Fronte del Porto. Fluviale

manifesto_newLa città è un bene comune e non permetteremo che pezzo dopo pezzo venga privatizzata e svenduta ai palazzinari senza riguardo per i diritti di chi la abita. Da anni è in atto un processo di convincimento di massa che vuol farci credere nella bontà delle privatizzazioni e nella loro capacità di risolvere tutti i mali che affliggono le nostre vite. I servizi pubblici vengono smantellati pezzo dopo pezzo e le stesse amministrazioni pubbliche operano ormai più come broker in una borsa che come rappresentanti di interessi collettivi. Dai grandi eventi alle grandi opere le nostre città sono diventate merce di scambio per attirare i grandi capitali finanziari ritenuti indispensabili per far fronte alla crisi economica dentro un modello di sviluppo che invece non fa altro che aumentare le distanze tra i pochi superricchi e tanti che sempre più faticano ad arrivare alla fine del mese. E così questa ricetta ha portato Roma ad avere l’82% di contratti precari tra le nuove assunzioni, un aumento del 300% degli affitti negli ultimi 10 anni, l’esternalizzazione dei servizi sanitari e sociali con un aumento della spesa sociale che oggi ci porta a buchi di bilancio clamorosi tanto al Comune quanto alla Regione. E chi paga? A pagare sono sempre i cittadini, con redditi incerti ed insufficienti, sfrattati dalle loro case perché impossibilitati a pagare, costretti a pagare ogni servizio e diritto negato dagli asili ai doposcuola, dai trasporti alla sanità. Paghiamo inoltre ogni volta che perdiamo un pezzo di patrimonio pubblico in favore di privati che dopo aver speculato per anni oggi chiedono di poter continuare a fare affari su una città martoriata dal cemento, dal traffico, dall’insicurezza sociale diffusa. Imperterrite le amministrazioni vanno avanti nel loro progetto folle di una città vetrina capace di ospitare grandi eventi ma non i cittadini che la vivono quotidianamente.

case_casermeDa pochi giorni, e nonostante tre calorose manifestazioni di piazza, è stata approvata dal Consiglio comunale la delibera sulla vendita del patrimonio demaniale delle caserme. Ministero della difesa e Comune di Roma si divideranno il bottino di circa 3 miliardi di euro che dovrebbe derivare dalla vendita di 15 immobili di gran pregio e soprattutto dal cambio di destinazione d’uso che permetterà di trasformarli in alberghi e case di lusso, uffici e centri commerciali senza riguardo per le esigenze dei territori e dei loro abitanti. Alemanno potrà così avere quei 600 milioni di euro che non è riuscito a strappare al governo di Bossi e Tremonti come finanziamenti a Roma capitale ma in cambio Roma salderà i debiti del ministero della guerra che ingoia ogni anno decine di miliardi di euro e che neppure in tempi di crisi e di tagli indiscriminati rinuncia ad investimenti inutili come i 125 milioni di euro per il nuovo cacciabombardiere F35 cui hanno rinunciato.

Roma pagherà con l’apertura di nuovi inutili e dannosi centri commerciali (siamo la capitale europea con il numero più alto), con la costruzione di nuovi uffici dagli affitti improponibili per le piccole partite iva sempre più diffuse nel mercato del lavoro capitolino, con la creazione di nuove case dai prezzi inaccessibili laddove sono già 250.000 le case sfitte a Roma.

Vendendo le caserme rinunciamo ad un’opportunità storica di recupero del patrimonio esistente, rinunciamo alla possibilità di realizzare con poca spesa abitazioni a prezzi popolari nel cuore della città anziché nelle periferie dormitorio, rinunciamo alla possibilità di aprire nuovi asili nido e scuole materne in un momento in cui le donne si ritirano dal mondo del lavoro perché mal retribuite e prive di servizi di sostegno alla genitorialità laddove invece si parla tanto di famiglia.

La ex caserma di via del porto fluviale ospita inoltre da 7 anni oltre 100 nuclei familiari che negli anni l’hanno trasformata con grande fatica e impegno in quella che oggi possono chiamare casa. 7 anni di radicamento su un territorio, 7 anni e tante storie che si vorrebbero cancellare in un sol colpo in nome di un finto progresso.

Per tutto questo occupanti di casa, movimenti per il diritto all’abitare insieme a comitati di quartiere e associazioni invitano tutti i cittadini interessati ad aprire un percorso di confronto e mobilitazione per una città bene comune in cui siano centrali gli spazi e i servizi pubblici, il diritto alla casa e alla mobilità, la scuola e la sanità, il verde e l’agroromano tramite il riuso del patrimonio immobiliare esistente e lo stop al consumo di nuovo suolo.

Contrastare oggi la vendita delle caserme significa combattere la vecchia e logora logica del cemento con cui pretendono di risolvere la crisi per riaffermare la sovranità dei territori sull’arroganza della rendita, la centralità dei diritti su quella dei profitti.

GIOVEDI’ 11 NOVEMBRE 2010, Ore 17.00

Assemblea cittadina

Parteciperanno il Presidente del Municipio XI Andrea Catarci

Enzo Foschi (Cons. Reg. PD), Luigi Nieri (Cons. Reg. SEL), Fabio Nobile(Cons. Reg. Fed. Sin.), Gianluca Peciola (Cons. Prov. SEL) e Andrea Alzetta (Cons. Com. Roma in action)

presso la caserma di via del Porto Fluviale, 12

per il riuso del patrimonio immobiliare pubblico… a seguire cena e videoproiezioni

Coordinamento cittadino di lotta per la casa > Movimenti per il diritto all’abitare > Rete Roma città bene comune

Brescia. Solidarietà diffusa

Brescia: Maroni, così non si fa!

