il 27 infatti gli stessi facchini hanno appoggiato i picchetti alla fiat di Pomigliano e hanno partecipato alla manifestazione che si è svolta sempre nella giornata di ieri a Napoli.
Non per ultimi i rifugiati che parteciperanno alla costruzione del 19, attraverso il loro intervento, hanno sottolineato l’importanza della mobilitazione del 19 per tutti i migranti che a causa dei conflitti armati sono costretti ad andare via dalla loro terra e a cui anche nei territori di arrivo non vengono garantiti quei diritti che troppo spesso gli sono stati negati nei paesi dai quali provengono. Stanchi di essere invisibili hanno deciso anche loro di scendere in piazza ed alzare la testa.
I sindacati di base, invece saranno presenti già dal giorno prima in piazza con l’indizione di uno sciopero generale e di una manifestazione che terminerà proprio a piazza San Giovanni da dove partirà la manifestazione del 19 alle ore 14.30. I sindacati hanno invitato i lavoratori ad assediare la piazza fino al giorno dopo partecipando ad entrambe le giornate di mobilitazione e di lotta comune.

L’assemblea ha visto la partecipazione di tante realtà nazionali e soprattutto di tante lotte sociali che porteranno nella piazza del 19 una molteplicità di specificità, consapevoli del fatto che c’è un’unica origine ai problemi che viviamo e risiede nei palazzi che il 19 andremo ad assediare. Siamo consapevoli che il 19 Ottobre non sarà la fine, ma certamente neppure l’inizio di questo lungo autunno di lotte. Attraverseremo infatti la giornata del 4 Ottobre, al fianco degli studenti medi di tutta Italia che in questa giornata scenderanno in piazza. Passeremo poi per le mobilitazioni diffuse del 12 Ottobre in difesa dei territori e dei beni comuni. Daremo poi vita con gli studenti universitari ed ai giovani della maggior parte delle città italiane ad un 15 Ottobre di lotta in connessione con le realtà transnazionali. Insieme poi ci ritroveremo in piazza, quella del 19 sarà una piazza che non accetterà mediazioni sulle proprie vite che non accetterà altre bugie e nuovi governi pronti a gestire la perenne emergenza. Vogliamo praticare una rottura manifesta con questo sistema economico, con questa classe politica, con questo governo. Vogliamo assediare i palazzi del potere per esprimere questo rifiuto e tornare nei nostri territori per dargli continuità. L’assemblea del 28 non ha voluto mettere d’accordo tutti, ha individuato i responsabili di questo stato di cose, ha individuato ciò che deve essere allontanato per permetterci la costruzione di un presente ed un futuro radicalmente diversi e migliori. E allora buona costruzione di un autunno di lotta verso il 19 e oltre a tutti, ci vediamo nelle strade!

Luglio 2013: un mese per il reddito di base e i diritti!

Mentre il governo Letta di “solidarietà nazionale per la troijka e i suoi interessi” pensa bene di annunciare strabilianti interventi di natura economica per incentivare il dinamismo nel mercato del lavoro, l’occupazione dei giovani e maggiori opportunità per le imprese, parlando di staffette generazionali ed altre amenità, il lavoro nero continua ad essere una realtà concreta per il 40% dei così detti inattivi copre il primato mondiale del sommerso sul 18% del pil, il tasso reale di disoccupazione si aggira oltre il 25% e quello di disoccupazione giovanile intorno al 50%, dati reali e non quelli edulcorati dalle aggregazioni tecno-ipocrite dell’Istat.

