Commento sull’ultima tornata elettorale

Un commento a margine dell’esito elettorale è già possibile farlo, certo non con la solerzia di chi in prima persona deve affrontare i propri errori o sconfitte nella piccola dama elettorale prendendo parola subito, come si dice, a caldo magari sperando nell’ultima agenzia stampa. Noi da altro canto preferiamo un altro stile avendo scelto un taglio, una traiettoria che non prevede candidarsi ad alcunché se non a fluidificare organizzare e sedimentare quotidianamente la rottura politica contro la governance neoliberista. Ad ogni modo con una certa soddisfazione e inquietitudine che tanto viviamo sempre nella vita vissuta bio politicamente nelle lotte e nei conflitti aperti, e quindi con una certa abitudine stimolante, di chi non ha nulla da perdere se non le catene dei dispositivi di comando che lo attanagliano, rileviamo alcuni punti politicamente qualificanti sui quali vale la pena scrivere due righe con il sorriso sulle labbra.

L’astensione ha travolto il dato elettorale e scompaginato il quadro politico.

Qualunque sindaco verrà eletto a Roma ad esempio dove la media degli astenuti si è rilevata di 10 punti superiore a quella nazionale non avrà nessuna legittimità politica di imporre alcunché alla cittadinanza. Per noi le elezioni sono nulle, così come miserevolmente si sono praticamente annullate da sole tutte le forze politiche vecchie e nuove: dalla protesta civile del 5 stelle a quella un po’ più sbarazzina della sinistra ecologica e catalica del PD, dai partiti dei padroni a quella dei consulenti, dai partitini di sinistra che si accontentano del 6% a Roma che poi corrisponde alla metà sul territorio della penisola, agli errori consumati anche più a sinistra progettando opzioni vecchie peraltro concependole in sedicesima, ammantandole di nuove. Ci dispiace dirlo, perché su alcuni temi per carità, compagni come prima, in ogni caso se può essere utile e meno autoreferenziale a fronte della situazione data caratterizzata da una certa inadeguatezza dei movimenti, il “ve l’avevamo detto” risuona limitato oggi anche a chi lo pronuncia, sempre se si ha ancora voglia di volare un po’ più in alto della palude scegliendo di non sciacallare sulle disgrazie altrui.

Altro stile, scelto e determinato.

Oggi lo scenario politico è cambiato, trasformato verticalmente, non si può rimanere sul terreno della ripetizione dell’eterno ritorno sempre più sbiadito. E’ cambiata la fase e si andava preparando da tempo, il lungo corso di questa crisi, il ciclo che si sta chiudendo non è ancora terminato e se non saremo noi dal basso ad individuare il varco della transizione lo farà il partito trasversale dell’ordine ordo-post, del gotha e senato globale di quel neoliberismo che in questo inferno ci ha cacciato. I terreni sono e saranno quelli dove noi abbiamo combattuto fin’ora, pensiamo ai grandi temi dei movimenti a cui la stessa politica si è dovuta piegare, dal reddito garantito ai nuovi diritti, dalla precarietà alla disoccupazione, ai bisogni negati nelle disuguaglianze perseguite da un modello sempre più tiranno. Del resto non è una novità la lotta di classe è un po’ come fare l’amore bisogna (almeno) essere in due. I padroni e i loro tecno segugi in parlamento, la esercitano tutti i giorni, è il momento che il precariato eserciti la sua legittima e sacrosanta conflittualità. Ciò che indubbiamente rappresenta un passaggio di avanzamento ovvero quello di aver imposto nel dibattito mainstreaim i temi di cui sopra come ad esempio il reddito garantito, la posta in gioco oggi sarà quella di far diventare le nostre rivendicazioni una vera frana sociale che deve cadere addosso alla governance attraverso le pratiche e le forme della riappropriazione, far vivere e respirare quella rottura e insubordinazione  destituente di cui oggi più che mai abbiamo profondamente bisogno. Abbiamo bisogno  di spazi indipendenti di movimento, dispositivi pubblici ed autorganizzati capaci di sviluppare processi sociali reali che partendo da una dimensione territoriale riescano a contrastare le politiche che metterà in campo  il governissimo.