Esprimiamo tutta la nostra indignazione e tutta la nostra rabbia per quanto succede in queste ore a Brescia, dove espulsioni e rastrellamenti stanno seguendo al violento sgombero del presidio in sostegno agli immigrati che dal 30 ottobre sono saliti su una gru per protestare contro la sanatoria “truffa”. Due ragazzi egiziani già espulsi, 20 in attesa di espulsione in custodia presso la Questura di Brescia, tre già tradotti al CIE di Torino, due, forse tre a Milano Corelli, numerosi feriti, due compagni che compariranno davanti a un giudice domani, tutto questo mentre la polizia impone di fatto il coprifuoco alla città,  rastrellando almeno altre 50 persone e portandole in Questura.  Per tutta risposta i ragazzi sulla gru hanno deciso di entrare in sciopero della fame e della sete a oltranza.

Gli immigrati di Brescia chiedono il rilascio del permesso di soggiorno per chi ha partecipato alla sanatoria “truffa”, il prolungamento del permesso per chi ha perso il lavoro e per chi denuncia il datore di lavoro in nero e lo sfruttamento, una legge per il diritto di asilo, cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia, e diritto di voto per chi vive in Italia da almeno 5 anni. Le stesse richieste che altri  5 ragazzi immigrati fanno dall’alto della torre di via Imbonati a Milano da tre giorni. Domani a Roma faremo nostra la loro lotta, e manifesteremo contro le politiche assurdamente repressive del governo italiano schiavo delle posizioni estremiste di una Lega razzista e xenofoba. I fatti di Brescia rappresentano solo l’ultimo degli sfaceli di cui si è reso responsabile questo governo inadeguato e dalla mano pesante: da Rosarno  a Terzigno, dai pastori sardi, alla tav finanche contro i terremotati de L’Aquila.

Domani 9 novembre  dalle ore 15.00 appuntamento in piazza dell’Esquilino per un presidio pubblico con assedio sonoro e di massa al Ministero dell’Interno.

Da Brescia a Milano, da Roma in tutta Italia, la lotta non si ferma, si allarga!

Prime adesioni: Comitato Immigrati in Italia, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, Associazione Senzaconfine, Acrobax, Blocchi Precari Metropolitani, , Horus project, Action, Sinistra critica, Partito della Rifondazione Comunista, ex51, collettivo antagonista prima valle, macchia rossa, Partizan

Brescia May day! May day!

gru bresciaDa settimane i migranti bresciani sono in mobilitazione permanente contro la sanatoria truffa che dopo aver aperto una speranza di regolarizzazione ha sbattuto le porta in faccia ai tanti e tante costretti alla clandestinità da leggi disumane come la Bossi- Fini e il Pacchetto Sicurezza targato Maroni.

Proprio da Maroni arriva l’ordine perentorio di stroncare la protesta: distruggendo i presidi che si erano organizzati e costringendo sei persone a salire su una gru a 35 metri di altezza dove stanno dal 30 ottobre. Ma la follia sanguinaria di chi gestisce l’ordine pubblico non si è fermata neanche di fronte a questo gesto di disperata determinazione e alla
imponente manifestazione di massa tenutasi sabato scorso: questa mattina all’alba hanno scaricato la loro violenza sui presenti al presidio provocando decine di feriti e oltre 30 persone in stato di fermo.

Brescia lancia l’allarme rosso e Roma risponde convocando un’assemblea cittadina per questa sera alle ore 19.00 presso il Volturno con lo scopo di (auto)organizzare la nostra solidarietà attiva, quella di tutte le realtà ed
i singoli impegnati quotidianamente nella battaglia per i diritti per tutti/e.

Siamo tutt@ clandestin@
Antirazzisti e antirazziste roman@

ARRESTI E CARICHE DURANTE LO SGOMBERO DEL PRESIDIO PERMANENTE SOTTO LA GRU

Da Radio onda d’urto
http://88.149.230.224/2010/11/sgomberato-il-presidio-permanente-sotto-la…

Questa mattina verso le 6, decine di carabinieri e poliziotti sono intervenuti al presidio permanente sotto la gru di Piazzale Cesare Battisti per sgomberarlo. Sono state fermate diversi migranti e antirazzisti presenti, come sempre da una settimana a questa parte, nel piazzale antistante al cantiere del metrobus. Tra questi anche due nostri redattori. La corrispondenza con lo sgombero del presidio con Rosangela della redazione e il suo fermo.

Ore 7: l’aggiornamento con corrispondenze dallo sgombero e collegamenti con la gru

Ore 7.30: Le forze di polizia avrebbero affermato che non è loro intenzione intervenire sulla gru, ma solo sgomberare il presidio permanente. Vi proponiamo alcune corrispondenze dallo sgombero

ore 7.15: Sono stati perquisiti da parte elle forze di polizia anche i locali dell’oratorio di San Faustino, a pochi passi dalla gru, dove diversi migranti avevano trovato rifugio e ospitalità nell’ultima settimana. Sentiamo l’aggiornamento sullo sgombero con Umberto della redazione in questa corrispondenza

ore 7.30: dai dintorni della gru l’aggiornamento con Sauro e Umberto

ore 7.45: L’aggiornamento con Sergio , avvocato dell’associazione Diritti per tutti, da sotto la gru. Ascolta

ore 8: Azione di polizia nei dintorni della gru. Fermi e arresti di compagni e compagne presenti in zona. Dall presidio sgomberato e dalle cariche la corrispondenza di Leo, giornalista presente sul posto

Ore 8.20: Numerosi compagni e compagne arrestati. Tra loro anche diversi nostri redattori e collaboratori. Un’altra corrispondenza con Leo

Ore 8.45: Dalla gru lancio di oggetti nei confronti di poliziotti che sono entrati nel cantiere. Cariche sui manifestanti sotto la gru. 14 fermi di compagni e compagne oltre a decine di migranti. Cariche ripetute anche nei dintorni e caccia all’uomo nelle vie adiacenti.

Reddito Garantito per tutti e tutte

Abitare nella crisi

ABITARE NELLA CRISI: TERRITORI E CONFLITTI

5-6-7 novembre incontro nazionale a Roma

fu-4b9bb103a8e5cIL CONFRONTO INIZIATO A MARZO in quel di Firenze e che ha dato vita alla rete nazionale di “Abitarenella crisi” ci ha consentito di approfondire molti aspetti legati alle battaglie che quotidianamente portiamo avanti sui territori e ai processi in atto in tema di politiche abitative, crisi e molto altro ancora.