Nel mentre, ci rubano il futuro con contratti di lavoro precari che rappresentano il 75% dei nuovi assunti e un diritto alla pensione da fame per i collaboratori a progetti, i lavoratori autonomi e quanti non rientrano più nella specie tutelata di animali esotici a tempo indeterminato. Governando senza alcuna legittimità, attraverso le forzature del vecchio un po’ ordo-liberale un po’ nazional-stalinista Presidente della Repubblica, Re Giorgio, lor signori occupano le cariche istituzionali per mandato e “concessione” del FMI e della UE, e dagli scranni del governo si permettono pure di parlare di nuova riforma della pensioni, dopo quella targata Fornero che tra le altre accelera la fusione tra i crediti dell’Inps e i debiti dell’Ipdap facendo pagare, ai precari e pensionati poveri, le pensioni d’oro di quei maiali che hanno amministrato dai vertici apicali della PA la corruzione di ben 80 miliardi l’anno, del resto c’hanno famiglia pure loro! E non pensano affrontare minimamente se non con qualche convegno e pacca sulla spalla quella che è la vera emergenza sociale e l’unica grande opera possibile e accettabile, ovvero quella di introdurre immediatamente un reddito garantito per tutte e tutti. Dicono che non ci sono i soldi, ma è falso, manca la volontà politica non la strumentazione tecnica. E ci siamo stufati pure di fare i consulenti gratis per sordi decisori politici. Questi signori che governano con ventimila euro al mese devono e possono riconoscere la ricchezza comunemente prodotta, la produzione sociale di cui siamo portatori e ridistribuire subito reddito e servizi, tutele e nuovo welfare. Esattamente come hanno fatto per ripagare i debiti privati della banche, con i soldi pubblici della collettività, banche private che insieme ai soliti noti e favoriti dal sistema di incentivazione, FSE e clientelismo vivono sulla cresta dell’onda della crisi mentre la maggioranza anche delle tante imprese piccole o individuali muoiono e chiudono i battenti bruciando idee, innovazioni e aspettative della libera attività così detta imprenditoriale che tanto avevano elogiato sospinto negli anni 80/90. La favola è finita e al sesto anno inoltrato della crisi sistemica del valore, nella piena recessione della finanziarizzazione di tutto il processo economico, rimane l’uomo indebitato in uno stato indebitato e l’economia del debito come vero e unico paradigma di governo, pressione e ricatto sulle moltitudini, reprimendo claims e rivendicazioni che ad oggi dovrebbero essere costituenti di un diverso vivere in comune. Siamo sotto la dittatura dei mercati e di questo ormai le popolazioni d’Europa ne sono progressivamente sempre più consapevoli, ne hanno già avuto un assaggio con le politiche di austerity che la Commissione europea e il FMI stanno imponendo in questi ultimi anni con la sfacciataggine che solo i padroni possono avere. In nome della crisi stanno massacrando una società intera, i suoi sogni e bisogni. Per uscire dal ricatto la piattaforma per il reddito e i diritti si rimette in cammino dislocando sui territori nuova forza ed energia sociale per la ricomposizione e il riconoscimento tra i precari, i precarizzati, gli sfruttati e gli emarginati (emarginati prima di tutto dall’accesso al credito) ma anche dai servizi sempre più privatizzati ed escludenti, in alternativa pubblici e decadenti. Riprendiamo parola dunque attraverso cortei nei quartieri e nei territori della metropoli con iniziative dislocate, piazze tematiche per allargare il fronte sociale che lotta, occupando le case, rivendicando i diritti dentro ed oltre il lavoro, difendendo i beni comuni dalla speculazione neoliberista. Scendiamo nuovamente nelle strade per riconquistare reddito, casa, diritti e libertà per cambiare radicalmente modello per costruire insieme una nuova stagione di lotta.

http://www.inventati.org/redditoxtutti/

Ogni Giorno e ogni notte sono per Alexis! RECUPERIAMO L’EX ACEA OCCUPATO!

Per noi la giornata del 6 dicembre scorso è stata una tappa, un
tassello importante di quel processo di cambiamento e attacco alle
politiche di austerity prodotte dalla crisi, un processo che si è
scrostato di dosso l’illusione elettorale e parla di riappropriazione e
sperimentazione del comune. Lo stesso che ha visto nell’autunno uscire
dalle scuole occupate e scendere in piazza migliaia di studenti al grido
“non ci rappresenta nessuno”, lo stesso che ha dato vita all’esperimento
di Ri_pubblica (www.ripubblica.org [1]) e dell’occupazione dell’ Ex
Cinema America.

Abbiamo riscontrato fin da subito un largo consenso sociale: nei
confronti di chi occupa oggi si moltiplicano gli applausi degli abitanti
dei quartieri lasciati al degrado, la solidarietà dei lavoratori che
non arrivano alla fine del mese, la richiesta di partecipazione e
attivazione ai processi di lotta e riappropriazione del patrimonio
immobiliare inutilizzato. Questo è solo l’inizio, la strada da fare è
ancora lunga ma l’esperienza che stiamo vivendo ci restituisce la
consapevolezza che pascolare nei recinti della politica istituzionale
non è sufficiente, che la mediazione al ribasso non ci appartiene.

Noi partiamo da qui, dall’ex acea occupato di viale Ostiense 124!

L’abbandono e il degrado di edifici dismessi e di intere aree sono la
norma in una città che non ha alcuna pianificazione urbanistica se non
quella degli interessi dei costruttori, re di Roma e che nel frattempo
vede grandi opere come il progetto della bretella autostradale di Tor
de’ Cenci ed il G.R.A.bis (per citarne una).
Il quadrante di Via Ostiense, in cui si trova l’ex Acea occupato, ha
perso la sua precedente vocazione operaia legata ai mercati generali,
alle sedi Acea ed Italgas. Ormai in pieno centro metropolitano l’intero
quartiere è oggetto di radicali trasformazioni che puntano a sviluppare
un’economia di servizi. Le luci dei locali notturni riempiono la via di
Libetta, e i cartelli di appartamenti in affitto sono ormai solo per uso
ufficio dove il margine di guadagno è tre volte più alto. Il processo
di gentrificazione, ovvero di espulsione dei ceti popolari in favore
delle fasce più abbienti è ormai largamente avviato.

Servizi pubblici svuotati di senso si accavallano con speculazioni
private in una risignificazione che vede il territorio e chi lo abita
solo in termini di profitto. A partire da quel mostro di fabbrica del
sapere chiamata “Università degli Studi di Roma Tre” che mette in
produzione tutto il territorio intorno alla propria esistenza con taciti
accordi con costruttori, imprenditori e impicciaroli vari realizzando un
modello di università da intendersi come “laureificio”, privato di
spazi di aggregazione, critica e discussione; che svuota del suo
contenuto essenziale il diritto allo studio non concependo o eludendo
servizi essenziali per gli/le student@, quali mense e alloggi. Non sono
da meno i progetti sugli ex Mercati Generali che dietro l’illusione
della riqualificazione e della fruibilità culturale diventerà
l’ennesimo centro di consumo di merci e servizi. Valanghe di soldi
pubblici (do you remember Italia ’90?) diventano oggi la base per nuovi
lucrosi progetti imprenditoriali come quelli di Montezemolo che si è
preso la fatiscente struttura dell’Air Terminal per farne la stazione
dei suoi treni privati o il nuovo costosissimo Eataly di Farinetti.