 Ci vedremo nelle piazze, nelle strade, molto presto per costruire tassello dopo tassello un clima sociale adeguato, affinchè le stagioni che seguiranno non siano solo “calde” e roventi ma che diventino per lor signori banchieri, politici di professione, truffaldini del capitalismo finanziario semplicemente infernali.

 

Nodo redazionale indipendente

Solidarietà e complicità per Zam

Cariche, sgomberi… sale la temperatura!

C’è un governo nato dal manifestarsi del parere contrario della maggioranza della popolazione per seguire l’agenda dell’austerity: aumento dell’Iva, nuova flessibilità del lavoro, ritocchino alla riforma delle pensioni… La strada di chi costruisce l’alternativa parlamentare è sempre più angusta e sono in troppi a contendersela, vecchi partiti e nuovi pseudo-movimenti che non smuovono di un centimetro il baricentro della gestione “di classe” (quell’altra) in questa interminabile crisi.

Intanto l’analisi di fase si sposta sulle strade con mille nuove lotte autorganizzate che si riprendono pezzo dopo pezzo quello che continuano a toglierci: la dignità dell’esistenza. La posta in gioco è alta e non si fanno passi indietro, da nessuna parte. La celere si schiera, gli ordini sono chiari. Dall’altra parte gli occupanti, i lavoratori e le lavoratrici, studenti, migranti, le mille facce della precarietà, un unico respiro nelle lotte per la riappropriazione di reddito e diritti. Pensiamo a Zam, Milano, e piazza Verdi, Bologna. Al loro fianco vogliamo stare. Dalla parte giusta delle barricate. Camminiamo sulle strade di tante città, respiriamo all’unisono.

Sicuri di rivedere presto nuove, cento, mille occupazioni…

Laboratorio del precariato metropolitano Acrobax

Occupata Inps a Roma verso l’assemblea del 29M *redditoxtutti

E’ stata una giornata di lotta quella di ieri per i precari e le precarie, studenti e disoccupati che si sono dati e date appuntamento, con la firma collettiva di Piattaforma x il reddito di base e i diritti, per andare ad occupare la sede centrale dell’Inps dietro piazzale Flaminio, a Roma. Una cinquantina tra centri sociali, disoccupati, collettivi di precari e lavoratori autoconvocati e cassaintegrati che, verso le ore 11, hanno fatto pacifica ma determinata irruzione nei locali dell’INPS al grido di profitti distrutti reddito x tutti.

Questo per denunciare non solo l’iniqua redistribuzione e allocazione di risorse nel sistema bloccato degli ammortizzatori sociali vigente, ma anche per manifestare la rabbia nel sesto anno della crisi per le condizioni impoverite e precarizzate che, una nuova e sempre ampia composizione sociale, subisce con la crisi economica. Le politiche di austerity che l’accompagnano e la intensificano, la rendono insopportabile a chi, per giunta, da anni vede ridursi quotidianamente il potere d’acquisto, negarsi il diritto alla casa, privatizzare il welfare e le reti di protezione sociale più consolidate, dai servizi sociali al sistema sanitario nazionale, divengono peraltro terreno stesso del processo di valorizzazione e speculazione finanziaria, fino alla privatizzazione e meccanizzazione dell’università al servizio esclusivo della valorizzazione del capitale e della logica dei profitti, all’impoverimento delle risorse per gli Enti locali a cui la governance relega prima competenze e responsabilità a cui poi gli stessi enti locali sono chiamati a corrispondere senza avere risorse e fondi adeguati da destinarvi.

Ma siamo tornati ad occupare l’Inps soprattutto per denunciare la rapina sistematica che, dentro il quadro di iniziativa di nuova regolamentazione del sistema previdenziale attuato dalla riforma Fornero-Monti, ha anche adottato la fusione tra Inpdap e Inps per far pagare all’attivo della gestione separata e complessivamente della cassa Inps i passivi abbondanti dell’Inpdap. Isitituzione che regola in maniera vergognosa il sistema previdenziale, tra gli altri, anche dei dirigenti della PA cioè quelli che, con stipendi e pensioni d’oro, hanno mandato in default il loro ente previdenziale e che pretendono essere risarciti dai contributi dei precari di oggi che saranno i pensionati poveri di domani.