CON LA CONSAPEVOLEZZA DELLA STRADA ANCORA DA PERCORRERE MA ANCHE DELLA GRANDE RICCHEZZA E POTENZIALITÀ DI QUESTO SPAZIO CI PREPARIAMO AD AFFRONTARE LA TRE GIORNI DI ROMA CHE SI SVOLGERÀ DAL 5 AL 7 NOVEMBRE 2010 in tre diversi luoghi simbolo delle lotte attive nella metropoli.

PROPRIO LA PREZIOSA SCORTA di ciò che abbiamo ricavato dagli incontri precedenti ci consente di non partire da zero ma da alcuni concetti portanti: le lotte per il diritto alla casa sono sempre più declinate come lotte per il diritto all’abitare; le lotte per il diritto all’abitare rappresentano uno territori centrali del conflitto, della riappropriazione di reddito e di vita che tutti in settori sociali colpiti della crisi sono chiamati oggi ad affrontare e ad agire, contro ed “oltre” la condizione di precarietà che pervade in maniera sempre più brutale ed aggressiva ogni aspetto delle nostre esistenze.

I CONFLITTI DAL BASSO DEL RESTO SONO MOLTI e ognuno di questi attraversa contesti urbani e territoriali diversi. RICERCARE FILI, OPERATIVI E CONCETTUALI, COMUNI E RICOMPOSITIVI,rappresenta un passaggio fondamentale per dare maggiore qualità e forza all’azione e ai conflitti stessi. Proprio per questo è urgente e necessario costruire una piattaforma ed una cassetta degli attrezzi condivisa e comune da spendere sui rispettivi territori.

I TAVOLI DI LAVORO PROPOSTI ALLA DISCUSSIONE GENERALE Spaziano dai grandi eventi, le grandi opere e i grandi piani, al concetto di comunità sovrana che disegna dal basso la città meticcia, esercitando un diritto di suolo che sottrae spazi al mattone ed alla rendita, alle nocività ed alle mafie, che ragiona nei termini della riappropriazione diretta di reddito, socialità, saperi, qualità della vita.

L’approfondimento necessario ci potrà anche dare la spinta in più per l’affermazione di una moratoria generalizzata degli sfratti e degli sgomberi, per una nuova e diversa stagione di lotta contro la rendita la speculazione privata che passa inevitabilmente per il rifiuto del libero mercato degli affitti e della corsa alla casa di proprietà, ma soprattutto per una stagione nuova e diversa di investimento sull’edilizia residenziale pubblica, sulla casa come bene comune.

Questa battaglia che accomuna centinaia di migliaia di persone deve essere assunta come obiettivo di fondo sul quale realizzare in ogni angolo del paese una nuova stagione di lotte e di protagonismo sociale.

Garantire un tetto a tutte/i del resto non ci basta e per questo ci opponiamo all’idea che siano il cemento e l’indotto economico che ne deriva a tracciare la strada maestra per uscire dalla crisi con continuo consumo di suolo, svendita del patrimonio pubblico e demaniale, semplificazione/facilitazione delle procedure edilizie, rafforzamento della rendita fondiaria, l’accentuazione dai dispositivi che producono controllo sociale e precarietà diffusa.

A QUESTO DISEGNO DI GOVERNO CONTRAPPONIAMO L’IDEA DELL’UTILIZZO DEL PATRIMONIO ESISTENTE E IL RECUPERO DI AREE DISMESSE, come le caserme o gli insediamenti industriali abbandonati da trasformare e valorizzare solo in termini sociali, di produzione di risposte e diritti. La testardaggine con la quale abbiamo proceduto, procedendo dal basso senza facili scorciatoie, sempre partendo dalla realtà concreta, mai dal cielo della politica, ci consente oggi di immaginare lo spazio pubblico di abitare nella crisi come luogo aperto in grado di narrare la nostra idea di abitare.

UN’ALTRA IDEA IDEA DI ABITARE, DI CITTÀ E DI TERRITORIO, che vogliamo contrapporre con sempre maggiori capacità di autorganizzazione minuto dopo minuto, metro dopo metro, all’arroganza “dei poteri forti” e di una “politica” sempre più lontana ed estranea ai nostri bisogni e ai nostri desideri. Gli esempi in campo sono già molti

dalle lotte contro discariche ed inceneritori, contro il nucleare e le grandi opere dalla TAV fino al ponte sullo stretto, dalle occupazioni di case e di aree abbandonate fino ai mille rivoli delle lotte dei precari dentro e fuori i posti di lavoro, le scuole e le università.

Mille rivoli, mille storie che dalla Nord al Sud, passando per certamente per Terzigno e Boscoreale, dovranno attraversare città e territori per diventare fiume in piena in grado di spazzare via i ladri del nostro presente e del nostro futuro.

PROGRAMMA:

VENERDÌ 5 NOVEMBRE 2010 PRESSO _L.O.A. ACROBAX_ – EX CINODROMO (PONTE MARCONI)

ORE 19.30: APERITIVO, DIBATTITO E PROIEZIONI

_L’ALTRA CITTÀ – SUGGESTIONI DAL MONDO_

Attraverseremo il racconto di città lontane che si confrontano con diverse dimensioni del potere, tutte però attaccate con l’espropriazione del territorio, il saccheggio dei beni comuni il depauperamento delle forme di vita urbana in generale. Dalla Colombia alla Palestina processi violenti di espropriazione totale, quali quelli che producono desplazados, terre sottratte, colonie e deportazioni. Fino alla doppia lezione del Venezuela, tra il conflitto delle comunità sovrane che abitano la città e una legiferazione alternativa emanata da un governo “anomalo” anche in supplenza dei movimenti.

Arriveremo al confronto con le trasformazioni più prossime, quelle di altre metropoli europee, come nella permanente “_crisis de la vivienda_” dello stato spagnolo, frutto di un modello socio-economico che espelle ed esclude sempre più persone dal diritto alla città.