Non dubitiamo che la stessa sorte toccherà ad altri eclatanti esempi di
sprechi come la piscina dei mondiali di nuoto di Valco San Paolo per la
quale sono stati spesi 20 milioni di euro senza che sia stata utilizzata
neppure un giorno. Intorno a noi ancora i costruttori pronti ad inondare
di nuovo cemento l’area dell’ex fiera di Roma, il deposito Atac di San
Paolo e così via: decine di delibere urbanistiche pronte ad essere
approvate come ultimo, ennesimo regalo di Alemanno a chi gli ha pagato
la campagna elettorale e verosimilmente gli pagherà la prossima.Nel
frattempo i servizi pubblici fondamentali chiudono: prima la biblioteca
comunale, ora a rischio è un intero ospedale come il CTO di Garbatella.

Tra gli interstizi di questo enorme cantiere che coinvolge un intero
quartiere, l’edificio di Via Ostiense 124 viene regalato da Acea al
Comune di Roma: Acea non ha infatti i soldi per la ristrutturazione che
si rende necessaria dopo l’abbattimento di un palazzo adiacente
sostituito da un moderno palazzetto di uffici e residenze di lusso. Il
destino di questo palazzo sembra già scritto: il Comune che a sua volta
non ha soldi da investire a causa della spending review e dei tagli agli
enti locali dovrà necessariamente cedere l’edificio a chi potrà
permettersi di abbatterlo avvantaggiandosi così del piano casa
Berlusconi (implementato dalla Polverini nel Lazio) che prevede ingenti
premi di cubature per chi trasforma in case vecchi palazzi fatiscenti.
Il guadagno di chi ha già guadagnato tanto rischia di essere enorme.

Ma ora l’ex Acea è diventato Alexis occupato e con tutte le nostre
forze vogliamo opporci a nuove speculazioni per proporre invece un piano
di recupero dal basso, che ci restituisca un diritto all’abitare negato,
una partecipazione alla città da cui vogliono escluderci. Dopo una
tavola rotonda con un team di ingegneri strutturisti, architetti e
geometri siamo giunti alla conclusione che la messa in sicurezza dello
spazio necessita di lavori importanti e con spese altrettnto importanti.
Per giorni abbiamo ragionato sulle possibilità di prosecuzione del
progetto socio-abitativo. Abbiamo infine deciso di rilanciare attivando
una campagna pubblica sul recupero dello spazio. Mettendo in gioco tutti
insieme le nostre competenze e la nostra manodopera possiamo resistere
alla devastazione della città e alla cacciata dei suoi abitanti
realizzando il nostro desiderio di reinventare l’abitare e ridare
dignità agli spazi maltrattati dalla speculazione. Siamo convinti che
solo dal basso, in modo indipendente da promesse elettorali e interessi
specultivi, si possa proficuamente contribuire a salvaguardare i
territori.

Vogliamo costruire e animare un presidio “resistente”, che sia
osservatorio di questa devastazione urbanistica e che abbia
l’aspirazione di essere laboratorio per la costruzione di un’alternativa
a questo modello basato su processi di gentrificazione, dalla
cartolarizzazione della città alla precarietà generalizzata delle
nostre vite. Per questi motivi crediamo che abbia senso rimanere
nell’ex-acea nonostante la denuncia di inagibilità, portare avanti un
progetto di autorecupero partecipato dello stabile. Vogliamo che sia una
casa per uscire dalla condizione di perenne precarietà abitativa ma
anche un luogo di scambio, dibattitto e autoformazione, costruendo
all’interno una sala studio, laboratori che mettano in condivisione
saperi ed attrezzature con chiunque voglia sentire un po’ sua questa
esperienza e voglia sperimentarsi e cospirare ovvero respirare insieme.

Per farlo daremo vita ad una serie di iniziative di informazione ed
autofinanziamento, invitiamo tutt@ a portare le loro proposte e a
condividere questo percorso in un’assemblea pubblica che si terrà ad
Alexis, via ostiense 124 sabato 2 febbraio alle 17:00!

Alexis! Ex Acea Occupato

Dallo sciopero sociale al comune in rivolta >> Alexis occupato Ma chi ha detto che non c’è…..

Fa un certo effetto, va detto, scrivere da qui, da Alexis, lo spazio che abbiamo liberato il 6 dicembre, in una nuova giornata nazionale di mobilitazioni, dopo quella del 14 novembre, in cui si sono sperimentate importanti pratiche di sciopero sociale.

Difficile capire cosa succede quando si occupa e descrivere la magia delle soggettività che attraversano gli spazi autogestiti ed autorganizzati. Ci si chiede cosa si sta muovendo nella pancia e nella testa dei compagni che si ha al fianco, con cui si condividono i picchetti, le assemblee, le chiacchere, i lavori, i pasti, gli sbattimenti di ogni genere. Di sicuro qualcosa di stupendo, fuori dall’ordinario, altrimenti ci si chiederebbe “chi ve lo fa fare?”: il freddo, il poco sonno, la stanchezza, le paranoie e tutto il resto. L’alchimia che si sviluppa all’interno delle lotte è qualcosa che risveglia gli animi, costruisce alterità, cooperazione nel conflitto, scioglie la tensione, emoziona. Vedere chi dopo due ore di sonno va a lavorare e torna in tempo per fare i mille lavori, chi si porta il lavoro dietro o studia al freddo tra un picchetto e un altro. Ecco cosa si intende, per noi, quando si parla del comune in rivolta.