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Si palesa e manifesta un vero scontro di classe e non strumentalmente come spesso viene definito generazionale.

Ma, ovviamente, la centralità del reddito di base come rivendicazione ricompositiva di quelle figure precarizzate nella giungla del mercato del lavoro sempre più segmentato e frammentato, è stata rimarcata e ripresa da tutti gli interventi che si sono succeduti al megafono mentre veniva occupato il 5 piano dell’edificio dove hanno sede gli uffici della dirigenza Inpdap.
Cosi come e’ stata colta l’ occasione per lanciare pubblicamente la prossima assemblea cittadina x il reddito, il 29 maggio prossimo alle h 18 a San Lorenzo presso Communia, per discutere di prossime mobilitazioni che andranno a costruire una campagna di iniziativa politica per il reddito di base e i diritti a cominciare da una bozza, da una carta d’intenti da cui vorremmo partire per condividere, con chi lo vorra’, un nuovo percorso di lotta.

http://www.inventati.org/redditoxtutti/

“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”

Gli spiderman che hanno resistito allo sgombero di zam sono tornati in azione.

Avevano annunciato, lasciando via Olgiati 12, che la giornata non sarebbe finita.

Primo appuntamento del pomeriggio alle quattro in Porta Genova e poi alle sei sotto Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.

Da Porta Genova si sono mosse in corteo più di 150 persone. Arrivati sotto Palazzo Marino i sostenitori di ZAM hanno cercato di entrare in Comune per fare assemblea. Non avendo più uno spazio volevano entrare nella “casa di tutti i milanesi”, anche per stimolare una risposta del sindaco sullo sgombero dell’esperienza occupata il 29 gennaio 2011.

Il senso di ragno non si sbaglia mai: ancora una volta il silenzio, ancora nessuno spazio.

Un nutrito gruppo di poliziotti e carabinieri ha impedito ai manifestati di avvicinarsi all’ingresso del Comune.

Ci sono volute tre cariche delle forze dell’ordine per far arretrare la determinazione della piazza.

Come nei più banali epiloghi delle storie tristi è poi arrivato il comunicato del sindaco Pisapia che vaneggiando di legalità, prepotenza e violenza condanna il tentativo di ZAM di entrare a Palazzo Marino.

Governano la città come amministratori di condominio, ma questo è ormai risaputo a Milano.

Di fronte alla molteplicità e al valore delle esperienze autogestite agitano bandi e legalità, ma questo è ormai scontato.

Forse non ci si aspettava l’uso del manganello per gestire una ricchezza della città come se fosse un problema di ordine pubblico.

Impauriti dalle botte? neanche per sogno! A dire il vero neanche troppo stupiti. Che il governo della città fosse incapace di prendersi resposabilità è noto. Oggi però Pisapia ha gettato la maschera. Non solo non è cambiato nessun vento, ma ci vediamo riproposte le solite pratiche di rifiuto del dialogo con chi non rispetta “le regole imposte dall’alto”.

Non esiste dialogo che non sia fatto a forma e condizione del Comune.

Nessuna dichiarazione pubblica su autogestioni, spazi occupati ed esperienze di attivazione dal basso.

Nessuna critica alla logica di Expo.

Nessuno spazio per arte, musica e cultura.

Il governo del nulla.

Non è più il tempo, per noi, di cercare dialogo e confronto, ora dovrete incontrarci per forza, perché saremo nelle strade e nelle piazze della nostra città: sentirete presto ancora la nostra voce, forte e chiara, che reclama spazi, e diritti.

STAY ZAM – I sogni continuano: una nuova occupazione ci farà prendere una piccola parte di quello che ci viene giornalmente tolto non solo dalla governance finaziaria ma anche dal Comune di Milano.

Oggi abbiamo mostrato il lato della determinazione del sogno e delle idee.

Abbiamo resistito in maniera attiva allo sgombero, abbiamo provato a entrare a Palazzo Marino e resistito alla violenza dei servi del potere.