Un viaggio con video e racconti per illuminare quei tessuti sociali che si autorganizzano dal basso e mostrare quegli incroci/angoli che si danno nelle strade dell’altra città, condividere le esperienze di legiferazione imposte dal basso o permeando nuovi spazi di governance indipendente.

Per arrivare ad afferrare che abitare non significa solo avere un tetto sulla testa ma vivere e difendere un territorio in ogni strada, in ogni mondo.

ORE 21: CENA SOCIALE

a seguire dj-set e video

SABATO 6 NOVEMBRE 2010 PRESSO _METROPOLIZ _(VIA PRENESTINA 913)

ORE 10: TAVOLI TEMATICI

*

1) GRANDI OPERE, GRANDI EVENTI: LA CRISI COME OCCASIONE PER LA RENDITA TRA EMERGENZA PERMANENTE E CONTROLLO.

_Olimpiadi, Expo, il ponte sullo stretto e altre grandi infrastrutture intrecciano grandi eventi e grandi opere con un’idea di città immaginata come nuova occasione di sviluppo urbano e di profitto. Dentro questa ipotesi di governo del territorio si disegna da un lato la new town, questa volta non generata da un disastro naturale come a L’Aquila ma pensata come soluzione alla crisi, e dall’altro il centro storico vetrina, securizzato e anestetizzato, pronto per essere venduto a chi offre di più. Nuove colate di cemento intorno alla città vecchia e nuove esclusioni dalla città esistente come opportunità da cogliere. Una sorta di emergenza generale, di catastrofe senza responsabilità definite, nella quale ognuno è chiamato a fare la sua parte. In questo senso la gestione del dopo sisma abruzzese, come l’attacco ai territori messi sotto scacco dalle nocività e colpiti dai grandi imbrogli ecoenergetici di inceneritori e discariche, vorrebbe essere un paradigma convincente che nasconde solo le bugie di una classe politica corrotta e incapace che utilizza forme di gestione della sicurezza e del controllo sociale negando diritti e militarizzando i territori._

Questo focus è chiamato ad approfondire la riflessione sulla trasformazione dei processi produttivi nelle città, di un’economia sempre più urbana e di una crescita dei valori immobiliari senza precedenti, con un nuovo orizzonte che passa dalle delocalizzazioni ai cambi di destinazione d’uso, fino al piano di “housing sociale” nuova fonte di incredibili guadagni per i soliti noti col pretesto di un intervento giustificato dall’ormai ineludibile sofferenza abitativa, dentro una cornice patinata fatta di grandi eventi e archistar._

_La sovranità sul suolo da parte dei cittadini diventa dirimente e l’esercizio di questa, si manifesta attraverso la sottrazione di aree e manufatti alla rendita e alle speculazioni, così come con i progetti di autorecupero e autocostruzione per contrastare dal basso nuovo consumo di suolo e di cielo. Allo stesso tempo l’autodeterminazione delle comunità territoriali che respingono l’arbitrio di un potere repressivo e oppressivo appaiono come l’unica soluzione di una gestione dei rifiuti che ha compromesso la vivibilità dei territori e il diritto alla salute di chi li abita. _

_2)_PRATICHE, STRUMENTI DI AUTORGANIZZAZIONE, TUTELA E IN/FORMAZIONE. SPORTELLI, SPAZI E TERRITORI.

_Le relazioni che si formano dentro i territori sono molteplici nella declinazione del diritto all’abitare. Si incontrano lo sfrattato e l’inquilina cartolarizzata, il migrante e la studentessa fuori sede senza casa, i comitati per la difesa del parco e quelli contro un’installazione nociva, le precarie di un call center e quelli dell’Ikea. Quelli che vogliono la fontanella funzionante e quelli che non vogliono l’antenna sul tetto. Una realtà che necessita di nuovi strumenti di comprensione, di nuove pratiche di conflitto, di informazioni aggiornate e consapevoli._

_Questo gruppo di lavoro vorrebbe definire la nuova cassetta degli attrezzi per affrontare la realtà ed essere capaci di produrre autorganizzazione e di formare nuovo attivismo metropolitano. La comune necessità di conoscere tanto le normative nazionali (vedi la 431/98 o quelle contenute nel Pacchetto Sicurezza) quanto quelle che definiscono quel poco di welfare locale che ancora esiste (dai bandi per le case popolari agli assegni del bonus casa) deve trovare in questo momento di riflessione e scambio di pratiche la forza di costruire nuove rivendicazioni sui territori e allo stesso tempo la capacità di superare il mero vertenzialismo. _

_3)_ DIRITTI DI CITTADINANZA E FORME DI WELFARE METROPOLITANO: LA CITTÀ METICCIA SI DISEGNA DAL BASSO.

_Esperienze comunitarie che si sviluppano nei luoghi occupati, comitati e reti in difesa dei beni comuni, spazi sociali, produzioni culturali indipendenti: l’incontro tra diversità non mercificato e mercificante produce spazio urbano alternativo? Le lotte per i nuovi e vecchi diritti di cittadinanza sono in grado di tracciare un welfare metropolitano?_

_Di questa scommessa sull’uso pubblico della città e del territorio occorre approfondire il senso, confrontare le esperienze, verificare i limiti. La soluzione abitativa dentro uno spazio urbano accogliente e solidale, prodotto dalle pratiche, dall’interazione, dalle relazioni tra chi lo vive, può e deve divenire la forma di riappropriazione del diritto alla città dentro la crisi, fondato sul rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione, sulla libertà di sperimentare nuove forme di economia e di socialità, sulla cura dell’ambiente e il risparmio di risorse naturali._

ORE 16: TAVOLI TEMATICI A CONFRONTO.