Si parla di un’energia che non si può distruggere per quanto da sola si riproduce all’interno di questi processi. Ed è proprio il calore collettivo che sta producendo il valore aggiunto in questi freddi giorni invernali, un’energia sociale che pratica nuove forme di solidarietà e mutuo soccorso tra i soggetti colpiti dalle politiche di austerity. In questi pochi giorni abbiamo visto portare solidarietà all’occupazione dai lavoratori dell’Acea, dagli abitanti del territorio, da chi ci lavora, gli operai dell’Italgas ci hanno regalato i loro buoni pasto promettendo di tornare il mese prossimo se saremo ancora qui, motorini che passando e urlano “non lo dovete lascià più sto posto!”. Da quando abbiamo occupato vediamo aumentare le persone che diventano occupanti, che si interessano, che vogliono far parte dell’esperienza. Siamo partiti un anno e mezzo fa con un’inchiesta sulla precarietà abitativa tra gli studenti di un’università “modello” come quella di Roma Tre, nata già riformata secondo i criteri del mercato. Con tanta determinazione e con la voglia di sperimentarsi, perché ci credevamo veramente, siamo arrivati ad occupare spinti anche dalla forza di una giornata in cui tanti e tante sarebbero scesi nelle piazze, si sarebbero riappropriati di pezzi importanti di reddito mettendo in campo diverse pratiche di sciopero sociale. Non sara’ forse ancora lo sciopero sociale capace di generalizzare le lotte contro l’austerity, in grado di mutare i rapporti di forza in questa giungla di precarietà, ma una tendenza la si può cominciare finalmente ad intravedere.

Sarà una strada lunga che parte dai bisogni e vuole arrivare a realizzare i sogni.

Sarà una strada lunga perché non ci sono scorciatoie, deleghe a partiti e sindacati o capipopolo, quando un processo sociale e’ vero, o diviene collettivo o semplicemente non sarà.

Siamo dunque partiti dall’inchiesta metropolitana perché il bisogno non è solo l’emergenza ma una complessità di desideri negati, l’impossibilità di autodeterminarsi. Attraverso il processo d’inchiesta abbiamo compreso che oggi i bisogni non si percepiscono più direttamente ma piuttosto in relazione ad una necessità di cambiamento e trasformazione radicale dell’esistente. E allora forse possiamo dire che Alexis occupato non parte esclusivamente dai bisogni ma anche dai desideri. Questa è l’utopia concreta da cui ripartire. Ma chi ha detto che non c’è Non si può forse dire lo stesso di quelle lotte di resistenza, che iniziano con un NO, e che poi cominciano a portare elementi di proposta, “dal no, all’alterità”, passando dalla resistenza ai percorsi di indipendenza, le necessarie lotte contro l’austerity?

Allo stesso tempo abbiamo visto in questi anni momenti di forte conflitto e radicalità che però evidentemente non hanno sedimentato cio’ che e’ necessario esprimere: eppure quelle piazze erano piene, quei corpi c’erano e molto spesso hanno deciso di resistere. Ora bisogna avere la capacita’ di passare dalla resistenza alla produzione dell’alterita’ politica.

Crediamo che la riappropriazione diretta del reddito che ci spetta (sotto forma di case, spazi di socialità e relazione, di saperi) possa rappresentare la chiave giusta per ricomporre precari e precarizzati, tenere insieme conflitto in cooperazione, rabbia e amore. Un reddito che vogliamo incondizionato e per tutti.

Dagli zapatisti abbiamo imparato todo para todos nada para nosotros. Da questa occupazione si aprirà un’ulteriore lista abitativa, una lista non dell’emergenza ma del desiderio, una lista della disponibilità a rendere riproducibile la pratica della riappropriazione. Vogliamo creare complicità con questo territorio ribelle e con chiunque nella metropoli e in Italia crede si sia aperto un processo costituente che tende al cambiamento radicale e dal riappropriarsi delle case passeremo a tutto quello che ci hanno sottratto. Siamo realisti, vogliamo tutto, vogliamo l’impossibile.

In questo senso vogliamo resistere ad un eventuale sgombero che altro non sarebbe che uno sgombero di ordine pubblico dovuto all’assenza di una qualsivoglia capacità di risposta politica. Non era mai successo a Roma che così tante occupazioni avvenissero in un solo giorno eppure i giornali e i media non ne parlano, nessuna dichiarazione del sindaco né della pseudo opposizione.

La politica abdica in favore delle forze del (dis)ordine. Dal silenzio trapela la preoccupazione degli organi istituzionali, dei dispositivi repressivi e dal potere rispetto ad una possibile generalizzazione del conflitto.

