Quelli che camminano verso lo sciopero precario.
E ti vengono i brividi sulla pelle.
E te la senti dentro, nella testa, nelle gambe, negli occhi, sia che c’eri, sia che non c’eri.
Si perché il laboratorio occupato e autogestito Acrobax nasce l’anno dopo Genova 2001. Nasce dall’entusiasmo dei social forumprecari nel dare vita al laboratorio del precariato metropolitano. Riappropriarsi per la prima volta, e da allora per decine di altre, di uno spazio pubblico vuoto e destinato all’abbandono e/o alla speculazione.
Risignificare l’ormai ex cinodromo della capitale come spazio di aggregazione sociale e politica delle lotte contro la precarietà lavorativa e di vita.
Oggi, dieci anni dopo Genova 2001, è ancora attraversato da quanti in quelle giornate c’erano e continuano a portarsele dentro, ma anche da tanti che non c’erano e si nutrono di quella memoria che abbiamo voluto ingranaggio collettivo.
Per questo ancora una volta torneremo a Genova nelle stesse giornate di quel maledetto G8 del 2001.
Per ricordare ma anche rilanciare, perché in questi 10 anni non ci siamo mai fermati.
Spinti dalla necessità e dal desiderio, vogliamo sostenere e costruire il processo verso uno sciopero precario che, il prima possibile, si metta di traverso a precarizzatori e profittatori affermando il diritto ad un’esistenza libera dal loro ricatto sui nostri territori, i nostri diritti, le nostre vite.
Perché oggi come dieci anni fa siamo di fronte ad un punto di non ritorno, per la profonda crisi che ci si avvita intorno e che senza dubbio scopre il fianco di un capitalismo che sempre più svela il suo volto più ferocemente repressivo anche nei confronti delle popolazioni di cui fino ad oggi aveva potuto comprare il consenso. Oggi il velo si comincia a squarciare, sono solo piccoli strappi per il momento ma che si possono allargare e già si comincia a vedere oltre. Quello che in queste ultime settimane ha fatto il popolo No Tav ha già nel conflitto e oltre il conflitto cominciato a costruire un altro mondo possibile: fatto di autodeterminazione, indipendenza, di rispetto del territorio e dei beni comuni, contro i profitti e la rendita di pochi, per il diritto all’esistenza di tutti.
Così come uno spartiacque è stato per noi il voto referendario per l’acqua bene comune e contro il nucleare. Perchè quei quesiti referendari pongono una questione che ha che fare con la gestione delle risorse idriche, ma anche con la trasformazione dello spazio della partecipazione politica, delle forme di organizzazione sociale dal basso.
Dallo scorso autunno una moltitudine precaria, che fino ad oggi non sembrava avere reali capacità di ricomporsi e cospirare, sta invece dicendo e praticando delle cose molto chiare: lo ha fatto il 14 dicembre a Roma, nelle battaglie contro il business della mondezza, nelle battaglie dei precari e delle precarie, con il referendum dei mille comitati in difesa dei beni comuni vinto proprio nella sfida dell’indipendenza da partiti e sindacati, messi all’angolo di queste battaglie di massa per la loro irreversibile e decennale compromissione con le politiche di liberalizzazioni e privatizzazioni selvagge che hanno arricchito lobby e rendite privando di senso tutti i nostri diritti sul lavoro e ben oltre il lavoro.
Questo è il messaggio che viene ignorato e lo Stato fa di tutto per continuare ad imporre la propria volontà, anche attraverso l’utilizzo massiccio di forze dell’ordine come vere e proprie truppe di occupazione, imponendo con la violenza e con lo stato di eccezione permanente, il governo del territorio contro la conflittualità sociale che vi può esplodere. E’ stato così 10 anni fa a Genova, dove eravamo 300.000 sovversivi e accade ancora oggi gridando ai black block in Val di Susa o continuando a colpire con denunce e arresti chi si batte tutti i giorni nelle lotte sociali.