Proponiamo un metodo di confronto che valorizzi le discussioni dei tavoli della mattina e lasci spazio alle esperienze e ai percorsi attivi nelle diverse città che parteciperanno senza però trascurare la necessità di giungere non già ad una sintesi bensì alla definizione di uno spazio d’iniziativa comune che sappia contrapporsi con forza all’entità dell’attacco che subiscono i diritti in questo paese. Il percorso sin qui maturato da Abitare nella crisi ha già posto come questione dirimente il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, i cui finanziamenti sono fermi da anni con il conseguente blocco delle graduatorie e delle assegnazioni in molte città italiane, e l’opposizione all’housing sociale che non rappresenta una risposta in termini di diritto all’abitare ma solo un goffo tentativo di rispondere alla crisi globale con nuove colate di cemento per di più su aree e con finanziamenti pubblici. Accanto a questo sarà necessario confrontarsi sulla costante emergenza sfratti molti dei quali dovuti a quella che abbiamo cominciato a definire morosità incolpevole dovuta dal micidiale mix di un caro affitti senza precedenti e di una precarietà di vita che comporta discontinuità di reddito e retribuzioni sempre più basse come quelle di coloro che la sociologia ufficiale definisce _working poors_.

_ORE 22.30: CONTRO LA CRISI ACCENDI LA NOTTE_

Indo e dj Jack (from Junglabeat) presentano il video “Stato di minaccia”

a seguire contributi di:

Assalti frontali  Ill Nano

dj/vj set:

dj Toto | dj Hagga | Gigi&friends

DOMENICA 7 NOVEMBRE 2010 PRESSO OCCUPAZIONE _VIA DEL PORTO FLUVIALE_, 12

ORE 10: ASSEMBLEA PLENARIA CONCLUSIVA

TERRITORI E MOVIMENTI A CONFRONTO SU CONFLITTI, INDIPENDENZA, PROSPETTIVE DI ATTIVAZIONE COMUNE DENTRO E CONTRO LA CRISI

Repressione a Napoli

Il Bastone e il Bastone: Carcere e Condanne! cronaca di oggi

Un’altra giornata di durissima repressione! Ormai è evidente che si è consolidata una linea punitiva verso le lotte sociali, nella città dove ovviamente altri interessi e poteri hanno ben altre tutele.

Mi limito, per ora, al semplice report di oggi:

“Udienza di convalida” per i 13 precari Bros arrestati e pestati tre giorni fà dopo l’occupazione di una banalissima saletta del consiglio regionale. Ricordiamo che la celere sfondo il muro della sala con il contributo dei pompieri e ne ha mandati due all’ospedale… Il clima mediatico è di rigida condanna con autentiche falsificazioni (il mito del Rolex rubato della guardia giurata… la stessa ne ha denunciato solo lo smarrimento, malgrado le insistenze della questura. Era un orologia da dieci euro (ovviamente) e le immagini hanno dimostrato che uno dei dimostranti lo ha raccolto da terra e poggiato su un mobile della sala occupata. Almeno quest’accusa si è smontata, ma è servita giornalisticamente a creare una certa immagine). Oggi l’udienza di convalida per resistenza ecc: solo 5 persone escono e vanno però ai domiciliari. Per altri otto precari confermata la reclusione in carcere!

Processo per direttissima a 4 attivisti che avevano partecipato in tarda serata di ieri a Pianura un blocco di solidarietà alla lotta di Terzigno. Gli sono stati contestati resistenza, danneggiamento e lesioni dopo l’intervento dei carabinieri: un anno di condanna con pena sospesa!

Ricordiamo che anche tra i fermati a Terzigno in questi giorni c’è stata già una condanna con pena sospesa per la stessa tipologia di accuse.

Diffondiamo e fermiamo l’autoritarismo con cui vogliono gestire il lato sociale della crisi (già il 6 novembre c’è manifestazione contro la repressione e per la libertà di Tonino, ma ci serve proprio una campagna di iniziative e di comunicazione)

Rifiuti in Campania

2Comunicazione sull’azione di protesta di oggi pomeriggio alla sede della Regione Campania a Roma, in solidarietà alla resistenza delle comunità di Terzigno, vesuviane e del napoletano

Oggi 29 ottobre 2010 alle ore 17 circa decine di attiviste ed attivisti della Roma indipendente hanno segnalato all’indignazione comune e alla protesta solidale la sede della Regione Campania nella capitale della Repubblica, in via Poli, traversa di via del Tritone.
Rifiuti sono stati scaricati nell’androne di una sede che rappresenta presso lo Stato centrale il governo e l’istituzione della Campania che si rendono responsabili dell’intossicazione di un territorio già ferito socialmente e delle sue popolazioni, in nome degli interessi speculativi delle camorre istituzionali e non che si arricchiscono sul ciclo degli inceneritori e delle discariche buone per tutti i veleni nazionali.
Fuochi d’artificio sono stati accessi fuori della sede della Regione Campana in via Poli, in omaggio alla resistenza di Terzigno, di Boscoreale e di tutte le comunità ribelli vesuviane e napoletane, e contro la repressione minacciata e perpetrata da un potere che, avendo paura di qualsiasi presa di coscienza e per prevenirla, non sa far altro che cercare di imporre paura a tutte e tutti.
L’iniziativa sulla sede romana della Regione Campania si è svolta in coincidenza e in cooperazione con quella di attiviste e attivisti napoletani contro la gestione Bertolaso, con l’azione di protesta davanti alla sede della Protezione Civile a Napoli.
Si tratta solo d’un primo esempio e d’una segnalazione, appunto, delle possibilità di legame solidale fra le resistenze al governo della crisi economica, sociale e ambientale, fra le comunità e i corpi che scelgono di muoversi al ritmo della condivisione di consapevolezza e di degna rabbia, in ogni territorio metropolitano, per affermare nell’indipendenza libere e salubri forme di vita contro il potere della paura, dei veleni e della morte.

Roma, 29 ottobre 2010

Roma Indipendente
solidale con le comunità resistenti
di Terzigno, del Vesuvio e di Napoli

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Alcuni link sulla stampa:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/10/29/news/rifiuti_contro_sede_regione_campania_a_roma-8561520/

http://www.apcom.net/newscronaca/20101029_200235_11aab91_101460.html

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/29/rifiuti-la-protesta-di-terzigno-arriva-nel-centro-di-roma/74297/

PSP | Aperti i Punti San Precario

psp_adDa Mercoledì 3 Novembre, ad Acrobax Project ed al Volturno Occupato, sono aperti dei punti di informazione e cospirazione per i devoti del santo. Partite Iva, lavoratori a progetto, consulenti, precari dell’abitare, senza casa, studenti, acrobati delle prestazioni occasionali, lavoratori in nero, precari senza pensione: siete tutt@ invitati.
Ad Acrobax (via della vasca navale 6) tutti  i Mercoledì dalle 18 alle 21, al Volturno (via volturno 37) tutti i martedi dalle 17 alle 20 i PSP saranno attivi con il supporto legale e il mutuo sostegno alle vertenze.