Di fronte a loro troveranno una generazione non più disposta a mediare, senza più ansia del futuro solo con il desiderio di resistere un minuto piu’ di loro. Quella dei precari di seconda generazione che vivono in un presente dilatato, tra lavori intermittenti, disoccupazione giovanile, nell’assenza totale di diritti. Di fronte a loro una rabbia diffusa e’ pronta ad esplodere ed un contesto sociale deteriorato e pieno di rancore. Di fronte a loro una crisi della rappresentanza che lascia spazio ad ambiguità e vuoti che se riempiti dai movimenti possono diventare qualcosa di potente. Ci si vede dalla parte giusta delle barricate.

Roma. Ondata di occupazioni. comunicato STUDENTATO/CASA DEI PRECARI –ALEXIS

Ieri abbiamo occupato lo stabile in via Ostiense 124 e lo abbiamo chiamato Alexis, perché quando diciamo che i compagni/e vivono nelle lotte, ci crediamo veramente.

Infatti la giornata di ieri è stata una grande giornata di lotta, una giornata di cortei, di occupazioni e di risposta reale .

Lo avevamo detto, scendere in piazza a consumare le strade non ci basta più, cominciamo a portare elementi di proposta, luoghi dove sperimentare il comune e le possibilità oltre l’esistente, oltre il capitalismo.

Alexis vuole essere uno spazio aperto alla città, vuole essere una risposta abitativa per gli studenti che non hanno alcuna agevolazione da parte delle università dal punto di vista di alloggi che vengono messi in affitto e nei quali l’accesso è sempre più limitato se non sconveniente, visto il decentramento degli alloggi che spostano il problema abitativo con quello della mobilità, oltretutto concepiti come mini-caserme (documenti all’entrata).

Ma Alexis vuole anche uscire dalla situazione prettamente studentesca in quanto poi parlare di soggettività studentesca oggi è qualcosa di molto difficile, preferiamo parlare di precari in formazione, essendo questo soggetto inserito da subito nella totale  precarietà, e quindi pensare ad una casa anche dei precari e delle precarie in un contesto sociale e con un mercato del lavoro non solo disastroso, ma sempre più portato verso il baratro da parte delle misure di austerity messe in campo per il mantenimento del sistema economico-politico.
Tutti noi siamo già da tempo nella giungla della precarietà e ci ritroviamo nel “gioco” delle 47 modalità contrattuali o a nero a dover accettare lavori sottopagati e prese in giro varie, qualcosa di sempre più diffuso, ma la necessita di non accettare questa condizione si fa
sempre più forte.

Alexis quindi si colloca in uno spazio cittadino, di una citta dove l’abuso edilizio e la speculazione sono altissimi, dove  sono più le case senza persone che le persone senza case, ma anche direttamente nello spazio territoriale dove a pochi metri si compie una grandissima speculazione su quello che era l’ex “quartier generale” acea tenuto in affitto al costo di un miliardo e mezzo l’anno da parte della regione , vuoto e frutto delle speculazione di più privati, aziende , costruttori noti e in un territorio che subisce fortemente in maniera
negativa la presenza di una grande fabbrica, la fabbrica del sapere di Roma3.

Allo stesso tempo Alexis vuole collocarsi in uno spazio transnazionale ed Europeo, perché sente forte il bisogno di una connessione e di generalizzare il conflitto in tutti gli ambiti sociali, sente il forte bisogno di cambiamento e di alterità, vuole darsi come tendenza lo
sciopero sociale.

Rivendichiamo reddito, perché non vogliamo piegarci al ricatto del lavoro sottopagato e dello sfruttamento e lo facciamo riprendendocene un pezzetto, smettendo di pagare l’affitto e le case, i soldi che buttano, con cui speculano, devono cominciare a darli alle persone.

Stamattina hanno sgomberato l’occupazione di Sette Camini e, mentre scriviamo, sappiamo essere in atto altri tentativi di sgombero, ma anche conseguenti mobilitazioni per rispondere subito ad ogni intimidazione; noi portiamo la nostra vicinanza e complicità e sappiamo tutti e tutte che anche se sgomberati, non finisce qui.

Oggi pomeriggio invitiamo tutte le realtà di movimento, tutti soggetti singoli, gli abitanti del quartiere, studenti e chiunque voglia, ad intervenire e a prendere parola con noi in un’ASSEMBLEA PUBBLICA CITTADINA e a sentirsi complici di un progetto ed una prospettiva, che tende al cambiamento non solo possibile ma necessario.

L’appuntamento è venerdì 7 dicembre ore 18 in via Ostiense 124, nel nuovo studentato/casa dei precari Alexis

Nuova Occupazione Abitativa di Studenti e Precari in ricordo di Alexis

6 dicembre 2012 >> Roma >> Sciopero sociale.

Contro la crisi che ci nega il presente, ci riprendiamo uno spazio abbandonato come nuova occupazione abitativa di studenti e precari… perché vivere non è sopravvivere.

 

E’ NATO…
Oggi nella giornata di sciopero sociale e mobilitazione studentesca é stato liberato ed occupato da un gruppo di studenti e precari lo spazio di via Ostiense 124, da anni consegnato al degrado per l’incuria delle amministrazioni interessate solo agli affari con le cricche.

… è uno studentato!

perché molti di noi sono studenti dell’università Roma Tre.

