Che mondo sarebbe senza profitto.

Tavolo all’interno di Independence Days Festival, giornata di mercoledi 18 marzo.

“Che mondo sarebbe senza profitto”

La straordinarietà dei beni comuni: la difesa degli spazi pubblici, dell’istruzione e dei territori, verso rivendicazioni di nuovi diritti.

Ascolta un report del tavolo e la differita integrale in streaming su Radiosonar.net: oggi giovedi 19 ore 17:00


Sono molto vicine nella nostra memoria le rivendicazioni e le mobilitazioni dell’onda di fronte all’ultimo atto di distruzione del sistema di istruzione pubblica e della formazione. L’università, intesa come bene comune, come diritto ad una formazione adeguata e accessibile e spazio pubblico di confronto, ci sembra il luogo giusto per denunciare e analizzare quel meccanismo perverso con cui, in questa società, il profitto vince sempre sui diritti.

La giornata del 18 marzo vedrà al centro della discussione i beni comuni, visti non solo come beni primari ma come diritti collettivi da generalizzare, patrimoni della collettività e non elementi di profitto.

Sui territori, infatti, negli ultimi trenta anni, le funzioni produttive si sono integrate sempre più una con l’altra arrivando a sfruttare a 360° i territori e le persone che vi abitano. L’unico scopo di questi attori imprenditoriali, non consiste nel migliorare le vite di tutti, ma nel massimizzare gli utili e imporre ai luoghi e alle persone il proprio modello di sviluppo.
Oltre a questo, la crisi finanziaria attuale e le sue conseguenze non fanno che aggravare per gli attori sociali la situazione determinata da questo nuovo paradigma di gestione dei territori e delle vite di ognuno di noi, intaccando i diritti alla casa, agli spazi pubblici, alla cultura, all’educazione e alla salute, impedendo per di più una reale partecipazione alle scelte politiche.
Chi vive questa metropoli, ad esempio, continua ad assistere a speculazioni immobiliari, a megaprogetti urbani, alla privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici, a subire forme di esclusione sociale e disastri ambientali.

Il nostro intento per questa giornata è ricostruire un fronte comune di opposizione sociale indipendente, connettendo tra loro le realtà che lottano in difesa dei diritti e dei beni comuni, pensando che sia infruttuoso e anacronistico limitarsi in battaglie di tipo vertenziale e particolare, per coordinare le esperienze di diversi settori sociali e produttivi, sottrarre risorse ai profitti e immaginare  progetti e pratiche comuni.

Questa è l’occasione per i movimenti sociali di invertire la logica dello sviluppo globale, per promuovere iniziative, intessere reti, far emergere le contraddizioni in seno alle istituzioni, sedimentare una solidarietà reciproca e costruire alternative possibili. Un’alternativa reale a questa economia basata principalmente sulla crescita della produzione, del consumo e del profitto, che si basi invece sull’idea del bien vivir, del bene comune, su una politica delle relazioni umane, sul rispetto della natura, su una democrazia vera.

Se la crisi è globale le risposte devono essere globali.

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