L’unità di crisi dei precar@ metterà in campo  dispositivi di agitazione e  di cospirazione contro i  precarizzatori.

Un innovativo spazio di relazione e conflitto contro la precarietà, una camera del lavoro e non lavoro di chi rivendica diritti sindacali e reclama un reddito garantito per tutti i precari.

Di seguito i prossimi appuntamenti a cui siete tutti/e invitati/e a partecipare:

7 Novembre, Volturno Occupato:

Vite flessibili. Raccolta di video-inchieste, documentari e cortometraggi

12 Novembre, Volturno occupato: Generazione Precaria: Spettacolo di teatro-assemblea.

13 Novembre, LOA Acrobax: l’inteligence precaria. workshop

19 Novembre, Volturno occupato: Raccontare la crisi inizia da uno sguardo

24 Novembre, Università Romatre: Dallo statuto dei Lavoratori a quello dei lavori (precari)

2 Dicembre, Urban center RomaXI: Reddito garantito e diritti sociali e nuovo welfare per superare la crisi economica


Leggi anche:

i Punti San Precario a Milano


:::La cospirazione continua:::

Generazione P, prosegue il “Rendez-Vous”

IMG_4056I  precari proseguono l’occupazione abitativa della palazzina, ed attivano il GP. POINT

Iniziato presidio permanente dell’atrio del sottostante teatro preneste per la restituzione al quartiere dello spazio.

In queste ore si susseguono le minacce di intervento da parte delle forze dell’ordine. Si vorrebbe provare così, ancora una volta, a nascondere sotto il tappeto i problemi di questa metropoli.

Ribadiamo ancora una volta le nostre intenzioni, espresse nel comunicato diffuso nella giornata di ieri, anche a seguito della giornata. Intendiamo proseguire l’ occupazione abitativa della palazzina – per rispondere al problema abitativo di un gruppo di giovani precari, per sperimentare una nuova idea dell’abitare fondata sulla condivisione, per denunciare a tutta la città la condizione di precarietà nella quale siamo costretti. Ed intendiamo proseguire, insieme alle realtà associative e culturali del territorio, il presidio del teatro preneste per impedire qualsiasi tentativo speculativo ed avviare un processo che consenta la restituzione di questo ampio spazio al quartiere ed alla città.

Invitiamo le realtà sociali ed associative del territorio e della metropoli, i movimenti per il diritto all’abitare, gli spazi sociali e culturali della città, le forze politiche sensibili al progetto a partecipare alle seguenti iniziative pubbliche in difesa dello spazio per una presa di parola collettiva a difesa del progetto in via Scolari.

***

Dopo il festival “rendez vous” che si è tenuto dal 15 al 18 ottobre nello stabile liberato in via filippo scolari, i precari e le precarie della Generazione P. – assieme alla assemblea pubblica che si è incontrata ieri hanno deciso di proseguire la occupazione abitativa in corso nella palazzina sopra l’ex cinema preneste, negli uffici della società.

Una occupazione che vuole essere la risposta concreta ad un bisogno reale ed immediato. Siamo un gruppo di precari, fra i 18 ed i 30 anni, che si trova nell’impossibilità di pagare una stanza 400euro al mese. Una occupazione che però vuole essere anche la sperimentazione di una idea di abitare differente, fondata sulla condivisione. Una occupazione che vuole essere uno strumento per l’autotutela dei precari, diffondendo pratiche di riappropriazione, conflitto, liberazione.

Per tutti questi motivi, saranno attivi presso la palazzina diversi servizi per tutti i precari e le precarie: una sala laboratorio/studio con caffetteria, un punto wireless, cineforum, un punto di informazione ed autodifesa riguardo gli affitti, il lavoro, l’antiproibizionismo. Un luogo di incontro, autorganizzazione, condivisione della Generazione Precaria. Un Gp.Point, crocevia di conflitto che speriamo si diffondano nella metropoli.

Il Gp.Point sarà attivo a partire da Venerdì, giornata nella quale sarà presentato con una iniziativa rivolta al quartiere ed a tutti i precari della città.

Nel frattempo, presidieremo – assieme a tutti i cittadini e le realtà sociali-associative interessate – l’ingresso dell’ex teatro preneste. Vogliamo si apra, assieme alla proprietà ed alle istituzioni locali, un tavolo di partecipazione per definire un progetto che consenta di restituire al quartiere questo enorme spazio, abbandonato da quasi trenta anni dalla proprietà. In attesa che si avvii questo confronto, presidieremo l’atrio del teatro – per tutelare questo luogo da qualsiasi tentativo di speculazione e per iniziare a raccogliere le proposte per l’utilizzo sociale e partecipato del teatro.

Invitiamo tutti e tutte a sostenere e difendere questa esperienza che sta evidenziando mpolte contraddizioni nella nostra metropoli, partecipando alla assemblea pubblica di venerdì 22 Ottobre.

P. RENDEZ-VOUS CONTINUA

Venerdì 22 ottobre – ore 17.00 – presentazione del Gp.Point

Sabato 23 Ottobre – ore 16.00 – giornata di comunic_azione nel quartiere

Domenica 24 Ottobre – ore 15.00 – porta la tua idea per il teatro preneste

Come è iniziata…

Questa volta non è uno scherzo! Esponendo uno striscione con riferimento alla burla mediatica dei giorni scorsi questa mattina un centinaio di precari hanno fatto ingresso in uno stabile abbandonato in via Filippo Scolari 9 in zona prenestino a Roma.
Con quest’azione vogliamo denunciare come in questa città, a causa del caro vita e del caro affitti, – e nonostante decine e decine di immobili sfitti o abbandonati – una intera generazione di precari non riesce neppure a lasciare la casa dei genitori. Convochiamo per le ore 13 una conferenza stampa nello stabile di Via Filippo Scolari 9
all’interno della quale verrà illustrato il programma della tre giorni di inizative che si intende  svolgere a partire da oggi.