Abbiamo pagato anni di affitti alle stelle, senza contratto, tra un lavoro precario e l’altro senza mai trovare il tempo di affrontare gli studi al meglio. Abbiamo capito fin da subito che l’università, sempre più inaccessibile, ha perso il suo ruolo di ascensore sociale e ci offre solo bassa formazione. Ci hanno sbattuto in faccia la totale inefficienza dei servizi per il diritto allo studio di Laziodisu e la totale mancanza di una qualche politica abitativa.

… é la casa delle precarie e dei precari!

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sia perché l’università è già un’azienda e lo studente è già un precario. Sia perché tutti siamo precari*: chi finto lavoratore autonomo pagato con voucher o partita iva senza contributi né diritti, chi disoccupat* o sottoccupato perennemente in cerca e persino chi un lavoro ce l’ha ma ugualmente conosce il baratro di un sistema che non garantisce reddito sufficiente per vivere né tantomeno la possibilità di costruirsi un futuro.

… é molto di più!

Quella abitativa è la prima emergenza sociale a Roma: Student* costretti nella mancanza di garanzie dell’affitto in nero, lavorator* precar* strozzati da mutui e affitti, migranti discriminati e costretti a vivere ammassati in 20 in un appartamento o direttamente per strada. Nel contesto di crisi perenne in cui viviamo la mancanza di un tetto non è soltanto un problema delle fasce sociali più deboli ma un dramma per tutti. Eppure le risposte che riceviamo dai nostri amministratori e governanti sono gli sfratti, la svendita degli immobili pubblici, l’abbandono dell’edilizia residenziale popolare, la speculazione e le parentopoli diffuse.

 

Abbiamo smesso di credere alle chiacchiere, alle promesse, alle elezioni e oggi, con tutti i Movimenti per il Diritto all’Abitare di Roma,  ci riprendiamo una casa, un pezzo di reddito, un pezzo di vita! Perché è l’unica cosa che possiamo fare, perché è l’unica cosa che vogliamo fare.

Vogliamo dedicare questa occupazione ad Alexis Grigoropoulos, ragazzo di soli 16 anni ucciso dalla polizia in Grecia 4 anni fa, perché i nostri bisogni erano i suoi, perché i nostri desideri e le nostre lotte ci uniscono per sempre.

 

Invitiamo tutte e tutti a partecipare all’assemblea pubblica che si terrà oggi stesso, 6 dicembre, alle 16.30 ovviamente nel nuovo spazio riappropriato di via Ostiense 124.

Ci siamo ripresi ciò che è nostro e abbiamo trovato l’America nel cuore di Trastevere!

Pubblichiamo un appello di appoggio e solidarietà all’occupazione permanente del Cinema America di Trastevere, lanciata dall’Assemblea Giovani al Centro e dai residenti del rione domenica 18 novembre, durante l’assemblea conclusiva di Ri_Pubblica.
 
Il Cinema America è stato per anni lasciato all’incuria di una gestione privata il cui unico interesse è stato quello di far approvare un progetto di abbattimento per costruire una palazzina fatta di appartamenti e parcheggi interrati.
 
Con anni di mobilitazione gli abitanti di Trastevere hanno ottenuto la bocciatura di un primo progetto che prevedeva 36 mini-appartamenti. Ma la minaccia di abbattimento non è scomparsa: è stato presentato un nuovo progetto, al momento bloccato, che prevede di fare 20 abitazioni e due piani di parcheggio.
 
L’occupazione di domenica ha lanciato una settimana di “work in progress”, fatta di assemblee e incontri pubblici, destinati a organizzare una programmazione a lungo termine che risponda alle esigenze culturali, sociali e politiche degli abitanti del rione XIII e degli studenti di zona.
 
Il Cinema America diventerà un polo multifunzionale, un laboratorio di esperienze di attivazione culturale, politica e sociale per studenti, residenti e chiunque vorrà partecipare al progetto.
 
In vista di questi obiettivi,  contro la minaccia di abbattimento della storica sala trasteverina, supportiamo l’occupazione a tempo indeterminato del Cinema America, rilanciando l’assemblea pubblica di domenica 25 novembre alle 19:00.
 
Con il Cinema America Occupato, contro le speculazioni sulla cultura e sul territorio!
 
 
Per inviare adesioni lasciare un commento o inviare una mail ad assembleagiovanialcentro@gmail.com

 

 

Join the rebel: QUESTO NON E’ CHE L’INIZIO

Mentre dal resto d’Europa riceviamo, ormai da qualche mese, cartoline
che ampiamente dimostrano quali siano, nell’attuale contesto di
austerity, le uniche e vincenti forme di organizzazione del conflitto,
ieri tutto il territorio nazionale  è stato finalmente pervaso da parte
di quel protagonismo e attivazione sociale necessario per dimostrare che la soluzione alla crisi è ben lontano dalla compatibilità e dal biopotere della ormai decadente rappresentanza politica.

Ieri abbiamo avuto la dimostrazione che forme di sinergia possibili sono praticabili anche nel nostro paese. A partire da quei soggetti che innervano il mondo diffuso della precarietà giovanile che nella formazione scolastica toccano con mano le politiche di austerity. La crescita collettiva e la messa in condivisione di nuovi dispositivi autobiografici, capaci di narrare una lecita rabbia si è trasformato in un corteo partecipato, denso, consapevole, del precariato metropolitano che attraversando le strade del centro di Roma si è ripreso solo una piccola ma significativa parte, di quello che gli spetta, che spetta anche a tutte e tutti noi.