Ma oggi abbiamo anche pianto la scomparsa di Don Andrea Gallo, un compagno di mille battaglie, un uomo che ha capito che la pratica dell’autogestione è il miglior modello di crescita personale e collettiva, capace di combattere i mali della società moderna e liberarci dai soprusi dei potenti.

Ci mancherai Andrea, ma porteremo sempre dentro il cuore il tuo coraggio e il tuo insegnamento.

Prossimo appuntamento: sabato 25 Maggio, ore 15.00 piazza Cavour, per il corteo BANDITI A MILANO – RECLAIM THE SPACE, perchè l’autogestione deve poter esistere e non solo resistere

 da www.milanoinmovimento.com

 

OSTIA: LIBERATO SPAZIO A PIAZZA GASPARRI DALLA SCUOLA POPOLARE HANDALA

Oggi i ragazzi e le ragazze della Scuola Popolare Handala hanno liberato uno spazio di una grande proprietà privata abbandonato da molti anni.

La Scuola Popolare Handala è un progetto portato avanti da ragazzi di Ostia che comprende l’aiuto compiti per i bambini e i ragazzi del quartiere e una scuola d’italiano per migranti.

Da un paio di mesi la scuola è alla ricerca di una sede per l’aiuto compiti.

Questo non ha però impedito di portare avanti altre iniziative come la riqualificazione del parco di Piazza Gasparri.

A partire dalla solidarietà espressa dai cittadini di Nuova Ostia oggi abbiamo deciso di occupare uno spazio che vogliamo diventi un luogo per tutto il quartiere.

Questo quartiere, depredato dai soliti noti, che qualcuno vorrebbe trasformare in una vetrina sul mare per i turisti della domenica, è vissuto quotidianamente dalle famiglie che sono costrette a pagare le conseguenza della speculazione e della crisi economica.

Un quartiere che però riesce e continua a esprimere conflitto, dalle battaglie sulla cultura e la socialità, fino all’incredibile esperienza delle mobilitazionii studentesche di questo autunno.

Oggi abbiamo deciso di riprenderci delle serrande chiuse da anni, perché crediamo che, in un quartiere dove l’assenza di istituzioni e di servizi è causa del disagio che colpisce chiunque viva questi territori, l’unica strada sia quella di mettersi in gioco autorganizzandosi e ripartendo dal basso.

Vogliamo continuare a lavorare con in bambini e gli abitanti costruendo basi solide per una socialità diversa, perché crediamo che in tempi di austerità l’unica strada percorribile sia quella dell’autorganizzazione.

Avevamo promesso che non ci saremmo fermati, ed eccoci qui!

Veniteci a trovare e a sostenere a Piazza Gasparri,28 (bus 01 da lido centro)

Invitiamo tutte e tutti a partecipare all’assemblea pubblica stasera alle 19 e domani alla giornata di festa del quartiere.

Contro crisi e austerità autorganizzazione dei territori!

Scuola Popolare Handala

Assemblea cittadina x il Reddito di base e i diritti – 29M

Lo scorso 6 aprile una nuova ondata di occupazioni ha travolto la città di Roma.
I Movimenti per il diritto all’abitare, insieme a studenti e precari, hanno dato la loro risposta all’emergenza sociale prodotta dalla speculazione e dalla rendita immobiliare, aggravata da una crisi economica che rende le politiche di precarizzazione sempre più aggressive e le nostre vite sempre più ricattabili.

Oggi 15 maggio, giornata europea di mobilitazione contro l’austerity e di sciopero nazionale della logistica,  siamo in piazza per affermare che la montante emergenza abitativa è una delle manifestazioni peggiori del contesto attuale, ma non l’unica.
Si moltiplicano i licenziamenti, i diritti si livellano verso il basso, si è costretti ad accettare lavori pagati sempre meno e sempre più precari, quando non direttamente in nero. Non si ha diritto ad una casa, come non si hanno diritti sul lavoro. Così come non si ha diritto ad un reddito.

La precarietà è divenuta ormai una condizione sociale generalizzata, che pervade settori una volta considerati “garantiti”.  Tanto pressante che anche diversi attori politici istituzionali avanzano proposte di reddito le quali però si rivelano essere per lo più sussidi di povertà mascherati e volti a dare un po’ di respiro ad una produzione in continuo affanno.