Riprendiamoci il futuro

Generazione P.

Assemblea Pubblica Lunedi 18 ottobre. Venerdì mattina un centinaio di precari ha “liberato” con una comunic_azione quanto mai determinata uno stabile al pigneto, uno dei quartieri che piu’ sta subendo le trasformazioni coatte imposte dalle politiche urbanistiche degli ultimi decenni.

I precari e le precarie della GenerazioneP. hanno annunciato di volter tenere all’interno dello stabile un festivalsocioabitativo dal titolo “P. rendez-vous” all’interno dello stabile.
Lo stabile, composto da una palazzina e da un teatro di quasi ottocento posti, è abbandonato da quasi trenta anni. La proprietà dello stabile detiene anche  numerosi teatri – a partire dal Brancaccio – e diversi altri stabili nella zona per alcuni dei quali è stata firmata da poche settimane una convenzione “agevolata” per gli studenti della Sapienza con il costo delle camere compresto fra i 400 ed i 600 euro mensili.

L’occupazione è un modo concreto per dimostrare cosa potrebbe essere quello spazio. Ed infatti, in questi giorni, abbiamo vissuto all’interno della palazzina (l’unico modo, in questo momento, per aderire all’invito ai bamboccioni ad andare via di casa). Ed abbiamo animato lo spazio del teatro con una laboratorio permanente di condivisione ed autogestione, con un calendario di iniziative che ha anche riempito le strade del quartiere.

Un’azione concreta (non a caso, ci piace parlare di comunic_azione) per denunciare lo scandalo di una città nella quale una intera generazione non riesce a rispondere ad uno dei piu’ elementari bisogni, quello abitativo, e viene costretta in dinamiche di immiserimento della socialità e dell’ espressione culturale ed esistenziale

Sarebbe difficile raccontare con le parole queste giornate, e la semplice elencazione delle iniziative svolte non renderebbe il senso vero di questa esperienza.Invitiamo tutti e tutte, associazioni, centri sociali, abitanti del quartiere, istituzioni, studenti, precari, ad una assemblea pubblica nella quale affrontare le questioni che stiamo sollevando, dalla condizione di precarietà, che è la cifra di una intera generazione, alla questione dell’utilizzo dello stabile che abbiamo “liberato”.

Video dell’occupazione.

Foto.

Movimenti uniti contro la crisi

Luglio 2010, approvazione del bilancio del comune di Roma: lavoratori in lotta, senza casa, precari, prima scendono in piazza per manifestare contro la manovra, poi occupano la tesoreria comunale e i musei capitolini.

Quello che è accaduto questa estate non è qualcosa di banale, ma un episodio di lotta su cui riflettere, che ci consegna forti potenzialità, che ci fa intravedere lo spazio di una scommessa. Occupanti di casa e lavoratori in lotta (da Trambus Open, ai Canili Comunali, a Multiservizi, alle Cooperative Sociali, agli Asili Nido ed ai dipendenti comunali), migranti ed autoctoni attivi nei movimenti per il diritto alla casa e nelle sigle del sindacalismo di base, hanno animato una grande manifestazione dell’opposizione sociale che ha messo a nudo l’inconsistenza e “ l’inesistenza ” di un’opposizione istituzionale degna di questo nome.

Non solo. Insieme, con determinazione e coraggio, abbiamo dato vita ad un tratto di strada comune. Abbiamo conquistato una (prima) trattativa metropolitana a tutto campo con la giunta di Alemanno, che è riuscita a caduta a rafforzare molte delle vertenze in corso.

Riunificando anche solo per pochi giorni ciò che abitualmente calpestava quella piazza nella solitudine e nella separazione, abbiamo toccato con mano ancora una volta la radicalità della crisi che stiamo attraversando, l’arroganza di chi ci governa e del sistema dei partiti nel suo complesso ma, soprattutto, la potenza che possiamo sviluppare. Abbiamo nuovamente compreso che solo nell’autorganizzazione, nella ricerca di nuove forme di incontro e ricomposizione possiamo immaginare di essere più incisivi, più forti, di conquistare nuovi diritti costruendo una via d’uscita collettiva.

Questo è forse il messaggio più forte che ci giunge di ritorno e che vogliamo allargare ed estendere alla città nella forma della narrazione e della riflessione collettiva. Quanto questo messaggio possa camminare dentro nuovi sentieri di conflitto ancora non lo sappiamo ma vogliamo tentare: vogliamo andare avanti mettendoci in movimento fuori dalle alchimie istituzionali e dalle geografie dei sindacati concertativi, dando voce e spazio ai protagonisti in prima persona delle lotte, lanciando un messaggio forte a tutti quei lavoratori e quei precari che, insieme alla crisi, sono colpiti dalla paura e dalla rassegnazione, che non hanno strumenti ed esempi a cui aggrapparsi per iniziare la loro battaglia.

Per questo intendiamo mettere in campo uno spazio di comunicazione e relazione tra le lotte che sappia realizzare una reale mappa dei conflitti nella crisi raccogliendo i molteplici mayday che arrivano dalla città.

Il percorso che vogliamo costruire insieme, oltre ad essere un processo collettivo di sostegno e mutuo soccorso reciproco delle vertenza, deve saper immaginare dei momenti di generalizzazione dei conflitti nei confronti di chi questa crisi l’ha creata. Inventare nuove forme di cospirazione sociale che sappiano determinare la nostra contro – narrazione per trasformare la quotidianità, candidandoci ad essere un’ alternativa reale ed indipendente alla miseria del presente.

Non si tratta di fare facili sommatorie ma di moltiplicare le nostre parole, idee e forze, mettendo noi in crisi i responsabili della crisi.