Dal nodo redazionale di indipendenti decidiamo diffondere il comunicato
degli studenti medi, con la speranza che la riproducibilità delle lotte
inizino ad estendersi anche in questo pezzo di euruolandia, rilanciando la data del 13 ottobre a piazza S. Maria in Trastevere per un’assemblea pubblica che guardi con intelligenza e dignità alla implementazione di reali possibilità di cambiamento e trasformazione.

Join the rebel

Oggi 5.10.12 la città di Roma è stata invasa dagli studenti dell’Assemblea Cittadina dei licei romani.
Questa data è nata dall’assemblea in Val di Susa, convocata dalla rete nazionale studaut, dove gli studenti di tutta l’Italia hanno sentito l’esigenza di scendere in piazza, per esprimere un’opposizione sociale reale al governo Monti e alle politiche di austerity che stanno sempre più strette a tutta la cittadinanza. Le istituzioni sottolineano continuamente la mancanza di fondi per l’istruzione mentre   lo stato spende 500 milioni per cacciabombardieri e 2 cm di Tav corrispondono a una borsa di studio universitaria, legittimando queste scelte come tecniche e non politiche.
In un quadro di drammatica trasformazione politica, la scuola rimane ancora una volta un luogo di costruzione e progettazione, opposizione e conflitto.
Gli studenti infatti contrastano le politiche di questo sistema scolastico e se ne riappropriano dall’interno vivendo le proprie scuole e creando dal basso controcultura attraverso cineforum, mercatini di libri a prezzi popolari, ecc… per dare una risposta concreta alla crisi, producendo momenti di riflessione e conflitto.
Queste iniziative si oppongono al progetto di scuola-azienda che questo governo, come il precendente, vuole realizzare attraverso il DDL Aprea e i test Invalsi, che mirano esclusivamente ad un’appiattimento culturale generale e alla costruzione di una scuola che premi il merito e ignori i problemi.

Il tentativo della questura di Roma, oggi,è stato quello di impedire che gli studenti raggiungessero  il centro storico per manifestare la loro rabbia davanti ai palazzi del potere, opponendosi fisicamente, con uno sproporzionato impiego delle forze “dell’ordine”, al regolare svolgimento del corteo.
Nonostante ciò, gli studenti non si sono arresi e fino all’ultimo hanno portato in piazza la loro determinazione. I manifestanti infatti, estenuati da una pessima gestione della piazza da parte della questura, che aveva il palese intento di emarginare e minimizzare la protesta, hanno tentato di riappropriarsi ancora una volta delle proprie strade. Nei pressi di Porta Portese, i soggetti che giorno dopo giorno militarizzano la nostra città hanno risposto all’iniziativa degli studenti non con semplici cariche di alleggerimento, inadeguate soprattutto contro un corteo costituito prevalentemente da minorenni, ma peggio,  con una vera e propria esplosione di violenza verso gli studenti, minacciando, picchiando, manganellando,  arrivando addirittura ad arrestare un quindicenne estraneo ai fatti,  trascinandolo per terra.
Dopo lo scontro e dopo essersi assicurati dell’imminente rilascio del ragazzo, il corteo non si è comunque arrestato ed ha ripreso il percorso fino a Piramide, dove al momento dello scioglimento ha pubblicamente denunciato la gravità dei fatti avvenuti in precedenza.

Gli studenti oggi non si sono fatti intimorire dalla gestione tirannica, del sindaco Alemanno, della città, ma anzi hanno avuto la dimostrazione del fatto che l’unica risposta che il governo e le istituzioni sanno dare è di tipo poliziesco e militare.

LA VOSTRA REPRESSIONE NON FERMERA’ LA NOSTRA VOGLIA DI LOTTARE, QUESTO NON E’ CHE L’INIZIO

Studenti Medi in Mobilitazione

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=296hrGT9Tjw

Precari a scadenza contestano la Polverini e il cda di Sviluppo Lazio: rappresaglia tutti dispensati dal lavoro

Con uno striscione che recitava “Il vostro sviluppo la nostra disoccupazione, noi senza lavoro voi senza vergogna” un gruppo di precari/e ha interrotto ieri un convegno su etica e reti di impresa organizzato da sviluppo lazio e con la presenza della presidente regionale Renata Polverini.

Motivo della contestazione la mancata stabilizzazione contrattuale per una decina di precari a tempo determinato che “scadono” il 30 giugno prossimo. Quella di precari che perdono il posto non sarebbe neanche una notizia degna di nota, accade ogni giorno nel silenzio più assordante, spesso i precari stessi rinunciano ad ogni rivendicazione introiettando la loro condizione di precarietà ed assumendola a dato di fatto ineluttabile nell’attuale contesto di crisi.

In questo caso non è andata così: i precari di Sviluppo Lazio aderenti alla rete dei precari indipendenti per la PA insieme ai punti san precario di Roma (che già avevano contestato l’”innovazione” di Brunetta e le politiche di Sacconi) hanno vissuto sulla propria pelle una contraddizione insopportabile: non solo la perdita del posto di lavoro a cui in anni e anni si erano dedicate tante energie ma anche la beffa di essere considerati costi insostenibili dentro un processo di ristrutturazione aziendale che invece chiude gli occhi sugli stipendi di manager e consulenti, spesso con doppi e tripli incarichi, o sulle decine di milioni di euro di fondi strutturali europei persi per l’incapacità di assegnarli e spenderli.

