Ma l’amor mio non muore, mai!


Lo avevamo immaginato e sentito nella densità della partecipazione alla giornata studentesca del 5 ottobre scorso e del resto tutte le condizioni sociali nel nostro piccolo paese sono ormai auto evidenti, nella crisi della rappresentanza e del suo dispiegamento nelle politiche di austerity, c’è una nuova generazione disponibile al conflitto, pronta a connettersi con le piazze europee che hanno assunto seppur con gradi di intensità distinti il piano politico comune del conflitto sociale esteso come orizzonte e prospettiva.

Noi ci avevamo scommesso e siamo certi di aver inteso bene. Il 14N è stato sopra ogni cosa il primo e riuscito sciopero sociale contro l’austerity  a carattere europeo, oltre che una giornata di grande partecipazione massiva e dislocata sui territori di molte città della penisola. Sciopero sociale che ormai ha reso evidente a tutti la subalternità dell’opzione sindacale ai movimenti e che le forme del conflitto sociale come blocco della produzione nella sua circolazione di merci, servizi, persone, il blocco dei flussi che reggono l’economia delle metropoli postfordiste, siano  le forme del vero conflitto che oggi sono le uniche in grado di paralizzare il paese ben oltre l’astensione tradizione dal lavoro formalmente riconosciuto. Ci indica che nella pratica della risignificazione e riappropriazione dello sciopero emerge una soggettività di cui parliamo ricorrentemente da alcuni anni, che c’è una nuova composizione sociale tra il mondo della formazione e la giungla della precarietà, tra la disoccupazione di massa e il lavoro nero, che comincia a prendere forma, la composizione sociale precaria, la base sociale per un’opzione politica del nuovo precariato sociale e metropolitano.

Una ricomposizione intergenerazionale potente, che sa districarsi dalle suggestioni tribali del neofascismo che si insinua nelle tensioni sociali, tenendo alla larga gli squadristi-crumiri quando tentano l’assalto alle scuole o provano a entrare nei cortei. Una classe pericolosa pronta e disponibile a costruire il proprio futuro come programma politico.
Torneremo in piazza presto annunciano gli studenti che hanno nel mentre moltiplicato le occupazioni delle scuole, assemblee, collettivi e spazi riappropriati. Abbiamo occupato insieme a loro e ai movimenti per l’acqua pubblica il Cinema America a Trastevere il giorno prima per dare senso al giorno dopo e siamo ancora qui più incazzati di prima nell’aver visto la brutalità della polizia alla quale la prossima volta solo l’autonomia e l’indipendenza delle lotte sapranno resistervi un minuto più di loro. Dovranno essere le lotte indipendenti a raccogliere le rivendicazioni di più diritti, reddito, spazi, welfare dal basso che in ogni dove sono risuonati, da Palermo, Madrid e Barcellona, da Napoli a Parigi come indicazioni costituenti, sarà solo la cooperazione indipendente tra le lotte che potrà rendere possibile incarnarle nelle pratiche della riappropriazione. E da li i movimenti avranno l’opportunità di non tornare più a casa e liberare finalmente il campo.

C’è da ricercare un ambito di organizzazione delle lotte, bisogna intuire le mosse dell’avversario che per mezzi e rapporti di forza spesso prevale. Ma si sbaglia e si va avanti, non è questo il problema, serve più astuzia nel confronto con lo Stato e servono pratiche nuove, se possibile diffuse, in ogni caso gli strumenti rimangono sempre attrezzi, il punto che rimane è sempre politico, dobbiamo ricercare quello che serve non ciò che è necessariamente dovuto. Si può fare meglio tutto, ma va bene anche così, si casca e da terra ci si rialza, a volte serve più creatività e tempestività, a volte è meglio coglierli di sorpresa e non andare dove loro ci aspettano, ma anche questo lo avevamo già intuito. Andiamo avanti guardando alle prossime mobilitazioni perché l’unico protagonismo che riconosciamo è quello delle lotte, la strada è ancora lunga ma non abbiamo il fiato corto, abbiamo imparato a stare anche in apnea se necessario e in ogni caso nessun rimorso.

Oltre la scarcerazione che salutiamo con gioia chiediamo l’immediato ritiro delle misure cautelari ai ragazzi e ragazze, compagne e compagni privati della loro piena libertà.

Nodo redazionale indipendente

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