Già molte lotte sono riprese – dai canili comunali alle mobilitazioni per la scuola pubblica e per la ricerca – ed è ora anche per noi di ripartire lanciando la nostra sfida ad Alemanno e ai suoi “Stati Generali” di Roma, alla Polverini e alle politiche messe in campo dalla Regione Lazio, ai signori della rendita e della crisi.

Unire: l’urlo di chi rivendica un altro “diritto di suolo” come sovranità delle popolazioni contro le aggressioni del mercato ai danni del territorio e delle nostre vite; come riconoscimento universale del diritto alla “cittadinanza” per chiunque abiti i nostri territori e le nostre città; come rifiuto ed opposizione alle politiche delle discariche e degli inceneritori, del nucleare e delle privatizzazioni, delle nuove immense colate di cemento che si preparano a travolgere Roma e la Regione Lazio.

Il grido di chi chiede l’internalizzazione dei servizi o di chi pretende azioni politiche ed economiche contro i licenziamenti e la disoccupazione giovanile; di chi reclama diritti sindacali e rivendica un reddito garantito per i precari e i disoccupati ;di chi afferma un’altra idea di città, in cui la casa e i servizi siano beni comuni.

La rabbia contro il piano sanitario approvato dalla Regione Lazio il 30 settembre scorso e il blocco del piano assunzionale del Comune di Roma che lascia al palo i vincitori e gli idonei dei concorsi pubblici.

Movimenti Contro La Crisi

Sciopero generale a Barcellona

18-spagna-018Se non sai se partecipare allo sciopero, se non puoi farlo, se vorresti farlo ma non sai con chi e né come, se credi che é da tempo che é arrivato il momento di convocare uno sciopero generale, e che, soprattutto, il tuo sciopero non é valido solo per un giorno…

Se sei precario, se sei disoccupato.

Se lavori senza contratto o non hai il permesso di soggiorno

Se ti hanno ridotto la pensione

Se sei stanco di pensare e temere che non avrai mai una casa né un lavoro…

Il 25 settembre é il giorno di chi non puó scioperare, prendiamo le strade….riprendiamoci la cittá…

Occupazione dell’edificio del “banco nacional de españa”, nel pieno centro della cittá catalana. Da tre anni vuoto e venduto a una immobiliaria, la quale avrebbe dovuto costruire gli appartamenti piú lussuosi e cari di tutta barcellona, peccato che l’anno scorso sia fallita!!

http://blip.tv/file/4166889

Sgombero del Banesto (banco español occupato il 25)

http://blip.tv/file/4183292

Corteo di plaza Catalunya

http://blip.tv/file/4181391

ALTRI VIDEO:

http://barcelona.indymedia.org/newswire/display/404512/index.php

Il bilancio è 33 arresti.

Comunicato dopo la repressione dello sciopero.

I recenti fatti avvenuti in Spagna durante il primo sciopero generale dell’era Zapatero indicano e confermano un forte stato di conflitto sociale determinato dalla poltica anticrisi di un governo che, seppur considerato in Europa uno dei pochi di sinistra, si é rivelato completamente intransigente nei confronti di chi dichiara e denuncia pubblicamente che il prezzo di questa crisi non la vuole pagare.

Il bilancio complessivo é di 43 arresti, di cui 5 attualmente confermati in stato di fermo, mentre, da quanto annunciato oggi dai Mossos d’esquadra (polizia autonomica catalana), ulteriori arresti sono previsti nei prossimi giorni.

Nei 4 giorni passati a Barcellona é nato un nuovo movimento, un movimento contrario al solito e ormai anacronistico e falso sciopero dei sindacati concertativi. Un movimento che partendo dalla domanda di che cosa significa scioperare quando il tasso di disoccupazione arriva al 26 %, interessando il 60 % dei giovani compresi tra 18 e i 35 anni, risponde con la scelta della ricerca di un denominatore comune tra tutti i soggetti che questa crisi la stanno subendo nel profondo. Un movimento che ribadisce il fondamentale concetto della non rappresentanza né sindacale e né tantomeno politica trasformando uno sciopero generale in uno sciopero sociale generalizzato.

Non é un caso la scelta della vecchia sede del banco nazionale spagnolo, nel pieno centro della cittá catalana, come luogo di aggregazione, come luogo di apertura di spazi di politicizzazione e azione trasversale, come luogo di una ricerca di tattiche e strategie comuni per collettivizare i problemi e per diffondere fermamente che barcollare perennemente tra precarietá e disoccupazione é un problema di tutti.

La forte reazione repressiva voluta dal consiglio degli interni catalano e attuata dai Mossos d’esquadra con l’intento di voler mascherare come “violenza” la leggitima rabbia per una situazione di constante ingiustizia, testimonia che questa é la strada giusta.

Violenza é lavorare per un salario di miseria e non arrivare a fine mese, violenza é minacciare i lavoratori che vogliono aderire ad uno sciopero contro una imminente riforma del lavoro che precarizzerá ancor piú le vite di tutti.

Solidarietá massima a tutti i compagni arrestati. Le lotte sociali non si arrestano.

É difficile pensarlo e imaginarlo, abbiamo perso l'abitudine...

Se non sai se partecipare allo sciopero, se non puoi farlo, se vorresti
farlo ma non sai con chi e né come,
se credi che é da tempo che é arrivato il momento di convocare uno
sciopero generale,
e che, soprattutto, il tuo sciopero non é valido solo per un giorno...

Se sei precario, se sei disoccupato
Se lavori senza contratto o non hai il permesso di soggiorno,
Se ti hanno ridotto la pensione,
Se sei stanco di pensare e temere che non avrai mai una casa né un
lavoro...

Il 25 settembre é il giorno di chi non puó scioperare, prendiamo le
strade....riprendiamoci la cittá...

http://blip.tv/file/4166889

Occupazione dell'edificio del "banco nacional de españa", nel pieno centro
della cittá catalana. Da tre anni vuoto e venduto a una immobiliaria, la
quale avrebbe dovuto costruire gli appartamenti piú lussuosi e cari di
tutta barcellona, peccato che l'anno scorso sia fallita!!