Per questo chi per anni è stato spremuto nelle proprie competenze, svilito dalla burocrazia della spartizione politica, misconosciuto tanto nei percorsi professionali quanto nella vita che su quel lavoro pur precario comunque è andata avanti, non può sopportare di andarsene come un insalutato ospite.

I precari e le precarie hanno cominciato a distribuire volantini con i volti e le storie di ciascuno di loro (insieme al testo che trovate di seguito) interrompendo il cerimoniale autocelebrativo su etica e reti di impresa. A quel punto una parte della sala ha cominciato ad applaudire e solidarizzare ma il presidente di Sviluppo Lazio Maselli e la presidente Polverini sono andati avanti nei loro interventi elargendo al massimo consigli di buona educazione ai futuri disoccupati che avevano l’ardire di protestare. L’ex sindacalista Polverini ci insegna che non si fanno così le lotte, che lei non avrebbe mai interrotto un convegno così importante, e poi mica avete vinto nessun concorso!! Proprio lei che dall’inizio del suo mandato ha contratto 1,5 consulenze al giorno per sistemare i tanti amici e parenti: noi senza lavoro voi senza vergogna.

Il convegno si blocca i toni si alzano, i lavori non potranno proseguire finché non si formalizzerà un incontro per i precari con i consiglieri di amministrazione della società. Tirati per la giacchetta alla fine l’incontro viene fissato per l’ora di pranzo al termine del convegno ma si rivela l’ennesima occasione persa: la dirigenza sceglie la linea dura, accusa “i ragazzi” (tutti per lo più over 40) di aver esagerato rovinando definitivamente la festa… e chi ha detto che non fosse proprio quello l’obiettivo? La rete dei precari indipendenti per la PA ha più volte denunciato le mission e le finalità tradite delle agenzie pubbliche o simil tali che invece di favorire crescita e occupazione producono privilegi, clientelarismi e precarietà.

Questa mattina inoltre ai lavoratori in scadenza viene fatto sapere che saranno  “dispensati” dal proseguire le loro attività fino a fine contratto. La rappresaglia della dirigenza di Sviluppo Lazio e del suo mentore politico Renata Polverini è degna del peggior comportamento antisindacale e contro i lavoratori… altro che lezioni su come si conducono le battaglie per i diritti.

Quindi non finirà qui! continueremo a rovinare la festa di questi indegni e incompetenti governanti, continueremo a rivendicare i nostri diritti e con dignità perseguiremo su tutte quelle strade possibili e necessarie, per difendere i posti di lavoro e le nostre vite sempre più precarie, ma finalmente e decisamente in lotta contro un intero sistema di corruzione, inadempienza, autoritarismo e negazione generale dei diritti sociali e sindacali.

Continueremo la lotta… Continueremo a rovinarvi la festa!

Chiediamo a tutte le forze sindacali, sociali e politiche di esprimere la propria indignazione verso la giunta Polverini e contribuire attraverso la solidarietà a costruire le prossime mobilitazioni.

Rete precari indipendenti per la PA

Punti San Precario Roma

Contatti: 3485548152 – 3927765677

Video:

>> Video de IlFattoQuotidiano

>> Meridiana Notizie

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>> Servizio sul Tg3 delle 14 del 19/6

Rassegna Stampa:

>> Corriere Della Sera

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>> Paesesera

>> Dazebaonews 

>> MeridianaNotizie

>> Romacapitale

>> IlFattoQuotidiano

>> Dichiarazioni di Montino sulla protesta

LA UNICA LUCHA QHE SI PIERDE ES LA QUE SE ABANDONA!

Lo sgombero della neonata Fazenda Occupata dimostra per l’ennesima volta con quanto zelo le forze del disordine intervengano per stoppare i processi di autorganizzazione dal basso che spuntano come fiori di rara bellezza nei meandri della metropoli.
Mai abbiamo visto tanta potenza dispiegata contro chi devasta i territori, mai abbiamo visto una tale solerzia nel requisire i tanti mostri di abusivismo o i troppi edifici abbandonati e fatiscenti pubblici come privati. In questa città di palazzinari, di welfare precario, di case sfitte e gente senza case, di periferie nate e cresciute nel nulla, ancora una volta polizia e amministrazione a braccetto accorrono per interrompere un’esperienza di riappropriazione che allontana il degrado, ricompone le generazioni, rimette al centro il territorio e i bi-sogni.
Oggi con la scusa della crisi si preparano grandi affari a poco prezzo: quanto potrà guadagnare il solo Caltagirone dalla privatizzazione di Acea (che Alemanno continua a riproporre nonostante la vittoria referendaria) o dalla svendita del patrimonio pubblico?
Contro gli immensi profitti di pochi continuiamo a rivendicare il diritto a riappropriarci di un reddito per tutti/e… e poiché la libertà non cade dal cielo continueremo a strapparla metro dopo metro.
La lotta di tanti e tante contro la precarietà delle nostre vite e per la libertà di autodeterminare il nostro presente fuori dalla “nonlogica” dei profitti non si ferma davanti ai vostri blindati.
Con la stessa rabbia e lo stesso amore di sempre affianco agli occupanti e le occupanti della Fazenda
Laboratorio occupato e autogestito Acrobax