Anche per questo motivo alcune reti sociali a Roma si stanno confrontando sulla necessità e l’urgenza di uno spazio pubblico che rivendichi da una parte la necessità di un reddito di base incondizionato, soggettivo, universale, senza distinzioni tra nativi e migranti,  dall’altra la riconquista di diritti sui luoghi di lavoro, la riduzione dell’orario a parità di salario, così come un salario minimo orario.
Provando a non porre i due termini in contrapposizione tra loro, ma in cospirazione, con l’obiettivo dichiarato di rovesciare il “ricatto del debito”  e far pagare ai profitti e alle rendite la crisi economica da loro prodotta.

Una vera e propria consultazione tra realtà sociali che lanci una piattaforma sul reddito di base e i diritti e che veda coinvolte tutte le esperienze che in questi anni hanno provato ad affermare questa rivendicazione su un piano di conflitto: collettivi di precari, studenti, disoccupati, movimenti per il diritto all’abitare, lavoratori in mobilità e cassa integrazione, il sindacalismo conflittuale.

Per rompere la solitudine a cui vorrebbero condannarci, per riunire quel che vorrebbero diviso e frammentato, perché la crisi devono pagarla loro.

Se il ricatto è la norma, diritto al reddito per i precar* e i disoccupat*!

 

 

29 maggio alle ore 17.30
Communia, via dei Sabelli 104.

ASSEMBLEA PUBBLICA

15 maggio giornata europea di sciopero sociale: una sola grande opera casa e reddito per tutti

Inizia presto la giornata che si apre con lo sciopero nazionale della logistica che qui a Roma vede protagonisti i blocchi sulla Tiburtina, una delle più importanti consolari di Roma. Nodo strategico della produzione dentro ed oltre le aree metropolitane, questo settore è ormai da mesi in mobilitazione, una lotta che vede la partecipazione attiva di lavoratori migranti oltre che autoctoni, sindacati conflittuali e realtà di movimento che negli ultimi mesi hanno supportato le pratiche di conflitto messe in campo con determinazione. Scioperi non testimoniali integrati da picchetti sociali e cortei non autorizzati che hanno prodotto quel bloccho della produzione innervata nella distribuzione e circolazione di merci, servizi e soprattutto della forza lavoro sociale, da quelle intelligenze diffuse che nei flussi materiali ed immateriali viaggiano nelle arterie della città.

Certamente un punto qualificante di questa giornata è stato il tentativo, la prova tecnica di connessione europea, transnazionale, un’importante sperimentazione di sciopero sociale europeo. La giornata continua con l’appuntamento a piazzale tiburtino dove parte il corteo. Una manifestazione determinata ed eterogenea di alcune migliaia di persone attraversa il quartiere di San Lorenzo per dirigersi verso il Ministero delle Infrastrutture. I protagonisti sono i movimenti per il diritto all’abitare che dopo la giornata di occupazioni diffuse in tutta la città del 6 dicembre hanno replicato il 6 aprile dando vita ad una nuova ondata di occupazioni che ha risposto alla gravissima emergenza abitativa in corso a Roma. “Una sola grande opera casa e reddito per tutti” è lo slogan che ricompone i diversi soggetti, che in maniera diversificata e stratificata, stanno subendo le politiche di austerity imposte sotto il ricatto del debito: precariato giovanile, studenti, disoccupati, migranti di prima e seconda generazione. Una manifestazione che si porta sotto i palazzi del potere circondando il ministero delle infrastrutture, riprendendo la piazza contro il governissimo di unità nazionale.

