Fronte del Porto. Fluviale

manifesto_newLa città è un bene comune e non permetteremo che pezzo dopo pezzo venga privatizzata e svenduta ai palazzinari senza riguardo per i diritti di chi la abita. Da anni è in atto un processo di convincimento di massa che vuol farci credere nella bontà delle privatizzazioni e nella loro capacità di risolvere tutti i mali che affliggono le nostre vite. I servizi pubblici vengono smantellati pezzo dopo pezzo e le stesse amministrazioni pubbliche operano ormai più come broker in una borsa che come rappresentanti di interessi collettivi. Dai grandi eventi alle grandi opere le nostre città sono diventate merce di scambio per attirare i grandi capitali finanziari ritenuti indispensabili per far fronte alla crisi economica dentro un modello di sviluppo che invece non fa altro che aumentare le distanze tra i pochi superricchi e tanti che sempre più faticano ad arrivare alla fine del mese. E così questa ricetta ha portato Roma ad avere l’82% di contratti precari tra le nuove assunzioni, un aumento del 300% degli affitti negli ultimi 10 anni, l’esternalizzazione dei servizi sanitari e sociali con un aumento della spesa sociale che oggi ci porta a buchi di bilancio clamorosi tanto al Comune quanto alla Regione. E chi paga? A pagare sono sempre i cittadini, con redditi incerti ed insufficienti, sfrattati dalle loro case perché impossibilitati a pagare, costretti a pagare ogni servizio e diritto negato dagli asili ai doposcuola, dai trasporti alla sanità. Paghiamo inoltre ogni volta che perdiamo un pezzo di patrimonio pubblico in favore di privati che dopo aver speculato per anni oggi chiedono di poter continuare a fare affari su una città martoriata dal cemento, dal traffico, dall’insicurezza sociale diffusa. Imperterrite le amministrazioni vanno avanti nel loro progetto folle di una città vetrina capace di ospitare grandi eventi ma non i cittadini che la vivono quotidianamente.

case_casermeDa pochi giorni, e nonostante tre calorose manifestazioni di piazza, è stata approvata dal Consiglio comunale la delibera sulla vendita del patrimonio demaniale delle caserme. Ministero della difesa e Comune di Roma si divideranno il bottino di circa 3 miliardi di euro che dovrebbe derivare dalla vendita di 15 immobili di gran pregio e soprattutto dal cambio di destinazione d’uso che permetterà di trasformarli in alberghi e case di lusso, uffici e centri commerciali senza riguardo per le esigenze dei territori e dei loro abitanti. Alemanno potrà così avere quei 600 milioni di euro che non è riuscito a strappare al governo di Bossi e Tremonti come finanziamenti a Roma capitale ma in cambio Roma salderà i debiti del ministero della guerra che ingoia ogni anno decine di miliardi di euro e che neppure in tempi di crisi e di tagli indiscriminati rinuncia ad investimenti inutili come i 125 milioni di euro per il nuovo cacciabombardiere F35 cui hanno rinunciato.

Roma pagherà con l’apertura di nuovi inutili e dannosi centri commerciali (siamo la capitale europea con il numero più alto), con la costruzione di nuovi uffici dagli affitti improponibili per le piccole partite iva sempre più diffuse nel mercato del lavoro capitolino, con la creazione di nuove case dai prezzi inaccessibili laddove sono già 250.000 le case sfitte a Roma.

Vendendo le caserme rinunciamo ad un’opportunità storica di recupero del patrimonio esistente, rinunciamo alla possibilità di realizzare con poca spesa abitazioni a prezzi popolari nel cuore della città anziché nelle periferie dormitorio, rinunciamo alla possibilità di aprire nuovi asili nido e scuole materne in un momento in cui le donne si ritirano dal mondo del lavoro perché mal retribuite e prive di servizi di sostegno alla genitorialità laddove invece si parla tanto di famiglia.

La ex caserma di via del porto fluviale ospita inoltre da 7 anni oltre 100 nuclei familiari che negli anni l’hanno trasformata con grande fatica e impegno in quella che oggi possono chiamare casa. 7 anni di radicamento su un territorio, 7 anni e tante storie che si vorrebbero cancellare in un sol colpo in nome di un finto progresso.

Per tutto questo occupanti di casa, movimenti per il diritto all’abitare insieme a comitati di quartiere e associazioni invitano tutti i cittadini interessati ad aprire un percorso di confronto e mobilitazione per una città bene comune in cui siano centrali gli spazi e i servizi pubblici, il diritto alla casa e alla mobilità, la scuola e la sanità, il verde e l’agroromano tramite il riuso del patrimonio immobiliare esistente e lo stop al consumo di nuovo suolo.

Contrastare oggi la vendita delle caserme significa combattere la vecchia e logora logica del cemento con cui pretendono di risolvere la crisi per riaffermare la sovranità dei territori sull’arroganza della rendita, la centralità dei diritti su quella dei profitti.

GIOVEDI’ 11 NOVEMBRE 2010, Ore 17.00

Assemblea cittadina

Parteciperanno il Presidente del Municipio XI Andrea Catarci

Enzo Foschi (Cons. Reg. PD), Luigi Nieri (Cons. Reg. SEL), Fabio Nobile(Cons. Reg. Fed. Sin.), Gianluca Peciola (Cons. Prov. SEL) e Andrea Alzetta (Cons. Com. Roma in action)

presso la caserma di via del Porto Fluviale, 12

per il riuso del patrimonio immobiliare pubblico… a seguire cena e videoproiezioni

Coordinamento cittadino di lotta per la casa > Movimenti per il diritto all’abitare > Rete Roma città bene comune

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