Finalmente prove tecniche di ricomposizione di un popolo largo che, molto spesso a partire da quell’elemento unificante che è il territorio, afferma la propria indignazione e la propria indisponibilità a proseguire sulla strada del “cosiddetto” sviluppo, anche con posizioni radicalmente critiche nei confronti del neoliberismo e delle politiche di austerity. Perché un movimento intero dopo aver detto i suoi “No, ora basta” carichi di proposte sta scegliendo la strada della sovranità popolare esercitandone dal basso la materialità costituente. Lo fa nella Valle ribelle, lo fa attraverso i referendum, lo fa tutti i giorni resistendo nella precarietà di vita e di lavoro, lo fa occupando le case e difendendo i territori dalla devastazione delle speculazioni e delle grandi opere… perché ancora, 10 anni dopo un altro mondo non solo è possibile, ma anche praticabile!
Con Carlo, Antonio e Renato nel cuore
L.O.A. Acrobax Project
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GENOVA, DIECI ANNI DOPO
Sabato 23 Luglio 2011 si terrà a Genova una manifestazionale nazionale, nata dall’appello “voi la crisi, noi la speranza”, dieci anni dopo il GB del 2001, al termine di una serie di giornate di iniziative nel capoluogo ligure.
Su Genova, e su questi dieci anni, molte cose si possono e si devono scrivere, discutere, dialettizzare – come sta accadendo nel moltiplicarsi delle iniziative in molte città, e come avviene nella quotidianeità delle nostre lotte e delle nostre vite.
Ma, a prescindere da qualsiasi valutazione, dieci anni dopo riteniamo categorico ed ineluttabile essere ancora nelle strade di Genova.
Per per quelli che stanno partecipando al percorso di preparazione della manifestazione e per quelli a quel percorso non stanno partecipando, perchè impegnati in altre lotte o perchè magari allontanatosi dall’attivismo.
Per quelli che a Genova c’erano, e per chi quando veniva ammazzato Carlo erano ancora alle elementari od alle medie.
Per quelli che Genova hanno provato a dimenticarla, senza poterci riuscire.
Per quelli che Genova sembra un avvenimento lontano e leggendario, e per quelli che si sentono ancora addosso la rabbia ed anche la frustrazione
Per quelli che hanno trovato il senso di quella storia e di questi anni e magari pensano di aver sempre avuto ragione, e per quelli che ancora si sentono confusi, e per quelli che pensano di aver sbagliato ma non hanno rimorsi.
Per quelli che oggi lottano in Val di Susa, o sul proprio posto di lavoro o contro una discarica, e per quelli che si sono persi per strada
Per quelli che il 23 luglio già riempivano le strade di roma di rabbia e indignazione, e per quelli che per anni hanno avuto paura incontrando una divisa.
Per tutti noi, tornare a Genova si deve, riempire ancora le vie di quella città con i nostri corpi, i nostri desideri e le nostre paure, la nostre rabbia e la nostra memoria, le nostre storie e le nostre contraddizioni.
A Carlo Giuliani, ragazzo.
MANIFESTAZIONE NAZIONALE GENOVA 2011
www.genova2011.org
PULLMAN DA ROMA (partenza sera 22)
infoline: 06.96049359 – 329.9565127
MARTEDI’ 19 LUGLIO
dalle ore 19 alle 23 @ Generazione_P. Rendez-Vous
via Alberto da Giussano, 59 – pigneto
APERITIVO E CENA A SOSTEGNO DELLE SPESE DI VIAGGIO
E PER LA RACCOLTA DELLE PRENOTAZIONI
Alcune delle iniziative di questi giorni (ci spiace se ne abbiamo persa qualcuna)
20 luglio – città dell’altra economica
20 e 21 luglio – forte prenestino
21 luglio – teatro valle
20 luglio – centro sociale spartaco