 Dagli interventi al megafono davanti al ministero si è ribadita l’incondizionata solidarietà al movimento Notav per l’attacco mediatico, politico e poliziesco che sta subendo in queste ore così come è stata posta la necessità e la volontà di costruire una grande mobilitazione nazionale che metta al centro il contrasto alle politiche di austerity che ormai stanno praticando un livellamento generale verso il basso dei diritti. La precarietà è divenuta una condizione sociale generalizzata che colpisce tutti attraverso licenziamenti, frammentazione e disgregazione sociale, disoccupazione di massa, controllo delle vite, indebitamento generalizzato, tutti dispositivi di un neoliberismo che sta minacciando la sovranità, la democrazia e i basilari elementi di coesione e benessere sociale. Abbiamo bisogno di una mobilitazione nazionale essenzialmente per due ragioni riportare sul piano nazionale le reali emergenze che abbiamo nel paese, subito, a cui gli enti locali – strozzati dal patto di stabilità – non possono più corrispondere. Cosi come solo un processo di movimento, che punti ad accumulare forza, anche con un passaggio nazionale, densità alle pratiche, diffusione di consapevolezza e soggettivazione, potrà riportare il conflitto sociale nelle strade, nelle piazze, assediando i palazzi del potere. E non basta e non finisce, lì, inizia.

Non abbiamo bisogno di richiami teorici e autoreferenziali sul nuovo soggetto politico della sinistra, percorso morto e sepolto per quanto ci riguarda, quanto quello di esercitare una rottura, costituente, dell’unico profilo possibile, che sia capace di coniugare i sogni alle aspettative concrete, di rivoluzionare gli assetti, le dinamiche decisionali, le agende e le priorità, dobbiamo mettere in campo un moto rivoluzionario, per dispiegare controdispositivi, destituenti, antagonisti, per costruire immaginari nuovi senza retoriche e ripetizioni cicliche delle epopee del passato.

Ci vediamo per le strade

Nodo redazionale indipendente

Sei costretto a lavorare il Primo Maggio? Esci dal ricatto e reclama reddito

Sei costretto a lavorare il Primo Maggio?

Esci dal ricatto e reclama reddito

 

Il Primo Maggio è la festa di tutti i lavoratori e le lavoratrici, anche quelli invisibili, precari e senza contratto che in questo giorno hanno il diritto di riposarsi, festeggiare e stare assieme.

Ma questo giorno di festa, frutto di un secolo di lotte durissime, è entrato nel mirino di chi vuole cancellare ogni diritto a favore dei profitti dei soliti noti: multinazionali, società della grande distribuzione, associazioni di esercenti, sostenuti a gran voce da alcuni sindaci, a partire dallo zelante Alemanno.

 

 

Oggi siamo nelle strade del centro di Roma piene di negozi aperti per sostenere il diritto al riposo e alla festa di tutti i lavoratori e per denunciare la continua erosione dei diritti, in un quadro in cui all’interno della crisi c’è chi continua ad arricchirsi e per tutti gli altri si chiude ogni orizzonte di possibilità.

Nelle ultime settimane il susseguirsi delle vicende istituzionali ha dimostrato con chiarezza, se ce ne fosse ancora bisogno, l’assoluto disinteresse dei “palazzi” nei confronti delle condizioni di vita di migliaia di lavoratori, precari e non, costretti ad affrontare licenziamenti, cassa integrazione e ristrettezze economiche in completa solitudine.

Portare avanti una battaglia per ottenere un reddito di base universale, per non accettare più il lavoro sottopagato, per rompere definitivamente il ricatto e lo sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori, affermare che ci sono diritti che non si possono acquistare o barattare e che la dignità dei lavoratori non è mai “risarcibile”; tutto questo vuol dire rompere la solitudine a cui vogliono condannarci.

 

 

Se il ricatto è la norma,

diritto al reddito per i precar* e i disoccupat*!

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Dichiarazione Comune Maribor – Lubiana Hub Meeting 2013

L’Hub Meeting 2013 Maribor ‐ Lubiana è la continuazione di un processo di incontri dei movimenti europei. Abbiamo condiviso le nostre esperienze attorno a cinque argomenti: governance della città, saperi, migrazione, donne crisi e cura sociale radicale; ed il processo costituente.

Iniziando dalle nostre differenze locali abbiamo discusso dell’apertura di uno spazio comune in cui pensiamo l’Europa non come spazio geografico diviso da confini e definito da strutture egemoniche, ma piuttosto come una regione definita dalla lotta. In ciò consideriamo anche le lotte della Primavera Araba, e le differenze tra sud e nord. Questo è un processo in cui immaginiamo lo spazio comune attraverso il quale le lotte locali risuonano ad un livello transnazionale. Il processo costituente è un orizzonte cruciale da essere riempito con contenuti e pratiche che devono essere basate su un’inchiesta generale in cui i movimenti siano incorporati, rispettando l’eterogeneità della società e le situazioni locali.

