Movimenti uniti contro la crisi

Luglio 2010, approvazione del bilancio del comune di Roma: lavoratori in lotta, senza casa, precari, prima scendono in piazza per manifestare contro la manovra, poi occupano la tesoreria comunale e i musei capitolini.

Quello che è accaduto questa estate non è qualcosa di banale, ma un episodio di lotta su cui riflettere, che ci consegna forti potenzialità, che ci fa intravedere lo spazio di una scommessa. Occupanti di casa e lavoratori in lotta (da Trambus Open, ai Canili Comunali, a Multiservizi, alle Cooperative Sociali, agli Asili Nido ed ai dipendenti comunali), migranti ed autoctoni attivi nei movimenti per il diritto alla casa e nelle sigle del sindacalismo di base, hanno animato una grande manifestazione dell’opposizione sociale che ha messo a nudo l’inconsistenza e “ l’inesistenza ” di un’opposizione istituzionale degna di questo nome.

Non solo. Insieme, con determinazione e coraggio, abbiamo dato vita ad un tratto di strada comune. Abbiamo conquistato una (prima) trattativa metropolitana a tutto campo con la giunta di Alemanno, che è riuscita a caduta a rafforzare molte delle vertenze in corso.

Riunificando anche solo per pochi giorni ciò che abitualmente calpestava quella piazza nella solitudine e nella separazione, abbiamo toccato con mano ancora una volta la radicalità della crisi che stiamo attraversando, l’arroganza di chi ci governa e del sistema dei partiti nel suo complesso ma, soprattutto, la potenza che possiamo sviluppare. Abbiamo nuovamente compreso che solo nell’autorganizzazione, nella ricerca di nuove forme di incontro e ricomposizione possiamo immaginare di essere più incisivi, più forti, di conquistare nuovi diritti costruendo una via d’uscita collettiva.

Questo è forse il messaggio più forte che ci giunge di ritorno e che vogliamo allargare ed estendere alla città nella forma della narrazione e della riflessione collettiva. Quanto questo messaggio possa camminare dentro nuovi sentieri di conflitto ancora non lo sappiamo ma vogliamo tentare: vogliamo andare avanti mettendoci in movimento fuori dalle alchimie istituzionali e dalle geografie dei sindacati concertativi, dando voce e spazio ai protagonisti in prima persona delle lotte, lanciando un messaggio forte a tutti quei lavoratori e quei precari che, insieme alla crisi, sono colpiti dalla paura e dalla rassegnazione, che non hanno strumenti ed esempi a cui aggrapparsi per iniziare la loro battaglia.

Per questo intendiamo mettere in campo uno spazio di comunicazione e relazione tra le lotte che sappia realizzare una reale mappa dei conflitti nella crisi raccogliendo i molteplici mayday che arrivano dalla città.

Il percorso che vogliamo costruire insieme, oltre ad essere un processo collettivo di sostegno e mutuo soccorso reciproco delle vertenza, deve saper immaginare dei momenti di generalizzazione dei conflitti nei confronti di chi questa crisi l’ha creata. Inventare nuove forme di cospirazione sociale che sappiano determinare la nostra contro – narrazione per trasformare la quotidianità, candidandoci ad essere un’ alternativa reale ed indipendente alla miseria del presente.

Non si tratta di fare facili sommatorie ma di moltiplicare le nostre parole, idee e forze, mettendo noi in crisi i responsabili della crisi.

Già molte lotte sono riprese – dai canili comunali alle mobilitazioni per la scuola pubblica e per la ricerca – ed è ora anche per noi di ripartire lanciando la nostra sfida ad Alemanno e ai suoi “Stati Generali” di Roma, alla Polverini e alle politiche messe in campo dalla Regione Lazio, ai signori della rendita e della crisi.

Unire: l’urlo di chi rivendica un altro “diritto di suolo” come sovranità delle popolazioni contro le aggressioni del mercato ai danni del territorio e delle nostre vite; come riconoscimento universale del diritto alla “cittadinanza” per chiunque abiti i nostri territori e le nostre città; come rifiuto ed opposizione alle politiche delle discariche e degli inceneritori, del nucleare e delle privatizzazioni, delle nuove immense colate di cemento che si preparano a travolgere Roma e la Regione Lazio.

Il grido di chi chiede l’internalizzazione dei servizi o di chi pretende azioni politiche ed economiche contro i licenziamenti e la disoccupazione giovanile; di chi reclama diritti sindacali e rivendica un reddito garantito per i precari e i disoccupati ;di chi afferma un’altra idea di città, in cui la casa e i servizi siano beni comuni.

La rabbia contro il piano sanitario approvato dalla Regione Lazio il 30 settembre scorso e il blocco del piano assunzionale del Comune di Roma che lascia al palo i vincitori e gli idonei dei concorsi pubblici.

Movimenti Contro La Crisi

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