C’è un bisogno generale di attaccare il capitale finanziario, la troika, ecc. non solo su un livello simbolico ma anche in modo materiale attraverso pratiche concrete. Non basta parlare ai movimenti già inclusi nel processo, ma vanno generalizzate le lotte. Come movimenti ed attivisti vogliamo considerarci come immersi nella società e non separati da essa. Vogliamo creare lotta sui terreni dove il sistema capitalistico si riproduce: ad esempio nella governance della città, nei saperi, nella migrazione, nella cura sociale ed in un processo costituente Europeo calato dall’alto.

Nel seminario “Governance della Città” abbiamo discusso le lotte e le pratiche nella città e nello spazio urbano e l’organizzazione dei bisogni sul territorio.

Nel seminario “Migrazione” abbiamo discusso le lotte contro qualsiasi confine economico e politico attraverso cui abbiamo scoperto le linee che intersecano le lotte dei rifugiati e le lotte dei lavoratori migranti. Abbiamo riconosciuto i Saperi come un campo di battaglia fondamentale che ci dà gli strumenti per creare nuove lotte.

Nel seminario “Donne, Crisi e Cura Sociale Radicale” abbiamo discusso il collegamento tra il patriarcato, il capitalismo e la crisi. In apertura si è discusso di come inserire prospettive femministe nella lotta comune contro l’austerità. Successivamente si è trattato di meccanismi di cura sociale radicale nella comunità.

E nel seminario “Processo Costituente” abbiamo discusso sul lavorare ad uno “sciopero sociale” con una prospettiva di lungo termine, laddove “Sciopero Sociale” comporta forme di sciopero al di fuori dei sindacati formali, ecc.

Abbiamo inchiestato i meccanismi ed i metodi di come le persone creino da sé e siano coinvolte in tali azioni e diffuse reti di pratiche, adottando il prossimo 15 Maggio come un primo esperimento.

Oltre a questo, riconosciamo che ci sia un’agenda di eventi europei, incluse le giornate di mobilitazione di Blockupy FrankfurtQue Se Lixe A Troika e Plan de Rescate Ciudadanonella prospettiva di ulteriori passi verso l’autunno, e sottolineiamo che questi eventi devono essere strumenti utili per costruire un processo costituente.

Con amore, i partecipanti dell’Hub Meeting 2013

http://hubmeeting20a.wordpress.com/italiano-2/

#19A Roma Mobilitazione nazionale per il reddito

Dall’ingovernabilità al Reddito di garantito

Lo aveva detto chiaramente il risultato elettorale ma oggi quel messaggio si è perso nel vento. Ingovernabilità. Perché troppi sono i conflitti aperti o latenti nel nostro paese come negli altri a capitalismo avanzato. Non c’è più mediazione o riformismi possibili di fronte all’accaparramento progressivo dei beni comuni e del patrimonio pubblico, di fronte ai licenziamenti di massa con o senza articolo 18, di fronte ai miliardi che spariscono nella finanza globale attraverso gli interessi sul debito pubblico e i tagli al welfare con cui si pretende di appianare il deficit. Gli alfieri del buon governo si sbizzarriscono nel proporre nomi e personalità di rilievo con le quali lavare l’onta del malaffare diffuso e restituire un briciolo di credibilità alla politica. Ma la politica è l’arte della mediazione e qui non c’è più mediazione possibile tra chi paga tasse e contributi altissimi a fondo perduto: i nostri figli non trovano posto negli asili comunali, i nostri fratelli e sorelle non arrivano a pagare l’affitto tutti i mesi, i nostri genitori non trovano posto negli ospedali pubblici e a stento riescono a prendere una pensione da fame. Noi alla pensione non abbiamo neanche l’ardire di pensare. Nel giro di pochi anni si è portata avanti una massiccia opera di precarizzazione ed indebitamento delle nostre vite in un processo che, abbiamo visto bene in giro per il mondo, non ha certo il buon senso di fermarsi appena un metro prima del baratro, cliff. In altri paesi non molto lontano da noi i drammatici suicidi di chi si è trovato solo e disperato di fronte ad un potere sordo hanno innescato la miccia di rivolte dalle istanze profonde e radicali. Hanno innescato la liberazione dal senso di colpa su cui si fonda la società del debito. In colpa perché precario, perché studente fuori corso, povera o straniera, anziano o disoccupata. In colpa perché schizzinoso di fronte ai lavoretti che si trovano in giro, perché bisognoso di assistenza, aiuto e solidarietà, in colpa persino perché non voti e così facendo non ti schieri a favore del grande cambiamento. Non siamo in debito e tantomeno ci sentiamo in colpa. Abbiamo scelto di non suicidarci per l’ansia e lo stress che la crisi permanente produce sulle vite. Al contrario vogliamo avanzare nella consapevolezza dei nostri bisogni e dei nostri desideri, nella necessità di partire dal mettere in gioco le nostre vite dentro un processo di trasformazione che necessariamente deve porsi come indipendente e alternativo al modello capitalistico, né desiderabile né sostenibile. Con le occupazioni ci riprendiamo case, teatri, orti urbani, parchi e centri sportivi, sale musica, mense. Con le lotte vogliamo conquistare la dignità di ciò che ci spetta e la libertà di contro gli abusi di chi ci comanda. Per questo abbiamo deciso di partecipare e animare anche a Roma la giornata nazionale del 19 aprile che definisce il reddito esattamente come strumento di ricomposizione e conflitto. REDDITO-CASA-TRASPORTI-RIAPPROPRIAZIONE-DIGNITA’: non voto pretendo. #anzituttoredditopertutti #nondobbiamononpaghiamo

Volantino distribuito oggi presso Eataly #nondobbiamononpaghiamo

Questa crisi, più duratura persino di quella del ’29, la stiamo pagando tutti ogni giorno a caro prezzo. Capire di chi è la colpa non è semplice: probabilmente i primi responsabili sono i meccanismi del capitalismo finanziario globale che fanno il bello e il cattivo tempo con i tassi d’interesse sui debiti sovrani costringendoci attraverso le indiscutibili leggi della Troika a pesantissime misure di tagli ad un sistema di welfare già iniquo e martoriato e a nuove tasse in un paese come il nostro che contemporaneamente ha la più alta evasione e la più alta imposizione fiscale sui redditi da lavoro. Più facile, ma non scontato, è invece dire che noi non siamo in colpa né tantomeno in debito. Non vogliamo più sentirci in colpa per una crisi che non abbiamo creato, in colpa perché “choosy”, schizzinosi, se rifiutiamo un lavoro o un lavoretto di merda, magari al nero, in colpa perché “mammoni” che rimangono a casa di mamma e papà fino a 30 anni e oltre, in colpa perché figli di non italiani e quindi senza diritti, in colpa perché insolventi o protestati. L’unico welfare che abbiamo conosciuto è stato quello familiare ma ora i nostri genitori sono esodati, cassaintegrati, pensionati al minimo, inquilini morosi sotto sfratto, migranti che perdono il lavoro e con esso il permesso di soggiorno. E’ il momento per imporre la necessità di un reddito garantito per tutti e tutte: perché dobbiamo arrivare alla fine del mese, perché dobbiamo poter rifiutare i ricatti economici sul lavoro e nella vita, perché lavoriamo anche solo quando cerchiamo lavoro, quando studiamo, quando navighiamo su internet divenendo utenti da profilare, quando ci muoviamo per ore nel traffico di una città impazzita… persino quando facciamo la spesa! Noi precari, ultima ruota del perverso ingranaggio non siamo più disposti ad ingoiare menzogne e frustrazione: i soldi ci stanno ma non ce li danno. Siamo nati precari e precarie ma non ci vogliamo morire… Non pagare, lotta per rivendicare ciò che ti spetta! #nondobbiamonopaghiamo… istruzioni per l’uso: 1) Fai la tua spesa 2) Mettiti in fila alle casse 3) Mostra il volantino e chiedi lo sconto per te e per tutt@ Per oggi il 50% può bastare!